Tomo IV

ANNO 1259

Anni di Christo 1259 – della Religione 873

1 – [p. 625] Avvenne in quest’Anno di Christo 1259 un gran bene, et un gran male alla Christianità: diciamo prima il gran Male, che poi lo raddolciremo con il soave racconto del gran Bene. Il gran Male fu, che attendendo più che mai a guerreggiare rabbiosamente fra di loro, le due potentissime Republiche di Venetia e di Genova, per l’assoluto Dominio della Città importantissima di Tolemaida, o d’Accon, come altri la chiamano, la quale appunto è situata nella Siria sul lido del Mare alle radici del famoso Carmelo; fu poi cagione questa loro perfidia, che li Latini con danno universale, et irreparabile di tutto il Christianesimo, perdessero l’impero Greco di Costantinopoli. Il gran Bene poi, fu la morte di quell’empio Mostro dell’humana natura, Ezzelino, il quale essendo stato rotto in una campale battaglia, dalle genti della Lega, ferito anch’egli, e preso, poco doppo, arrabbiato di vedersi a così mal termine ridotto, disperatamente stracciando le Fascie con le quali gli erano state legate le ferite, senza haver preso alcun Sacramento della Chiesa, disperato come una bestia, morì in età di 80 Anni, e più, e come da bestia era vissuto, e morto, così anche come bestia, fu sepellito.

2 - Passiamo hora alla narratione delle cose precisamente spettanti alla nostra Agostiniana Historia. Accennassimo nell’Anno scorso, che li nostri Padri di Siena, li quali prima habitavano nel Convento della Santissima Trinità alle Ripe di Laterino, passarono con buona gratia della Republica Senese, a fondare un nuovo sul Colle di S. Agata, chiamato anche della Castellaccia, vicino alla Porta detta dell’Arco; et havendo posto mano all’opra, ben presto s’avviddero, che senza molto danaro non si possono intraprendere fabbriche di molta importanza, che però, come molto confidasseo, così nella Republica, come anche nella benignità del Sommo Pontefice, hebbero per tanto riccorso così all’uno, come all’altra, e sì come dalla Rebublica hebbero un buon’aiuto di costa, come scrive Orlando Malavolti nel lib. I della sua Storia a car. 6 della seconda parte; così il Sommo Pontefice li concesse, che potessero ricevere fino alla somma di 300 lire, da gli Usurarj, delle Usure, la restitutione delle quali onninamente non sapessero a chi doveva esser fatta; come anche di dar la facoltà di potere assolvere da’ Voti, che fossero però stati fatti con l’autorità de gli Ordinarj, eccettuato però il Voto del Santo Sepolcro di Gierusalemme; aggiungendo, [p. 626] che non intende

di concederli la gratia di quelle 300 lire, se altre volte havessero ottenuta la medesima da esso. La Bolla poi fu data in Anagni a’ 6 di Marzo, l’Anno 5 del suo Pontificato, la di cui copia è questa:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

3 – Dilectis filijs, Priori, et Fratribus Eremitis Domus S. Augustini, iuxta Portam de Arcu Senensi, Ord. B. Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Religionis vestrae meretur honestas, ut vos prosequamur gratia, quae vestris necessitatibus esse dignoscitur opportuna. Vestris itaque supplicationibus Paterno concurrentes affectu, ut de Usuris, et Rapinis, et alijs male acquisitis, si ij quibus horum restitutio fieri debeat, omnino sciri, et inveniri non possint; nec non de Redemptionibus Votorum, quae fuerunt, auctoritate Dioecesanorum seu Pontificum, commutata (Ierosolymitano dumtaxat excepto) usque ad summam trecentarum librarum Senensium recipere valeatis (dumodo alias similem non sitis, a Nobis gratiam consecuti) auctoritate vobis praesentium indulgemus. Ita quod si aliquid de dictis trecentis libris dimiseritis, vel restitueritis, aut dederitis illis, a quibus eas receperitis, istud dimissum, vel restitutum, seu datum, nihil ad liberationem eorum prosit, nec quantum ad illud habeantur aliquatenus absoluti; nulli ergo omnino, etc. Dat. Anagniae 2 nonas Martij, Pont. nostri Anno 5.

4 – Poco doppo cioè a’ 4 d’Aprile di questo medesimo Anno, li nostri Padri Padovani, che stavano all’hora nel picciolo Convento di Santa Maria dell’Arena, ove non havevano Chiesa formale, ma un picciolo Oratorio col titolo accennato di sopra, supplicarono il Pontefice Alessandro a volerli concedere, che potessero celebrare la S. Messa nell’Altare portatile, et egli benignamente li concesse la gratia con una sua Bolla data in Anagni sotto il giorno 4 di Aprile l’Anno 5 del suo Pontificato, cioè a dire di Christo 1259; il tenore poi della Bolla è il seguente:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

5 – Dilectis filijs, Priori, et Fratribus Eremitis de Padua Ord. S. Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem, favore sacrae Religionis vestrae provenit, ut in his, quae digne petitis, nos liberales ad gratiam sentiatis. Hic est quod nos vestris supplicationibus inclinati habendi Altare portatile, ac celebrandi Missam in eodem sine praeiudicio iuris alieni in loco vestro ubi, ut asseritis, adhunc Ecclesiam non habetis, plenam vobis auctoritate praesentium concedimus facultatem. Datum Anagniae 2 nonas Aprilis, Pont. nostri Anno 5.

6 – E perchè nello stesso tempo havevano li medesimi Padri nostri della mentovata Città di Padova, presentato alla Santità Sua un altro Memoriale, in cui fortemente si dolevano del Vescovo di Padova, il quale haveva, per mezzo d’alcuni suoi Servitori, ed altri Secolari della stessa Città, fatte grand’ingiurie, e date anche molte percosse, fino al spargimento del sangue, al Priore, et ad alcuni altri Padri dello stesso Convento, per cagione del loro luogo di S. Guglielmo; perciò tutto infiammato di santo zelo il buon Pontefice, spedì nello stesso giorno 4 d’Aprile una Bolla gravissima al Vescovo di Ferrara, comandandoli, che dovesse formare processo, sopra così grave eccesso, contro de’Delinquenti, citando, e chiamando alla di lui presenza chiunque fosse stato necessario; e doppo havere con [p. 627] tutta diligenza esaminata la Causa, e trovata la verità, dovesse poi decretare, e sententiare contro de’ Malfattori, ciò, che più giusto li fosse paruto, senza accettare, od ammettere alcuna Appellatione. Fu poi data questa Bolla in Anagni, nello stesso giorno, Mese, et Anno come sopra.

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

7 – Venerabili Fratri ... Episcopo Ferrariensi, salutem, et Apostolicam Benedictionem. Dilecti filij, Prior, et Fratres Eremitae de Padua Ordinis S. Augustini, Nobis conquerendo monstrarunt, quod ... Episcopus Paduanus in Priorem ipsum, et nonnullos ex eisdem Fratribus per quosdam Serventes, et Familiares suos, ac alios Laicos Paduanae Civitatis, et Dioecesis fecit manus mitti usque ad Sanguinis effusionem, Dei timore postposito, temere violentas, et alias super loco eorum Sancti Guillelmi de Padua, et rebus alijs iniuritur eisdem. Ideo Fraternitati tuae per Apostolica scripta mandamus, quatenus vocatis, qui fuerint evocandi, et auditis hinc propositis, quod Canonicum fuerit, appellatione remota, decernas, faciens quod decreveris auctoritate nostra firmiter observari. Dat. Anagniae 2 nonas Aprilis, Pontificatus nostri Anno 5.

8 – Da questa Bolla io ne cavo quasi con evidenza, che fino a questi tempi li nostri Padri Guglielmiti havevano havuto un Convento in Padova col titolo di S. Guglielmo, quale poi forse havendolo volsuto li nostri Padri incorporare alla Religione, in virtù della Bolla della Grande Unione, et havendo forse fatta quelli resistenza, et anche havuto ricorso al Vescovo della Città; questi poi presa la difesa loro, e volendo cacciare dal Convento li nostri, e questi non volendone uscire, esso poi con ingiurie, e con percosse, procurasse di cacciarneli a viva forza, per mezzo de’ suoi Servi, et altri suoi adherenti della Città, come dice espressamente il Papa nella Bolla; che cosa poi concludesse il Vescovo di Ferrara, e che divenisse di quel Convento, e Chiesa di S. Guglielmo, io non l’ho potuto rintracciare, né rinvenire in alcuno Autore delle Storie di Padova, e masime nel bel Libro intitolato, la Felicità di Padova, composto con tanta industria, et eruditione, dal nostro dottissimo P. M. Angelo Portenari, che però non ne potiamo discorrere di vantaggio.

9 – Havendo già donato a’ nostri Padri di Padova, come dicessimo nel suo luogo, una Signora Vedova, per nome Maria, che fu già moglie di Giovanni di Zaccaria dell’Arena, un sito, o fondo, per ampliare, come mi persuado, la Fabbrica della loro Chiesa, e Convento, che stava, e pure tutt’hora sta, vicino alla Casa della detta Signora, in quel luogo, il quale pur anche fino al giorno d’hoggi, chiamasi dell’Arena; non contenti i nostri Padri del publico Istromento, che all’hora si fece della detta Donatione, ma volendolo maggiormente stabilire, supplicarono per tanto il Pontefice Alessandro a volerlo confirmare con una sua Bolla, il che poi cortesemente fece a’ 29 dello stesso Mese d’Aprile in quest’Anno medesimo in questa guisa:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

10 – Dilectis filijs, et Fratribus Domus Erem. De Charitate de Arena Paduan. Ord. S. Augustini, salutem et Apost. Benedic. Ex parte vestra fuit propositum coram Nobis, quod Maria relicta quon. Ioannis de Zaccharia de Arena Paduan, quoddam sedimen suum vobis Divinae pietatis intuitu pro suae, et praedicti Viri sui animarum salute duxit deliberatione pia, et provida [p. 628] concedendum prout in Instromento publico inde confecto pluribus dicitur. Nos igitur vestris supplicationibus inclinati concessionem huiusmodi pro ut provide facta est ratam habentes, et gratam, eam auctoritate Apostolica confirmamus, et praesentis scripti patrocinio communimus. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Datum Anagniae 3 Kalendas Maij. Pontificatus nostri Anno 5.

11 – Intorno a questa Bolla non ci occorre d’osservare, fuori che una sola cosa, et è, che là dove in altre Bolle haveva chiamato Papa Alessandro il nostro Convento, e Chiesa di Padova col titolo di S. Maria dell’Arena, in questa poi la chiama col titolo della Carità dell’Arena, cosa in vero molto diversa; io però mi persuado, o che fosse un titolo datoli dal Volgo, forse, perchè andando per la Città a chiedere la carità di porta in porta, come Mendicanti, fossero perciò chiamati li Frati della Carità; o pure (il che più certo stimo) perchè quel loro Oratorio si chiamasse col titolo di Santa Maria della Carità, e perciò poi, hora si chiamasse col titolo di S. Maria semplicemente, et hora con l’aggiunto della Carità; communque sia, questo è certo, che non furono due Conventi, l’uno de’ quali si chiamasse di S. Maria dell’Arena, e l’altro la Carità della Madonna dell’Arena; e ciò basti haver detto per hora di questo insigne Monistero di Padova, il quale poi, poco doppo, mutò titolo, chiamandosi, come pure hora fa, col titolo de’ SS. Giacomo e Filippo.

12 – Ci ricordiamo parimente d’haver notato sotto l’Anno del 1257 che essendosi lamentati, e dolsuti li Padri dell’Ordine de’ Minori, con il Sommo Pontefice Alessandro de’ Superiori nostri, e di quelli dell’Ordine di S. Guglielmo, come che dicessero, che questi havevano ricevuto, e tuttavia ricevevano, et accettavano all’Ordine, et Habito loro li Religiosi Professi del suo Ordine Francescano, senza la dovuta licenza de’ loro Ministri, il Pontefice per tanto, per togliere ogni occasione di discordia, che potesse nascere fra questi Ordini tanto insigni, spedì una sua Bolla commune al nostro Generale, et a quello di S. Guglielmo, nella quale gli prohibì, che per l’avvenire, non havessero in verun conto ardire d’accettare a gli Ordini, et a gli Habiti loro alcun Religioso Professo del suddetto sagro Ordine de’ Minori, senza l’espressa licenza de’ loro Superiori; aggiungendo, che se alcuno n’havevano di già in questa guisa ricevuto, od accettato, lo dovessero incontanente da loro licentiare, et al suo Ordine primiero restituire. Hora havendo li Padri Francescani ottenuta questa Bolla sopradetta contro di noi, non guari andò, che cominciarono essi pure all’incontro a porre in esecutione quell’istesso, che con tante istanze, e querele, havevano fatto prohibire essi medesimi a noi dal Pontefice; perochè si diedero a ricevere, et accettare senza alcun riguardo, i nostri Religiosi Professi, et a vestirli con l’Habito dell’Ordine loro; per la qual cosa li nostri Superiori hebbero anch’essi riccorso al giustissimo Pontefice, et esposta humilmente alla Santità Sua le loro doglianze, mossero queste di tal sorte l’animo suo, che subito spedì contro de’ suddetti Padri Minori una Bolla fulminante data in Anagni alli 11 di Giugno, l’Anno 5 del suo Pontificato, la qual Bolla si conserva nell’Archivio di Roma, et anche in questo di Bologna, e si legge nel Bollario Agostiniano a car. 29 e 30. In questa poi doppo haverli fatta una buona ripassata, perchè commettevano essi quello stesso errore, che havevano prima fatto condannare in noi; li comanda poi, che non debbano più ricevere alcun Professo de’ nostri, senza la dovuta licenza, nella seguente guisa:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

13 – [p. 629] Dilectis filijs, Generali, et universis Provincialibus, Ministris, et Fratribus Ordinis Fratrum Minorum, salutem, et Apostolicam benedictionem. Quanto praeclara Ordinis vestri Religio inter Religiones alias per insignium gratiam meritorum prerogativam virtutum, et eminentiam sanctitatis conspectiori rutilat claritate, tanto magis vestram condecet honestatem, ut omnem in vobis, iustitiam adimplentes, debitae caritatis legem erga singulos observetis, non faciendo id alijs, quod vobis adscribitis ad offensam. Sane vestris dudum supplicationibus inclinati, universis Prioribus, et Fratribus Eremitis Ord. S. Augustini, et S. Guillelmi auctoritate Litterarum nostrarum inhibuisse meminimus, ne aliquos Ordinis vestri Fratres Professos in Ordine suo recipere, vel retinere praesumant, sine Priorum suorum petita licentia, et obtenta, et decernentes nihilominus irritum, et inane quidquid per eos contra inhibitionem huiusmodi contingeret attentari, eadem auctoritate duximus statuendum, ut praesumentes scienter contra eamdem inhibitionem propria temeritate venerint, ipso facto sententiam excommunicationis incurrant, a qua, excepto mortis articulo, nec possint absolvi, nisi conspectui sedis Apostolicae se praesentent, ab ea iuxta ipsius providentiam absolutionis beneficium obtenturi. Cum igitur vos deceat pati legem, quam imponi alijs procurastis, universitati vestrae in virtute Obedientiae districtae praecipiendo mandamus, quatenus a praedictorum Eremitarum scandalis abstinentes, aliquos in Ordine ipsorum Professos, in Ordine vestro sine petita, et obtenta Priorum suorum licentia, nullatenus admittatis. Ita quod nulla inter vos, et ipsos occasione huismodi contentio valeat exoriri, sed potius, sicut decet, charitas, et dilectio iugiter augeatur. Dat. Anagniae 3 Idus Iunij, Pontif. nostri Anno 5.

14 – Parimente ritroviamo, che nello stesso giorno, Mese et Anno, spedì un’altra Bolla dello stesso tenore, al Generale, et altri Superiori dell’Ordine de’ Predicatori, nella quale similmente dice, che havendo essi ottenuta dalla sua benignità una Bolla in somigliante materia, contro de' Superiori dell’Ordine Agostiniano, il dovere della Giustitia commutativa richiedeva, che anch’essi a quella Legge soggiacessero, che essi medesimi havevano fatto contro di quelli promulgare, con tutte l’altre clausule, e circostanze, che espressamente si leggono nella Bolla soprascritta contro de’ Padri Minori, trattone il semplice Titolo della Bolla, che appunto dice:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

15 – Dilectis filijs, Magistro, et Universis Provincialibus, Prioribus, et Fratribus Praedicatorum, salutem, et Apostolicam benedictionem. Quanto praeclara Ordinis vestri Religio, etc. Con tutto il rimanente, che si legge ad litteram, nella Bolla spedita a’ PP. Minori, etc. Conclude poi come l’altra. Dat. Anagniae 3 Idus Iunij, Pont. nostri Anno 5.

16 – Havendo in questo mentre ottenuto li nostri Padri della Città di Grassa, di potere fondare un nuovo Convento entro le Mura di quella (come, che fino all’hora havessero dimorato, conforme l’antico uso dell’Ordine nell’Eremo) o che il Vescovo non troppo bene intendesse questa loro entrata nella Città, o che, richiesto di gettare la prima pietra nelle nuove fondamenta, havesse ricusato, o qualche altra occasione n’havessero, [p. 630] li suddetti Padri, implorarono per questo effetto, l’aiuto del gran Pontefice Alessandro, il quale subito a loro favore, spedì una bolla diretta al Vescovo suddetto, nella quale gli ordinò, et espressamente comandò, che dovesse in ogni modo, senza pregiuditio però d’alcuno, porre detta prima Pietra nella nuova fabbrica della Chiesa, da farsi da’ Padri Agostiniani di Grassa, in honore del loro glorioso Padre e Fondatore S. Agostino. Fu data questa Bolla alli 9 di Giugno, l’anno 5 del suo Pontificato, e registrata si legge nel Bollario Agostiniano a car. 31 ed é la seguente:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

17 – Venerabili Fratri, Episcopo Grassensi, salutem, et Apostolicam benedictionem. Circa personas pias, et humiles Divinis laudibus desudantes, te super ijs, promtum inveniri decet, et facilem, quae continent pietatem. Cum itaque dilecti filij, prior, et fratres Eremitae Grassenses Ord. Augustini Ecclesiam in honorem ipsius Sancti, ad opus eorum ibidem construere de novo cupiant, sicut dicunt; nos eorum supplicationibus inclinati, Fraternitatem tuam rogamus, et ortamur attente, per Apostolica tibi scripta mandantes, quatenus eis ad hoc, pro Apostolicae Sedis, et nostra Reverentia, primarium lapidem largiaris, sine iuris praeiuditio alieni. Dat. Anagniae 5 Idus Iunij, pontific. nostri Anno 5.

18 – Da questa Bolla io ne cavo con evidenza contro del P. Empoli, che non fu questa la prima fondatione, che facessero, o dentro, o fuori di questa Città li nostri Padri Agostiniani, come pare, che egli vogli assolutamente dire, nell’Argomento, ch’egli fa avanti questa Bolla, in cui dice: Conventus Grassae fundatio Episcopo Grassensi committitur. Imperochè il Papa non commise al Vescovo la Fondaditione del detto Convento, ma solo, che si dasse la prima Pietra, s’intende benedetta, da gettarsi nelle Fondamenta, non d’un nuovo Convento, ma d’una nuova Chiesa, come espressamente si cava dalle parole del Pontefice, ove dice nel pricipio della Bolla: Cum itaque dilecti filij, etc. Ecclesiam in honorem ipsius Sancti, etc. construere de novo cupiant, etc. né questa fu la prima volta, che li Padri nostri fondarono un Monistero nella detta Città, ma ve l’havevano già fondato di molto tempo prima; e si deduce pure dal principio della Bolla ove il Papa dice, che volendo il Priore, et i Frati Eremiti di Grassa dell’Ordine di S. Agostino, fabbricare una nuova Chiesa in honore del loro Santo Padre, gli è segno, che ivi erano li detti Priore e Frati prima, che si fabbricasse la detta Chiesa, altrimente haverebbe detto, che desiderando li Frati Eremiti di S. Agostino, di fondare una nuova Chiesa e Convento, dentro, o fuori della città di Grassa, perciò li comandava, che li dovesse accettare, et in oltre darli ancora la prima Pietra, etc.

19 – Et in vero era questo Convento molto più antico di questo tempo, anzi che viene stimato da’ nostri Scrittori il più antico della provicia di Provenza; e ciò anche si può dedurre dalle Bolle antiche di varj Pontefici, come d'Innocenzo IV, d’Alessandro IV, di Clemente IV, d’Urbano IV e d’altri molti; quali Bolle testifica di haver vedute il nostro P. Girolamo Romano nella Centuria 9 a car. 53, sotto l’Anno 1271, e fra l’altre, dice d’ haverne veduta una d’Alessandro IV, nella quale fa mentione espressa dell’Apparitione del nostro P. S. Agostino, ch’egli hebbe, mentre il detto Santo, per tre notti seguenti, apparendoli col Capo grande, e con le Membra piccole, e meschine, nel che fare, [p. 631] venne tacitamente ad ordinarli, che dovesse fare, come poi fece, la Grande Unione Generale dell’Ordine suo disperso, e diviso. Soggiunge di vantaggio il detto Autore, che nel detto Convento vi si conservava ancora nel tempo, in cui egli per di là passò, una lettera di Papa Leone III, scritta al Convento di S. Mauritio di Ginevra, e moltissime altre Scritture antichissime vi trovò, le quali ben chiaramente dimostravano la nobiltà, e splendore di questo antico Convento, il quale però nel tempo in cui vi fu il detto P. Romano, cioè a dire, intorno a gli Anni di Christo 1569, era ridotto in malissimo stato, a segno, che appena poteva alimentare quattro, o sei Religiosi; hoggidì pure, per quanto intendiamo, ha di poco migliorata la sua sorte. Non contento però il clementissimo Pontefice, d’haver concesso il poco dianzi da noi narrato favore, a questi Padri di Grassa, ve ne volle aggiungere un altro, e fu questo, che havendo già fabbricata, o per lo meno cominciata a fabbricare la suddetta Chiesa di Grassa, affinchè ella fosse con maggior fervore frequentata, e visitata, concesse a tutt’i Fedeli, che visitata l’havessero, un’Indulgenza di 100 giorni, e ciò nella Festa del glorioso P. S. Agostino, pur che fossero confessati e comunicati. Fu data questa bolla a’ 15 di Luglio, l’anno quinto del suo pontificato, e questa per appunto si legge nel nostro bollario a car. 32 nella seguente guisa:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

20 – Universis Christi fidelibus, praesentes litteras inspecturis, salutem, et Apostolicam benedictionem. Vitae perennis gloria, qua mira Benignitas Conditoris omnium beatam coronat aciem civium supernorum a redemptis praetio Sangunis fusi de praetioso corpore Redemptoris, meritorum debet acquiri virtute, inter quae illud esse praegrande dignoscitur, quod ubique, sed praecipue in Sanctorum Ecclesijs Maiestas Altissimi collaudetur. Rogamus itaque Universitatem vestram, et hortamur in Domino, in remissionem vobis peccaminum iniungentes, quatenus ad Ecclesiam dilectorum filiorum Prioris, et Fratrum Eremitarum Grassensium Ordinis S. Augustini, quae in honorem ipsius Sancti constructa esse dignoscitur, imploraturi a Domino delictorum veniam, in humilitate spiritus accedatis. Nos enim ut Christifideles, quasi per praemia salubriter ad merita invitemus, de Omnipotentis Dei misericordia, et Beatorum Petri, et Pauli Apostolorum eius auctoritate confisi, omnibus vere paenitentibus, et confessis, qui ad supradictam Ecclesiam in Festo eiusdem Sancti, causa devotionis, accesserint, annuatim centum dies de iniucta sibi penitentia misericorditer relaxamus. Datum Anagnie Idibus Iulij, Pontificatus nostri Anno quinto.

21 – Provò pure altresì gli effetti della Benignità di questo Santo Pontefice, il Monistero, od Eremo di S. Leonardo della Selva del Lago, quattro miglia distante da Siena, mentre con una sua gratiosissima Bolla, lo rese esente dal prestar Procure a qual si voglia Nuncio, o Legato Apostolico, pur che non sia Cardinale, in vigore di qual si sia Lettera Apostolica, impetrata, o da impetrarsi, se non sarà espressa mentione di questa Bolla, et Indulgenza, con derogare espressammente a questa. Fu data questa Bolla pure in Angni a’ 26 di Giugno, l’Anno 5 del suo Pontificato, e si conserva nell’Archivio dell’insigne Monistero di S. Salvatore di Lecceto, il di cui tenore è questo che siegue:

Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.

22 – [p. 632] Dilectis filijs, Priori, et Fratribus Eremi S. Leonardi Silvae Lacus Ord. S. Augustini Senensis Dioecesis, salut. et Apostol. benedictionem. Inducunt Nos vestrae Religionis merita, ut vos illa prosequamur gratia, quam vobis fore cognoscimus oportunam. Hinc est, quod Nos attendentes, quod vos, qui in bonis temporalibus minime abundatis, Iesu Christi obsequio vos totaliter deputastis, ut ad praestandum procurationes aliquas Legatis, seu Nuntijs Apostolicae Sedis vobis impositas, vel etiam imponendas, Romanae Ecclesiae Cardinalibus dumtaxat exceptis, minime teneamini, nec ad id compelli possitis per Litteras Apostolicas impetrandas, vel etiam impetrandas, nisi dictae Litterae impetrandae plenam, et expressam de Eremo, et Ordine vestro, ac Indulgentijs huiusmodi fecerint mentionem, devotioni vestrae auctoritate presentium indulgemus, Excommunicationis, Suspensionis, vel Interdicti sententiam, si quas in vos, vel aliquem vestrum, occasione huiusmodi per quoscumque, contra huiusmodi Indulti tenorem promulgari contigerit, decernentes irritas, et inanes. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Dat. Anagniae septimo Kal. Iunij, Pont. nostri Anno 5.

23 – Ma già, che siamo su le Porte della bella e nobile Città di Siena, e sarà bene, che registriamo un atto eroico di questa famosa Patria, quale racconta nell’Historie di quella, Orlando Malavolti nella seconda parte del lib. I a car. 6 et é questa; che trovandosi in grandissima necessità il nostro Convento di S. Maria di Monte Specchio, et havendo fatto riccorso al Senato di Siena, questo subito, si mosse a pietà di quel sagro Luogo, e li diede un’elemosina molto grande: quanto poi fosse grande, e che ne necessità fosse quella, che costrinse li Padri di Monte Specchio a riccorrere all’aiuto e patrocinio di que’ Signori, come non lo spiega l’accennato Malavolti, così né meno noi lo potiamo in questo luogo riferire; solo ci giova di accennare, che questo é uno di que’ due Conventi, li quali havendo, fino all’anno 1231 vissuto Eremiticamente, ma però senza Regola alcuna approvata dalla Chiesa, ricorsero a’ piedi di Gregorio IX e lo supplicarono, che una loro concedere ne volesse, qual più piaciuta fosse alla Santità Sua; et egli havendo ordinato al Vescovo di Siena, che una dar gli ne dovesse, questi li diede poi la Regola del Padre S. Agostino, come in quel tempo abbondantemente scrivessimo.

24 – Ma per hora lasciamo Siena, e la Toscana tutta, et andiamo a visitare la gentilissima, e Reale Città di Napoli; perochè ivi ritrovaremo, per quanto scrivono tutti gl’Historici di quella gran Metropoli, e quello, che è più certo, come costa da un’Istromento autentico rogato da Rainone Crasso Notaio, che in quest’Anno considerando Suor Giuliana Abbatessa dell’Ordine di S. Basilio, insieme con l’altre sue Monache, che la loro Chiesa e Convento, situato su la Piazza d’Ercole, hora volgarmente detta il Pennino, era a così mal termine ridotto, che minacciando certa, e manifesta rovina, poco più poteva stare a precipitosamente cadere; e vedendo, che non haveva, nè forze, né danari da potere riparare, e risarcire il detto Convento, come il bisogno urgentissimo richiedeva, si risolse per tanto di trasferirsi con le sue Monache altrove, e donare gratiosamente, come in effetto fece, quel suo vecchio Convento alli nostri Padri, li quali volendo, conforme il comando della S. Sede, trasferirsi dal vecchio Convento, che era fuori, come altrove accenassimo, dentro la Città, e fabbricare [p. 633, N.B. errore di stampa: manca almeno una riga] da dargli aiuto, per mezzo di qualche Potente, che li dasse soccorso tale, che potessero fondare un Monistero degno di quella gran Patria; e furono poi non molto doppo, anche più della loro speranza esauditi, come a Dio piacendo, nel suo dovuto tempo, ampiamente scriveremo, e questo fu il primo principio del Real Convento di S. Agostino Maggiore di Napoli.

25 – E se bene hebbero il consenso di prendere il possesso del detto Convento di S. Vincenzo, donatoli da quelle Monache, dall’Arcivescovo di quel tempo, che Delfino, o Dalfinate chiamavasi, non puotero però mai al suo tempo conseguire da esso la facoltà di poter fare un Cimetero per sepellire i morti; né l’hebbero mai fino all’Anno del Signore 1270, come da un Diploma d’Aiglerio Arcivescovo, sucessore del detto Delfino, dato in Napoli nel detto Anno a’ 24 di Aprile, che fu quello appunto, che poi in virtù del detto Diploma, li concesse il Cimitero, che non gli haveva volsuto concedere il suo antecessore Delfino.

26 – Ma qui ci nasce un dubbio grave nel computo de gli Anni; imperochè, se è vero, che li nostri Padri prendessero il possesso del detto Convento col consenso dell’accennato Arcivescovo Delfino, come si dice nel suddetto Diploma d’Aiglerio, non lo puotero prendere prima dell’Anno 1263, nel quale appunto, scrive l’eruditissimo Abbate Ughelli, che questo Prelato fu eletto Arcivescovo in luogo di Bernardo Caraccioli, morto d’Ottobre del 1262, laonde in questa guisa non puol’esser vero ciò, che scrivono gl’Historiografi di Napoli, seguiti dal P. Errera, cioè a dire, che li suddetti Padri nostri fondassero il Convento di S. Agostino in quest’Anno del 1259. Ma a questo dubbio è facile la risposta; imperochè si può dire, che in quest’anno la mentovata Abbatessa di S. Vincenzo, col consenso delle sue Monache, facesse la Donatione del Monistero alli nostri Padri, e che questi poi non ne potessero havere il libero, e pieno possesso, fino al tempo del suddetto Arcivescovo Delfino; e così viene a verificarsi ciò, che dicono li scrittori Napolitani, e ciò, che anche riferisce l’Arcivescovo Aiglerio nel suo Diploma, quale, alla Lettera nel suo tempo, intieramente produrremo, quale anche viene prodotto dal mentovato Ughelli nel Tomo 6 della sua Italia Sagra, In Ecclesia Neapolitana alla col. 169 num.17, e di vero la cosa così passò, perochè l’Istromento della detta Donatione fu rogato, come testifica il P. Errera nel Tomo 2 dell’Alfabeto a car. 199 dal sopradetto Rainone Craffi Notaio in quest’Anno del 1259.

27 – Nella Chiesa di questo Convento, la quale hoggidì è stata fatta tutta di nuovo in bellissima forma, vi sono sepelliti due insigni Beati dell’Ordine, cioè il B. Agostino Trionfi d’Ancona, avanti l’altare maggiore, che fu carissimo a Roberto Re di Napoli, di cui fu Consigliere, e da cui fu mandato suo Oratore a diversi Principi, e morì l’Anno 1328; l’altro è il B. Angelo de Furcis, e giace il di lui Corpo nella Capella del Presepio, e sopra la Lapide del Sepolcro, si legge quest’Epitaffio:

Hic iacet B. Angelus de Furcis Ord. S. Augustini.

E morì, secondo la più commune opinione, verso l’Anno 1300. Vi sono altresì in questa Chiesa in quantità, et in qualità, Reliquie molto insigni, fra le quali vi è una parte notabile del Santissimo Legno della Croce; un vaso del Sangue di S. Nicola da Tolentino; un Braccio di S. Giacomo Apostolo Fratello Cugino del Signore; vi è il Capo di S. Clemente Papa, e Martire; e ciò che più rilieva, vi è il Capo di S. Luca, quale fu donato a [p. 634] quella insigne Chiesa da Carlo II Re di Napoli l’Anno 1300 per la gran devotione, che haveva al B. Agostino Novello Siciliano, che si trovò presente in quell’Anno, come Generale, ch’egli era, nel Capitolo Generale, che si celebrò in quel tempo in Napoli, ove anche depose humilmente l’Officio, prima del tempo.

28 – Da questo Monistero poi, ne sono usciti Huomini insignissimi in ogni sorte di virtù, e fra gli altri più Illustri, io ritrovo otto Vescovi, il primo de’ quali fu un tal Clemente, che fu creato Vescovo Telesino da Bonifaccio IX, l’Anno 1398, il quale era stato prima Penitentiero Apostolico; il secondo, fu F. Carlo da Napoli, che fu creato Vescovo di Policastro da Papa Eugenio IV l'Anno 1445; il terzo fu F. Girolamo, che fu creato vescovo d’Oppido da Papa Nicola V, l’Anno 1449, essendo prima stato Maestro del detto Pontefice; il quarto fu Ambrogio Gentile, che fu creato Vescovo Lamacense, e Suffraganeo di Mantova, gran Platonico, e gran Predicatore, che compose il dottissimo Quaresimale intitolato Gentile; il quinto fu Gio. Giacomo Barba, il quale doppo essere stato due volte Procuratore Generale, fu poi eletto Sagrista da Paolo III, e poi creato Vescovo di Teramo in Abruzzo l’Anno 1546, e poscia finalmente di Terni nell’Umbria l’Anno 1553; il sesto fu F. Baltassarre di Casa Monaco gran Teologo, che fu creato Vescovo di Lesina; il settimo fu Maestro Bonaventura d’Avalos, fratello del Marchese del Vasto, che fu creato Vescovo della Vulturara da Urbano VIII, l’Anno 1643, e fu poi trasferito da Innocenzo X alla Chiesa di Nocera de’ Pagani l’ Anno 1654; l’ottavo, et ultimo finalmente, è stato il P. Maestro Fulgentio Arminio nato in Avelino, ma poi fatto figlio di questo Convento di Napoli, con un Breve particolare d’Alessandro VII, che molto bene conosceva le rare virtù di questo gran Soggetto, e spetialmente la gratia grande, et il dono singolare, che nostro Signore gli ha dato nella santa Predicatione; hoggidì è vescovo di Nusco, dignità conferitali da Papa Clemente IX, ancora vive, e tutto che sia Prelato non sa, o non puole tralasciare l’Apostolico offitio della Predicatione. Ha poi havuti altri Huomini insigni nella Dottrina, e nelle Lettere, e fra gli altri molto viene decantata la Fama d’un tale F. Giacomo de Vasis d’origine Francese, nato di nobilissimo Sangue, che fiorì verso gli Anni di Christo 1327, come scrive il Summontio nel lib. 2 della seconda parte della sua Historia di Napoli, et ultimamente fu fatto Assistente d’Italia Maestro Pietro Paolo Casella, che morì l’Anno 1650; Maestro Ambrogio Guidetti consumatissimo Teologo; Maestro Fulgentio Giorno dal Giudice, di cui presto s’aspettano alcune Opere alla Stampa, particolarmente l’intiero corso della Filosofia, secondo il nostro fondatissimo Egidio Colonna; e moltissimi altri, de' quali ne’ loro tempi, e luoghi, faremo, a Dio piacendo, honorata memoria.

29 – Hebbe principio ancora in quest’Anno medesimo, il Monistero delle nostre Monache di S. Orsola di Toledo; gli è ben però vero, che in questo principio non fu istituito, e fondato per Monache Velate, e Professe, ma per semplici Mantellate, o Pinzoccore; tanto riferisce il P. Girolamo Romano nella Centuria 9 a car. 51. Ma poscia doppo alquanto di tempo, divenne Monistero di Monache Velate prima dell’Anno 1556, non si sa però da chi fosse fondato; questo ben si è certo, che ha poi sempre date a Dio, et alla Religione, in varj tempi, molte Religiose santissime, delle quali promettiamo di esattamente trattare, con la Divina Gratia, ne’ tempi appunto ne’quali elleno fiorirono, et illustrarono la Chiesa, e la Religione.