Tomo IV

ANNO 1267

Anni di Christo 1267 – della Religione 881

1 – [IV, p. 734] Il principio di quest’Anno sarà nobilitato dall’Elettione del nuovo Re de’ Romani, la quale fu finalmente fatta da gli Elettori della Germania, li quali per escludere affatto dalla pretensione dell’Imperio Alfonso Re di Castiglia, il quale in quest’Anno, più che mai faceva rovine appresso il Pontefice, elessero in fine Rodolfo Conte d’Auspurch, da cui, per dritta linea, è discesa la Serenissima Casa d’Austria, la quale hoggidì domina dall’uno all’altro Polo, et è sempre stata, et è, contro de gl’infedeli, e de gli Eretici, un fortissimo muro della Cattolica Fede; e vogliono gli Autori, e spetialmente l'Igliescas, il Mariana, Lucio Marineo, et altri molti in gran numero, che lo sublimasse Nostro Signore a così alto, e sublime stato, per un’atto eroico di riverenza, ch’egli un giorno usò col suo Santissimo Corpo. Riferiscono gli Autori communemente, ch’una mattina essendo egli uscito alla Caccia, s’avvenne in un Sacerdote, il quale a piedi, per una strada grandemente fangosa, portava il Santissimo ad un’Infermo, il che veduto da esso, subito saltò giù dal Cavallo, e postosi nel fango genuflesso adorò il suo Signore, e fece salire sul Cavallo il Sacerdote, e l’accompagnò non solo a casa dell’Infermo, ma anche alla sua Chiesa, e nel suo partire, dicono gl’Historici, che quel Prete gli dicesse, va, che Iddio ti facci riuscire Imperatore, il che poi per appunto successe.

2 – Havendo di già nell’Anno 1264 comprate li nostri Padri, che già stavano a S. Giacomo e Filippo di Savena, le Case, e Torri de’ Signori Guidozagni in strada S. Donato, e passatovi anco l’Anno medesimo ad habitare, non diedero però per all’hora pincipio alla nuova Chiesa, ma solamente attesero a ridurre in forma di Convento quelle Case, accomodando qualche Stanza grande ad uso di Chiesa, per modo di provigione, attendendo poscia a raccogliere, e materia, e danari, da poter poi quanto prima ricominciare il Tempio, quale intendevano, che dovess’essere, grande, e maestoso, come poi è riuscito maravigliosamente bene. Hora in quest’Anno trovandosi all’ordine per dar principio, supplicarono [IV, p. 735] Ottavio Ubaldino II il quale in quel tempo era Vescovo della Città, affinchè si degnasse d’honorare con la sua presenza, la solennità, ch’havevano intentione di fare nel gettare nelle Fondamenta la prima Pietra. Il che havendo egli, che cortesissimo era, promesso di fare, alla perfine nel giorno 25 di Maggio, che era di Lunedì, venne il suddetto Vescovo Processionalmente con tutto il Clero, et alla sua presenza, ricevutane prima la facoltà da esso F. Giovanni da Bologna Provinciale della Romagna, con le solite cerimonie, fece il getto della prima Pietra nelle suddette Fondamenta, e diede il titolo alla nuova Chiesa de’ Santi Giacomo ed Agostino; doppo della quale funtione, celebrò poscia solennemente la Messa, e fece Capella il detto Vescovo Ottaviano, e tutto ciò costa da un’Istromento Rogato quell’istesso giorno da Matteo di Giacomo Pallatino, e Vallino Raffacane, Notari entrambi Imperiali della Città di Bologna.

3 – Fatto dunque in questa guisa il getto della prima Pietra nelle Fondamenta della nuova Chiesa, proseguirono li nostri buoni Padri, per qualche poco, aiutati massime dall’elemosine de’ pietosi Cittadini, la fabbrica incominciata; ma come poi ben presto vedessero, che per terminare una così grande, e maestosa machina, vi volevano maggiori aiuti, e soccorsi, pensarono per tanto di riccorrere alla benignità sperimentata più volte, del pietoso Pontefice Clemente, affinchè con la sua grande autorità volesse raccomandarli a’ vicini Vescovi di Modana, ed Imola, et anche molto più a quello di Bologna, acciochè raccomandassero a’ Sudditi loro li detti Padri, con esortarli a farli larghe elemosine per il proseguimento della loro incominciata fabbrica, et in effetto non furono vane le loro suppliche; imperochè spedì subito una Bolla a’ Fedeli delle suddette tre Diocesi, nella quale raccommandandoli con ogni calore li predetti Padri, e la fabbrica loro, per maggiormente innanimarli, concesse cento giorni d’Indulgenza a chiunque havesse data qualche elemosina, o sovvenuto li detti Padri con qualche soccorso per tale effetto; questa Bolla poi, fu data in Viterbo a’ 25 di Giugno, l’Anno 3 del suo Pontificato, e questa si conserva nell’Archivio di S. Giacomo di Bologna, la copia è questa che siegue:

Clemens Episcopus Servus Servorum Dei

4 – Universis Christi Fidelibus per Bononiensem, Mutinensem, et Imolensem Civitates, et Dioeceses constitutis, salutem, et Apostolicam benedictionem. Quoniam, ut ait Apostolus, omnes stabimus ante Tribunal Christi recepturi pro ut in corpore gessimus, sive bonum fuerit, sive malum; oportet nos diem messionis extremae nostris operibus praevenire, ac aeternorum intuitu seminare in terris, quod redente Domino cum multiplicato fructu recolligere debeamus in Coelis; firmam spem, fiduciamque tenentes, quoniam qui parce seminat, parce, et metet, et qui seminat in benedictionibus, de benedictionibus, et metet vitam aeternam. Cum itaque dilecti filij, Prior, et Conventus Fratrum Eremitarum Sancti Iacobi Apostoli Bonon. Ord. S. Augustini, sicut ipsi nobis significare curarunt ibidem Ecclesiam ad opus eorum; iam dudum aedificare caeperint opere sumptuoso ad eius consumationem Fidelium subsidia sint plurimum opportuna, universitatem vestram rogamus, et hortamur in Domino, in remissionem vobis peccaminum iniungentes, quatenus de bonis vobis a Deo collatis, pias eis ad hoc eleemosinas, et grata charitatis subsidia erogetis, ut per subventionem vestram dicta Ecclesia consumari valeat, et vos per haec, et alia bona, quae Domino inspirante feceritis ad aeternae possitis [IV, p. 736] felicitatis gaudia pervenire. Nos enim de Omnipotentis Dei misericordia, et Beatorum Petri, et Pauli Apostolorum auctoritate consisi omnibus vere paenitentibus, et confessis, qui eis ad hoc manum porrexerint adiuctricem centum dies de iniunctis sibi paenitentijs misericorditer relaxamus. Praesentibus post triennium minime valituris, quas mitti per questuarios districtius inhibemus, eas, si secus factum fuerit carere iuribus decernentes. Dat. Viterbij 7 Kal. Iulij, Pont. nostri Anno 3.

5 – Ricevuta dunque i Padri questa Bolla molto ampia in que’ tempi, mandarono alcuni Religiosi di buon spirito, e talento a publicarla, e predicarla per quelle Diocesi, et in brieve tempo raccolsero moltissime elemosine, con le quali, e con altre molto grandi ricevute dal pietoso Senato di Bologna, grandemente s’avvanzarono nella detta fabbrica, e se bene non la terminarono così subito, nulladimeno non passarono molti Anni, che finalmente la ridussero all’ultima perfettione. Avverto però quivi, che la Chiesa, che in quest’Anno si cominciò a fondare non è questa, che hoggidì vediamo così nobile, e grande, ma un’altra che fu gettata a terra, nel tempo, che regnavano i Bentivogli, e fu poi fabbricata questa nuova; vero è però, che la vecchia non fu totalmente atterrata, ma vi rimase il Choro con tutte le Capelle all’intorno. E già, che habbiamo tornato a favellare del Choro, mi giova di aggiungere, che in questo nostro tempo si sono fatte le Sedie nuove di bellissima Noce, e con maestevole Architettura, con Colonnette scanellate con le loro basi, e capitelli intagliati, e con bellissime cornici corrispondenti. Diede principio a questa bellissima opera, e la fece per la maggior parte, mentre era Priore, il P. M. Marco Bondioli da Bologna l’Anno 1670 il quale fece anche Lastricare lo stesso Choro con Marmi bianchi, e rossi vagamente intrecciati, et ultimamente è stato ridotto quasi al suo perfetto compimento il lavoro delle Sedie, dal P. Maestro Nicola Casalini da Bologna, hora Priore in quest’Anno 1675.

6 – Hor mentre i suddetti Padri nostri di Bologna, erano col Divino favore, e del suo Vicario in terra, ed anche per i proprj meriti loro, così notabilmente soccorsi, e sovvenuti nella fabbrica predetta, et ancora in altre lor necessità, e massime da’ suoi Concittadini; non vi mancavano però molti altri poco timorati di Dio, li quali, o per invidia, o per mera malignità li travagliavano indebitamente del continuo, e nelle loro facoltà, et anche nelle proprie persone, per la qual cosa, furono necessitati a ricorrere di nuovo dal benignissimo Pontefice, affinchè con la suprema autorità li protegesse, e diffendesse da que’ mali Christiani. Intesa dunque il Papa una così perfida persecutione, spedì subitamente una sua Bolla al Vescovo di Forlì, ordinandoli, che con la sua autorità Apostolica, procurasse in ogni maniera di raffrenare il temerario ardire di que’ malvagi, li quali con così gran sacrilegio, osavano di offendere, senz’alcun timore dell’ira di Dio, que’ suoi Servi divoti; imponendoli sopra ogn'altra cosa, facesse, che fossero osservati i Privilegi, che tenevano dalla S. Sede Apostolica, non s’ingerisce però in conto alcuno in quelle cose, che richiedessero cognitione di causa, e che non spettassero a gli accennati Indulti, o Privilegi Apostolici; non ammettendo però nell’altre cose alcuna appellatione, che volessero interporre li miscredenti. La Bolla si conserva pure anch’ella nell’Archivio del sudetto Convento, et è la seguente:

Clemens Episcopus Serus Servorum Dei.

7 – Venerabili Fratri Episcop. Foroliviensi, fal. et Apost. Benedict. [IV, p. 737] sub Religionis habitu vacantibus studio piae vitae ita debemus esse propitij, ut Divinis beneplacitis exequendis malignorum non possint obstaculis impediri. Cum itaque dilecti filij Prior, et Conventus Domus Eremitarum S. Iacobi de strata S. Donati Bonon. Ord. S. Augustini, sicut ex parte ipsorum fuit propositum coram nobis a nonnullis, qui nomen Domini recipere in vacum non formidant, in Personis, et Bonis suis multipliciter molestari. Nos volentes eorundem Prioris, et Conventus providere quieti, et molestatorum ipsorum malitijs obviare, Fraternitati tuae, per Apostolica scripta mandamus, quatenus praedictis Priori, et Conventui favoris opportuni assistens praesidio, non permittas eos contra indulta Privilegiorum Sedis Apostolicae ab aliquibus indebite molestari; Molestatores huiusmodi per censuram Ecclesiasticam, appellatione postposita, conpescendo. Attentius provisurus, ne de ijs quae causae cognitionem exigunt, vel quae Indulta huiusmodi non attingunt, te nullatenus intromittas. Has enim si secus praesumpseris, tam praesentes has quam etiam processum, quem per te illarum auctoritate haberi contigerit omnino carere viribus, ac nullius fore decernimus firmitatis. Huiusmodi ergo mandatum nostrum sic prudenter, et fideliter exequaris, ut eius fines quomodolibet non excedas. Praesentibus post Triennium minime valituris. Dat. Viterbij 10 Kal. Septembris, Pont. nostri Anno 3.

8 – Se bene il nostro P. Crusenio scrive, che li nostri Padri di Ratisbona, prima, che fabricassero il Monistero ove hora stanno, sotto il titolo del Corpo di Christo, hebbero due altri Luoghi, citando anche in suo favore la Cronica di Andrea Prete, e Canonico di S. Magno, cioè a dire, il primo dentro delle mura della Città, et il secondo fuori, vicino al luogo chiamato Preull ove hora si vede un Convento insigne de’ Padri Certosini; ed il terzo finalmente, dove hora siamo, nel quale passassimo per gratia del Magistrato, perdendo non so qual Liti con i Padri Domenicani; tuttavolta come non produca cosa certa, e stabile, de’ due primi, non ne potiamo fare molto caso. Del terzo, gli è ben vero, quel ch’egli dice, che ci fu donato, cioè in quest’Anno 1267, il che evidentemente costa per un Privilegio di Donatione, ch’egli medesimo registra, fattoci da’ Signori del Magistrato di quell’insigne Città, il quale appunto è del tenore, che siegue:

9 – In Nomine Sanctae, ac individuae Trinitatis Amen. Universis Christi fidelibus, tam praesentibus, quam futuris praesens scriptum intuentibus, Albertus Magister Civium, Consilium et Universitas Civitatis Ratisponensis, perpetuae pacis commodum, et tranquillitatem PP. Quoniam misericordiae, et veritatis amator Deus, gratiae, ac gloriae Dator, a cunctis (Psalm. teste) Dominus fore non ignoratur. Nos Albertus Magister Civium, Consilium, et Universitas Civitatis Ratisponensis, moti misericordiae visceribus, et pietatis super dilectos FF. Eremitas Ord. S. Augustini nobiscum sub extrema paupertate patienter in adversis tolerandis laudabiliter commorantes, Capellam Domini Nostri Iesu Christi, in ponte Iudaeorum sitam, quam per emptionem fundi omnibus notoriam, constructionemque eiusdem, ac donationem, tamquam veri Patroni, cum omnibus iuribus, appenditijs, pertinentijs, acquisitis, et acquirendis, ad laudem, et gloriam Christi ampliandam decentius per ipsorum Religiosam conversationem peccaminum nostrorum, Ven. Patri, et Domino Riccardo Dei gratia S. Angeli Diacono praefatorum Fratrum Conservatori, nec non Engelberto Provinciali per Regnum Aelmaniae omnibusque successoribus suis vice totius Ordiniis praetaxati [IV, p. 738] contulimus super dictis iuribus nostris perpetuo fruituris. Praesentibus, Alberto de Porta, Enrico de Capella, Carolo, et Henrico de Ovve militibus, Henrico de Porta, Ulrico de Urbe, Ulrico de Prunlait, totoque Senatu nostro, etiam affixo Sigillo. Datum Ratisponae Anno 1267 sexto Kal. Augusti.

10 – Da questo Privilegio di Donatione, il quale è ripieno delle lodi di que’ buoni Religiosi, che stavano in quelle parti, e dimostra insieme la pietà, e divotione di quella insigne, ed illustre Città, cavasi con evidenza, che li nostri Religiosi havevano nel tempo di questa Donatione, un altro Luogo in Ratisbona; perochè il motivo, ch’ebbe quel Senato di donarli questo nuovo luogo, fu perchè gli Eremiti di S. Agostino habitavano fra di loro, anzi con essi loro in quella medesima Città con grandissima povertà, e miseria; che però essi Senatori, mossi a pietà, li donarono quella Capella di Nostro Signore nel Ponte de’ Giudei. Se fosse poi questo luogo dove prima stavano, uno di que’ due de’ quali parla il Crusenio, o d’alcun’un altro, non è così facile il dirlo, come ne meno si puo di certo sapere se subito ricevuto questo luogo in dono, vi passassero li Padri ad habitare; perochè pare, che Vuiguleo Hund nella sua Metropoli di Salisburgo, tenga, che non vi passassero ad habitare fino all’Anno 1269. Basta comunque sia, la Donatione fu fatta in quest’Anno, ed anco fu confirmata dal Pontefice Clemente IV con una sua Bolla data in Viterbo a’ 2 di Novembre di quest’Anno istesso.

11 – Ma prima, che più oltre passiamo, gli è necessario, che vediamo, quando fosse dalla Città di Ratisbona fabbricata questa Capella di Nostro Signore, e con quale occasione, perchè così richiede l’ordine, e l’integrità dell’Historia, ed anche ciò si deve alla curiosità de’ Lettori. Il nostro P. Milensio, il Crusenio, il sopracitato Vuiguleo Hund, Leonardo Pavolehz, ed altri Autori, riferiscono, che la cosa in questa guisa passò. L’Anno del Signore 1255 a’ 25 di Marzo, giorno nel quale celebra S. Chiesa l’Annunciatione di M. V. Santissima, portando un Sacerdote la sagra Communione ad un’Infermo, per essere le Strade tutte piene di fango, cadde miseramente vicino al Ponte de’ Giudei suddetto, e vennero similmente a cadere in quel fango le Particole consagrate, che portava, le quali subitamente furono però da esso, con ogni magiore riverenza raccolte, e nel sagro Vaso, risposte. Occorse nulladimeno, che doppo questo disgratiato avvenimento, volle Iddio, che quel luogo dove era caduto il suo Santissimo Corpo, fosse per molte notti seguenti reso luminoso d’una luce Celeste, la qual cosa avvertita, ed osservata da que’ Cittadini, si mossero per tanto a fabbricare in quel luogo la Capella suddetta del Signore, dandoli il titolo del Corpo di Christo, e questo, per quanto si cava da certi Versi, che si leggono nella predetta Capella, fu fatto nell’Anno del 1258, tre Anni appunto doppo la caduta di quel Sacerdote, e così poi venne in quest’Anno a noi donata; e fu fabbricato il Monistero, e la Chiesa maestosa, quanto mai esser possi, se bene hora per l’Eresie, il Monistero è quasi all’estremo ridotto.

12 – In questo Monistero, o per meglio dire, in questa Chiesa, occorse poco doppo un altro Miracolo insigne, intorno pure al Santiss. Sacramento; e fu il caso, che stando celebrando la Messa un Sacerdote all’Altare del Santo Crocefisso, venne doppo la Consagratione del Sangue, a titubare nella credenza di quel Venerabile Sacramento, per la qual cosa quel Crocefisso Signore, spicando le mani dalla Croce, gli tolse il Calice di mano; e questa Historia si legge fino al giorno d’hoggi, nel lembo d’un’antichissima Tavola, che ivi ritrovasi, in lingua [IV, p. 739] Tedesca, che nella nostra così vuol dire. Titubando una volta un Prete nella Fede del Santiss. Sacramento, il Crocefisso gli tolse il Calice dalle mani. Ma lasciamo per hora di parlare di questo Monistero, perchè ci verrà più volte occasione ne’ tempi a venire di tornarne a favellare.

13 – Questo Convento ne’ Secoli trascorsi, fu sempre molto celebre, et insigne, e produsse molti Huomini Illustri, così nella Santità, come nella Dottrina, et in altre segnalate virtù. Li più famosi però sono stati, il B. Federico Converso sì, ma però di santissima vita, di cui gran cose narra il B. Giordano di Sassonia nel suo Libro divoto delle Vite de’ Frati, fiorì poi questo verso l’Anno di Christo 1329; Nicolò Vescovo Castriense verso il 1371; Giovanni Vescovo di Hierapoli, che fu Suffrganeo di Ratisbona, e morì del 1480; F. Bertoldo da Ratisbona Maestro molto insigne; et altri di minor conto, li quali tutti sono sepolti nella Chiesa del detto Monistero; nel quale già pure v’era Studio Generale dell’Ordine, ma doppo, che l’empia Eresia s’impossessò, così di questa, come di altre Città della misera Germania, ogni cosa andò in rovina, hora pur anche si conserva, ma non con quel decoro di prima.

14 – Due altre Fondationi di Monisteri vengono da gli Autori poste in quest’Anno, la prima delle quali, è quella del nobile Convento di Villavitiosa, o Villavezzosa, come altri la chiamano; e l’altra del Monistero di Draghignano nella Provincia di Provenza. Il Primo Convento dunque di Villavitiosa, o Vezzosa, fu fabbricato nel Territorio di Estremoz nel Portogallo, prima, che fosse fabbricata la Terra suddetta di Villavitiosa in quest’Anno 1267, come vogliono il P. Errera, e l’Autore del Teatro Trionfale di Portogallo, M. Antonio della Purificatione, benchè il P. Romano dica, che del 1270. Aggiungo io col sopracitato Padre della Purificatione nel Tomo 2 della sua Historia Provinciale Agostiniana di Portogallo, che veramente questo Convento fu fondato in quest’Anno, in vigore del Privilegio d’Alfonso III Re di Portogallo, da noi prodotto nell’Anno scorso, nelle cui Fondamenta, dice, che vi gettò la prima Pietra il Provinciale di quella Provincia, che F. Felice chiamavasi. Chi poi fosse il Fondatore non è certo, solo si sa, che fu poi ristorato grandemente in progresso di tempo, da un generoso Contenstabile di Portogallo, chiamato Nugnio Alvarez Pereira, e poi molto più magnificamente dalli Duchi di Braganza, hoggi giorno Regnanti in Portogallo, li quali ne hanno la protettione, e vi si sepelliscono doppo morte, come a suo tempo vedremo. E prima era anche stato favorito non poco dal Re D. Dionigio figlio dell’accennato Re Alfonso, il qual Re Dionigio nell’Anno1295 li concesse un nobile Privilegio, quale ancor noi in quel tempo, a Dio piacendo, produrremo.

15 – L’altro di Dranghigano, se bene non se ne possono produrre memorie più antiche di quest’Anno, nulladimeno afferma F. Girolamo Romano nella nona Centuria delle nostre Historie, ch’egli é molto antico, et é uno de’ più nobili, e de’ più illustri conventi della sua Provincia; né Registri però dell’Ordine se ne parla in tempi assai più moderni.

16 – E’ certissimo altresì, che il Convento picciolo in questo tempo, et all’hora forse assai più grande di Valmagnente, poco fuori della Città di Pesaro, era in questo tempo fondato, perochè in quest’Anno, come certamente credesi da gli Autori, vi andò ad habitare di stanza il glorioso S. Nicola, essendosi poco dianzi ordinato Sacerdote. Quivi fu dove apparve a questo Servo di Dio, l’Anima di F. Pellegrino da Osimo, poco dianzi morto, la quale a nome suo, e di molte altre Anime del Purgatorio, [IV, p. 740] si raccomandò alle sue orationi, e sagrificj, e lo pregò a celebrare quella settimana la sua S. Messa per loro; a cui havendo risposto il Santo, che ciò non poteva fare, per esser egli destinato a dovere in tutta quella settimana celebrare la Messa Conventuale. F. Pellegrino all’Hora lo condusse nella vicina Valle, dalla quale prende la denominatione il Convento, e li mostrò un’innumerabile moltitudine d’Anime, le quali con pietosissimi lamenti, tanto si seppero raccomandare, che ritornato il Santo in Monistero, e prostratosi a' piedi del Superiore, lo supplicò di potere celebrare da Morto in quel tempo richiesto dall’Anime, il che havendo ottenuto, venne poi con le sue Sante Messe a liberare non solo F. Pellegrino, ma una grandissima turba di quell’Anime benedette, le quali nel fine della settimana, comparendoli gloriose, lo ringratiarono della sua carità, e poscia se ne volarono al Cielo, lasciando il glorioso Nicola ripieno di Celeste consolatione, e di santa intentione d’impiegarsi continuamente per l’avvenire nel suffragare quelle povere Anime con Orationi, e Sacrificj, et altre opere pie.

17 – In questo medesimo Anno a’ 22 di Maggio fu consagrata la Chiesa dell’antichissimo Convento nostro di S. Lucia della Valle di Rosia, situato ne gli Eremi delle Maremme di Siena, dieci miglia appunto lontano dalla detta Città; il Vescovo, che la consagrò fu F. Imerio Vescovo Acciense; di che Religione egli si fosse, non si spiega da’ nostri Antichi, io però mi persuado, che fosse facilmente dell’Ordine nostro, mentre altro non si dice; et era de’ nostri veramente, perchè ho veduti alcuni Diplomi ne’ quali si vede, ch’egli era Agostiniano; e ciò anche costa da un’Istromento, che si conserva nell’Archivio della Città di Siena, nel filo delle Scritture foranee sotto il num. 380, nel quale Istromento si da facoltà ad Alberto Vesc. di Volterra, a F. Imerio Vesc. Acciense dell’Ordine de gli Eremiti di S. Agostino, di potere consagrare la Chiesa del Convento dell’Eremo di Rosia. Vedi l’Errera nel Tomo 2 dell’Alfab. a car. 567.