Tomo V

Anni di Christo 1296 - della Religione 910

1 - [V, p. 180] Mi giova di registrare sul bel principio di quest'anno del Signore 1296 la morte di due gran Personaggi, l'uno Ecclesiastico, e l'altro Secolare, quella felicissima, e questa infelicissima. Parliamo hora della prima, e poi appresso discorreremo dell'altra. Il Personaggio dunque Ecclesiastico, che morì in quest'anno, fu il glorioso Servo di Dio F. Pietro del Morone, il quale già nell'anno del 1294 sedette su la Cattedra di Pietro in qualità di Pontefice, lo spatio di cinque Mesi, col nome di Celestino V doppo de' quali, ispirato da Dio, come si crede, con raro esempio di Religiosa humiltà, rinuntiò quell'altissima Dignità per ritornare a godere la perduta quiete del suo amato Monistero della Maiella. Essendo poi stato questo grand'Huomo, doppo l'alta rinuntia fatto condurre per ordine di Bonifacio VIII nella Rocca di Fumone, come già scrivessimo nel suo luogo, affinchè da' suoi malevoli, con tale occasione, non fosse suscitato nella Chiesa di Dio qualche pernitioso Scisma; alla perfine in quest'anno a 19 Maggio, ricco di meriti infiniti, e chiaro anco per molti Miracoli, per mezzo d'una Morte Beata, se né volò nel Cielo a ricevere il premio dovuto alla sua santissima vita. Quando poi fosse solennemente Canonizzato, lo scriveremo a Dio piacendo, sotto l'anno del Signore 1305.

2 - L'altro Personaggio Secolare, il quale in quest'anno anch'egli terminò la sua vita con una morte infelice, fu Primislao Re di Polonia, il quale volendo scacciare dalla Pomerania, spettante alla Polonia, un grosso Esercito di Brandeburghesi, li quali erano furiosamente entrati in quella, e l'havevano posta a saccomano, vi accorse perciò con un valido Esercito, ma la sua mala sorte volle, che ne' primi attacchi rimanesse sul Campo miseramente ucciso; così scrive il Cromero.

3 - Ma passiamo a riferire cose spettanti con propietà maggiori alla nostra Regolare Historia Agostinaiana, et in primo luogo, gli è da sapersi, che il Sommo Pontefice Bonifacio, vedendo per esperienza, che gli Ordini Mendicanti nelle Fondationi delli loro Monisteri nelle Città, Terre, e Castella, davano, e ricevevano grandi occasioni di garre, di dicordie, e dissensioni, che però facevano giornalmente giungere all'orecchie de' Ponetici strepitose querele gli uni contro degli altri; e conoscendo molto bene, come prudentissimo, ch'egli era, che ciò principalmente nasceva dalla soverchia libertà di fare le dette Fondationi, dovunque ritrovavano opportuna l'occasione di poterle fare, per tanto deliberò in quest'anno, come certamente stima il Padre Francesco Lungo nel suo Breviario Cronologico, di raffrenare una tanta libertà, e per ciò fare, spedì una sua [V, p. 181] Bolla Decretale, proibì a chiunque degli Ordini Mendicanti, che niuno per l'avvenire potesse fondar Monisteri un qual si sia Città, Terra, Castello, o Villa, senza l'espressa licenza della S. Sede Apostolica, nella qual licenza, o facoltà, si dovesse sempre fare espressa mentione della sudetta Decretale; dichiarandosi però verso il fine di quella, che non intendeva d'includere nella detta proibitione li piccioli Eremitorj, che da qual si voglia degli Ordini mentovati si potesse fondare ne' luoghi solitarj, e lontani da luoghi habitati, ne' quali volessero ritirarsi alcuni loro Religiosi di vita più perfetta. Leggesi poi questa Bolla nel sesto de' Decretali: Tit. de excessibus Praelatorum cap. unico, et è la seguente:

Bonifacius Episcopus Servus Servorum Dei.

4 - Cum ex eo, quod Praedicatores, Minores, et Religiosi alij Mendicantes in Civitatibus, Castris, Villis, aut alijs Locis ad habitandum domos, vel loca de novo suscipiunt, seu olim suscepta dimittunt, se ibidem ad alia transferentes, diversa scandala, quandoque proveniant, et frequentes clamores ad Sedem Apostolicam perferantur. Nos super hoc providere volentes, hoc perpetuo providemus Edicto, ne deinceps aliquis, vel aliqui de praedictis, quibuscumque super hoc privilegijs muniti existant (quae ipsis contra tenorem constitutionis praesentis nullatenus volumus suffragari) in aliqua Civitate, Castro, Villa, seu Loco quocumque ad habitandum Domos, seu Loca quaecumque de novo recipere, seu hactenus recepta mutare, vel ea, venditionis, permutationis, Donationis, aut cuiusuis alienationis titulo quocumque in alios transferre praesumant, absque Sedis Apostolicae licentia speciali, plenam, et expraessam faciente de prohibitione huiusmodi mentionem. Si secus egerint, irritum decernentes. Per hoc tamen eis, qui vitam duxerint Eremiticam, seu solitariam, eligendam de maiorum suorum licentia, cellas, mansiones, seu habitacula, in Eremo, sive Locis, ubi non sit Hominum habitatio de propinquo, possint acquirere, ac mutare, non intelligimus interdictum.

5 - Motivassimo già sotto l'anno del Signore 1293 come Filippo Re di Francia il Bello, donò ad istanza del grand'Egidio Colonna Generale in quel tempo dell'Ordine nostro, il Convento, che era già stato de' Frati del Sacco, detto ancora della Penitenza di Giesù Christo, alla nostra Religione, per quanto alla Maestà Sua spettava; soggiungessimo poi, che anche il Vescovo di Parigi confirmò la detta Donatione con un suo Diploma, quale ivi registrassimo. In quest'anno dunque li nostri Padri Parigini, per rendere più stabile la sudetta Donatione, supplicarono con un loro Memoriale il Sommo Pontefice Bonifacio, acciò si degnasse di confirmarla con una sua Bolla Pontificia; et egli, che era molto all'Ordine nostro affettionato, gratiosamente si compiacque di confirmarla con la seguente Bolla, data in Anagni a 13 di Settembre l'anno secondo del suo Pontificato, che è questo del 1296 et è la seguente:

Bonifacius Episcopus Servus Servorum Dei.

6 - Dilectis filijs, Priori, et Fratribus Eremitarum Loci Parisiensis Ordinis S. Augustini, salutem, et Apostolicam Benedictionem. Vestrae Religionis inducimur, meritis, ut paternis vos affectibus prosequentes, eam vobis gratiam favorabiliter impendamus, quam vestris esse conspicimus necessitatibus oportunam. Sane petitio vestra Nobis exhibita continebat, quod clarae memoriae Lodovicus Rex Francorum cupiens terrena pro Caelestibus, et [V, p. 182] transitoria pro aeternis salubri comercio commutare, quendam Locum in Civitate Parisiensi Fratribus de Poenitentia Iesu Christi in puram contulit eleemosynam intuitu pietatis. Eisdem vero Fratribus, Locum ipsum deferentibus, carissimus in Christo filius noster Philippus Rex Francorum Illustris nolens Locum ipsum, qui dictorum contemplatione Fratrum deditus, et attributus in pios usus fuerat aliquatenus ad profanos reverti, ac habens ad vos specialis devotionis affectum, praefatum Locum cum iuribus, et pertinentijs suis, vobis, et successoribus vestris in perpetuum Regia liberalitate concessit; ac postmodum Venerabilis Frater noster Parisiensis Episcopus concessionem huiusmodi auctoritate ordinaria confirmavit, prout in patentibus litteris super hoc confectis ipsorum Regis P. et Episcopi sigillis munitis plenius dicitur contineri. Verum quia huiusmodi Loca dictorum Fratrum, quorum Ordo est de Mendicantibus fuerunt per constitutionem felicis recor. Gregorij Papae X praedecessoris nostri dispositioni Sedis Apostolicae reservata propter quod dictae, Concessio regia vobis facta de Loco praedicto, et confirmatio subsecuta, fuerunt invalidae, Nobis super hoc vobis, ut Locus ipse, quem (ut asseritis) ex concessione praedicta pacifice possidetis, perpetuo usibus vestris cedat, providere volentes, vestris supplicationibus inclinati, Locum praedictum cum iuribus, et pertinentijs suis, vobis, et successoribus vestris Apostolica Auctoritate concedimus, et in perpetuum donamus de gratia speciali. Decernentes irritum, et innane quidquid secus a quoquam contigerit attentari. Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostrae Donationis, etc. Datum Anagniae Idibus Septembris, Pontificatus nostri Anno secundo.

7 - Ma passiamo hormai a dare un brieve saggio della Vita, e Morte gloriosa del Beato Brunetto da Prato, il quale appunto in questo tempo se ne passò negli alti, e sublimi Elisi della Gloria eterna a ricevere il guiderdone delle sue eroiche virtù dal Sovrano Monarca del Cielo, e della Terra.

Vita, e Morte gloriosa del Beato Brunetto di Prato.

8 - Il Glorioso, e Beato Servo di Dio Brunetto, di cui più volte habbiamo in questo Secolo medesimo, benchè con molta brevità, favellato, nacque l'anno ventunesimo di questo Secolo al tempo di Papa Honorio III nella nobilissima Città di Prato, dieci miglia distante da Firenze; la quale, se bene prima non godeva il titolo di Città, lo meritava però, non solo al pari, ma sopra molt'altre della Toscana, non pure, ma di tutta Italia. I suoi Genitori, benchè ci siano ignoti i loro nomi, furono però di Casa Rossi, famiglia in quel tempo delle più nobili di quella Terra. Da questi dunque, com'erano grandemente timorati di Dio, fu Brunetto allevato con ogni studio nel santo timore di S. D. M. laonde non fu poi maraviglia, se egli riuscì un così gran Servo del Signore, perochè quell'odore, che riceve nel bel principio il vaso della nostra humanità, o buono, o rio, ch'egli si sia, conservasi poi fino alla morte per ordinario.

9 - Fatto grande, et adulto, o fosse per divotione, come certamente mi persuado, o pur anche per qualch'altra cagione, gli venne voglia di passarsene a Roma ove doppo havere visitati que' Santi luoghi, che furono di certo i primi impieghi del santo Giovine, e poscia ancora vagheggiate, ed ammirate le altissime maraviglie, così antiche [V, p. 183] come moderne di quella Metropoli dell'Universo, come spesso visitasse l'antica Chiesa di S. Maria del Popolo (congiunta, ed unita alla Porta Flaminia, e posseduta dalla nostra Eremitana Religione fin dell'anno 1100 nel quale è certissima fama, che ella fosse fabricata dal Popolo Romano al tempo di papa Pasquale Secondo) sentissi di tal sorte innamorare a poco, a poco del nostro santo Istituto, che determinò anch'egli di lasciare affatto, con l'esempio di que' buoni Religiosi, il Mondo fallace, e lusinghiero, e vestirsi del loro Habito sagro; communicato per tanto il suo pensiero, e la sua celeste ispiratione al Superiore di quella Santa Casa, e provato da questo, per qualche tratto di tempo, il suo spirito, trovatolo finalmente buono, fu con sua indicibile allegrezza vestito dell'Habito della nostra Religione l'anno appunto del Signore 1251.

10 - Vestito dunque in questa guisa il fortunato Brunetto, intraprese così subito, e con tanto ardore ogni più arduo esercitio virtuoso, e religioso, che in poco tratto di tempo poco mancò, che egli non si lasciasse a dietro nella carriera delle virtù ogn'altro più perfetto di quella Religiosa Famiglia; conoscendo dunque i Superiori dell'Ordine il talento grande, del quale era dotato a maraviglia Brunetto, e scuoprendolo più che atto a qualsivoglia impresa, per ardua ch'ella si fosse, determinarono di mandarlo alla sua Patria, affinchè procurasse con l'esempio suo di fondare un Monistero in quella nobilissima Terra, ed in effetto dategli per compagni di così degna impresa due altri Religiosi, che stimarono atti per somigliante affare, e furono per appunto F. Gioseffo, e F. Guido, et a quella volta gl'inviarono. Giunto dunque Brunetto alla sua cara Patria co' suoi Compagni, diede in un tratto tal saggio delle sue virtù, e della sua santità a suoi Concittadini, che appena egli hebbe loro esposto il desiderio suo, quando subito, più che di buona voglia, gli consegnarono una Chiesa dedicata in honore di S. Anna fuori della Terra, quale haveva già fin dell'anno 1217 edificata un buon Sacerdote per nome Benvenuto, il quale era di già morto, et in quella seppellito insieme con sua Madre; ivi dunque fabricatosi un picciolo Tugurio, o Conventino, attese per molti anni, a vivere insieme co' suoi Compagni, con grandissima santità di vita. Successe, come anche nel suo luogo dicessimo, questa Fondatione l'anno del Signore 1254, essendo il Beato nell'anno 33 dell'età sua.

11 - Quindici Anni fermossi in quel luogo il Venerando Servo del Signore, ma desiderando i Pratesi d'haverlo più commodo, e più vicino alla Terra, lo pregarono a volere fondare un nuovo Monistero in honore della medesima Santa sotto le mura; e se bene egli mal volontieri intendeva di partirsi dal primo, come più atto per la solitudine, la quale a senno di S. Girolamo, fu sempre in questo Mondo il Paradiso de' Servi di Dio, tuttavolta fu necessario, che li dasse sodisfatione. Fabricò dunque il nuovo Monistero a spese de' Cittadini l'anno del 1269 col consenso, e licenza di Giovanni Acciaioli Vescovo di Firenze, il quale ancora consagrò la Chiesa.

12 - Venuto poi ad habitare nel nuovo Monistero co' Compagni, tanto più da dovero proseguì di vivere santamente, quanto che conobbe essere necessario di maggiormente edificare il Secolo, il quale più da vicino stava mirando minutamente ogni sua minima attione, con tanto profitto però di ciascheduno, che non si puole bastevolmente descrivere. Doppo dunque d'havere menato fra l'uno, e l'altro Convento una vita totalmente Celeste, per lo spatio di 42 anni, e 75 dell'età sua, pieno di meriti infiniti, se ne morì, lasciando ricca la Chiesa di S. Anna sudetta del pietoso tesoro del suo sagro Corpo. Non si sa precisamente in quali Virtù maggiormente si rendesse cospicuo questo Servo di Dio, [V, p. 184] né altre più particolari attioni, perochè i nostri semplici Eremiti antichi non si curarono di notar altro, se non che egli fu un gran servo di Dio; et il titolo di Beato, che ha sempre goduto fin dal tempo della sua gloriosa Morte, vantaggiosamente ci persuade, che così fosse. Seguì la sua Morte Beata in quest'anno alli 11 di Marzo.

13 - I nostri Padri della Provincia Romana celebrarono quest'anno il loro Capitolo Provinciale nella Città di Viterbo; fu Vicario del Capitolo, o Presidente per il P. Generale absente, il Lettore F. Bernardino da Orvieto, e l'elettione del Provincialato cadde nella Persona del Lettore F. Pietro Romano, il quale essendo già un'altra volta stato eletto nell'istessa Carica, non la volle accettare, e poi nell' anno scorso del 1295 nel Capitolo Generale di Siena difese tutta la sagra Teologia sotto l'assistenza del grand'Egidio Colonna, come all' hora bastamente scrivessimo.

14 - Era di già fondato in quest'anno il Convento di Hascelet nella Provincia di Fiandra. E' Hascelet una Terra non ignobile poco lungi dalla Città di Liegi, la quale in questi tempi era soggetta alli Conti Loscensi. Hor havendo i nostri Padri, prima di questo tempo fabricato in questa Terra un Monistero in un fondo, che era del detto Conte, per ottenere quel sito, pagavano ogn'anno, per conventione fatta nella Fondatione, un certo Censo al Conte. Hor come i Padri con la loro santa conversatione, e religiosa vita, si comprassero l'affetto del Conte Arnoldo Loscense, che in questo tempo era Signore di quella Terra, si risolse per tanto di liberarli quest'anno dall'accennato Censo col seguente Privilegio, che registrato si legge appresso Auberto Mireo nel Libro delle sue Notitie delle Chiese della Fiandra al Capitolo 226 a car. 668 et anche appresso il nostro Errera nel primo Tomo del suo Alfabeto Agostiniano a car. 360 ed è il seguente:

15 - Ego Arnoldus Comes Loscensis cum Uxore mea Margarita ... Priorem, et Conventum Eremitarum S. Augustini una cum Fundo, seu Loco, in quo morantur in Oppido nostro de Hascelet, ac Aedificijs in eodem Loco de novo constructis, et construendis a solutione Census, in quo idem Locus, ratione Fundi in Curia nostrae iurisdictionis interioris de Hascelet, mihi singulis annis tenebatur, in perpetuum absolvo, et quito. Datum 1296 in Crastino B. Gregorij Papae, et Doctoris.

16 - Tanto, che da questo Privilegio costa evidentemente, che questo Monistero era già stato fondato qualche tempo prima di quest'anno, benchè non si possi assegnare determinatamente; laonde ha ragione il P. Crusenio di scrivere, che questo Monistero fu fondato prima dell'anno 1296. Proseguì poi sempre questo Conte a favorire per fin ch'ei visse, questo nostro Convento di Hascelet, come appresso ne' suoi proprj luoghi dimostraremo.

17 - Se bene si tiene per certo da' nostri PP. della nobil Terra d'Empoli, che il loro vecchio Convento, che già stava fuori della Porta Pisana sotto il titolo di S. Maria Maddalena, sia molto più antico di quest'anno; nulladimeno, perché non hanno memoria scritta anteriore a questo tempo, non si può, né si deve indovinare la certa Origine di quello; la prima notitia dunque, che di quel Monistero habbiamo potuta ricavare, consiste in un Diploma di Francesco Monaldeschi Vescovo di Firenze, il quale concede 40 giorni d'Indulgenza a chiunque si fosse ritrovato presente alla Messa celebrata all'Altare della Madonna nella nostra Chiesa sudetta, nella seconda Domenica d'ogni Mese, dichiarandosi, che intendeva, [V, p. 185] che acquistassero la medesima Indulgenza ogni volta. Fu dato questo Diploma in Firenze a 28 di Giugno in quest'anno del 1296, tanto per appunto mi significò alcuni Mesi sono in una sua Lettera il Baccilliero F. Christoforo Bastini da Pisa, al presente Priore del Convento di S. Stefano, situato dentro la detta Terra, ove fu trasportato questo primo, per concessione della Republica Fiorentina, e del Vescovo della detta Città nell'anno del Signore 1350 se ben poi non si diede mano di buon proposito alla fabrica fuori che nell'anno del 1367 come in que' tempi distintamente diremo, a Dio piacendo.

18 - Fu anche fondato in quest'anno il nostro Convento di Qedlimburgo nella Provincia di Sassonia. E' Quedlimburgo un nobilissimo Castello diviso però in due parti, perochè per il mezzo vi passa un fiume, che lo divide, sta situato nella Diocesi della Città di Alberstat; che poi questo Monistero fosse quest'anno fondato, si cava espressamente da una Bolla di Papa Bonifacio data in Roma a 15 di Genaio dell'anno 1300, perochè pretendendo i Padri Francescani del Castel Vecchio di Quedlimburgo, che il nostro Monistero fabricato di qua dal fiume nel Castello nuovo, fosse demolito, perochè non v'era la distanza di 140 canne; i nostri ricorrendo al Papa, ottennero, che ciò non si eseguisse in verun conto perochè que' Conventi erano in due Castelli di differente Giuridittione, e v'era il fiume di mezzo; ed il Papa gli concesse la gratia con la sudetta Bolla accennata, nella quale attesta, che questo nostro Monistero era stato fondato quattr'anni prima, cioè di quest'anno 1296.

19 - Il diligente Historico della Fiandra Antonio Sandero, trattando delle cose memorabili della famosa Città di Gante, illustre Metropoli della Fiandra, Provincia dalla quale prendono la denominatione tutte l'altre di quella Bassa Germania, dice, che in quest'anno a 3 del Mese di Giugno con publico, e solenne Istromento li Signori Borlusij antichi, e nobili Cittadini della sudetta Città, donarono alcune loro Case, che erano contigue con la Cappella antica di S. Steffano, fra' limiti di Acherghemio, alli nostri Padri Eremiti di S. Agostino, affinchè in esse vi fondassero un Monistero per la loro Religione, come fecero poi negli anni a venire, come notaremo.

20 - Nel principio ancora di quest'anno hebbe origine la fondatione illustre del Monistero delle Monache nostre del Villaggio di Viechpach in Germania, spettante però alla Provincia nostra di Baviera, benchè appartenesse, come scrivono alcuni, a quella di Colonia, non è però così, perché è sempre stato di Baviera in cui veramente sta situato. Il Fondatore di questo Monistero fu Beringero Conte di Leonverch, il quale fabricò questo Luogo a gloria di Dio, di Maria Vergine, e del P. S. Agostino, con questa conditione, che ivi stassero dieci Monache dell'Ordine nostro, e due Religiosi pure de' nostri, di quelli della Santa Capella del Signore di Ratisbona, per la devotione, che a quel Santo Luogo portava, e assistessero a quelle sagre Vergini, e tutti poi dovessero essere alimentati de' frutti della sua Tenuta, che possedeva nel detto Villaggio di Viechpach, la quale poi morto lui dovesse essere posseduta liberamente dalle sudette Monache, le quali dovessero nel numero raddoppiarsi, restandovi sempre alla cura loro due nostri Sacerdoti, come di sopra, con un Servente. Diede il consenso per fondare questo Monistero Corrado Vescovo di Ratisbona, il quale ancora liberò, e fece esente la Chiesa, od Oratorio di quello dalla vicina Parochia di Kirchperg, la quale poi anche, come a suo tempo vedremo, fu riunita, ed incorporata all'istesso Monistero. Dice il P. Milensio, che è sempre stata molto grande la purità di queste sagre Verginelle [V, p. 186] in tutti i tempi, e vi si è sempre conservata intiera la vera Osservanza regolare. Hoggidì in vece delle Monache vi stanno alcuni Religiosi della nostra Provincia di Baviera.

21 - Appena era finita di fabbricare la Chiesa delle Monache nostre del Villaggio di Viechpach nella Baviera, fondata dal Conte Beringero di Leonverch, quando il benignissimo Iddio, volendolo rimunerare d'una così gran limosina fatta a quelle Serve di Dio, e figlie d'Agostino, per mezzo d'una morte Christiana, nel giorno 27 d'Aprile di quest'anno 1296 a se lo trasse in Cielo; e fugli data honorevole sepoltura nella stessa Chiesa, da lui fondata, in un Sepolcro alto, ed eminente nel mezzo di quella; e nella Pietra del detto Sepolcro vi si leggono ancora queste parole: Anno Domini 1296 obijt Berengerius Comes de Leonverch piae memoriae sexto Kal. Maij. E con questo facciamo fine al presente anno.