Tomo V

Anni di Christo 1292 - della Religione 906

1 - [V, p. 130] L'anno presente del 1292, fu quasi nel bel principio funestato con la morte del Santo Pontefice Nicola IV, il quale da che hebbe l'infelice nuova della caduta di Tolemaida, et in conseguenza la perdita totale di Terra Santa, rimase di tal sorte oppresso da un'interno dolore, che mai più fu veduto con volto allegro, ma sempre mesto; laonde partitosi d'Orvieto, se ne passò in Roma, ove giunto poco stette ad infermarsi d'una grave infermità, [V, p. 131] la quale finalmente avalorata dal mentovato suo perpetuo dolore, in termine di pochi giorni, lo condusse a morte; e ciò successe appunto alli 4 Aprile, e fu seppellito il suo Corpo, con gran pompa, nella Basilica di S. Maria Maggiore. Vacò poi la Sede, per l'ostinata discordia degli Elettori, come scrive il nostro Panvinio, due anni, tre Mesi, e due giorni.

2 - Morì altresì in quest'anno medesimo Rodolfo Imperatore, e poco appresso gli fu dato dagli Elettori per successore Adolfo Conte di Nassau, come scrive lo Spondano, Nauclero, et altri; li quali parimente riferiscono, che il Soldano d'Egitto, perché diede sospetto, doppo la presa di Tolemaida, a suoi Soldati, di volere portare la guerra nel Regno di Cipro, come che odiassero la guerra maritima, perciò fu da essi giustamente trucidato; e così in questa guisa con la morte del barbaro Tiranno, restò quel fioritissimo Regno, per all'hora libero da quella imminente ruina.

3 - Ma tempo è hormai, che andiamo a ritrovare li nostri Padri, li quali, doppo la morte del Vicario Generale F. Paolo da Perugia, essendosi radunati in Roma per eleggere il nuovo Generale (come che fossero già stati convocati da tutte le parti dell'Ordine alcuni Mesi prima al Capitolo Generale dal morto Vicario alla perfine tutti di commune accordo, convennero con li loro voti nella persona del grand'Egidio Colonna, nel giorno solenne dell'Epifania; e ben si vidde, che questa elettione venne dal Cielo, perché in vero in tutto l'Ordine non vi era Soggetto, il quale, e per dottrina, e per bontà, fosse più habile, e più atto a portare un tanto peso, di questo grand'Huomo, laonde non si può credere quanto fosse grata, e cara a tutto l'Ordine quest'elettione.

4 - Molte cose importanti furono in questo Capitolo diffinite e decretate, le quali tutte si leggono in quel Registro antico della Provincia di Roma, fra le quali questa mi è parsa assai notabile, nella quale si ordina, che niun Religioso debba in conto alcuno rinonciare il suo voto sotto pena di perdere per quell'anno il Vestiario, e di rimanere privo di voce attiva e passiva per due anni intieri. Io mi persuado, che molti Religiosi di questo, poco, anzi nulla, fossero dall'ambitione stimolati, che però temendo ne' Capitoli di non essere a qualche dignità dell'Ordine assunti, rinonciavano i loro voti per non v'intervenire, e così iscansare facilmente quel che temevano; ma perché ciò sarebbe col tempo tornato in gran danno della Religione, perciò vi vollero opportunamente i PP. del Capitolo presente provedere.

5 - In quest'anno medesimo, anzi nello stesso tempo e luogo, nel quale s'era celebrato il Capitolo Generale, li padri principali della Romana Provincia, li quali anch'essi dovevano celebrare il loro Capitolo Provinciale, per isfuggire le spese, e gl'incommodi d'un nuovo Capitolo, presentandosi davanti il nuovo Generale, e lo supplicarono, che si compiacesse di eleggere esso, e nominare per loro Provinciale un Padre, che atto, e buono giudicasse, per esercitare quella carica importante, che eglino fin hora facevano di buona voglia il compromesso nella sua Reverendiss. Persona, e recavansi a grand'honore di potere ricevere dalle sue mani il loro Superiore; Egidio adunque per compiacerli, accettò il compromesso, e nominò ben tosto per Provinciale di quella Provincia F. Gentile Romano, Religioso d'ottime qualità, qual'egli conobbe molto atto, e proportionato a sostenere quel posto honorevole. Così terminate quelle gravissime attioni Capitolari, si sciolsero i Comitj, e tutti i Padri ritornarono nelle loro Provincie e Conventi sodisfatti.

6 - Se bene gli è certissimo, che il nostro Monistero dell'antica, e famosa [V, p. 132] Città di Ravenna, è molto più antico di questo tempo, anche dentro di quella; perochè prima della grand'Unione, egli è fama, che per molto tempo stassero i Padri fuori nella campagna; tuttavolta non v'è di quello memoria scritta più fresca di quest'anno; nel quale appunto allo scrivere del Rossi, nel libro 5 dell'Historie di Ravenna a carte 482, Vitale Pagnolo da Ravenna a 5 di Marzo in quest'anno, alla presenza di F. Ugolino di S. Ambrogio Bolognese, Priore de Frati Domenicani; di F. Giacomo da Castiglione Guardiano de' Frati Francescani, e di F. Giovanni da Reggio Priore de' Frati Eremitani di S. Agostino, e de' loro Compagni, s'appellò al Pontefice da una Sentenza, che contro di lui haveva data Ildebrando Vescovo di Arezzo Conte, e Rettore della Romagna, della Nobilissima Stirpe de' Conti Guidi. Altro non si può sapere di più antico di questo nobile Convento, perochè le Scritture antiche, tanto di quello Archivio privato, come anche del publico della Città istessa, furono tutte dissipate nel tempo, che successe quell'horribilissimo sacco, datoli da' Francesi, nel solennissimo giorno di Pasqua l'anno 1512 nel Secolo passato, doppo quella gran battaglia, nella quale è fama, che morissero d'ambe le parti da 20 mila persone.

7 - E per tornare a dire alcuna cosa dell'antichità di questo nostro Monistero, io assolutamente concludo, che non puol'essere più antico dentro della Città dell'anno 1249 perochè li nostri Padri sono preceduti da' PP. Francescani, li quali, allo scrivere del P. Vadingo nel Tomo 2 sotto l'anno 1261, num. 19, nel detto anno 1249 già stavano nel loro vecchio Convento di S. Mercuriale. Fuori poi della Città io certamente mi persuado, che il nostro antico Monistero fosse fondato dal nostro B. Gio. Buono da Mantova intorno all'anno di Christo 1225 nel quale appunto, come in quell'anno scrivessimo nel quarto Tomo, egli trattò, e concluse felicemente la Pace fra la Città di Ravenna e quella di Cervia.

8 - Ha poi prodotti alla Religione questo nobile Monistero molti Soggetti segnalati, tanto nella Santità, quanto nella Dottrina; de quali li più cospicui nella Santità sono stati il B. Franceschino, che morì prima dell'anno 1340 e fors'anche del 1334 di cui gran cose racconta il nostro B. Enrico d'Urimaria, il quale dice di vantaggio, che Iddio, per i suoi meriti, operò infiniti Miracoli, e fu di Casa Sassuoli, come scrive il nostro Errera nel Tomo primo del suo Alfabeto; e il B. Antonio, il quale fiorì poco doppo, e credesi che morisse verso l'anno 1391, le di cui rare e gloriose attioni, vengono decantate da' nostri più classici Autori, e specialmente dal B. Giordano, dal Coriolano, dall'Orosco, dal Romano, e dall'Errera. Fu figlio parimente di questo Monistero il P. M. Ippolito Fabrani, il quale, doppo essere stato Reggente in varj Studi d'Italia, Provinciale della sua Provincia di Romagna, Vicario Generale dell'insigne Convento di Tolosa, et anche di tutta la Provincia d'Aquitania, et insieme Riformatore di quella; fu poi appresso eletto Priore del gran Convento di Parigi, e poi doppo mandato Vicario, e Visitatore Generale in Germania, e finalmente Assistente d'Italia, e Generale di tutto l'Ordine, doppo della qual Dignità, fu creato Vescovo di Civita Castellana, ove morì l'anno 1261. Maestro Giacomo Battista illustrò anch'egli nel Secolo passato questo Convento con le sue rare Virtù, e Dottrina, come fecero altresì un Maestro Mauro, e Battista Alovisiano, di cui riferisce Marc'Antonio Sabellico, di cui fu grand'amico, che fu perito nell'Historie Agostiniane delle quali ne haveva fatta una gran raccolta. Ne' nostri tempi habbiamo conosciuti il P. Maestro lorenzo Scalabonio nostro Cittadino Bolognese, il quale ha dati alle Stampe 25 Volumi, e molti ne ha [V, p. 133] lasciati manoscritti. Maestro Marco Antonio Nipote del sudetto Lorenzo, Bolognese anch'egli, il quale fu molto destro, e manieroso nel governo de' primi Monisteri della Religione, e specialmente di quello di S. Agostino di Roma, a cui fece gran beneficj ne' cinque anni, che lo governò. Il P. M. Tomaso Agostino Fagnani, Bolognese anch'egli, il quale fu molto dotto, e moderò molti studj principali d'Italia in qualità di Reggente, fu Provinciale della sua Provincia, e finalmente pubblico Lettore di Metafisica in via di S. Tomaso in questo publico Studio di Bologna; nel qual posto terminò la vita l'anno 1670 nel primo di Novembre. Di questo medesimo Monistero fu degno figlio F. Ippolito ..... Baccilliere in sagra Teologia di natione Fiorentino, il quale riuscì famosissimo Predicatore, e predicò ne' primi Pulpiti dell'Italia, et anche ultimamente di Malta, e morì in concetto di gran Servo di Dio. Hoggidì vivono due Soggetti molto qualificati, cioè il P. M. Gioseffo Sabbatini, il qual è stato Reggente di varj Studj principali d'Italia, e di Vienna, e specialmente di questo nostro di Bologna, ove ancora è stato Priore, come altresì Provinciale di questa Provincia; e mentre era Regente di Vienna diede alle Stampe un'eruditissimo Libro in difesa della nostra Religione, quale è molto stimato dagli Huomini dotti, e letterati, et hora è Bibliotecario in Roma. L'altro è il P. M. Antonio Pacini, il quale anch'egli è stato Reggente di varj Studi d'Italia, Provinciale della sua Provincia, Priore di Firenze, di S. Agostino di Roma, et hora di questo nostro di Bologna.

9 - Siamo parimente certi, che in questo tempo già era fondato il Monistero nostro di S. Agostino nella Città di Cador nella Provincia d'Aquitania, hoggidì volgarmente chiamata di Tolosa, e ciò apparisce chiaro da una certa Conventione, che con publico Istromento fu stipulata in quest'anno fra il Generale Egidio, e F. Arnaldo Combelli Priore di quel Convento da una parte, et il Capitolo della Cattedrale di quella Città dall'altra; della quale Conventione ne produce la memoria negli Atti de' Vescovi Cadurcensi Guglielmo della Croix, Cittadino di quella Patria, il qual dice, che fu celebrata in giorno di Lunedì avanti la Festa di S. Michele, cioè a 28 di Settembre; ben'è vero, che soggiunge il sudetto della Croix, che dall'accennata Conventione si cava, che non era stato fondato il detto Convento in quest'anno.

10 - Debbo però quivi avertire col P. Errera, che questa Fondatione del sudetto Convento di Cador, non potè succedere al tempo, che era Vescovo di quella Città Siccardo da Monte Acuto, come scrive Claudio Roberto nella sua Gallia Christiana, perochè non essendo questo stato creato Vescovo prima dell'anno 1293 come potevasi sotto di lui fondare quel Convento, che era già in piedi prima dell'anno 1292; come habbiamo di sopra provato chiaramente con quella Conventione, che fu fatta, in ordine al Monistero, già fondato, fra il Capitolo di quella Cattedrale, et il Generale Egidio, a quel Frat'Arnaldo Combelli Priore attuale di quello. Mutò poi sito, e posto più d'una volta ne' tempi a venire, come ne' suoi proprj luoghi promettiamo esattamente di dimostrare a Dio piacendo.

11 - Sotto l'anno 1273 ci rammentiamo d'havere scritto in questo Secolo istesso, che havendo alcuni Frati di niun'Ordine approvato (li quali collegialmente vivevano sotto le mura della Città di Modana in una Chiesa, e Convento sotto il titolo di S. Donnnino) supplicato il Vescovo a volerli concedere una Regola approvata dalla Chiesa, e darli anche un titolo particolare, egli, che in quel tempo chiamavasi Matteo, gli concesse la Regola del nostro P. S. Agostino, ed il titolo di S. Donnino; sì che fin da quell'anno cominciaronsi a chiamare li Frati di S. Donnino dell'Ordine, cioè della Regola di S. Agostino. [V, p. 134] Hor essendo in questo tempo già morto un certo loro Priore per nome F. Vetulo; e vacando quel posto, nè sapendo essi Frati di S. Donnino chi creare, ed eleggere in suo luogo, che fosse veramente buono a sostenere quella carica; si congregarono a Capitolo per determinare quello, che in così importante emergente dovevasi fare; e doppo varj discorsi, finalmente tutti d'accordo, seguirono il consiglio, ed il parere d'un certo F. Buono, il quale era fra gli altri il più anziano, e fu, che si dovesse dal loro Capitolo fare un Compromesso nella persona di Bonincontro Arciprete della Cattedrale di Modana, persona molto saggia e discreta, e nel quale essi molto confidavano, per essere egli forse molto al loro Convento affettionato.

12 - Fatto dunque questo Compromesso, e presentatolo al sudetto Arciprete da' predetti Padri di S. Donnino in forma autentica, egli doppo matura consideratione, havendo poi girato gli occhi fra quanti Soggetti, per ciò habili ei conosceva, alla perfine, havendo attentamente considerata la Religiosa bontà, e maravigliosa prudenza d'un certo F. Lorenzo de' Pizzigotti da Bologna, il quale in questo tempo forse doveva stare di stanza nel nostro Monistero di S. Agostino di Modana, in questo fermandosi, si risolse d'eleggere esso per Priore di quel Convento di S. Donnino, e così trasferitosi colà con un Notaio, e Testimonj necessarj a solennizzare la sua dichiaratione, fece sapere a' Padri, che in vigore del Compromesso, che s'erano compiacciuti di fare nella sua persona, affinchè egli dovesse eleggervi un Priore, che gli reggesse, era in quel punto venuto per sodisfare alli loro desiderj, e per tanto, doppo essersi molto di cuore raccomandato a Dio benedetto, acciò si degnasse d'assisterli in cosa di tanta importanza, haveva finalmente eletto per loro Superiore F. Lorenzo Pizzigotti da Bologna dell'Ordine Eremitano di S. Agostino, e nello stesso tempo fece leggere la detta elettione, che fu appunto la seguente:

13 - In Christi Nomine Amen. Millesimo ducentesimo nonagesimo secundo, Indictione quinta, die Dominico, sexto Mensis Iulij. Cum Ecclesia, Domus, et locus S. Donnini Ordinis S. Augustini Civitatis Mutinae, per mortem Fratris Vetuli, quondam ipsius Ecclesiae, Domus, et Loci Prioris, vacaret Priore; et in me Bonincontrum Archipresbyterum Ecclesiae Mutinensis, per Fratres, et Capitulum, et Conventum super provisione de Priore ipsi Monisterio, Loco et Domui facienda extiterit Compromissum, et providendi ipsi Ecclesiae loco, et Ordini de Priore mihi ab ipso Capitulo, Conventu, et Fratribus fuerit collata potestas. Idcirco Dei nomine invocato, ad honorem Dei, et Gloriosae Mariae Virginis, necnon, et B. Geminiani Confessoris, et B. Donnini Martiris, et ad honorem Ven. Patris Domini Iacobi Dei gratia Episcopi Mutinensis. Ego Bonincontrus Archipresbyter Ecclesiae Mutinensis praedictus Compromissarius, et novatarius praedictorum Fratrum Capituli, et Conventus Sancti Donnini super provisione huismodi facienda, ut de praedictis omnibus constat publico Instrumento scripto manu Blanconi maioris Ecclesiae Mutinensis Notarij, ex vigore mihi traditae potestatis, et auctoritatis, ac compromissi, seu commissi in me facti plenarie per eosdem, deliberatione habita diligenti, eligo in postulandum, et postulo in eligendum, ut desolationi, et dissolutioni ipsorum Ecclesiae loci, et Fratrum salubriter consulatur Virum Ven. et discretum Fratrem Laurentium de Pizzigottis de Bononia Fratrum Eremitarum Ordinis B. Augustini, in Priorem, Rectorem, et Administrationem praedictorum Ecclesiae, Domus, et loci Sancti Donnini, et ad locum, et in locum, et ad ea spiritualia, et temporalia, quae idem Frater Vetulus in huiusmodi [V, p. 135] obtinebat. Quam quidem electionem sive postulationem idem Archipresbyter publicam inter praedictos Fratres; et ipsi Fratres ipsam in omnibus approbantes dixerunt, Campanam pulsando, Te Deum laudamus, etc. facta, et publicata fuit praedicta electio, seu postulatio in Ecclesia praedicta Sancti Donnini praesentibus dictis Fratribus, et praesentibus Testibus Dominis Uberto de Bobio Canonico, et Presbytero Brancha Capellano Ecclesiae Mutinensis, Gregorio Clerico Ecclesiae de Elagtiano, Ioanne de Carpo Clerico, et alijs multis, et ego Blanconus maioris Ecclesiae Mutinensis Imperiali auctoritate Notarius, praedictae electioni, seu postulationi, et omnibus alijs supradictis praesens sui, etc. rogatus scripsi.

14 - Fatta quest'elettione, e dichiarata a' sudetti Padri di S. Donnino dal sudetto Arciprete, era hora necessario di farla intendere all'Eletto in forma autentica, e giuridica; prima dunque, che il Notaio si partisse di Capitolo, li Padri elessero, per fare questa funtione, come loro Sindico e Procuratore il sopracitato Branca Prete della Chiesa di Modana, che nel soprascritto Instromento haveva servito di testimonio, imponendoli, che dovesse trovare questo F. Lorenzo, il quale doveva, senza alcun dubbio, star di stanza nel Convento di S. Agostino, e presentarli la sudetta Elettione, fatta nella sua persona dal predetto Arciprete, supplicandolo per parte loro a compiacersi in ogni conto d'accettarla; e la forma di questo Mandato di procura è questa che siegue:

15 - In Christi nomine, millesimo ducentesimo nonagesimo secundo, Indictione quinta, die Dominico sexto Mensis Iulij, Congregati ad Capitulum, more solito, in Ecclesia Sancti Donnini Ordinis S. Augustini Civitatis Mutinae, ad ista specialiter, Domini Frater Bonus, Frater Iacobinus de Carpo, Frater Iacobinus Pollastro, Frater Ioannellus de Benincasis, Frater Franciscus, et Frater Giradinus, Fratres dicti Loci, Domus, et Ecclesiae omnes praedicti Fratres, et tamquam Capitulum ipsius Loci, Domus, et Conventus, et Loci fecerunt, constituerunt, et ordinaverunt Presbyterum Brancham Cappellanum Ecclesiae Mutinensis praesentem, et suscipientem eorum, et praedictorum Domus, Loci, et Ecclesiae ex parte praedictorum Fratrum, et Capituli Religioso Viro Fratri Laurentio de Pizzigottis de Bonionia Fratrum Eremitarum Ordinis S. Augustini celebratam de ipso Religioso Fratre Laurentio ad Prioratum praedictorum Ecclesiae, Domus, et Loci, et ad petendum ab ipso Religioso Fratre Laurentio, et suplicando eidem, ut electioni, sive postulationi praedictorum de ipso celebratae ad Prioratum huismodi, debeat consentire, et suum assensum, seu consensum praebere; promittentes praedicti Fratres in nomine stipulantis, et recipientis vice, et nomine omnium quorum interest, vel interesse potest ratum, et firmum habere, et tenere quidquid per praedictum Syndicum, et Procuratorem factum fuerit in praedictis, sub obligatione bonorum dictorum Fratrum, Domus, et Conventus, et Capituli. Et ego Blanconus maioris Ecclesiae Mutinae Imperiali auctoritate Notarius rogatus scripsi.

16 - Presentata fu poi nel giorno seguente dal sudetto Branca Capellano, Procuratore creato da' Frati di S. Donnino, la soprascritta Elettione al Priore eletto F. Lorenzo Pizzigotti nel Convento di S. Agostino, il quale vedutala, rispose, che egli ringratiava chi l'haveva eletto, e gli restava con molta obbligatione, ma che egli per essere d'altra Religione, e Suddito, non haveva facoltà d'accettare quella Carica, massime fuori dell'Ordine, se non glie ne veniva concessa la licenza da' Superiori, che però egli haverebbe significata tal cosa [V, p. 136] alli due Padri Vicarj Generali della Lombardia, per il P. Generale, li quali appunto in quel tempo facevano la loro residenza in Modana, e se essi si fossero contentati, che egli havesse accettata quella Dignità, che l'havrebbe fatto di buona voglia per servire que' buoni Religiosi. Per la qual cosa F. Lorenzo trasferitosi quel giorno medesimo, anzi in quel punto istesso davanti F. Francesco, e F. Servadio Vicarj Generali nella Lombardia, per Maestro Egidio Generale di tutto l'Ordine, gli diede parte di quanto era stato determinato nel Convento di S. Donnino intorno alla sua Persona, che però egli si protestava, che come tutto ciò era successo senza niuna sua saputa, così egli non intendeva di voler tal Priorato accettare, se essi, che erano i Superiori (conoscendo però ciò potere apportare honore ed utile alla Religione, e dover essere per maggior salute dell'Anima sua) non glie l'havessero comandato; la qual cosa intesa da que' buoni Padri, doppo havere tra di loro per buon tratto discorso, e molto ben considerato il caso, vedendo veramente, che questa elettione poteva essere di molto utile all'Anima di F. Lorenzo, e ridondare in grand'honore, e gloria della Religione, e massime del Monistero di Modana, conclusero, che si dovesse dare la detta licenza a F. Lorenzo sudetto, di consentire alla detta elettione, ed accettare l'offerto Priorato di S. Donnino, che però ridottisi in Capitolo amendue i detti Padri Vicarj, con F. Lorenzo, col Prete Branca, e col mentovato Notaio della Cattedrale, qual seco a quest'effetto haveva condotto il detto Branca, alla presenza del Superiore di quella Casa di S. Agostino, ed alcuni altri Frati di sua famiglia, gli diedero la licenza d'accertare quel Priorato; e la forma dell'Istromento di questa licenza, fu la seguente:

17 - In Christi nomine. Millesimo ducentesimo nonagesimo secundo, Indictione quinta, die Lunae septimo Mensis Iulij. Frater Laurentinus de Pizzigottis de Bononia Ordinis Fratrum Eremitarum S. Augustini Constitutus in praesentia Fratris Francisci, et Fratris Servadei eiusdem Ordinis Eremitarum, et Generalium Vicariorum in Provincia Lombardiae Vener. et discretissimi Viri Domini Fratris Aegidij Generalis Prioris Ordinis Fratrum Erem. significavit, eisdem, quod electus erat concorditer, et Canonice in Priorem praefati loci S. Donnini; quare supplicabat eisdem, quod si videretur eis pro salubriori statu animae suae, et sui Ordinis maiorem in melius exaltationem, et statum, ut Prioratum consequeretur huiusmodi eidem electioni de se factae consentiendi, et ipsum Prioratum recipiendi, et obtinendi impertiri licentiam dignarentur: qui dicti Fratres, et Vicarj, ut supradictum est, deliberatione inter se habita diligenti, existimantes hoc posse in commodum Animae ipsius Fratris Laurentij, et exaltationem, et statum dicti Ordinis, et maxime Conventus, et loci ipsorum Fratrum Erem. de Mutina redundare; Dei nomine invocato, dederunt, et contulerunt prefato F. Laurentio liberam licentiam ipsi electioni de se factae consentire, et ipsum Prioratum recipere et habere. Actum in Capitulo Domus dictorum Fratrum Erem. de Mutina praesentibus Testibus Dominis, et Fratribus, Fratre Manfredino Priore dicti Conventus de Mutina, Fratre Bergognino de Cremona, fratre Prosperino de Regio, Fratribus dicti ordinis, et Presbytero Brancha Capellano Ecclesiae Mutinensis. Et ego Blanconus maioris Ecclesiae Mutinensis Imperiali auctoritate Notarius praedictis omnibus interfui, et Rogatus scribere scripsi, etc.

18 - Da questo Instromento, nel quale si da questa licenza e facoltà a F. Lorenzo Pizzigotti da Bologna dalli due sopranominati Vicarj Generali, ci nasce una difficoltà, la quale è questa: [V, p. 137] perochè questi si chiamano Vicarj Generali nella provincia di Lombardia; hor che autorità havevano essi dunque di concedere licenze, ed esercitare giuriditione nella Provincia di Romagna, già che gli è chiaro, che il Convento di Modana non soggiaceva anticamente alla Provincia di Lombardia, ma ben sì a questa nostra di Romagna, e vi soggiacque sempre fin tanto, che il Generale Guglielmo Bechio Fiorentino ad istanza della Città, l'aggregò, e unì alla Congregatione di Lombardia l'anno 1461 come più ampiamente in quel tempo vedremo? A questa difficoltà non si può rispondere in altra maniera, se non che forsi in questo tempo, o il Convento di Modana era membro della Provincia di Lombardia, o che que' Padri non solo erano Vicarj nella Provincia sudetta di Lombardia, ma anche in quella di Romagna; tanto più che F. Lorenzo, essendo da Bologna, era di certo della Provincia di Romagna, e non di Lombardia; ma torniamo al tralasciato racconto.

19 - Vedendo dunque il sudetto Capellano Branca Sindico, o Procuratore mandatario, de' Frati di S. Donnino, che F. Lorenzo haveva ottenuta la bramata licenza da' suoi Superiori d'accettare il sudetto Priorato di S. Donnino, nello stesso luogo, e Capitolo alla presenza de' medesimi Vicarj Generali, et altri Religiosi di sopra nominati, presentò di nuovo al sudetto F. Lorenzo l'Elettione di lui, fatta per Priore di S. Donnino dall'Arciprete Bonincontro, e lo supplicò a volere hormai prestare il suo consenso, già chè haveva ottenuta per ciò fare, la dovuta e necessaria facoltà; per la qual cosa il detto F. Lorenzo consigliato di nuovo da que' prudenti Padri, che gli havevano concessa la licenza di accettare quel Priorato, invocato divotamente il nome del Signore, diede finalmente il desiderato consenso, et accettò quel Priorato di S. Donnino, e subito il sopracitato Notaio Biancone, che ne meno esso s'era d'indi partito, rogatosi di questa accettatione, e consenso prestato, ne fece subito il seguente Istromento:

20 - In Christi nomine. Millesimo ducentesimo nonagesimo secundo, Indictione quinta die Lunae septima Mensis Iulij. Constitutus Presbyter Brancha Cappellanus Ecclesiae Mutinensis Procurator, sive Syndicus Conventus, et Fratrum Ecclesiae S. Donnini Civitatis Mutinae Procurator, et Sindycus nomine pro ipsis Fratribus et Conventu ante personam Religiosi Fratris Laurentij de Pizzigottis de Bononia Fratrum Erem. S. Augustini electi, sive postulati in Priorem, Rectorem, et Administratorem Conventus, Loci, Domus, et Ecclesiae S. Donnini praedicti, eidem Fratri Laurentio praefatam electionem, seu postulationem, de ipso totaliter celebratam, praesentavit, supplicans eidem, et cum instantia petens ab eo quatenus electioni, sive postulationi, de ipso totaliter celebratae, debeat consentire, et suum assensum, sive consensum praebere. Qui Frater Laurentius visa electione, seu postulatione de ipso concorditer, et canonice celebrata ad Prioratum huiusmodi; et super hoc communicato consilio sapientum, et habita licentia consentiendi, Dei nomine invocato, ipsi electioni, seu postulationi consensit, et assensum suum praebuit. Actum in Capitulo Domus dictorum Fratrum Erem. Ordinis Sancti Augustini de Mutina, praesentibus Dominis, et Fratribus Fratre Francisco de Mutina et Fratre Servadei Generalibus Vicarijs in Provincia Lombardiae Vener. et discreti Viri Domini Fratres Aegidij Generalis Prioris Ordinis Fratrum Eremitarum, et Fratre Manfredino Priore Conventus Fratrum de Mutina, Fratre Borgognino de Cremona dicti Ordinis, et alijs, etc. Et ego Blanconus maioris Ecclesiae Mutinensis Imperiali auctoritate Notarius praedictis omnibus interfui, et rogatus scripsi.

21 - [V, p. 138] Compite tutte queste funtioni necessarie, solo vi restava di prendere il possesso della detta Chiesa, e Convento di S. Donnino; ma perché soggiaceva totalmente alla giuridittione del Vescovo, faceva prima di mestieri, che egli ancora prestasse il suo consenso alla detta elettione, e dasse commissione a qualche suo Ministro, il quale attualmente ponesse in possesso il nuovo Priore F. Lorenzo; laonde essendone stato humilmente richiesto, come certamente credere si deve, o dalli stessi Frati di S. Donnino, o pure dal loro Sindico sudetto, prestò anch'egli volontieri il suo consenso, e comise a Giacomo da Ranzolino Canonico della sua Cattedrale di Modana, che dovesse porre in possesso della detta Chiesa, e Convento di S. Donnino, come Priore leggittimamente eletto, il sopracitato F. Lorenzo da Bologna, il che fu puntualmente dal detto Canonico esequito alli 9 del Mese sudetto di Luglio, e di questo Possesso, o Tenuta ne fu fatto dall'accennato Notaio Biancone il seguente Rogito:

22 - In Christi nomine. Millesimo ducentesimo nonagesimo, secundo Indictione quinta, die Mercurj nono Mensis Iulij. Dominus Iacobus de Ranzolino Canonicus Mutinensis, auctoritate, et commissione sibi facta a Ven. D. Iacobo Dei gratia Episcopo Mutiensi, induxit in tenutam, et Corporalem possessionem, vel quasi possessionem Prioratus, Rectoriae, et administrationis Ecclesiae, Domus, et Loci Sancti Donnini civitatis Mutinensis, et omnium iurium spiritualium et temporalium, vel quae ad Rectoriam, et administrationem spectantum Reverendum Virum Fratrem Laurentium de Pizzigottis de Bononia, Fratrum Erem. Ordinis S. Augustini, traendo eidem in signum verae, et traditae possessionis, vel quasi omnium praedictorum Pannos Altaris, et Ostium ipsius Ecclesiae, et Funes Campanae, et installando eum in stallum quondam Fratris Vetuli, olim Prioris eiusdem loci; in contradictores, et Rebelles Excommunicationis Sententiam proferendo. Actum Mutinae in Ecclesia, et Domo dictae Domus S. Donnini, praesentibus testibus R. Eichio de Roma Canonico Mutinensi; Fratre Bono, Fratre Iacobino, Fratribus dictae Domus, et alijs, etc. Et Ego Blanconus maioris Ecclesiae Mutinensis Imperiali auctoritate Notarius predictis omnibus interfui, et rogatus scripsi.

23 - Tutti questi Instromenti, e Scritture da noi registrate, spettanti a questo Priorato di S. Donnino, conferito al sudetto F. Lorenzo nostro Religioso, conservansi nell'Archivio di S. Agostino di Modana, e noi da quello l'habbiamo havute, e quivi così a lungo trascritte, affinchè si veda, e si conosca in qual stima in questo tempo erano i nostri Religiosi tenuti, mentre erano eletti Priori anche di Conventi diversi dall'Ordine loro, ed anche con che semplicità si caminava in questi tempi; mentre Religiosi d'un Ordine governavano, e reggevano li Monisteri d'altre Religioni, e finalmente acciò, che si sappi di qual fama, e di qual stima fosse appresso la Città di Modana questo F. Forenzo Pizzigotti da Bologna, mentre un Soggetto così grande, com'era Bonincontro Arciprete della Cattedrale, il quale successe poi nel Vescovato di Modana al predetto Giacomo, fra tanti altri Religiosi, che in questo tempo si ritrovavano in Modana, niuno gli parve più atto, e più a proposito per governare quel Monistero di S. Donnino, del detto F. Lorenzo.

24 - Haveva F. Lorenzo appena preso il possesso di detto Priorato di S. Donnino, quando considerando, e con molta applicatione esaminando lo stato di quella Casa, e de' suoi Religiosi, e conoscendo, che con grandissima difficoltà si sarebbe in quel modo di vivere, potuto longo tempo mantenere, cominciò per tanto seriamente a persuadere [V, p. 139] que' buoni Frati, che per riparare i danni, che quel Convento haveva patito così nello spirituale, come nel temporale non v'era meglio, quanto che essi si disponessero di mutar modo, e stato di vita, e soggettarsi a qualche Religione approvata dalla S. Sede, e prendere l'Habito di quella; perochè in questa guisa haverebbero con maggior quiete, e profitto, potuto attendere al santo servitio di Dio, per il che fare havevano abbandonato il Secolo, ed in quel santo Luogo eransi ritirati; così morto, o terminato il suo officio il Priore loro pro tempore; un altro immediatamente n'haverebbero subito ottenuto, senza gire di qua e di là, girando col cervello, per mendicarne fra' stranieri un buono; haver ben'esso volontieri quell'officio accettato per servirli per qualche poco di tempo, e rimettere quanto più li fosse stato possibile in piedi lo stato, quasi affatto scaduto di quello, come molto ben'essi potevano conoscere, e vedere; ma protestarsi però di non volere longo tempo durare in quell'officio, perochè mal volentieri si vedeva egli fuori della sua Religione, e gli pareva d'essere, come gli Elementi, fuori della sua Sfera, e come i Pesci fuori dell'Acque; dovessero dunque pensare a casi loro; e raccomandarsi molto di cuore al Signore, ed al loro Protettore S. Donnino, affinchè gl'ispirasse qual strada dovevano essi tenere, e per la quale havevano a caminare per meglio fare il suo santo servitio; nel rimanente prometterli esso non abbandonarli in alcuna cosa, ma volersi adoprare a tutto suo potere in benificio loro, e di quella sua Casa, o Convento.

25 - Havendo in questa guisa così saggiamente parlato il prudente Priore F. Lorenzo, rimasero per qualche tratto attoniti, e sospesi que' semplici Religiosi; ma poscia considerata la qualità di quel gravissimo Padre, e quanto egli dicesse la verità, e conoscendo, che il consiglio, che gli dava era ottimo, doppo havere fra di loro per qualche poco discorso sopra di quello, e raccomandatisi anche a Dio, con pregarlo a voler assistere, e secondare le loro deliberationi, affinchè riuscissero, conforme il suo divino volere, a maggiore gloria sua, e beneficio dell'Anime loro; risposero finalmente al loro zelantissimo Superiore, che essi erano dispostissimi per esequire quel tanto, che esso havesse conosciuto essere meglio per essi, e per il loro Convento; haverlo perciò di buona voglia accettato per loro Superiore, vedesse per tanto quel che essi havevano a fare, e comandasse, perché gli haverebbe trovati prontissimi ad esequire ogni suo comando; perochè ben conoscevano, che il suo consiglio non d'altrone procedeva, che da un cuore tutto impastato di carità e di zelo del loro bene, e dell'utile di quel Convento; se dunque li consigliava esser bene prendere l'Habito di qualche Religione approvata dalla S. Chiesa, e sottoporre ad essa quel loro Convento, essere essi prontissimi di ciò fare, e già che Iddio per sua Divina Misericordia, haveva ordinato, che un Religioso Agostiniano fosse stato eletto per loro Superiore, non volere essi sottoporre il suo Convento, nè ricevere l'Habito d'alcun'altra Religione, che di quella del glorioso Patriarca S. Agostino, la di cui Regola erano molti anni, che professavano d'osservare; dubbitare solo essi di non incontrare qualche difficoltà col Vescovo, per essere quella Chiesa e Convento, con tutti loro soggetti alla giuridittione di quello; sperare nulladimeno nella benignità di quel Prelato, e nella destrezza di lui, che haverebbe saputo così saggiamente maneggiare quel gravissimo affare, che condotto l'haverebbe al desiato fine.

26 - Mentre li sudetti Religiosi di S. Donnino spiegavano i suoi humili, e riverenti sensi in questa guisa, giubilava nel suo cuore F. Lorenzo, e quasi per allegrezza piangeva, e doppo havere essi finito di rispondere, ripigliò egli: [V, p. 140] Figliuoli, e Fratelli miei carissimi, veramente dalla vostra prudenza, e bontà, altra risposta io non aspettavo; ben si conosce, che voi altro fine non havete, che l'honore, e la gloria di Dio, e la salute dell'Anime vostre; e però Iddio benedetto, che con occhio più che linceo penetra fin dentro i più cupi penetrali del cuore di ciascheduno, havendo scorta la vostra sincerità, v'ha ispirato ad appigliarvi a quello stato, che come d'ogn'altro è migliore, così da me per ottimo v'è stato proposto, cioè lo stato fermo, e stabile della Religione approvata; e se bene vi sono tante Religioni, e massime Mendicanti, tutte ottime, e santissime, tuttavolta già che da voi medesimi v'eleggete quella del mio P. S. Agostino, non posso non grandemente approvare la vostra elettione, non tanto, perché io sono di quella indignissimo figlio, ma perché questa come fra tutte l'altre osserva una Regola, che non è, né troppo rigida, né troppo soave, ma tiene una strada di mezzo, così più di tutte l'altre è anche più amabile e desiderabile; quanto all'ottenere il Placet così de' miei Superiori, come anche del Vescovo, essere mio pensiero; del rimanente stassero essi fermi, e costanti nella fatta deliberatione, e confidassero nell'aiuto Divino, che ogni cosa sarebbe passato prosperatamente.

27 - Con questa deliberatione dunque, havuto il consenso dagl'istessi Frati di S. Donnino, et anche da' nostri di S. Agostino, formò ben tosto un supplichevole Memoriale diretto al sudetto Vescovo, nel quale rappresentatoli brievemente lo stato infelice, nel quale si ritrovava quel Luogo, o Convento di S. Donnino, così nel temporale, come nel spirituale, e dimostratoli non potere risorgere, e ritornare allo stato della primiera felicità, se non passava ad altro stato più sodo, unendosi ed aggregandosi a qualche altro Monistero d'alcuna approvata Religione, prendendo anch'essi l'Habito di quella, e conoscendo, che se facessero quest'unione col Monistero de' Padri Eremitani di S. Agostino, e l'Habito sagro di quella S. Religione prendessero, ciò facilissimamente potrebbero conseguire, supplicavano per tanto la Sua Santa Paternità a concederli di poter ciò liberamente fare, cedendoli benignamente ogni qualunque giuridittione, così temporale, come spirituale, che egli potesse sopra di loro, e del sudetto loro Convento di S. Donnino havere, et in oltre volesse benedire la prima pietra, e darla poi a F. Velitio Priore del Monistero de' Padri Eremitani predetti, affinchè esso la gettasse nelle fondamenta d'un nuovo convento, che intendevano di fabbricare fra il detto luogo di S. Donnino, e la strada publica, o fossa della Città, non ostante qual si sia contradittione di qualsivoglia persona soggetta alla sua giuridittione, supplicandolo in oltre a volerli concedere l'accennate gratie con tanta fermezza, che habbino perpetuamente a durare.

28 - Ricevuta il Vescovo questa Supplica, e conoscendo molto bene, che dicevano la verità, et essendoli anche molto ben nota la bontà di que' Servi di Dio, e portando anche molto affetto alli nostri Padri di S. Agostino, si compiacque di concederli quanto bramavano, cioè a dire, che potessero liberamente offerire, donare, incorporare, et unire il Convento di S. Donnino, e se medesimi ancora al Monistero de' PP. Eremitani di S. Agostino, liberando affatto, col consenso del suo Capitolo, da qualsivoglia sua giuridittione in perpetuo, incaricandoli solamente, in segno d'essere stati suoi Sudditi, di pagare ogn'anno ad esso, ed a tutti i suoi Successori, due libre di cera in luogo di Censo nel giorno di S. Geminiano, o per tutta la sua Ottava, non ostante qualsivoglia contradittione di qual si sia persona a lui soggetta, salvo però il Diritto, o Ius del Monistero di S. Eufemia, al quale non intende di derogare; ma perché detta Concessione [V, p. 141] registrata si ritrovava appresso Gasparo Sillingardi Vescovo già anch'egli di Modana, nel suo Cattalogo de' Vescovi di quell'antica Patria, e questa è stata anche trascritta dall'erudittissimo P. D. Ferdinando Ughelli nel secono Tomo della sua Italia sagra, a me pur anche giova di trascriverla in questi nostri Secoli a perpetua memoria d'un tanto beneficio concesso da questo buon Prelato alla nostra Religione; il Privilegio è dunque questo che siegue:

29 - Iacobus miseratione Divina Mutinensis Episcopus, Dilecto filio in Christo F. Laurentio de Piccicottis Priori Loci, et Ecclesiae S. Donnini Ordinis S. Augustini Civitatis Mutinae, et fratribus dicti Loci, et Ecclesiae, eorumque Successoribus, salutem, et in Domino poenitentiam fructuosam. Pastoralis officij diligentia prophetico docetur Oraculo erratem ad semitam reducere Veritatis; ait enim suo Vaticinio Hieremias; si separamus pretiosum a vili, quasi os Domini erimus. Sane vestra nobis exhibita petitio hanc seriem continebat. Frater Laurentius de Pizzicottis Prior Loci, et Ecclesiae S. Donnini Civitatis Mutinae Ordinis S. Augustini, et ipsi Fratres, et Capitulum dicti loci significant Sanctitati vestrae propter longam absentiam Fratris Vetuli Prioris quondam dicti loci, et propter longam infirmitatem, et debilitatem eiusdem, ipse Locus ad tantam desolationem devenit, et Fratres dicti Loci ad tantam sunt dissolutionem prolapsi, quod nisi opportuno eis, et salubri remedio consulatur eisdem, vix tam spiritualiter, quam temporaliter adijciet, ut resurgant, et idcirco dictus Frater Laurentius Prior, et Fratres dicti Loci super pluribus excogitantes remedijs, ut ipsorum provideatur statui, et saluti, et in eis, et in ipso loco reformaretur Honestas, et Regularis Observantia impleretur, omnisque, dissolutionis, et vagationis tolleretur materia, deliberaverunt, habito consilio sapientum, se ipsos, et locum praedictum cum omnibus iuribus, et pertinentijs suis Ordini Fratrum Erem. Sancti Augustini tradere, et transferre, cum non videant, nec cognoscant, quod per aliquem alium modum ita bene eorum status valeat reformari. Quare supplicant idem Prior, et Fratres, et petunt a benignitate vestra, quatenus super praemissis animarum eorum, et Corporum de solita vestra pietate compatientes eisdem seipsos, et dictum locum S. Donnini cum omnibus iuribus suis mobilibus, et immobilibus, Privilegijs, Indulgentijs, et Gratijs per quamcumque personam ipsi loco, et Fratribus eiusdem loci concessis, praedicto Ordini Fratrum Erem. tradendi, et transferendi licentiam dignemini concedere, et consensum; eximendo ipsum Locum S. Donnini, et omnia eius, ac etiam Priorem, et Fratres eiusdem Loci ab omni lege Iurisdictionis, et Dioecesana, ut in omnibus eadem exemptione gaudeant, immunitate, privilegijs, et gratijs, Indulgentijs, ac consuetudinibus, quibus locus, et Ordo supradictorum Fratrum Erem. de Mutina noscitur congaudere. Insuper ex nunc benedicere primarium Lapidem, ac ipsum Lapidem benedictum tradere Velitio Priori Fratrum Erem. praedictorum, et eidem committere, ut ipsum Lapidem ponere possit, et Ecclesiam cum Caemeterio construere ubicumque decreverint supradictus Prior, et Fratres Eremitae S. Augustini de Mutina a dicto loco S. Donnini infra usque ad stratam publicam inter Circlam, et Foveam Civitatis, non obstante alicuius personae contradictione, quae vestrae iurisdictionis existat. Concessionem autem huiusmodi, et licentiam taliter concedere, et roborare velitis, ut perpetuam habeat firmitatem. Quare nos considerantes, quod iustis petentium desiderijs non est denegandus assensus, et attendentes quam pretiosum est in observantia Regulari deservire omnium Conditori, et quam vile est obnoxios Religioni pati, et Religionem subire desolationem, ac dissolutionibus [V, p. 142] lascivis, et vagationibus inhaere, decrevimus vestram huiusmodi petitionem admittere, ut quod pretiosum est separemus a vili, et errantem ad salutis semitam reducamus. Igitur praefatam petitionem vestram, super ea deliberatione habita diligenti, admittentes, benigne tradendi, et transferendi vos, ipsumque locum S. Donnini, cum omnibus Iuribus suis mobilibus et immobilibus, Privilegijs, Gratijs, et Indulgentijs per quamcumque personam ipsi loco, et Fratribus ejusdem loci concessis, Ordini Fratrum Erem. supradictorum, vobis de consilio Fratrum nostrorum, et consensu videlicet Canonicorum, et Capituli Mutinensis licentiam tenore praesentium exhibemus, et ipsi traditioni, et translationi nostrum infracriptum assensum; eximentes vos, ipsum Locum S. Donnini, et omnia iura ipsius, ac etiam Priorem, et Fratres eiusdem loci ab omni lege Iurisdictionis, et Dioecesana; decernenentes, ut in omnibus, et per omnia idem locus S. Donnini, idemque Prior, et Fratres, et bona dictorum Fratrum, et Loci eadem exemptione, libertate, et immunitate gaudeant, necnon Privilegijs, Gratijs, et Indulgentijs, et Consuetudinibus, quibus locus, et Ordo supradictorum Fratrum Erem. de Mutina in omnibus noscitur conguadere; pro qua quidem licentia, et assensu, ac etiam exemptione, traditione, et translatione decernimus, in signum consuetae proprietatis, et ad inditium vestrae perceptae libertatis per vos, vestroque successores praestari annuatim debere nobis, nostrisque successoribus, et Episcopatui Mutinae in Festo S. Geminiani, vel infra eius Octavam duas libras Cerae nomine Census. Insuper primarium Lapidem per nos benedictum ex nunc praesentialiter damus, et tradimus Priori Conventus praedictorum Fratrum Erem. de Mutina, plenam, et liberam potestatem concedentes eidem, et super hoc vices nostras sibi totaliter committentes, ipsum Lapidem ponendi pro Ecclesia, et Coemeterio construendis ubicumque praedicti Prior, et Fratres Eremitani Ordinis Sancti Augustini decreverint a loco dicto S. Donnini infra usque ad stratram publicam inter Circlam, et Foveam Civitatis, non obstante contradictione alicuius personae nostrae Iurisdictionis, salvo et reservato Monasterio S. Euphemiae Civitatis Mutinae censu unius librae Cerae, et novem denariorum Mutinae parvorum, quem vos eidem Monasterio consuevistis, et tenemini reddere annuatim. In cuius rei maius Testimonium, et evidentiam pleniorem, hoc praesens publicam Instrumentum nostri Sigilli, et Sigilli Capituli Mutinensis appensione fecimus communiri, et subscriptione nostrorum Canonicorum, et Mutinae Capituli roborari. Actum in Episcopali Palatio Mutinae Anno Domini a Nativitate eiusdem millesimo ducentesimo nonagesimo secundo, Indictione quinta, die Sabbati, duodecimo Mensis Iulij, praesentibus testibus Dominis Ioanne Archipresbytero Plebis de Montibus, Bennate de Pulixina, Guilelmo Guidotto, Francisco filio Domini Ugozzoni de Boccalatis, Alberto filio Domini Aegidij quondam Domini Marci de Ferraria. Ego Bartolomaeus de Barillerijs Notarius, et Scriba dicti Ven. Patris, praedictis omnibus interfui, et de mandato suprascripti Reverendi Patris scripsi, et pubblicavi. Et Ego Bonincontrus Archipresbyter Ecclesiae Mutinensis praedictis omnibus interfui, et consensi, et ad maius Testimonium manu propria me subscripsi. Ego Pilus Guerrae Canonicus Mutinae interfui, et consensi, et manu propria me subscripsi. Ego Ubertus de Bobio Canonicus Mutinae interfui, et consensi, et manu propria me subscripsi. Ego Barnabas de Boschettis Canonicus Mutinae interfui, et consensi, et manu propria me subscripsi. Ego Iacobus de Ranzolino [V, p. 143] Canonicus Mutinae interfui; et consensi, et praesenti manu mea scripsi. Ego Cyntius Canonicus Mutinae interfui, et consensi, et manu propria me subscripsi. Ego Bonadamus de Boschettis Canonicus interfui, et consensi, et praesenti manu mea me subscripsi.

30 - In questo Privilegio Episcopale due cose dobbiamo considerare; la prima delle quali si è, che i Frati sudetti di S. Donnino pregano il Vescovo, che voglia benedire la prima pietra, e poi darla a F. Velitio Priore del Monistero de' Padri Eremitani di S. Agostino, affinchè egli la getti nel fondamento della nuova Chiesa, e Convento, che intendevano di fabricare; hor dico io, quanti Conventi havevano i Padri Eremitani in Modana? certo non penso, che n'havessero più d'un solo, e di quello era in questo tempo Priore non F. Velitio, ma F. Manfredino, come si può vedere nel terzo, e quarto Instromento di sopra scritti, ne' quali fra testimonj vi viene nominato in ambi F. Manfredino Priore del Convento de' Frati Eremitani di S. Agostino di Modana; hor come in questo Privilegio del Vescovo, che fu fatto cinque giorni soli doppo, non più F. Manfredino, ma F. Velitio viene nominato Priore del sudetto Convento? A questo facilmente si risponde; che forse in questi pochi giorni, che vi corsero, F. Manfredino dovette finire, e terminare il suo ufficio, nel di cui luogo gli fu poi sostituito F. Velitio; e tanto più ciò credere dobbiamo, quanto che ivi attualmente si ritrovavano i PP. Vicarj Generali del P. Generale di tutto l'Ordine, come habbiamo più sopra, nel produrre gli accennati Istromenti, osservato.

31 - La seconda consideratione, che dobbiamo fare sopra di questo Privilegio è, che i Frati di S. Donnino, chiedono gratia al Vescovo, che voglia benedire la prima pietra, e poi darla a F. Velitio sudetto Priore de' PP. Eremitani affinchè egli la getti nelle fondamenta della nuova Chiesa, e Convento, che intendevano di fare fra la detta Chiesa di S. Donnino, e la strada publica vicino alla Cerchia, e Fossa della Città; hor che Chiesa, e Convento era questo? Forse pretendevano i Frati di S. Donnino di lasciare il vecchio Convento, e fabricare quest'altro, ove poi insieme con gli Eremitani, a quali s'univano, dovessero habitare, lasciando anch'eglino il loro antico domicilio; o pure doveva questo nuovo servire per essi soli, già divenuti veri Agostiniani, e così havere in avvennire la Religione due Conventi.

32 - Per rispondere a questi dubbi, li quali in vero non sono così facili da sciogliersi, io assolutamente dico, che il nuovo Convento, che pretendevano questi Frati di fabricare, non haveva da servire per li nostri Religiosi Eremitani di Modana, perché essi havevano un buon Monistero, già per infino del 1245 fondato vicino alla Porta nuova, ove pur hora stanno, e di dove mai si sono partiti, ma più tosto io penso, che il nuovo Monistero, che fabricar si doveva, e nelle di cui fondamenta haveva da gettare la prima pietra, benedetta dal Vescovo, F. Velitio Priore degli Eremitani, havesse da servire per li Frati di S. Donnino, già fatti Eremitani anch'eglino. Se poi questo nuovo Convento si fabricasse non ci costa, questo è ben certo, che del 1434 la Religione possedeva in Modana un Convento sotto nome di S. Donnino, perochè di esso se ne ritrova memoria nelli Registri generali di quell'anno. Hora non v'è più, ma tutti i Poderi, e le Possessioni, che il detto Convento di S. Donnino possedeva, sono godute dal Monistero di S. Agostino. Quando poi egli fosse estinto, non ne habbiamo fin'hora ritrovata alcuna memoria.

33 - Accennassimo già sotto l'anno 1286 come tre sagre Verginelle dell'humile Castello del Poggio nella Valle Topina, havendo desiderio [V, p. 144] di servire in stato Religioso il Signor Iddio, e conservarli intatta la loro Virginità per lungo tratto di tempo, pregarono S. D. M ad ispirarle in qual luogo haverebbero esse ciò più agevolmente potuto fare; ed aggiungessimo, come il benignissimo Signore compiaciutosi oltre modo della santa volontà di quelle sue divotissime Serve, con favore veramente singolare, li mandò, come già fece a tre Santi Magi una Stella prodigiosa, la quale le condusse fino sotto le mura della Città di Foligno, ove fermossi sopra d'un luogo detto il Merangone, per la qual cosa intendendo essere la volontà del loro Sposo Celeste, che si fermassero a servirlo, cominciarono, con licenza del Vescovo, anzi pure con l'agiuto suo a fabricare, come una Casa, o Convento, ed ivi si trattennero, servendo fedelmente al Signore fino al fine di quest'anno, ma come bramassero di edificare anco la Chiesa, e di vestirsi con l'Habito di qualche approvata Religione; finalmente esponendo humilmente il loro religiosissimo senso al Vescovo predetto, ottennero copiosissimamente quanto bramavano, perochè a' 16 appunto di Decembre di quest'anno 1292 gli concesse egli, non solo di edificare la bramata Chiesa, ma di vantaggio gli diede facoltà di prendere l'Habito, e la Regola del nostro Glorioso Patriarca S. Agostino, quale esse presero con grandissima allegrezza; et havendo poi anche fabricata la nuova Chiesa, come ch'erano grandemente divote della Santa Croce del Signore, e della B. Vergine sua Santissima Madre, vollero per tanto, che il titolo di quella fosse Santa Maria della Croce, che poi in progresso di tempo cominciossi volgarmente a chiamare la Crocetta. E perché da una Stella, per ordine del Re del Cielo, erano state in quel luogo condotte alla maniera, che già da un'altra simile erano stati guidati al Presepio Santissimo del Salvatore i tre gloriosissimi Magi Coronati dell'Oriente, esse altresì deliberando di volere ne' tempi a venire, con grandissima solennità, celebrare il giorno della Santa Epifania a quelli consegrato, come hanno poi sempre fatto, e fanno tuttavia. Veggasi il Giacobelli, et il P. Errera nel primo Tomo dell'Alfabeto.