Tomo V - ANNO 1281

Anni di Christo 1281 – della Religione 895

1 – [V, p. 13] Lasciassimo scritto sul principio dell’Anno scorso, come essendo morto il Papa, tutto che li Cardinali si fossero racchiusi in Conclave, nulladimeno più oltre poi di quello, che si stimava, si prolungò la nuova elettione; qual fosse poi la causa di questo disordine, gli Autori la raccontano in questo modo. Essendo morto il Papa, et entrati di già li Cardinali in Conclave, Riccardo degli Annibali, o Annibaldi, essendo stato creato Prefetto del Conclave, privò subitamente della Pretura di Viterbo Orso Orsino Nipote di Papa Nicolò morto, e fratello di due Cardinali Orsini, come che fosse il detto Riccardo nemicissimo di quella nobilissima Famiglia, la qual cosa havendo risaputa i due fratelli Cardinali, che stavano nel Conclave racchiusi, impedivano con la loro potenza, ed autorità, che non si facesse il nuovo Papa, minacciando di non voler venire all’elettione, fin tanto, che non veniva nel suo posto restituito il loro fratello Orso; per la qual cosa li Viterbesi stuzzicati dal sudetto Riccardo, sotto la di lui scorta, assalirono il Conclave, e rotte le Porte con sacrilegio indegno, presero i due Cardinali, e li posero in prigione, il che inteso in Roma dalla fattione de gli Annibali, prese l’Armi, cacciò fuori la famiglia degli altri Orsini parenti de’ due Carcerati Cardinali. Intanto, che succedevano questi disordini, li Cardinali Francesi, che superavano con li loro voti quelli de’ Cardinali Italiani, radunatisi di nuovo nel Conclave, crearono finalmente, in capo a sei Mesi, e sei giorni, il nuovo Papa, che fu appunto Simone di Bria della Diocesi Senonense nella Provincia di Sciampagna in Francia, soggetto di esperimentato valore, il quale volle chiamarsi col nome di Martino Quarto, benchè prima di lui non ve ne fossero stati più che due di simil nome; successe la sua elettione nel giorno 22 di Febraio; il Platina, il Bzovio, il Cavalerio, et altri.

2 – Eletto dunque in questa guisa Sommo Pontefice, non volle ricevere il Pontificale Camauro nella Città di Viterbo, perochè, per la violenza fatta poco dianzi al sagro Conclave de’ Cardinali era stata interdetta; se ne paasò dunque ben presto in Orvieto, ed ivi a 23 di Marzo fu solennemente Consagrato, e Coronato; doppo della quale gravissima fontione, la prima cosa ch’ei fece, fu di restituire a Carlo Re di Napoli la Dinità di Senatore di Roma, che levata gli haveva il di lui antecessore Nicola Terzo. Ma questa grande allegrezza fu in sommo grado amareggiata da due grandissime Rotte, che ricevè in quest’Anno il mentovato Re Carlo; l’una la ricevè dall’Imperatore di Costantinopoli vicino a Belgrado, ove era passato un suo Esercito per invadere la Macedonia; l’altra poi, che fu molto maggiore della prima, la ricevè da' Siciliani suoi Sudditi, li quali stomacati oltre modo del governo Francese, fatta all’improviso, nel giorno [V, p. 14] Santissimo di Pasqua su l’hora del Vespro, un’horribilissima carnificina di quanti Francesi dell’uno, e l’altro sesso di qualsivoglia stato, e conditione si ritrovavano in qual si sia parte, o luogo di quell’ampio Regno. Riceverono poi nella Città di Palermo, con solennissima pompa, Pietro Re d’Aragona, e l’acclamarono, con gran’allegrezza, per loro Re; e questo fu quell’horribile Vespro Siciliano, tanto decantato in tutte le Storie della Chiesa, e del Secolo. Vedansi il Platina, il Bzovio, l’Igliescas, il Coriolano, et altri. Ma passiamo alle cose, che più ci spettano, dell’Ordine nostro.

3 – Primieramente dunque nelle Sante Feste di Pentecoste, o come piace al Panfilo, per la Festa dell’Assuntione di Maria Vergine, fu celebrato il Capitolo Generalissimo nella Città, e Convento di Padova; e per la Provincia Romana v’andò per Deffinitore il fondatissimo Egidio Romano, all’hora solamente Baciliere di Parigi, e per Discreto della stessa Provincia andò in sua compagnia F. Leonardo da Viterbo Lettore insigne di Teologia, di cui habbiamo più volte favellato. Non parliamo de’ vocali dell’altre Provincie, li quali andarono a questo Capitolo, perché li Registri Generali di questo tempo si sono smarriti e persi; e questi della Provincia Romana gli habbiamo cavati, con molt’altre notitie ancora generali, da quel Registro antico della sudetta Provincia di Roma, del quale habbiamo più volte favellato negli Anni scorsi, e specialmente sotto l’Anno del Signore 1274. In questo Capitolo poi fu di nuovo confirmato, con universale applauso, per altri tre Anni, il Generale F. Francesco da Reggio.

4 – Furono in questo Capitolo fatte molte Deffinitioni, e Decreti, e fra gli altri che non si celebrasse più ogn’Anno il Capitolo Generale, come s’era per lo passato fatto per molti Anni, ma solo si dovesse celebrare ogni tre Anni; conobbero forse i Padri, che il radunare ogn’Anno il Capitolo, benchè fosse per i soli Italiani, come poi riusciva di poco utile, per i pochi disordini, che in questo felice tempo nascevano, in riguardo della grand’osservanza, che fioriva nell’Ordine; così poi grandissimo danno la Religione sentiva, si per lo scommodo di tanti Religiosi, come anco per le grossissime spese, le quali necessariamente facevansi ne’ lunghi viaggi, e nell’altre cose spettanti a quelle generali Radunanze.

5 – Fu in oltre decretato che il Padre Generale havesse facoltà di potere a beneplacito suo, creare uno o due Procuratori Generali nella Religione, conforme il bisogno dell’Ordine lo richiedesse; e da questo Decreto trasse poi l’origine, e l’uso, che ancor dura, che il Procuratore Generale dell’Ordine dipende ordinariamente dal P. Reverendissimo Generale, a segno, che se vaca nel sessennio l’ufficio, lo dispensa esso senza altra consulta a chi più idoneo, ed habile, per così grave maneggio, gli pare.

6 – Celebrossi ancora in quest’Anno il Capitolo Provinciale nella Provincia di Roma nel luogo di S. Martino di Campiano vicino ad Orvieto, e vi fu eletto F. Filippo da Montelupone della Provincia della Marca per Provinciale; fa di mestieri, che questo Religioso eletto Provinciale, fosse un Soggetto di molta vaglia, imperochè se fosse stato un huomo ordinario, non sarebbe stato eletto Provinciale della Romana Provincia, nella quale abbondavano huomini di valore, essendo egli d’un’altra Provincia figlio. Quali fossero poi le nobili conditioni, e qualità, che rendevano cospicuo questo Padre, mentre nulla ne scrivano gli antichi Padri della detta Provincia nel loro vecchio Registro da noi più volte negli Anni scorsi citato, né meno noi alcuna cosa soggiungere di lui quivi potiamo.

7 – In questo stesso Capitolo fu imposta una gran Colletta alla Provincia [V, p. 15] per tre Lettori nuovi, cioè a dire, per F. Bernardino, e F. Giacomo Colonna Romani, e per F. Giacomo da Viterbo; questo F. Giacomo fu poi quell’insigne, e gran Telogo, che per la sua alta Dottrina, e Santità, fu creato prima Arcivescovo di Benevento l’Anno1300, ad istanza di Carlo Secondo Re di Napoli, e poi anche appresso fu dal medesimo fatto passare nell’Anno1302, all’Arcivescovato dalla famosa Metropoli di quel Regno, cioè a dire, di Napoli; gli altri due non sappiamo chi fossero; forse quel F. Giacomo, che chiamavasi nel Registro di Casa Colonna, era parente di Egidio Romano, qual è noto essere anch’egli stato di quella nobilissima famiglia.

8 – Se bene i nosri Padri della Città di Trento, doppo havere gettata la prima Pietra, per mezzo del loro Provinciale, e con la licenza del Vescovo, e Prencipe della detta Città, nelle Fondamenta della loro nuova Chiesa, e Convento, che intendevano di fondare in quella, proseguirono l’incominciata fabrica per qualche tratto di tempo; nulladimeno fino a questo tempo, nello spatio di ott’Anni, poco s’erano avanzati, quantunque fossero stati raccomandati così dal Vescovo suddetto alla Diocesi di Trento, come da altri Prelati alle Diocesi loro. Hora essendo in quest’Anno capitato di passaggio, come mi persuado, Raimondo Turriani nobilissimo Milanese Patriarca d’Aquileia, li suddetti nostri Padri supplicarono il mentovato Prelato, acciò, come loro Metropolita, volesse anch’egli, con la sua sovrana autorità, raccomandare la detta fabrica alla medesima Città, e Diocesi di Trento, e concedere Indulgenze, così a chi havesse dato qualche soccorso per l’accennata fabrica, come altresì a chiunque, doppo edificata la Chiesa, l’havesse visitata, tanto nel giorno festivo di S. Marco Evangelista Titolare di quella, come nelle Feste solenni del Padre S. Agostino, e della Dedicatione della detta Chiesa; le quali Indulgenze dovessero continuare per tutte le ottave delle sudette Feste. Alle quali divote, et humili richieste, volendo benignemente sodisfare il mentovato Patriarca, il tutto li concesse in un suo Diploma, dato nella sudetta Città di Trento a 6 di Maggio in quest’Anno 1281, il quale si conserva nell’Archivio del nostro Monistero sopracitato di Trento, la copia del quale è la seguente:

Raymundus Dei gratia Sanctae Aquilegensis Sedis Patriarcha.

9 – Universis Christi fidelibus, per Tridentinam Civitatem, et Dioecesim constitutis praesentes litteras inspecturis salutem in Domino. Ad opera Charitatis, et misericordiae, vos libenter invitamus, per quae Coeleste Regnum acquiritur, et delictorum contagia removentur per quae anima misera irretitur. Cum igitur dilecti nobis in Christo Fratres Ordinis Eremitarum de Tridento ad honorem Dei, et B. Marci Apostoli, et Evangelistae in eadem Civitate quandam Ecclesiam aedificare intendant, nec id efficere valeant absque suffragio aliorum, universitatem vestram rogamus in Domino, et hortamur atque in Remissionem vobis iniungimus Peccatorum, quatenus de bonis vobis a Deo colatis ad consumandum opus, tam pium, dictis Fratribus pias elaeemosynas, et grata charitatis subsidia erogetis. Nos enim de Omnipotentis Dei Misericordia, et Gloriosae Virginis Matris eius, ac Hermacore, ac Fortunati consisi suffragijs, omnibus vere Poenitentibus, et Confessis, qui eisdem Fratribus ad constructionem Ecclesiae praedictae manum porrexerint adiutricem triginta dies, his vero qui in Festo praefati Evangelistae ad eorum Ecclesiam devote accessserint quadraginta; eis autem, qui in Festo B. Augustini, et consecratione ipsius Ecclesiae, et in octava, in Ecclesia praedicta, [V, p. 16] convenerint quadraginta dies de inuncta eis poenitentia misericorditer in Domino relaxamus. Datum Tridenti sexto intrante Maio, Anno Domini MCCLXXXI, nona Indictione.

10 – Nelle Relationi, che mi furono portate da Trento, delle antichità di quel nostro Monistero di S. Marco, dal Bacciliere F. Virgilio Ruffini figlio dello stesso Monistero, si nota, che in questo medesimo Anno del 1281, raccomandarono a devoti Fedeli, la fabbrica dell’accennata Chiesa, e Convento, Artmano Vescovo d’Augusta, et Enrico Vescovo, e Prencipe della medesima Città di Trento, li quali parimente concessero alcune indulgenze a chi della detta Città, e Diocesi di Trento havesse prestato alcun soccorso per la sudetta fabrica. Non diamo quivi le copie de i loro Diplomi, perché, come si nota nelle sudette Relationi, sono così corrosi e lacerati, che non si possono quasi leggere di sorte alcuna. Di Enrico produrremo ben sì la copia d’un altro suo Diploma in somigliante affare, molto nobile in vero, sotto l’Anno 1284.

11 – Successe in questo tempo istesso un bel Miracolo sotto le mura della nobile, ed antica Terra di Montefalco nella Provincia dell’Umbria. Erasi ritirata la gloriosa Vergine Giovanna di Damiano, sorella che fu della nostra Serafica Chiara della stessa Terra di Montefalco, insieme con la detta Chiara, ed alcun’altre devote Verginelle, a menare una vita Angelica in carne humana nel Reclusorio di S. Illuminata vicino alle Carceri di S. Leonardo, senza però essersi soggiogate, o sottoposte ad alcuna Regola approvata, e vestite habito di vera, e stabile Religione, cominciarono tutte di commune accordo a supplicare il Signore, che volesse loro mostrare il luogo ove S. D. M. restasse servita, che si dovesse il nuovo Monistero edificare; e perché Iddio grandemente si compiace di quelle preghiere, che nascono da’ cuori mondi, e puri, esaudì ben tosto quel sagro stuolo di semplici Verginelle; perochè manifestò alla Beata Giovanna, che in quel luogo voleva, che esse edificassero il loro Monistero, ove havessero veduta la sua Croce fitta nel suolo, ed esssa in effetto vidde il luogo in visione; havendo ella dunque il tutto alle Compagne palesato, cominciarono quelle a cercare con somma diligenza questo luogo desiderato, nel quale stava la S. Croce piantata, e finalmente doppo qualche fatica, molte di loro un giorno viddero una bella, e risplendente Croce nel Colle di S. Catterina del Bottaccio sotto le Mura della Terra di Montefalco, la quale era tutta circondata da un numeroso stuolo di Femine divote.

12 – Liete per tanto oltre modo le sagre Verginelle, per la ritrovata Croce, e da questo prendendo certissimo presaggio, che in quel sagro luogo erano per ottenere con la Divina Gratia innumerabili Vittorie de’ Loro Infernali nemici, cominciarono a cercare limosina per dar principio alla fabrica del nuovo Convento, dissegnato dalla mano istessa di Dio; e se bene con quelle poche, che raccolsero, gettarono le fondamenta in quest’Anno, non puotero però per la soverchia povertà terminarlo fino all’Anno 1290, nel quale ancora la Regola, et Habito del nostro Padre Sant’Agostino, dal Vescovo di Spoleto presero, come all’hora, con maggiore chiarezza, a Dio piacendo, dimostraremo.