Tomo IV

ANNO 1265

Anni di Christo 1265 - della Religione 879

1 - [IV, p. 710] Ogni giusta ragione, e di tempo, e di convenienza richiede, che noi diamo felice principio All'Anno del 1265, con l'Elettione, e Creatione del nuovo Pontefice, la quale appunto nella seguente guisa passò. Erano scorsi, doppo la morte del Santiss. Urbano, più di quattro Mesi, né per anco i Cardinali s'accordavano, né sapevano qual Soggetto potessero eleggere, il qual fosse degno di succedere al morto Urbano; per la qual cose, il benedetto Iddio, compiacendosi di questa loro così retta intentione, e santo zelo, gl'ispirò di repente, e finalmente gl'indusse ad eleggere per Sommo Pontefice, in luogo del Defonto, il Card. Guido Grossi Francese, il quale appunto in quel tempo non era con gli altri in Conclave, ma si ritrovava in viaggio di ritorno in Italia, dalla sua Legatione del Regno d'Inghilterra; questi essendo prima un gran Giuriconsulto, et havendo havuto Moglie e Figliuoli, doppo morta la Moglie, fattosi Prete, servì d'ottimo Consigliere, et anche di Secretario al Glorioso Re di Francia S. Luigi per qualche tempo; indi fu da esso promosso al Vescovato prima Podiense, e poscia di Narbona, e finalmente ne gli ultimi Anni d'Urbano fu da esso creato Cardinale, e Vescovo Sabinense, e poi anche ultimamente fu, come piacque a Dio, eletto Sommo Pontefice; nella quale suprema Dignità, se non avanzò la Santità del suo Antecessore, caminò per lo meno di pari passo con esso lui. Saputa dunque la nuova della sua Creatione, l'accettò come venuta dal Cielo, e giunto in Perugia ne prese il possesso, chiamandosi col nome di Clemente IV, e d'indi passatone in Viterbo, ivi a' 22 di Febraio, nel giorno appunto della Cattedra di S. Pietro, fu solennemente Coronato; et attese poi per tutto il tempo del suo Pontificato, che fu però breve per i peccati del Mondo, a governare la Chiesa con tanta integrità, zelo, e giustitia, che si rese immortale appresso Iddio, e gli Huomini per tutt'i Secoli.

2 - Hora, che habbiamo riferita la Creatione del nuovo Pontefice, fa di mestieri, che raccontiamo ancora l'Elettione del nuovo Generale dell'Ordine nostro. Già narrassimo nell'Anno scorso, la morte del nostro primo Generale doppo l'Unione, il Beato Lanfranco da Milano, e soggiungessimo, che essendo stato fatto un Vicario Apostolico dal Pontefice, acciò governasse la Religione in luogo del Defonto fino al tempo del nuovo Capitolo, questi sodisfece molto bene al suo dovere, et havendo in quest'Anno convocato li Padri Capitolari dell'Ordine in Roma nel Monistero insigne di S. Maria del Popolo, questi finalmente, doppo varj consulti, invocato l'aiuto, e l'assistenza dello Spirito Santo, alla per fine di comune accordo, diedero i loro Voti a favore d'un Religioso, per bontà di vita, dottrina, prudenza e zelo, molto cospicuo in tutto l'Ordine; chiamavasi questo F. Guido Antoniani, nato nella Staggia Castello nello Stato Fiorentino, situato ne' confini del Sanese, il quale, come scrivono alcuni, fra quali Monsign. Ambrogio Landucci di b. m., già Sagrista di N. S. era figlio, et Alunno del Santiss. Convento di Lecceto; e non sarebbe gran fatto, che così fosse stato, perochè nel suddetto Castello non v'è Convento dell'Ordine, nè vi fu mai, che si sappi, in tempo alcuno; solo v'è quello di S. Antonio detto del Bosco, lontano dal detto Castello, cosa di due miglia, del quale ancora puol'essere, che fosse figlio; e se fu anche di Lecceto, lo fu forse per addottione, la qual cosa in que' tempi antichi, facilmente costumavasi di fare. [IV, p. 711] Governò poi questo Generale l'Ordine tutto, con tanta prudenza e rettitudine, lo spatio di cinque Anni intieri, come quasi communemente si stima, benchè non vi manchino Autori, che scrivono, che morisse in capo alli quattr'Anni del suo governo, che non fu alcuno, che si pentisse d'haverlo eletto, anzi che tutti ringratiarono di buon cuore il Signore, che gli havesse a ciò fare ispirati; cadde poi l'elettione di questo Generale nel Mese di Maggio.

3 - La prima Bolla, che ritroviamo fatta da questo Pontefice a beneficio dell'Ordine nostro consiste nel farci esenti dal pagamento della Canonica Portione, in tutte le cose, che ci sono lasciate da' buoni Fedeli, o per la fabbrica della Chiesa, o per mantenimento de' Lumi, o per gli Anniversarj, Settimi, Vigesimi, Trigesimi, o altre cose, che spettino al culto Divino, pur chè in ciò non vi sia alcuna frode. Fu data la Bolla di questa concessione in Perugia a' 22 di Giugno, l'Anno primo del suo Pontificato, et è questa, che siegue:

Clementes Episcopus Servus Servorum Dei.

4 - Dilectis filijs, Generali, et caeteris Prioribus, et Fratribus Eremitis Ordinis S. Augustini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Devotionis augmentum vobis Deo provenire confidimus, si super ijs, quae digne cupitis, promptos Nos ad gratiam habeatis. Hinc est, quod Nos vestris supplicationibus annuentes, ut de ijs, quae in ornamentis, vel pro eis, seu Fabrica, Luminaribus, Anniversario, Septimo, Vigesimo, Trigesimo, sive alijs ad perpetuum cultum Divinum, vobis, aut Ecclesijs vestris legantur, dummodo in hoc aliqua fraus non fiat, nulli portionem Canonicam teneamini exhibire, auctoritate vobis praesentium indulgemus. Districtius inhibentes, ne quis eam a vobis de ijs exigere, vel extorquere praesumat. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Datum Perusij decimo Kalendas Iulij, Pontificatus nostri Anno primo.

5 - In questo tempo havendo determinato li nostri Padri di Reggio di fabbricare una nuova Chiesa, supplicarono il Pontefice Clemente IV affinchè si degnasse d'ordinare al Vescovo di Reggio, acciò facesse il getto della prima Pietra nelle Fondamenta della detta Chiesa; et il Sommo Pastore si compiacque d'esaudirli, che però ordinò al detto Vescovo, che dovesse favorire li detti Padri di quanto bramavano; fu data la Bolla in Perugia a' 23 d'Ottobre, e si conserva nell'Archivio nostro di Reggio, la di cui copia è la seguente:

Clementes Episcopus Servus Servorum Dei.

6 - Venerabili Fratri Episcopo Regensi, salutem, et Apostolicam benedictionem. Circa devotos Dei Famulos te super ijs ad benignitatis gratiam promptum inveniri decet, facilemque superat pietatem. Cum itaque dilecti filij, Prior, et Fratres Domus Eremitarum de Regio Ordinis S. Augustini, sicut ipsi nobis significare curarunt, ibidem Ecclesiam construere cupiant in qua divinis laudibus immorentur, Nos ipsorum devotis supplicationibus inclinati, fraternitatem tuam attente rogandam duximus, et monendam, per Apostolica tibi scripta mandantes, quatenus dictis Priori, et Fratribus pro divina, et nosta reverentia, te in hac parte constituens propitium, et benignum eis pro construenda dicta Ecclesia primarium lapidem, sine alieni iuris praeiudicio largiaris. Datum Perusij decimo Kalen. Novembris, Pontificatus nostri Anno primo.

7 - [IV, p. 712] In quest'Anno medesimo lo stesso Pontefice concesse a' Padri Minori un Privilegio, il quale se molto durava, riusciva di gran pregiuditio a gli Ordini Mendicanti; la somma di questo Privilegio consisteva in questo, che niuno de gli Ordini Mendicanti, e nominatamente quelli de' Padri Predicatori, della Penitenza di Gesù Christo, de' Carmelitani, e de gli Eremiti di S. Agostino, non potessero in conto alcuno in qual si voglia parte del Mondo fondare Conventi, e Chiese vicini a' Conventi de' Padri Minori, meno di 300 Canne, da doversi misurare anche per aria, quando in altro modo non si potesse; derogando a qual si voglia Privilegio, che potessero li suddetti Ordini produrre, per esimersi da questa prohibitione, quando però li detti Privilegi, non faccino espressa eccettione, et esclusione di questo Privilegio concesso a' Minori; questo poi viene prodotto dal Padre Luca Vadingo nel Regesto delle Bolle del secondo Tomo de' suoi Annali de' Minori a car. 104, il qual Privilegio è questo, che siegue:

Clemens Episcopus Servus Servorum Dei.

8 - Dilectis filiis, Generali, et Provincialibus, Ministris, ac Universis Fratribus Ord. Fratrum Minorum. Ad consequendam gloriam caelestis patriae sic Divina pietas humilitatem vestram per suam gratiam cernitur allexisse, quod semper ad hoc intenti estis, et vigiles, ut illam vobis, et proximis per innocentis vitae studium acquiratis; haec enim et alia sancta pauperrimae Religionis vestrae merita nos inducunt, quod sumus ex intimo cordis affectu solliciti, ut in omnibus, quae ad Dei laudem, et tranquillum statum devotionis vestrae cupitis, habeamus providentiae studium efficacis. Sane non sine quadam pertubatione animi frequenter audivimus, quod inter vos, et Religiosos aliquos illa de causa aemultionis, et diffensionis materia oriretur, quod ipsi Domos, et Ecclesias Regulares iuxta loca vestra, non sine vestro gravi praeiudicio, et dispendio manifesto, quandoque construere praesumebant. Cum itaque ad Apostolici spectet officij dignitatem de regno militantis Ecclesiae cuiuslibet scandali materiam abolere; Nos digne volentes, quod huiusmodi aemulationis, et diffensionis occasio per diligentiae nostrae studium amputetur, auctoritate praesentium ordinamus, et disctricte inhibemus, quod nulli liceat amodo de Praedicatorum, Paenitentiae Iesu Christi, Beatae Mariae de Monte Carmeli, Eremitarum S. Augustini, et S. Clarae, alijsque Ordinibus in paupertate fundatis, nullique mulierum, de praedictis, seu quibuscumque alij Ordinibus aliquod Monasterium, Ecclesiam, vel Oratorium edificare, seu construere, nulli quoque saeculari, vel Religioso cuiuscumque professionis Ecclesiam, vel Monasterium, seu Oratorium iam aedificatum in aliquem transferre de Ordinibus memoratis infra spatium 300 Cannarum a vestris Ecclesijs mensurandarum, per aerem etiam ubi alias recte mensurari loci dispositio non permittit. Praeterea statuimus, ut quidquid contra huiusmodi ordinationis, et inhibitionis nostrae tenorem ex nunc in antea aedificatum fuerit, diruatur. Et ne de notitia Ordinum, et quantitate cannarum huiusmodi aliqua possit dubitatio exoriri, illos Ordinis intelligi volumus in paupertate fundatos, qui ex Regula, vel Constitutionibus suis extra septa Ecclesiarum Monasteriorum suorum, vel officinarum earum, et clausuram ipsorum nullas debent possessiones habere. Quod si aliquis de Ordinibus ipsius possessiones in aliquibus membris suis habere, in alijs vero non habere noscatur, eum quo ad ordinationem, inhibitionem, [IV, p. 713] et statutum huiusmodi praedictis Ordinibus in paupertate fundatis annumerari volumus, et quamlibet cannarum ipsarum octo palmorum longitudinem continere, non obstantibus varia locorum consuetudine, sive Privilegijs, Indulgentijs, seu Litteris quibuscumque, tam supradictis Ordinibus, quam mulieribus, vel eorum alicui ab Apostolica Sede, sub quacumque forma concessis, seu etiam concedendis, quae de praesentibus spetialem, et expressam non fecerint mentionem. Nulli ergo nostrae Ordinationis, Inhibitionis, et Constitutionis etc. Si quis, etc. Dat. Perusij 2 Kal. Decembris, Pont. nostri Anno primo.

9 - Afferma parimente il P. Lungo nel suo Cronologico Breviario, che in quest'Anno istesso, il suddetto Pontefice Clemente IV con una sua Bolla, diede facoltà, e concesse alli due Ordini de' Predicatori, e de' Minori, di poter succedere nell'Heredità de' Secolari, come se realmente fossero nel Secolo rimasti, e ciò per mancanza della carità e dell'elemosine; e questa Bolla si distese poi anche per participatione, così all'Ordine nostro, come altresì a tutti gli altri Ordini Mendicanti; e tutto ciò con gran ragione dal prudentissimo Pontefice fu stabilito imperochè dovendo i Religiosi de gli Ordini Mendicanti, secondo il loro Istituto, attendere con tutto lo spirito e le forze loro, a procurare con la loro Predicatione e Dottrina, la salute dell'Anime, e così cooperare, con il loro validissimo soccorso, a' Vescovi, et a gli altri Ministri della Chiesa dall'un de' lati, et essendo notabilmente mancate, come poco dianzi dicevamo, l'Elemosine, pativano per tanto, e scarseggiavano d'ogni cosa i poveri Servi di Dio, non potevano per ciò accudire a continui bisogni de' Fedeli; laonde e fu necessario, che il Pontefice, a così gran disordine, con questa sicura provisione rimediasse; la Bolla fu diretta a gli Ordini de' Predicatori, e de' Minori, la quale viene prodotta dal P. Vadingo nel Regesto del Tomo 2 a car. 100, e fu data in Perugia alli 11 di Febraio l'Anno primo del suo Pontificato, la di cui copia è questa:

Clemens Episcopus Servus Servorum Dei.

10 - Dilectis filijs, Magistro, et Fratribus Ord. Praedicatorum, nec non Ministro Generali Ord. Fratrum Minorum. Obtentu Divini nominis, cuius cultui, sub sacrae vestrae Religionis observantia studetis mente devotissima deservire, votis vestris libenter annuimus, et petitiones vestras in his quae dignae deposcitis, favorabiliter exaudimus. Ex parte siquidem vestra fuit propositum coram nobis, quod nonnulli Praelati, Clerici, et Laici, in diversis Mundi partibus constituti, asserentes vos Mundo fore mortuos, nec valentes proprium possidere, vos occasione huiusmodi a quibuslibet successionibus excludere moliuntur. Quare pro parte vestra fuit nobis humiliter supplicatum, ut ne contingat vos propter huismodi praesumptionem talium aliquod incurrere nocumentum, congruum remedium adhiberi paterna diligentia curaremus. Nos itaque vestris petitionibus benignus attendentes, authoritate Apostolica declaramus, quod vos in temporalibus bonis, in quibus succederetis in saeculo existentes, licete possitis succedere, et bonorum ipsorum possessiones apprendere, ac vendere libere, bona ipsa, eorumque praetium in utilitatem vestram convertere, prout vobis melius videbitur expedire. Universas autem interdicti, suspensionis, et excommunicationis sententias, quas contra praesentis declarationis tenorem per quemcumque fieri contigerit, decernimus irritas, et inanes. Nulli ergo nostrae declarationis, ac Constitutionis, etc. Datum Perusij 2 Idus Febr. Pont. nostri Anno primo.

11 - [IV, p. 714] Scrivessimo nell'Anno scorso, come li nostri Padri di Spoleto, che stavano però fuori della Città, havevano, per mezzo del Card. Riccardo di S. Angelo Protettore dell'Ordine, ottenuta licenza di passare nella Città dal Vescovo di quella, per fondare un nuovo Monistero in alcune loro Case, che havevano acquistate. In quest'Anno di vantaggio, il suddetto Vescovo, per far cosa più grata, così al Cardinale suddetto, come alli stessi Padri, si compiacque di donarli la Capella, o Chiesa di S. Nicolò, la quale era contigua alle dette Case, et Oratorio, ove di già habitavano, affinchè con maggior commodo loro potessero ivi stare; la Donatione poi di questa Chiesa, la stabilì, et autenticò con un suo Diploma dato appresso l'Ospitale nuovo dentro della detta Città, sotto il giorno decimo d'Aprile in quest'Anno del 1265, il Diploma poi è del tenore che siegue:

Bartholomaeus Voratus Spoletanus Episcopus.

12 - Fratribus Ordinis S. Augustini apud Spoletum commorantibus, praesentibus, et futuris in perpetuum. Quia Capella S. Nicolai de Spoleto adeo tenuis est in Possessionibus, et alijs bonis temporalibus, quod vix invenitur Minister, qui serviat in eadem; quapropter defectu temporalium patiatur eadem Ecclesia in spiritualibus detrimentum; volentes eidem, ex officij nostri debito providere, consideravimus, quod eadem Ecclesia est contigua Domibus in quibus habitatis, unde credimus, quod per vestrae solicitudinis studium eidem in spiritualibus subveniri congruentius valeat, et in ijs, quantum ad huiusmodi cultum, et Christianae Religionis decus pertinet, reformari. Ideoque praedictam Ecclesiam in nomine Domini Iesu Christi, et B. Mariae Virginis, Beatorum Nicolai, Augustini, et ipsius Ordinis, ad instantiam quoque precaminum Vener. Patris D. Riccardi S. Angeli Diaconi Cardinalis, vobis, et Ordini vestro donamus, et Provincialem vestro nomine acceptantem instituimus, cum omnibus iuribus, et pertinentijs suis, dando vobis licentiam, ut intretis Possessionem, vel quasi Possessionem, cum volueritis, et celebretis ibi Divina Officia, et libere disponatis de ea sicut de alijs Ecclesijs vestris; salvis tamen temporalibus, pro ut Monasterium pro omni iure ab eadem Ecclesia suscipere rationabiliter consueverit. In cuius rei Testimonium praesentem scripturam Nostri Sigilli munimine iussimus roborari. Datum apud Hospitale novum, die 10 Mensis Aprilis, Anno Domini 1265 Indictione octava.

13 - Con questa donatione della Chiesa di S. Nicolò, maggiormente innanimati i Padri, proseguirono la Fabrica del Convento, il quale riuscì poi assai grande e bello, e fecero anche in progresso di tempo ampliare notabilmente la Chiesa, la quale hoggidì è molto grande; laonde noi stimiamo, che ne' tempi più antichi vi stasse una numerosa Famiglia; hoggidì però non vi stanno più di otto o dieci frati. In questa Chiesa vi è il benedetto Corpo della B. Christina Visconti di Spoleto, il quale sta collocato in un'Arca di Marmo sopra l'Altare di S. Michele. Ha poi prodotti questa Casa alcuni Soggetti molto Illustri, fra quali, i più cospicui sono stati il P. Maestro Matteo da Spoleto, che mentre stette nell'Ordine, fu molto utile, imperochè fondò alcuni Conventi, e spetialmente si stima, che fosse Fondatore di quello di Gualdo di Nocera, di Sigillo, e di Cantiana, quali tutti dedicò alla Gloriosa Vergine S. Cattartina; fu poi questo buon Padre creato Vescovo di Faenza da Papa Bonifaccio VIII, l'Anno 1301[IV, p. 715] come scrive il P. Ughelli nel Tomo 2 della sua Italia Sagra in Ecclesia Faventina alla col. 523, se bene intendo, che in Faenza vi siano Scritture del 1300, nelle quali viene nominato come Vescovo della detta Città, fu altresì figlio di questo Monistero, quel famosissimo Predicatore, che tanto illlustrò, et honorò la nostra Religione, Maestro Gabriele Garofali, il quale fu altresì huomo di santa vita, e fu Istitutore dell'Ordine de' Canonici Regolari di S. Spirito di Venetia, hoggidì estinto; e quest'Ordine l'istituì mentre era Priore del nostro Convento di Santa Maria di Nazaret al Lido di Venetia, et i primi Canonici furono quattro Frati nostri Professi figli di quel Convento, cioè a dire, F. Michele Morosini, F. Filippo Paruta, Andrea Bondimiero, e Francesco Contarini, tutti Nobili Venetiani, e ciò successe l'Anno 1423 e se bene anch'egli si fece Canonico, nondimeno indi a poco fece ritorno nell'Ordine suo antico; e fu poi creato Vescovo di Nocera de' Pagani nel Regno di Napoli; et essendo in fine morto nella sua Patria, fu un Sepolcro di Marmo sepellito nel Choro nella Chiesa di questo Convento di Spoleto; nel suo tempo, e luogo proprio, così di lui, come di tutte l'altre cose, che spettano a questo Monistero, scriveremo.

14 - Anche li nostri Padri di Fano, li quali erano stati, per lungo tratto di tempo, nel picciolo convento di S. Stefano in Palude, poco fuori della città, desiderando d'entrar dentro a fondare un nuovo convento, e conoscendo che la Chiesa Parrocchiale di S. Lucia sarebbe stata molto a proposito per essi, pensarono per tanto d'implorare l'agiuto, et il favore del Card. Simone Paltinerio del Titolo di S. Martino in Monte, il quale in questo tempo era Legato Apostolico nella Marca d'Ancona; et in effetto havendolo supplicato li detti Padri a voler scrivere al Prevosto della Cattedrale, affinchè così egli, come i Canonici del suo Capitolo del suo Capitolo, per quanto a loro spettava, volessero compiacersi di donare la detta chiesa di S. Lucia alli detti Padri, supposta sempre la libera cessione del Rettore di quella: il che havendo fatto volontieri il detto Cardinale con sue lettere date in Fabriano a' 9 d'Agosto di quest'Anno, il Prevosto, che era Capellano del detto Cardinale, per servire il suo Signore, radunò bentosto il Capitolo, essendo all'hora la Chiesa di Fano senza Vescovo, e li propose la detta Donatione, e tutti di commune consenso si contentarono che la detta Donatione si facesse, consentendovi ancora Pietro Rettore di quella chiesa; e nella Scrittura del detto consenso, e beneplacito del Prevosto, e de' Canonici, si dice, che volontieri prestano il loro consenso, non ignari (così riferisce il P. Errera nel tomo primo dell'Alfabeto a car. 258, perchè noi non habbiamo potuto per anco havere nelle mani la detta scrittura, se bene l'abbiamo veduta) quod Ecclesia S. Luciae de Fano longe melius, et reverentius per Fratres Eremitas Religiosos Ordinis B. Augustini, quam per saeculares clericos cultu ipso fovebitur, et in oculis omnium, tractabitur, et regetur. Passati poi che furono tre giorni, cioè a dire, a 19 d'Agosto, il Prevosto sudetto ordinò a Maestro Bartolomeo Veronese suo Scrittore, e Sindico de' detti Padri di S. Agostino, che dovesse dare il possesso della chiesa di S. Lucia alli detti Padri, quali stimo io, che fossero que' medesimi, li quali havevano presentate le lettere del Card. Paltinerio al Prevosto, cioe a dire, F. Romano Priore di S. Stefano di Fano, e F. Benedetto Priore di S. Biagio di Brettino. Come poi fosse questa donatione riconfirmata dal suddetto Capitolo, e da D. Pietro Rettore, et ogni cosa altresì autenticata, e confirmata dal Vescovo indi a poco creato, lo vedremo nell'anno seguente.

15 - [IV, p. 716] Sono poi usciti da questo Monistero varj soggetti di molta stima, e valore, de' quali i più principali sono stati F. Antonio da Fano, huomo di santa vita, che da molti viene anche chiamato col titolo di Beato, il quale fu confessore d'Alfonso Quinto Re di d'Aragona, e fu da esso mandato Oratore a Martino V et ad Eugenio IV Sommi Pontefici. Hebbe anche questo Monistero un altro Antonio grande amatore dell'osservanza Religiosa, quale introdusse in varj conventi, e fiorì intorno al 1430, e fu coetaneo del poco dianzi mentovato. Fu Figlio parimente di questo Monistero Maestro Sebastiano Amiani Religioso di grande integrità, dottrina, e sapere; fu segretario dell'Ordine, e come gran predicatore, che'egli era, compose, e diede alla luce alcuni libri della detta professione; intervenne al sagro Concilio di Trento, et in somma fu huomo per ogni parte famoso: ultimamente pure illustò in sommo grado questa Casa, il Reverendiss. P. Maestro Fortunato Scacchi, che fu peritissimo nella Lingua Latina, Greca, Hebraica, e Siriaca, e diede anch'egli varj libri alle stampe, e molti ancora ne lasciò da stampare; fu Sagrista di Papa Urbano VIII di cui dicono, che fosse ancora Maestro della Lingua Hebraica; ma di questo, e de gli altri, ne tratteremo più di proposito col Divino aiuto, ne' loro tempi, e luoghi.

16 - E' di parere Antonio Maria Campi, l'Autore dell'Historia Ecclesiatica di Piacenza nella 2 par. della detta Historia a car 23, che intorno a quest'Anno li nostri Padri, li quali, per un Secolo intiero havevano dimorato fuori della Città, entrassero finalmente dentro di quella, per fondare, come fecero, un Convento vicino alla Chiesa Parocchiale di S. Lorenzo, la quale gli era stata rinonciata dal Rettore di quella, e se bene il Locati nella sua Storia di Picenza, scrive, che questo Convento non fu fondato prima dell'Anno 1333, s'inganna però molto all'ingrosso, dice il detto Campi, e lo replica il nostro Errera nel Tomo 2 dell'Alfabeto, In Conventu Placentiae, e l'uno, e l'altro Autore hanno somma ragione, imperochè gli è certo, che nell'Anno 1306 egli era già fondato di molto tempo prima, atteso che in quell'Anno appunto nel detto Monistero morì santissimamente il B. Filippo da Piacenza, come scrivono li due Autori citati, cioè il Campi e l'Errera, quegli nella 3 par. della detta sua Historia Ecclesiastica a car 36, e l'altro nel citato Tomo2 dell'Alfabeto a car. 241. Anzi dallo stesso Campi nella 3 par. si cava, che del 1279 era in pieno essere il Convento di S. Lorenzo de' F. Eremitani, perochè nel detto Anno li furono lasciate per Testamento lire cinque da un tale Isimbardo, per celebrare alcune Messe, così egli a car. 5 della detta 3 parte.

17 - E questo è un Monistero de' primi, che habbi la Provincia di Lombardia doppo quelli di Milano, e di Pavia; vi è lo Studio di Teologia col suo Reggente, et altri Ufficiali, che soggiacciono immediatamente al P. Reverendiss. Generale; hora però è stato dichiarato Convento Generale dal Reverendiss. P. Maestro Girolamo Valvasori l'Anno 1671, ad istanza del Sereniss. Sig. Duca di Parma Ranuccio Secondo. Questa Casa poi è stata Madre seconda d'Huomini molto Illustri, così nella Santità, come nelle Lettere; nella Santità ha havuto il sopramentovato B. Filippo, il quale, se bene fu di Patria Mantovano, come piace ad alcuni, nulladimeno nella Religione fu Piacentino, et havendo menata sempre una vita santissima, santamente anche morì nell'accennato Anno 1306, e per i molti Miracoli che fece sempre fin dal tempo della sua morte, ha goduto il titolo et il culto di Beato. Fra gli Huomini dotti, viene molto decantata la Dottrina, [IV, p. 717] et il sapere di Maestro Giovanni Lozzano, che fiorì intorno a gli Anni di Christo 1370, il quale del 1333, gettato per terra il vecchio Convento di S. Lorenzo, un nuovo ne rifece, aiutato in gran parte, come stima il Campi nella 3 par. a car. 72, da' Signori Landi; honorò anche molto questo Convento un altro Maestro Giovanni Mezzatesta molto celebrato per un gran Letterato dal P. Errera nel suo primo Tomo dell'Alfabeto a car. 474; fu figlio altrsì di questo Convento Maestro Michele della nobile Casa Borghi, che fu molto caro a tutti, e spetialmente alli due Vescovi Caccia e Coconati, li quali, per la sua gran Dottrina, vollero, che fosse loro Vicario Generale, et altri molti ne ha havuti, de quali ne' loro prorj tempi faremo honorata mentione.

18 - Fu altresì fatta in quest'Anno la Fondatione d'un Convento nella Città di Tiguri nella Germania, per la quale furono somministrati grossi soccorsi da que' Cittadini, li quali havevano con grande instanza ivi chiamati i nostri Padri; e di vantaggio gli assegnarono grosse Rendite, acciò in quello si potesse mai sempre mantenere un buon numero di Religiosi. Durò questo Convento nella detta Città per lo spatio di tre Secoli e mezzo; ma come sempre più crescessero gli Eretici in quella Patria, alla perfine nell'Anno 1609, furono li Religiosi da' detti Eretici scacciati rabbiosamente dal Convento non pure, ma etiamdio fuori affatto della Città; tanto riferisce Rodolfo Ospiniano sfacciatissimo Eretico nell'Historia Tigurina, citato dall'Errera nel Tomo 2 dell'Alfabeto a car. 475. Non ha dubbio alcuno, che nel lungo spatio di tempo, in cui fu posseduto dalla Religione questo Convento, haverà prodotti, e partoriti molti Religiosi insigni, e degni di memoria; ma come non sono stati notati da gli Autori, così né meno noi quivi notare li potiamo.

19 - Riferisce pur anche il poco dianzi mentovato Errera nel Tomo primo dell'Alfabeto, che passando per la Città di Colonia un tal Vescovo di Patria Veronese, pur nome Tomaso, concesse alcune Indulgenze alla Chiesa del nostro insigne Monistero di S. Agostino, non dice però quest'Autore in che consistessero queste Indulgenze, come né tampoco, chi fosse questo Tomaso, di qual Chiesa fosse Vescovo, e se fosse Religioso della nostra, o d'altra Religione.

20 - Concludiamo in fine, per chiusa di quest'Anno, essendo cosa assai notabile, che Carlo d'Angiò fratello di S. Luigi Re di Francia, essendo stato più volte invitato, così da Urbano IV come altresì dal presente Pontefice Clemente IV a venire in Italia con poderoso Esercitio, per iscacciare il bastardo Manfredo dalli due Regni di Napoli, e Sicilia, quali da molto tempo usurpati haveva, e crudelmente sempre gli haveva tirannegiati, con promessa certa poi di dare ad esso l'Investitura delli sudetti due Regni, alla per fine, con il consiglio, e con li grossi aiuti dateli dal suo Santo Fratello, se ne venne in Italia, e dal Legato Apostolico fu dichiarato Re di Napoli, e di Sicilia, obbligandosi però egli, di pagare per tributo alla S. Sede Apostolica 40 mila Scudi l'Anno; come poi doppo questo se ne passasse nel Regno, si azzuffasse con l'inimico, e valorosamente combattendo, gli levasse, insieme con il Regno, anche la Vita, lo diremo nell'Anno seguente del 1266.