Tomo IV

ANNO 1250

Anni di Christo 1250 - della Religione 864

1 - [p. 437] Il malvagissimo Federico, già Imperatore de' Romani, doppo havere, per lo spatio di quasi 36 anni, tiranneggiato l'Impero, e per buona parte di quelli perseguitata la Sposa di Christo, S. Chiesa, e quattro suoi Sommi Pontefici, alla perfine in quest'anno del 1250 permise Sua Divina Maestà che miseramente terminasse l'empia sua vita, per mano (come quasi di commune accordo, scrivono gli Autori più classici) di Manfredo Principe di Taranto, suo figlio bastardo, il quale, mentre questi stavasi riposando, con due guanciali l'affogò; altri dicono, che gli dasse il veleno in una Medicina, affine di farsi egli poscia Re delle due Sicilie doppo la morte di quello, come poi fece, doppo haver fatta la stessa burla a Corrado figlio legittimo di Federico, che si fece chiamare, doppo del Padre, col titolo d'Imperatore, benchè di vero non lo fosse, essendo già stato eletto in vece di quello, privato di quella gran Dignità, prima Arrigo, e poi Guglielmo Conte d'Olanda, il quale appunto in quest'Anno, prese Aquisgrana, et ivi fecesi Coronare con la Corona d'Argento. E per tornare a Federico, se fu veramente ucciso da suo figlio Manfredo, ben gli stette, perochè anch'egli per tanti Anni haveva ingratamente perseguitata la sua Madre S. Chiesa, dalla quale aveva ricevuto l'Imperio, con altre gratie innumerabili. E di vero è cosa certa e sperimentata, che la maggior parte de' Principi, che hanno perseguitata la Chiesa, hanno terminata la vita con una pessima morte, come scorrendo gli Annali della Chiesa e del Mondo, ciascheduno puole a suo bell'agio, da per se stesso vedere, e specialmente gli è notissimo, che questi ultimi quattro Imperatori Federico Primo, Filippo, Ottone, e Federico Secondo, miseramente morirono; perochè il primo morì affogato nel Giordano, il secondo ucciso dal Palatino, il terzo di Peste, et il quarto per mano del figlio. Non voglio però tralasciare di soggiungere in questo luogo, come alcuni hanno lasciato scritto, che Federico ne gli ultimi giorni della vita, dasse segno di pentimento, e procurasse altresì di riconciliarsi con la Chiesa, ma questi sono pochissimi; vedasi lo Spondano sotto di quest'Anno, l'Igliescas nella Vita d'Innocenzo IV et altri in gran numero per prima opinione, ne gli Annali della Chiesa.

2 - In questo tempo istesso, essendo arrivato un grosso soccorso di Francia, sotto la condotta del Conte di Pitavia, a S. Luigi, che se ne stava nella Città di Damiata nell'Egitto, presa poco tempo avanti da esso, confidato in Dio, pensò d'uscire, come fece, in campagna a nuovi acquisti; et in effetto havendo presi alcuni Luoghi di non molta importanza, alla perfine incontratosi nell'Esercito di Melechsala gran Soldano del Cairo, e di tutto l'Egitto, gli convenne far alto; e se bene successero varie scaramuccie con vicendevole fortuna, nulladimeno, essendo stato fatto prigione da' nemici, in una di quelle, Roberto Conte di Pittavia sudetto, che era fratello del Re, e poco appresso ancora il Patriarca di Gierusalemme; mancandoli le vittovaglie necessarie al suo Campo; fu costretto il Santo Re, di ritirarsi a poco a poco, verso Damiata: ma ecco, che dando incautamente in una grande imboscata fattali da' Mori, restò egli parimente prigione, con la maggior parte de' suoi: e scrivono gli Autori, fra quali il sopracitato D. Gonzalo de Igliescas, che in questa sua prigionia, due gratie singolarissime gli furono da Dio concesse; una fu di mandarli per un Angelo un Breviario [p. 438] con cui potesse recitare l'Officio Divino, come giornalmente soleva fare; e l'altra fu, di concedere, così ad esso come a tutti gli altri Re suoi sucessori, la gratia di risanare, con il solo segno della S. Croce, le Scroffole; la qual gratia tuttavia possedevano li Monarchi di quel felicissimo e potentissimo Regno. Essendo poi indi a non molto stato ucciso da' suoi Mammalucchi il sudetto Soldano, e creato, in sua vece, un altro per nome Tarquimenio, il quale, poco doppo, diede la libertà al Santo re, mediante una gran somma di danari, il che fece anche con gli altri Prigioni, lasciandoli in pegno un'Ostia Santissima consagrata; et egli se ne passò nella Palestina, ove per alcuni anni si trattenne visitando que' Santi Luoghi, e risarcendo, e fortificando alcune di quelle Città possedute da' Christiani. Habbiamo così proposito, parlato in questo luogo di questo Santo, e Glorioso Re, perchè è opinione d'alcuni, riferita dal P. Valerio Ximenez Carmelita, che egli fosse Tertiario di tutti quattro gli Ordini Mendicanti, come anche io porto, benchè indegnamente, il di lui nome.

3 - Concesse in questo tempo il buon Pontefice Innocenzo IV un nobile Privilegio all'Ordine di S. Agostino nella Toscana, in cui li diede facoltà di poter ricevere all'Habito et alla Religione, qualsivoglia persona, benchè Scommunicata, Interdetta, o Sospesa, con facoltà al Generale del detto Ordine, di assolvere que' tali dalle loro Censure, con la forma consueta della Chiesa; con questa conditione però, che se le dette Censure sono state contro di quelli fulminate, per cagione di qualche debito, che debbano prima que' tali sodisfare la parte, e poscia ricevere il beneficio dell'assolutione dal detto Generale, e poi l'ingresso nell'Ordine: fu data questa Bolla, o Privilegio in Lione, ove pur tuttavia dimorava il Pontefice a' 21 del mese di Luglio l'anno 8 del suo Pontificato, e di Christo 1250 e la produce il P. Empoli nel Bollario Agostiniano a car. 173 et è della seguente forma: Innocentius Episcopus Servus Servorum Dei.

4 - Dilecto filio Priori, et Fratribus Eremitarum Ordinis S. Augustini in Tuscia, salutem et Apostolicam benedictionem. Quia ex Apostolici cura tenemur Officij, circa Religionis augmentum, attenti, et vigiles inveniri, super iis digne votis vestris annuimus, in quibus honorem vestri Ordinis, et Animarum profectum contineri sentimus. Hinc est, quod nos precibus vestrae devotionis inducti, ut volentibus vestro aggregari Collegio, qui Suspensionis, aut Interdicti, vel Excommunicationis Sententiis sunt ligati, tu fili Prior beneficium possis, iuxta formam Ecclesiae, impartiri, et ipsos in Fratres recipere valeatis, vobis auctoritate praesentium indulgemus: ita tamen, quod si aliqui ex eisdem, propter debitum, huismodi sententijs sunt ligati, de ipso prius satisfaciant, ut tenentur. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Si quis autem, etc. Datum Lugduni 12 Kal. Augusti, Pontific. nonstri Anno 8.

5 - Troviamo altresì, che in questo medesimo Anno, havendo il Generale et i Frati dell'Ordine Eremitano, supplicato il Pontefice, a volere con essi, loro dispensare sopra un'antica osservanza dell'Ordine, di portare un Bastoncello Eremitico nelle mani per dovunque dovevano andare; atteso che, la delatione de' sudetti Bastoni, cominciava a riuscire pregiudiciale, non meno alle proprie vite, che alla riputatione, perochè molti (massime ne' luoghi ove non era, per mio aviso, la religione) gli stimavano per Esploratori; tanto più, che stando per ordinario [p. 439] essi ne gli Eremi, non erano da' Soldati, in particolare, conosciuti; il Papa dunque compatendo que' buoni Religiosi, dà facoltà al Generale di dispensare sopra la delatione dei sudetti Bastoni, durante la Guerra generale. Fu data questa Bolla a' 7 di Settembre, l'Anno ottavo come sopra e questa l'habbiamo originale nel nostro Archivio di S. Giacomo di Bologna, et è questa che siegue: Innocentius Episcopus Servus Servorum Dei.

6 - Dilecto filio Priori Gener. Ord. Fratrum Eremit. salutem et Apostolicam benedictionem. Ex parte tua, et aliorum Priorum, et Fratrum sui Ordinis fuit nobis humiliter suplicantum, ut cum quilibet ipsorum, tam ex institutione ipsius Ordinis, quam etiam ex antiqua consuetudine, deferre Baculum, quocumque inerti, in suis manibus teneatur; et plerumque, cum ad Civitates Villas, et Castra, eos devenire contingit, propter malitiam temporis, occasione ipsius Baculi, Exploratores a locorum hominibus reputentur; propter quod nonnumquam in Personis et rebus eorum magnum perferunt detrimentum, providere super hoc eis, de benignitate Apostolica, curaremus; quocirca Discretioni tuae praesentium auctoritate concedimus, ut generali Guerra durante, super usu Baculi praedicti disponas, et ordines, prout noveris melius expedire. Datum Lugduni 7 Idus Septembris, Pontificatus nostri Anno 8.

7 - Questa per appunto è la copia fedele della Bolla d'Innocenzo, che originale si conserva, come habbiamo detto di sopra, in questo nostro Archivio del Convento di S. Giacomo Maggiore di Bologna; intorno alla quale, due cose principali dobbiamo ponderare; la prima è a quale delle molte Congregationi dell'Ordine de gli Eremiti Agostiniani ella fosse diretta questa Bolla; la seconda poi, come possa essere vero ciò, che dice il Papa intorno alle necessità di portare nelle mani quell'Eremitico Bastone, ciascheduno de gli Eremiti di quell'Ordine.

8 - Quanto al primo quesito, io primieramente dico, che questa Bolla, non fu diretta al Generale, et all'Ordine di S. Guglielmo, perochè non si ritrova già mai, che da Pontefice alcuno li fosse dato titolo di semplici Eremiti, senz'altro aggiunto, ma sempre con l'additione di S. Guglielmo in questa guisa: Dilecto filio Priori Gener. Erem. Ord. S. Guillelmi, etc. come si può vedere in tutte le Bolle, che produce il Marquez nella sua origine de' frati Eremitani, il P. Errera nelle sue Opere, et il P. Empoli nel Bollario Agostiniano.

9 - Non si può tampoco intendere diretta all'Ordine, che distendevasi per la Toscana, per due ragioni principali; la prima è, perochè il Pontefice Innocenzo non chiamò mai in alcuna delle sue Bolle, inviate a questa Congregatione il Superiore maggiore di quella, con titolo di Generale, ma sempre di semplice Priore, in questa guisa: Dilecto filio Priori, et Fratribus Eremitarum, etc. La seconda ragione poi, è, perchè non mai li chiama Ordinis Eremitarum semplicemente, ma sempre con l'aggiunto S. Augustini in Tuscia, specificando in questa guisa non solo l'Ordine de' detti Religiosi, ma anche la Provincia, per cui si distendeva.

10 - Per la medesima ragione non si può credere, anzi ne meno sospettare, che concesso fosse il detto Privilegio all'Ordine, o Congregatione de' Padri Brittinensi, o de' Fabalini; perochè le Bolle de' Sommi Pontefici dirette alli detti due Ordini, sempre li specificano con l'aggiunto de Brictinis, o de Fabali, come si puole altresì chiaramente vedere nel Bollario Agostiniano: [p. 440] oltrechè non arrivavano queste due Congregationi, più che a 25 anni d'antichità in circa.

11 - Potressimo sospettare, anche con qualche apparente fondamento, ch'ella fosse stata diretta questa Bolla, o Privilegio al Generale, et a' Frati dell'Ordine del B. Gio. Buono; il qual'Ordine per qualche tempo, anche per commissione della S. Sede, chiamossi semplicemente Ordo Eremitarum senza alcun'altro aggiunto; tanto più, che anche li Religiosi di questa Congregatione, od Ordine portavano li Bastoni sudetti nelle mani, come si deduce da una Bolla di Gregorio IX quale producessimo sotto l'anno del 1237 in parte, e tutta poi intiera sotto quello del 1240, il che facevano ancora quelli di Brettino, e tutti gli altri passim, come dalla stessa Bolla si cava: ma tutto ciò non ostante, da questo sospetto ci distolgono alcune ragioni, le quali sono in vero fondatissime; la prima delle quali si è, che in questo tempo non haveva ancora ordinato il Card. Guglielmo Fieschi, che il detto Ordine del B. Gio. Buono chiamare si dovesse semplicemente Ordo Eremitarum; ma ciò fece solamente l'Anno del Signore 1252 il che fu anche confirmato dal Pontefice Innocenzo IV nell'Anno 1253, come all'hora faremo chiaramente costare con produrre così il Diploma del mentovato Cardinale, come altresì la Bolla del Papa sudetto. Avvegnachè prima del detto Anno 1252 sempre fu chiamato quest'Ordine nelle Bolle de' Papi: Ordo Eremitarum Fratris Ioannis Boni Ordinis S. Augustini. O pur semplicemente: Ordo Eremitarum Fratris Ioanni Boni.

12 - Consiste la seconda ragione in questo; posciachè questa Congregatione, od Ordine, in questo tempo, haveva due Generali, creati in Scisma l'Anno a questo antecedente, come notassimo; cioè a dire F. Ugo da Mantova eletto in Ferrara, e F. Marco di Cesena, eletto nella sua Patria. Hor se questa Bolla fosse stata diretta a quest'Ordine, il Pontefice, il quale era molto bene informato di questa moltiplicità di Generali, havrebbe nominato nella Bolla il nome d'uno di loro, a cui haveva intentione di concedere quella gratia, per non equivocare con l'altro, il che non havendo egli fatto, non si deve dunque presumere, che al detto Ordine ella fosse diretta.

13 - Aggiungiamo finalmente, per terza ragione, che in questo tempo non era così antico l'Ordine, o la Congregatione del B. Gio. Buono, che potesse dare ansa, ed occasione al Pontefice di dire seriamente nella detta Bolla, che li Frati di quella erano obligati, tanto per istituto dell'Ordine, quanto altresì per un'antica consuetudine di portare que' Bastoni nelle mani; perochè gli è certissimo, che questa Congregatione, od Ordine non solo in questo tempo non era, né poteva dirsi antico, ma era, e poteva chiamarsi modernissimo, come che era stato istituito dal B. Gio. Buono il quale erano pochi Mesi, che era morto, onde non arrivava ad un mezzo Secolo d'antichità, anzi che passava di poco li 40 anni. Hor già gli è poi noto a gli huomini saggi et eruditi, che una Consuetudine, massime in cose universali, che induca necessità, pari alla Legge, non s'acquista il nome d'antica in quattro giorni, ma vi si richiedono de' Secoli intieri.

14 - Ma dirà alcuno, se la Bolla di cui stiamo disputando, non fu diretta ad alcuno de gli Ordini, fin qui mentovati, a qual dunque diremo, che ella fosse diretta? Io rispondo, che per la sofficiente esclusione, già fatta da noi de gli Ordini accennati, siamo necessitati a dire, che ella fosse indirizzata all'Ordine antico e vero de' Frati Eremitani di S. Agostino, il quale, se bene ordinariamente nelle Bolle, anche in questi tempi, chiamavasi [p. 441] Ordo Eremitarum S. Augustini. Nulladimeno non si può negare, che anche tal'hora anzi ben'è sovvente, non fosse antonomasticamente Ordo Eremitarum; come eggregiamente dimostrano il Marquez e l'Errera, ne' loro dottissimi Libri, e specialmente quest'ultimo, così nella sua Risposta pacifica, e nel Clipeo di quella, come ne' due eruditissimi Tomi del suo Alfabeto Agostiniano, ne' quali ambi producono alcune Bolle antiche, nelle quali si chiama col detto titolo l'Ordine nostro, quali Privilegi, o Bolle, noi per hora, non produciamo, per isfuggire la prolissità, tanto più, che ciò facessimo ancor noi molto abbondevolmente sotto l'Anno di Christo 601 nel Tomo 2 dal num. 6 fino al 30 inclusive, al qual'Anno rimettiamo i Lettori.

15 - Quanto poi a quello, che dice il Pontefice nella sudetta Bolla, cioè a dire, che li nostri Religiosi fossero tenuti di portare il Bastone, non tanto per antica consuetudine, quanto per istituto dell'Ordine istesso; io dico, che ciò non s'ha da intendere per istituto di Regola, la quale tal comando assolutamente non contiene, ma più tosto di Costitutione, che potevasi non solo dispensare dal Sommo Pontefice, ma anche togliersi et annullarsi di fatto, come è poi avvenuto, essendo questa di vero un'osservanza puramente accidentale.

16 - Ma supposto, com'è certissimo, che l'Ordine vero et antico di S. Agostino in più Congregationi indipendenti l'una dall'altra, fosse diviso, alcune delle quali erano in Italia, et altre fuori di là da' Monti, come già dimostrassimo. A quale hora di queste doveremo noi dire, che fosse questa Bolla, o Privilegio indirizzato, e concesso? Se fosse lecito il togliere a indovinare, io per me stimarei, che con molta probabilità dir si potesse, ch'ella fosse diretta a quel Corpo d'Ordine Agostiniano, che disteso era nelle parti della Romagna e della Lombardia, e ciò con queste due non ispreggiabili ragioni: la prima è, perchè appunto nelle sudette parti, v'era da molto tempo indietro una generale crudelissima Guerra mantenutavi, con infernale perfidia dal Scismatico Federico II, già Imperatore, contro la S. Chiesa et il Sommo Pontefice, per la quale, gli era già alcuni anni prima, bisognato fuggire nella Francia sotto il potentissimo patrocinio del glorioso Re S. Luigi; non essendo meno horribile e crudele, quella, che nelle medesime parti della Lombardia, maneggiava contro de gl'istessi Ecclesiastici, e specialmente del Papa, quel mostruoso Aborto dell'humana Natura, il crudelissimo Tiranno Ezzelino, et alcuni altri: che però ben si vede, che questa Bolla, quanto a questa parte, più probabilmente quadra a questo Corpo d'Ordine Agostiniano, che a qual si sia altro, così dell'Italia, come fuori di quella, ove non erano Guerre così terribili, come in queste parti della Romagna e della Lombardia, ove di vero v'era Guerra Generale, della quale appunto parla il Papa, mentre dice, che dispensa li Romiti di quell'Ordine, dal portare que' Bastoni, Generali Guerra durante, etc. L'altra ragione poi è, perchè questo privilegio si conserva, e sempre s'è conservato nell'Archivio di S. Giacomo di Bologna e si crede che prima fosse in quello di S. Paolo di Ravone, poco tratto fuori dalla medesima Città, che era un Convento antichissimo, soggetto al detto Ordine, come altrove provassimo, il quale hora è suppresso: hor già poi si sa, che Bologna sta situata nel mezzo fra la Romagna, e la Lombardia. Questo è il nostro giuditio; e ciò sia detto senza alcun pregiuditio della verità, alla quale sempre ci rimettiamo.

17 - Havendo pure in questo medesimo tempo, supplicata la Santità dello stesso Pontefice, l'Ordine de' Padri Brittinensi, [p. 442] a volere confirmare, come già fatto haveva Gregorio XI suo Predecessore, le loro rigorose Costitutioni, egli volontieri si compiacque di farli la gratia, che chiedevano, con un'ampia Bolla data in Lione l'Anno presente del 1250 a' 17 di Settembre: la qual Bolla stampata si legge nel Bollario Agostiniano a car. 174, e comincia: Quae omnium conditoris honorem, etc.et è la medesima con quella di Gregorio IX sudetto, quale noi trascrivessimo sotto il numero 3 dell'anno di Christo 1235 eccettuatone l'ultimo paragrafo, ove dice: Nos igitur vestris iustis precibus inclinati, statutum huismodi, ad instar fel. rec. Gregorii Papae Pradecessoris nostri, auctoritate Apostolica confirmamus, et praesentis scripti patrocinio communimus iure Dioecesonorum in omnibus semper salvo. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc.Datum Lugduni 15 Kal. octob., Pontificatus nostri Anno 8.

18 - Concesse altresì lo stesso Pontefice in quest'anno al Priore, et ai Frati dell'Ordine Agostiniano nella Toscana, come certamente io stimo, di poter celebrare le Messe solenni e gli altri Divini Officii nell'Altare portatile, o da viaggio, con riservare però il loro Ius o Diritto a' Parochi; dichiarasi poi il Papa, che questo Diritto de' Parochi, consiste nelle Oblationi, Decime, e Primitie, che si sogliono dare dai Laici e Secolari, alli loro Parochi, nelle quali cose, non vuole in conto alcuno, che siano defraudati con l'occasione di questo suo Privilegio. Leggesi inserta questa Bolla in un'altra d'Alessandro IV prodotta dal P. Empoli nel suo Bollario Agostiniano a car. 27 ed è la seguente: Innocentius Episcopus Servus Servorum Dei.

19 - Dilectis Filijs Priori et Fratribus Eremitis Ord. S. Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Devotionis augmentum vobis (Deo propitio) provenire confidimus, si super iis, quae pie cupitis, nos benignos ad gratiam habeatis. Hinc est, quod nos humilitatis vestrae precibus inclinati, auctoritate vobis praesentium indulgemus, ut in locis, et Oratorijs vestris cum Viatico Altari possitis Missarum solemnia, et alia Divina Officia celebrare, omni Parochiali iure Parochialibus Ecclesijs reservato. Et ne de iure huismodi possit aliqua quaestio suboriri, illud circa oblationes, decimas et Primitias intelligimus, quae a Laicis solent Ecclesiasticis exhiberi, quibus defraudari nolumus Parochiales Ecclesias, occasione Indulgentiae supradictae. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Datum Lugduni 12 Kal. octobris, Pontificatus nostri Anno 8.

20 - Sotto l'anno del 1228 alli numeri 4 e 5 facessimo mentione d'un gran Servo di Dio Sanese di nostra Religione chiamato communemente da gli Autori il B. Nicolaccio, qual dicono, che era di Casa Bandinelli; motivando ivi, che in quel tempo egli era Priore de gli Eremiti del Convento di Monte Specchio il qual Convento però in quel tempo non era ancora stato aggregato alla Regola, et Ordine di S. Agostino, come lo fu poi del 1231 e molto più altresì del 1243, come ancora ne' detti anni dimostrassimo. Dicessimo inoltre sotto il medesimo anno 1228 che forse questo Servo di Dio era Agostiniano vero anche in quel tempo, e che per avventura era stato eletto da que' Romiti di Monte Specchio per loro Superiore, come in quei tempi si costumava sovvente di fare, etiamdio dalle Case e da' Monasteri di vere Religioni; e ciò tanto più probabilmente dicessimo, quanto che il Vescovo Landucci afferma, che del 1212 egli stava di stanza nel Convento di Lecceto, che era e che fu sempre fin dal suo principio [p. 443] dell'Ordine Eremitano di S. Agostino. Hor questi dunque per sentenza de' più classici Scrittori, stimasi havere in quest'anno terminato il corso della sua santa vita; tanto appunto testifica il dotto Errera, haver cavato da alcune sincere Relationi trasmesseli da Siena, e ciò dice nel Tomo 2 dell'Alfabeto Agostiniano a car. 159 benchè altri assegnino questa morte in altri tempi assai lontani da questo, ma con assai minore probabilità. Supposta dunque per più vera la Sentenza del dottissimo Padre Errera, e sarà bene, che noi qui diamo un brevissimo saggio della santa Vita e Morte di questo Beato Religioso.

Brieve saggio della Vita e Morte del Beato Santo del Signore, fra Nicolaccio da Siena,

dell'Ordine di S. Agostino.

21 - Trasse dunque questo gran Servo del Signore, come accennassimo ancora sotto l'anno suddetto del 1228 li suoi nobili Natali, nella famosa Città di Siena, dall'illustrissima e nobilissima Casa Bandinella, della quale, quasi un Secolo prima uscito n'era il glorioso e valoroso Pontefice Alessandro III. Quello, che egli si fosse, e ciò che si facesse nella sua giovinezza, non lo potiamo dire con verità, perochè non v'è Autore alcuno, che io almeno habbia veduto, il quale ne habbia lasciata scritta né meno una sola parola: stimasi ben sì, e si tiene per certo, che, e per la santa riuscita, ch'egli fece doppoi, che ella fosse nel santo timore di Dio.

22 - Verso l'Anno poi del 1212 potiamo altresì probabilmente stimare, che, o si ritirasse a vivere Eremiticamente nel Monastero di Monte Specchio con que' Romiti, o pure come piace al Vescovo Landucci, l'Habito Agostiniano prendesse nel sagro Monistero di Fultignano, hora detto di Lecceto; di donde poi verso il 1228 fosse chiamato per Priore de' sudetti Romiti di Monte Specchio, quali appresso anche inducesse a chiedere una Regola approvata a Papa Gregorio IX sperando, come poi successe, che ella dovesse essere quella del P. S. Agostino, che egli professata haveva. Comunque sia, o si facesse da principio Religioso Agostiniano in Lecceto, o pure semplice Romito in Monte Specchio; questo è certo, che del 1231 e molto più del 1243 per la regola Agostiniana, che ricevè il detto Convento dal Vescovo di Siena, per ordine di Papa Gregorio IX nel primo millesimo; e per l'aggregatione poi all'Ordine vero Agostiniano, per ordine di Papa Innocenzo IV nel secondo, egli fu senza dubbio veruno, e morì vero Eremita Agostiniano.

23 - Fra le virtù più cospicue, nelle quali maravigliosamente s'esercitò questo Servo del Signore, scrivesi da gli Autori, una fosse il Religioso Silentio, di cui egli fu così rigoroso e zelante osservatore, che prima haverebbe tolto di patto di soffrire mille morti, che romperlo né meno per un brieve momento. Né si deve credere, che questa cosi santa ed importante osservanza, fosse scompagnata da tutte l'altre Religiose Virtù; attesochè, chi cotanto osservante dimostravasi in una cosa, la quale, a primo aspetto, minima pare, quanto poi credere dobbiamo, che egli fosse amatore delle più grandi, come per cagion d'esempio, della Castità, dell'Ubbidienza, della Povertà, dell'Humiltà ed altre simili, le quali sono cosi [p. 444] sostantievolmente al Religioso necessarie? Che, se questa di lui precisamente si commemora da gli Autori, ciò per avventura si fa, affinche ogn'uno possa agevolmente conoscere, come dirsi suole ex ungue leonem.

24 - In quet'anno dunque del 1250 consumato più dal fuoco dell'Amor di Dio, e dalle sue rigorose penitenze, per mezzo d'una beata morte, sprigionata dal penoso Carcere del Corpo, se ne volò la da lui Anima grande a ricevere in Paradiso, il meritato premio della Gloria Eterna; e da quel tempo in qua e sempre vissuta nella memoria del Mondo fedele la di lui gloriosa fama; perchè di vero, In memoria aeterna erit iustus, et ha sempre goduto altresì il titolo di Beato. Trattano di lui tutti gli Autori Leccetani e della Religione, e specialmente l'Errera nell'accennato Tomo 2 e noi altresì alcuna cosa ne scrivessimo nel nostro Ristretto de' Santi e Beati dell'Ordine nella seconda Centuria. Vedasi ancora il Vescovo Landucci nella sua Selva Leccetana a car. 94 il quale cita molti Autori.

25 - Fioriva parimente in questo medesimo tempo nel Regno d'Inghilterra, un dottissimo Religioso dell'Ordine nostro, di natione Portoghese, chiamato Frat'Alvaro Cosme, il quale stava di stanza in Cantuaria, e forse serviva di Teologo all'Arcivescovo di quella Città, il quale in quest'Anno era il Cardinale Tomasso Ubrit Religioso dell'Ordine della Santiss. Trinità: e ben'hebbe egli in questo tempo opportuna occasione questo famoso Teologo, di far conoscere a tutta l'Inghilterra quanto fosse grande la sua Dottrina; imperochè essendosi in quest'Anno, o poco dianzi, suscitata in quel Regno, e massime nella sudetta Città di Cantuaria, un'Eresia di alcuni malvagi e perversi Eretici, mediante la quale, negavano sfacciatamente l'undecimo articolo della nostra S. Fede, che contiene la Resurrettione de' Morti; s'oppose loro intrepidamente l'accennato Cardinale, et hebbe per suo Agiutante il Reverendissimo, e dignissimo Frat'Alvaro Cosme Portoghese, Eremita di S. Agostino, il quale con le Lettere, la Scienza, e la destrezza del suo ingegno, nelle quali cose era molto eccellente, scrisse cinque Argomenti soli, co' quali distrusse la detta Eresia, e fece restar libera da una cotal sceleraggine la Città di Cantuaria. Leggesi questa Storia nella Cronica manoscritta dell'Ordine sopramentovato della Santss. Trinità, compilata dal P. Riccardo Vuandalit, nel capitolo 20 del libro primo; ove appunto parlando dell'accennato Cardinale et Arcivescovo, di Canturia F. Tomasso Ubrit, che fu fondatore dell'Università di quella Città, così per appunto descrive questo Racconto sotto l'anno del 1250: In huius temporis occasione quidam, pessimi, et insolentes haeretici erant, qui aperte corporum Resurectionem abnegabant: in quos Vener. et integerrimus Archiepiscopus Cardinalis magnam posuit vigilantiam; et adiutorem adhibuit Reverendissimum dignissimumque; Fratrem Alvarum Cosme Lusitanum, Divi Augustini Eremitam, qui litteris, scientia, et dexteritate ingenii praestans, quinque conscripsit argumenta, ut eos ab erroribus vendicaret, etc. Et his efficacissimis remediis Haeresis relegata est, et Civitas Cantuariensis ab execrandis criminibus mansit liberata.

26 - Produce questa memoria il P. Maestro Antonio della Purificatione nel Tomo 2 della sua storia Provinciale Agostiniana di Portogallo nel paragrafo 4 del titolo 5 del sesto libro, ove dice, che della detta Cronica manoscritta se ne conservano due copie originali nella Spagna; una, cioè a dire nella famosa Libraria Regia dell'Escoriale, e l'altra nel Convento de' Padri Trinitari della Città di Valenza, di dove appunto fu cavata la Storia di questo Fra Alvaro, [p. 445] e mandata al detto Padre della Purificatione per industria, com'egli scrive, dal Rev. P. F. Antonio della Santiss. Trinità Religioso dello stesso Ordine, molto versato e prattico nelle Storie della sua Religione. Da questa memoria poi costa con evidenza, che nell'Inghilterra v'era l'Ordine nostro Agostiniano in questi tempi, contro ciò che scrivono, senza alcun fondamento, Clemente Reinero Benedettino, nel suo antico Apostolato dell'Ordine di S. Benedetto nello stesso Regno, il P. Penotto nella sua Tripartita, et alcuni altri Autori: e non puol'essere di meno, perochè, come più volte habbiamo motivato, eravi in Francia e nell'Inghilterra, un Corpo della nostra Religione così grande, che haveva un proprio Generale; e ciò si convince con una Bolla di Papa Alessandro IV data in Anagna l'Anno del 1255 quale noi registrassimo anticipatamente, con necessaria occasione, nella Prefatione del secondo Tomo, e la tornaremo poi a riprodurre nell'Anno poco dianzi accennato, per ponderarla più di proposito. Quanto al sudetto F. Alvaro, io probabilmente mi faccio a credere, che fosse per avventura Lettore pubblico nella, pur poco dianzi fondata, Università di Canturia.

27 - Sotto l'Anno del 1231 dicessimo che havendo li due Conventi di S. Leonardo della Selva del Lago e di S. Maria di Monte Specchio, supplicata la Santità di Papa Gregorio IX a volervi concedere qualche Regola approvata perochè, quantunque li Religiosi deè sudetti Monisteri, che erano Eremiti, vivessero insieme cenobiticamente, non havevano però alcuna regola particolare approvata da S. Chiesa, laonde il Papa suddetto volendoli compiacere, ordinò per sua Bolla espressa, quale producessimo sotto il numero 7 del detto anno, che dovesse dare una Regola approvata alli detti Padri, et egli poi li diede la Regola del P. S. Agostino, come certamente si crede da tutti gli Autori. Hora il detto Convento di S. Leonardo, essendo stato in progresso di tempo (fosse poi questo innanzi, o doppo l'unione fatta per ordine d'Innocenzo IV al vero et antico Agostiniano nell'Anno 1244 così di questo, come d'altri Conventi della Toscana, anche d'Ordini diversi dal nostro) occupato et usurpato sotto, non so qual pretesto da un tal Palmerio, che n'era stato altresì Priore, et anche da un certo Ugolino; li quali alla per fine havendone fatta la restitutione all'Ordine esistente nella stessa Toscana, li Religiosi di detto Ordine supplicarono con un loro Memoriale, Pietro Diacono Cardinale di S. Giorgio al Vello d'Oro, Legato Apostolico in questi parti, affinchè si degnasse di confirmare, con la sua autorità di Legato, la sudetta Restitutione fatta da gli accennati Palmerio et Ugolino, il che prontamente fece egli col seguente Diploma, dato nella stessa Città di Perugia: Petrus miseratione Divina Sancti Georgij ad Vellum Aureum Diaconus Cardinalis Apostolicae Sedis Legatus.

28 - Dilectis in Cristo Priori, et Fratribus Ord. S. Augustini in Tuscia, salutem in Domino. Exhibita nobis vestra petitio continebat, quod cum Palmerius olim Prior, et Hugolinus Canonicus Ecclesiae S. Leonardi de Silva Lacus Senensis Dioecesis, ipsam Ecclesiam, quae hactenus Ordinis Eremitarum extiterat, Ordini vestro restituerint, de nostra licentia speciali, detinendo eam, viderentur suarum animarum derogare saluti. Nos vestris precibus inclinati, quod ab eisdem Palmerio et Hugolino, provide actum est, in hac parte ratum habentes, illud auctoritate praesentium [p. 446] confirmamus, et praesentis scripti patrocinio communimus. Nulli ergo hominum liceat, etc. Datum Perusii 4, Nonas Decembris. Anno Domini 1250.

29 - Da questo diploma due cose notabili ne caviamo, la prima delle quali si è, che questo Convento era stato prima dell'Ordine, cioè a dire dall'anno 1231, nel quale per Ordine di Gregorio IX ricevè dal vescovo di Siena la Regola del P. S. Agostino, e nel 1244 s'aggregò poi in virtù d'una Bolla d'Innocenzo IV all'Ordine antico di S. Agostino, che era nella Toscana: doppo del qual tempo poi, o fu usurpato da' suddetti Palmerio et Ugolino, o pure egli fu concesso dal Vescovo di Siena, il quale vi doveva forse pretendere qualche Ius, basta, come non lo sappiamo di certo, così ne meno per l'una o per l'altra parte, affermare assertivamente lo potiamo. La seconda cosa, che notiamo si è, che questo e quel Monistero, il quale realmente si chiamò sempre, fin dalla sua prima origine, con la denominatione antonomastica della Selva del Lago, ma essendo poi stato unito a quello di S. Salvatore, in questo tempo chiamato di Futignano, come nell'anno seguente vedremo, li venne a comunicare di tal sorte lo stesso nome, che lasciato il primo suo antico di Fultignano, venne poi, per lungo tratto di tempo a chiamarsi anch'egli della Selva del lago, non ostante, che in progresso di non molto tempo si tornasse a disunire da quello di S. Leonardo, come ne gli Anni a venire ampiamente scriveremo.

30 - Più volte ne gli anni scorsi ci ricordiamo d'avere motivato, come la nostra Religione è antica nella nobilissima città di Firenze assai prima dell'Anno 1211 perochè ella precede negli Atti publici e nelle Processioni specialmente, e non già con alcun speciale Privilegio, come gli Ordini di S. Domenico e de' Servi, ma per maggiore antichità, la Religione Francescana, la quale appunto, allo scrivere del Vadingo nel Tomo primo all'Anno 1211 al numero 23 prese il suo primo Monistero vicino alla Chiesa di S. Gallo. Dice poi il dotto Errera nel Tomo secondo a carte 256 del suo Alfabeto, che il Convento nostro sudetto chiamavasi col titolo di S. Matteo in Lepore, in Cassilina; e che in quest'anno del 1250 essendo di quello Priore Fra Pietro Ildebrandino, e volendo la Republica ampliare la Fortezza vecchia alla quale era vicino il detto Monistero, fece però intendere al detto Priore e Frati di S. Matteo, che trovassero altro sito, perchè non potevano ivi dimorare; e che perciò il sudetto Frat' Ildebrandino comprò un nuovo sito ov'era una picciola Chiesa dedicata a S. Romolo, la quale entrò nella fabbrica della nuova Chiesa, che si fondò di nuovo con il Convento, sotto il titolo dello Spirito Santo, di Maria, e di tutti li Santi: tanto, e non più dice il mentovato P. Errera intorno a questa nuova Fondatione del nostro insigne Convento di S. Spirito di Firenze nell'accennato luogo.

31 - Aggiungiamo noi hora, con la scorta sicura delle Relationi fedeli ultimamente inviateci dal M. R. P. Maestro Gio. Battista da' Luogo nuovo all'hora dignissimo Priore nell'anno 1670 del detto Monistero, che veramente in quest'anno del 1250 F. Ildebrandino Priore di S. Matteo di Lepore dell'Ordine Eremitano di S. Agostino, comprò una Casa con dieci Stanze, e la metà d'un'altra, con alcuni Staiuoli di terra e di Vigna, col Pozzo, etc. da Homodeo Speciale del già Guido, e da Spinello figlio del già Accolto del Borgo di S. Giacomo oltr'Arno; posta in un luogo chiamato Cassillina: [p. 447] nell'istromento poi rinociano le mogli de' Venditori le ragioni delle Doti loro alla presenza del Giudice, che chiamavasi Rodolfo del Pugliese, cioè a dire, Benvenuta moglie di Homodeo, Mazzinga di Guido, figlio di Homodeo, e Rocca di Spinello, col consenso de' loro mariti. Rogato da Ser Manno Compagni, Giudice e Notaio de mandato Uguccioni Iudicis, et Notarij l'anno 1250 ai 2 di Luglio nell'ottava Indittione. Questa verità poi attesta il sopramentovato P. Priore, di haverla cavata dal Protocollo del sudetto Monistero di S. Spirito, fatto e compilato dal Padre Maestro Egidio Bonsi Fiorentino nell'anno 1568 e dallo stesso Istromento in carta pecora, della detta compra, quale per brevità si tralascia. Si fondò poi nel detto sito a poco a poco il Monistero, come andremo vedendo di mano in mano, fin tanto, che essendosi accidentalmente abbruggiato, con occasione di rappresentarsi nella Chiesa, per ordine della Republica, la Missione dello Spirito Santo, l'anno del 1443 col rimanere miracolosamente intatto un Crocefisso, fu poi di nuovo, a spese della stessa Republica, rifatta la Chiesa et il Monistero, con assai maggiore magnificenza di prima, e tutto ciò per le preghiere di Maestro Francesco Mellino detto il Zoppo, non perchè egli lo fosse, ma perchè fu figlio d'Antonio Zoppo: l'Architetto fu il famoso Filippo Brunelleschi; ma di detta nuova fabbrica ne parleremo più diffusamente nel suo luogo e tempo.

32 - E' poi ricca molto questa Chiesa di varie Reliquie, e specialmente come scrive Luca Ferrini nel Sommario delle Chiese di Firenze, del Capo di S. Monica (s'inganna però quest'Autore, perchè il detto Capo si conserva in Roma nella nostra Chiesa di S. Agostino, sarà forse qualche particella, come pure un'altra n'habbiamo ancor noi nel nostro Tempio di S. Giacomo di Bologna) aggiunge il Padre Maestro da Luogo nuovo citato, che vi sono ancora Reliquie di S. Barnaba, di S. Longino, di S. Guglielmo, di S. Tomaso da Villanuova, et altre molti di vari Santi: ma sopra tutte maravigliosamente s'avvanza la divota Imagine della beata Vergine in una Moneta Pisana detta Grosso, la quale essendo stata trafitta con un Pugnale da un scelerato Soldato Giocatore, verso il petto, da quella ne uscì Sangue in abbondanza, e ciò successe nell'anno 1392 nella Terra d'Empoli; e questa la donò alla detta Chiesa di S. Spirito lo stesso anno, Onofrio Ostecuti Vescovo di Firenze nostro Religioso; e questa non solo l'ho io veduta et adorata, ma di vantaggio nell'Anno Santo del 1650 predicando nella Quaresima in detta Chiesa, la mostrai al mio Uditorio, come ogn'anno si costuma nella Domenica di Passione; e chi è presente gode Indulgenza di 40 anni concessa da Papa Leone X sotto il giorno 18 di febbraio l'anno 1516 del suo Pontificato il terzo, quale Indulgenza produrremo nel detto anno, come altresì faremo del Diploma del vescovo Onofrio, nel suo dovuto tempo e luogo.

33 - E per passare dalla chiesa nel Convento, il quale ha due bellissimi chiostri corrispondenti alla vaghezza della Chiesa, gli è da sapersi, che ha sempre in ogni tempo prodotti Religiosi celebri et insigni nella Santità, Dignità e Lettere: di questo fu alunno il Beato Pietro detto da Camerata, perchè morì nell'Eremitorio di tal nome, vicino alla Terra di Monticiano nello Stato di Siena, di cui trattaremo nel Tomo quinto verso gli anni del 1310 et anche altrove. Ha havuti quattro Vescovi, cioè a dire, F. Remigio, creato da Innocenzo VI l'Anno 1356 Vescovo di Pistoia, [p. 448] il quale poi, per tornare alla Monastica quiete l'anno 1367 con licenza del Papa, rinonciò al vescovato, e se ne ritornò nel suo Monistero; in secondo luogo Maestro Frat'Onofrio Ostecuti, che è lo stesso, che Visdomini, che fu prima creato Vescovo di Volterra del 1384 da Urbano VI e poi da Bonifaccio IX fu trasferito nel 1390 al Vescovato di Firenze sua Patria; Maestro F. Bernardo Martellini, creato Vescovo di Cesena da Eugenio IV l'Anno 1443 e finalmente Guglielmo Becchio, il quale doppo essere stato Generale dell'Ordine lo spatio d'anni dieci, fu poi creato da Paolo II Vescovo di Fiesole l'anno 1470 e morì poi decrepito nel 1490. Nella Chiesa vi fu sepellito il Corpo del B. Berarduccio l'Anno del 1331 il quale, se bene Gio. Villani scrive, che fu Secolare, credesi però che fosse oblato, o Montellato dell'Ordine, e doppo morte fece molti Miracoli Nostro Signore per sua intercessione. Nella Capella altresì di S. Giacomo, che è nel Chiostro interiore, vi è il Corpo del Vener. Servo di Dio Bartolomeo Corsini, fratello che fu del glorioso Sant'Andrea Carmelitano. Vi è nel Convento, altresì, una molto nobile e copiosa Libraria, che raccolse e fondò Maestro Luigi Marsilio famoso Dottore di questo Convento, che fu Consigliero e Teologo della Republica; alla quale Libraria lasciò per Testamento li suoi libri il famoso Giovanni Boccaccio, il di cui Corpo è sepolto nella Chiesa nostra di Certaldo, Patria del detto Boccaccio. Altri Dottori insigni in gran numero ha havuti questo celebre Monistero, fra quali, i più rinomati sono stati: Angelo gran Predicatore del 1350, Maestro Luigi Marsilio, mentovato poco dianzi del 1377, Aldobrandino Cavalcanti del 1387, Francesco Nerli del 1359 che fu il primo, che si addottorasse nella Chiesa di Santa Reparata; et altri molti, de' quali tutti ne' loro tempi e luoghi, faremo honnorata e dovvuta memoria. Avvertiamo qui in fine, che il sopranominato Maestro Egidio Bonsi nel suo Protocollo testifica, che Papa Innocenzo IV concesse alcune Indulgenze a quelli, che porgessero manus adiutrices fabricae Sancti Spiritus de Florentia Ordinis Eremitarum Sancti Augustini: non produciamo la Bolla, perchè hoggidì questa non si ritrova più nel detto Archivio. Una ben si ne habbiamo nel nostro di S. Giacomo di Bologna d'Alessandro Quarto, data nel Laterano l'anno terzo del suo Pontificato, cioè di Christo 1257 con la quale concede Indulgenza di quaranta giorni a quelli, che visitaranno la Chiesa di S. Spirito di Firenze nel giorno di detta Festa, e nella Solennità di S. Matteo, e per tutte due l'Ottave, così dello Spirito Santo, come di S. Matteo suddetto, qual Bolla daremo in quell'anno, a Dio piacendo.

34 - Siamo certi altresì, che prima di quest'anno fu il nostro Convento di Sant'Agostino (che anticamente chiamossi col titolo di S. Tecla) della famosa, ricca e nobile Città di Genova; perochè li nostri Padri precedono in tutti gli Atti publici da tempo immemorabile, li Padri di S. Francesco, li quali, come scrive il Vadingo nel Tomo primo sotto il numero 18 di quest'anno, in questo tempo appunto nel mese di maggio, fondarono alle spese di un'Archidiacono di Casa Fieschi, il Monistero che hora possedono, e prima per alcun tempo erano stati in un'altro, chiamato di S. Marta: sì che da quest'Historia si può dedurre, che il detto nostro Monistero sia molto più antico di quest'anno, ma non havendo noi potuto in quest'anno passato del 1669 (nel quale habbiamo predicato la Quaresima nella Chiesa di quel Convento) [p. 449] ritrovare la di lui vera e sicura origine, perciò ci siamo risoluti di favellarne in quest'anno. Era egli questo Monistero soggetto alla Congregatione od Ordine del nostro Padre S. Agostino nella Toscana, come dimostraremo meglio nell'anno seguente, ove di quello aggiungeremo alcun'altra cosa.

35 - Lo stesso siamo costretti d'affermare dell'antichità del Convento di Salemo, Terra non ignobile della Sicilia, di cui scrive l'Errera nel Tomo 2 del suo Alfabeto, haverli scritto li Padri di quel Monistero, che egli haveva quasi 400 anni d'antichità, e ciò fu prima dell'anno 1650 sì che potiamo probabilmente credere, che fosse già stato fondato in questo tempo. Di questo Monistero n'uscì già due Secoli sono, un Generale dell'Ordine per nome Maestro F. Giuliano Falciglia, che fu discepolo del gran Dottore Maestro F. Paolo Veneto e di Maestro F. Gio. di Cipro: e questo poi si rese nel Tempo del suo Generalato, et in tutto il corso della sua vita, non meno per la Santità, che per la Dottrina, et altre sue virtù, cospicuo e famoso.

36 - Anche il celeberrimo Convento di Tolentino è antico più di quest'Anno, perochè egli precedeva, prima che fosse suppresso il Convento de' Padri Francescani, li quali allo scrivere del Vadingo nel Tomo 4 sotto il num. 30 dell'anno 1399 ottennero da Papa Innocenzo IV un Privilegio a favore del detto loro Monistero. In questo beato Convento visse per lo spatio di 30 anni quel gran Specchio di Penitenza, e Taumaturgo Agostiniano, il glorioso S. Nicola da Tolentino, così chiamato, perchè morì, et ivi ancora riposa il suo Santo e miracoloso Corpo. Alunno di questo Monistero fu il B. Giovanni, il quale da tempo immemorabile viene dipinto co' raggi, e co' splendori, alla maniera, che si dipingono gli altri Beati. Dello stesso fu figlio il Padre Maestro Boetio, che fu Procuratore Generale, e poscia vescovo Collossense, de' quali Soggetti tratteremo ne' tempi loro. Hora dall'anno 1548 in qua, soggiace questo convento all'ubbidienza dell'osservante Congregatione di Lombardia.

37 - Se bene il P. Errera nel Tomo 2 del suo Alfabeto a carte 117 parlando dell'antichità del nostro Convento di Monte Granaro nella Provincia della Marca d'Ancona, dice, che non trova maggiore antichità di quello sopra l'anno 1290 in cui da Papa Nicola IV li furono concessi molti Privilegi in una sua Bolla in forma di Mare Magno, data in Orvieto a' 23 d'Agosto, l'anno terzo del Pontificato, che appunto quello detto di sopra del 1290 la quale si conserva nel detto Monistero, e noi ne habbiamo una copia apprresso di noi; nulladimeno egli è certo, che questo Monistero è più antico ancora di quest'anno del 1250 perochè non ha mai ceduta, con ragionevoli fondamentali, la precedenza a quello dei PP. Francescani, di cui scrive il Vadingo sotto l'anno di Christo 1374 al numero 26 essere di certo più antico anch'egli di quest'anno, come dice costare da un Diploma di Gerardo Vescovo di Fermo, il quale nell'Anno del 1259 unì alla Chiesa de' Padri Minori di Monte Granaro, fuori però della detta Terra, le due Chiese rurali di Santa Maria e di Santa Barbara; hor chiaro sta, che questo Convento era più antico di questo tempo: ma non cedendo poi né il nostro al Francescano, nè questo al nostro la precedenza, come che per avventura entrambi questi Monisteri fossero fondati nel medesimo tempo, alla perfine s'accordarono insieme, in tempo a noi incognito, di godere la detta precedenza alternativamente, un'anno essi, et un'anno noi, incominciandosi da S. Marco. [p. 450] Era prima dedicato il nostro Convento a' SS. Apostoli Giacomo e Filippo; poscia per l'aggregatione a quello fatta di un un'Oratorio dedicato a S. Maria delle Gratie, lasciato quello, prese questo titolo: e finalmente havendo mutato sito e luogo, e trasferitosi nella Chiesa Parrocchiale de' SS. Donato e Stefano, cominciossi a denominare da quest'ultimo, et hora da molto tempo in qua, chiamasi di S. Agostino. Come poi dall'anno 1431 fino al 1437 passassero molte controversie e liti, fra li detti due Conventi per cagione di Giuridittione, avanti la S. Sede Apostolica, le quali furono finalmente sedate dall'autorità suprema di Papa Eugenio IV, lo scriveremo, a Dio piacendo, esattamente in que' tempi, con produrre alcune Bolle di quel gran Pontefice, altresì emanate in tale emergente.