Tomo V

Anni di Christo 1297 - della Religione 911

1 - [V, p. 186] Grandissime sconvolture si viddero in quest'anno nella nostra Italia, e specialmente nell'alma Roma, per le gravissime contese, che passarono fra il Sommo Pontefice Bonifacio VIII e l'Eccellentissima Casa de' Signori Colonnesi, a cagione della passata rinontia di Celestino V alla quale grandemente contrari si dimostrarono Giacomo, e Pietro ambi Cardinali di quella Nobilissima Famiglia; le quali contese essendosi poi trasformate, per opera del Demonio, in aperte rotture di pernitiosa guerra, come cagionarono di primo tratto la perdita delli Stati di que' Nobilissimi Signori, e la privatione della sagra Porpora de' mentovati Cardinali; così poi finalmente la catastrofe di così funesta tragedia si terminò, per la perfidia d'un Sovrano Regnante, con la morte del sagrosanto Pontefice, come nel suo tempo, e luogo scriveremo. Vedansi tutti gli Annalisti della Chiesa, e del Secolo.

2 - Con la privatione poi di Pietro rimase la nostra Religione anch'essa priva di Protettore, per qualche tempo, imperciochè esso Pietro fu dell'Ordine nostro Protettore lo spatio di tre anni, perochè hebbe la detta Carica da Celestino V l'anno del 1294, io dissi qualche per tempo essere rimasta la Religione priva di Protettore, posciachè, quando poi da Clemente V fu restituito il Cappello al sudetto Pietro, tornò di nuovo ad esercitare la medesima Carica.

3 - E se bene il Pontefice Bonifacio erasi così sensatamente imbarazzato nelle sopramentovate guerre con i Colonnesi, non si era però scordato del pubblico bene di tutta la Chiesa universale; anzi che stava di tal sorte a quello applicato, che pareva, che ad altra cosa non havesse il pensiero rivolto; e perché haveva grandissimo zelo della gloria di Dio, e della maggior veneratione, e culto de' suoi Santi, havendo per tanto considerato, che li giorni natalitij d'alcuni Santi Apostoli, e quelli altresì de' quattro Evangelisti, e de' quattro Santi Dottori della Chiesa, non erano honorati con il dovuto culto, ordinò in quest'anno con una sua solenne Bolla, quale doppoi inserì nel sesto de' Decretali, che in tutta la Chiesa di Dio, si dovessero, per l'avenire, solennizzare sotto Rito doppio, la Festa de' SS. Apostoli, et Evangelisti, e delli quattro Dottori; e qui notar si deve, che doppo S. Gregorio, a cui dà il primo luogo per la Dignità Pontificale, subito nomina in secondo luogo il nostro gran [V, p. 187] P. S. Agostino, tutto che egli fosse, e di tempo, e di età, a S. Ambrogio, et a S. Girolamo, posteriore. Ma io stimo per certo, che il Pontefice quel luogo gli dasse per la di lui vantaggiosa eccellenza nella dottrina, e nel sapere. Leggesi poi questa Bolla nel titolo 22 de Reliquiis, et Veneratione Sanctorum, il cui tenore è questo, che siegue:

Bonifacius Episcopus Servus Servorum Dei.

4 - Gloriosus Deus in Sanctis suis, et in Maiestate mirabilis, cuius ineffabilis altitudo prudentiae nullis inclusa limitibus, nullis terminis compraehensa, recti censura iudicij coelestia pariter; et terrena disponit, et si cunctos eius ministros magnificet, altis decoret honoribus coelestis efficiat Beatitudinis possessores, illos tamen (ut dignis digna rependat) potioribus attollit insignijs dignitatum, et praemiorum uberiori retributione prosequitur, quos digniores mater Ecclesia eius sacra vestigia prosequentes, et exemplo ducta laudabili, licet universos in Regnis Coelestibus constitutos studijs honorare sollicitis, et sonoris essere paeconijs non desistat; gloriosissimos tamen Christianae fidei Pricipes, Athletas Dei electos, iustos saeculi Iudices, Lumina vera Mundi, videlicet Christi Redemptoris Apostolos numero duodeno contentos, qui viventes in carne praedictam Ecclesiam suo pretioso Sanguine plantaverunt, ipsam exigendo sublimiter, et disciplinis sanctissimis dirigendo; Reverendissimos etiam Patres virosque clarissimos quatuor Evangelistas Domini, per quorum diligentissima, et fidelissima studia eidem Ecclesiae sacra Evangelia illuxerunt. Egregios quoque ipsius Doctores Ecclesiae, Beatos Gregorium, qui meritis inclitis Sedis Apostolicae curam gessit, Augustinum, et Ambrosium Venerandos Antistites, ac Hieronymum Sacerdotii praeditum titulo, eximios Confessores summis attollere vocibus, laudibus personare praecipuis, et specialibus disponit honoribus venerari. Horum quippe Doctorum perlucida, et saltuaria documenta praedictam illustraverunt Ecclesiam, decorarunt virtutibus, et moribus informarunt. Per ipsas praeterea, quasi luminosas, ardentesque lucernas, super candelabrum in Domo Domini positas (errorum tenebris prostigatis) totius corporis Ecclesiae tamquam sydus irradiat matutinum. Eorum etiam foecunda coelestis irrigui, gratia influente, scripturarum enigmata referat, soluit nodos, obscura dilucidat, dubiaque declarat; profundis quoque ac decoris illorum sermonibus, ampla ipsius Ecclesiae fabrica, velut gemmis vernantibus rutilat, et verborum elegantia singulari gloriosus sublimata coruscat ideoque circumspecta prudentia dictae Sedis (quae actibus intenta salubribus, et operibus exposita pietatis, libenter, et solerter exequitur, quae sunt Dei) premissa sollicite, digneque considerans, et debita meditatione perlustrans, ad divini nominis honorem, et gloriam, exaltationem Catholicae Fidei, salutemque fidelium, merito censuit, riteque providit Apostolos, Evangelistas, et Confessores eosdem in universali Ecclesia honorificentiae potioris impendijs attollendo; ut ab ea tanto propensius se honorari sentiant, quanto ipsam prae caeteris excellentius illustrarunt. Nos itaque pijs ducti consilijs, dignisque studijs excitati, nonnullos praedecessores nostros Romanos Pontifices (qui specialis devotionis prosequentes affectu, aliquorum festa Sanctorum sub duplici ordinaverunt Officio celebranda) imitari sollicite intendentes eorundem Apostolorum, Evangelistarum, et Confessorum festivitates praecipuas (de Fratrum nostrorum consilio, et assensu) sub Officio duplici per universas Orbis Ecclesias, volumus statuimus, et praecipimus annis singulis, perpetuis futuris temporibus solemniter celebrari, etc.

5 - [V, p. 188] Quanto poi all'esecutione di questa Decretale, gli è certo, che ella l'hebbe in tutto il Christianesimo in que' principi, e specialmente nel solenizzare le Feste de' Santi Apostoli, la quale osservanza vediamo, che tuttavia persevera nella Chiesa di Dio; ma quanto alle Feste degli ultimi due Evangeliti S. Marco, e S. Lucca; e quanto anche alle Feste de' quattro Santi Dottori, gli è certissimo, che da molto tempo in qua non sono di precetto, ma di devotione, eccettuati però alcune Città, e Luoghi particolari, de' quali, o sono Padroni, o Protettori, come per cagione di esempio, la Festa del Padre nostro S. Agostino solennemente si celebra in Pavia, perché di quella è Protettore, et anche in Toledo, perché due volte fu quella Regia Città dal Santo Dottore liberata dalle Loccuste, che però nel di lui giorno Festivo il Capitolo della famosa Metropoli di quella va a celebrare gli officj, e la Messa solenne nella nostra Chiesa; così pure in Valenzuola di Spagna la detta Festa si osserva, e vi si fa quella prodigiosa, e tanto decantata Processione, in cui si porta la Statua del Santo accompagnata con molte Torcie accese, le quali, quantunque abruggino per lungo tratto di tempo, non callano però né pure d'un sol carato; cosa in vero molto rara, e miracolosa. Doppo questa Decretale di Bonifacio io ritrovo, che altri Pontefici hanno ordinato, che si osservi la Festa del P. S. Agostino in tale, e qual luogo al pari di quelle de' Santi Apostoli. Così Innocenzo VIII comandò, che si facesse nella Città, e Diocesi di Trento. Così Alessandro VI lo stesso ordinò in altre parti; le Bolle de' quali promettiamo di dare, a Dio piacendo, ne' loro tempi, e luoghi dovuti.

6 - Ma ecco, che mentre stiamo queste cose scrivendo, giunge nuova di Roma, che il nostro Santissimo Pontefice Innocenzo XI hoggidì felicemente regnante, ad istanza del Re Cattolico, con una Bolla solenne, ha comandato, che per l'avenire ne' Regni delle Spagne, ogni anno in perpetuo, si solennizzi la Festa del nostro P. S. Agostino di precetto. E nel Memoriale esponne la sudetta Cattolica Maestà di ciò desiderare per gli obblighi grandi, che hanno le Spagne a questo gran Dottore di S. Chiesa, per varie gratie ottenute in diversi tempi da Dio, per l'intercessione di quello; delle quali gratie scrivessimo noi in qualche parte sotto l'anno del Signore 1268 nel Tomo 4 di questi nostri Secoli, e d'alcune altre ancora, a Dio piacendo, discorreremo in questo Quinto Tomo sotto l'anno del 1323. La copia poi della sudetta Bolla, o Breve, perché è molto decoroso, lo vogliamo quivi anticipatamente registrare, acciò tutto il Mondo veda in quanta stima habbino sempre tenuto, e per tutt'hora tenghino li Sommi Pontefici, e le Teste Coronate del Cattolico Mondo, questo gran Maestro, e Dottore di S. Chiesa. La copia poi è questa che siegue:

Innocentius PP. XI.

7 - Ad perpetuam rei memoriam. Creditae nobis coelitus dispensationis ratio exigit, ut pijs orthodoxorum Regum, ac Principum pietatis, aliarumque Christianarum Virtutum de coribus multipliciter fulgentium votis, ad augenda in Terris Sanctorum, cum Domino in Coelesti Hierusalem regnantium, praesertim egregiorum Ecclesiae Doctorum, quorum profundis, ac decoris sermonibus ampla ipsius Ecclesiae fabrica, velut, gemmis vernantibus rutilat venerationem laudabiliter tendentibus favorabiliter assensum Paterna Benignitate praebeamus. Cum itaque sicut Charissimi in Christo filij nostri Caroli Hispaniarum Regis Catholici nomine dilectus filius noster Ioannes Everardus S. R. E. Presbyter Card. Nidhardus nuncupatus, ipsius Caroli Regis apud Nos, et Sedem Apostolicam Orator Nobis nuper exposuit, ipse Carolus Rex pro [V, p. 189] singulari sua, Subditorumque suorum in Hispaniarum Regnis degentium erga S. Augustinum Episcopum Hipponensem Ecclesiae Doctorem praecelentissimum, devotione, Festum eiusdem Sancti Doctoris in dictis Regnis de Praecepto servari plurimum desideret; Nos devota grataque animi devotione considerantes, quantis optimus ille Magister, a Sanctis Praedecessoribus nostris Coelestino, et Gregorio Magno, eximijs laudibus decoratus, in Ecclesia Dei (quam editis ad orthodoxae fidei defensionem, suaeque Doctrinae elucidationem, Vitaeque, et morum ex Christi norma formandorum institutionem, tot clarissimis, atque irrefragabilibus scriptis, longe, latenque illustravit, et illustrare hodieque non cessat) meritis praefulgeat, ac proinde pijs, enixisque memorati Caroli Regis precibus, nobis super hoc humiliter porrectis benigne inclinati, ut perpetuis futuris temporibus festum eiusdem Sancti Augustini in universis Hispaniarum Regnis praedictis de Praecepto servetur, Authoritate Apostolica tenore praesentium statuimus, ac decernimus, et ordinamus. Non obstantibus Constitutionibus, et Ordinationibus Apostolicis, caeterisque contrarijs quibuscumque. Volumus autem, ut earumdem praesentium Litterarum transcriptis seu exemplis etiam impressis manu alicuius Notarij publici subscriptis, et sigillatis, vel Personae in Ecclesiastica Dignitate constitutae munitis, eadem prorsus fides tam in Iuditio, quam extra illud habeatur, quae habeatur, etc. Datum Romae apud Sanctum Petrum sub Anulo Piscatoris die 23 Februarij 1677 Pontificatus nostri Anno primo. I. G. Slusius.

8 - E perché in questi tempi v'erano molti Religiosi di varj Ordini, e massime Mendicanti, li quali accettavano molte Cariche massime Episcopali, alle quali ben'è sovente erano eletti in discordia, ed essi, o senza licenza de' loro Superiori, o al più da quelli artificiosamente estorta più tosto, che ottenuta, le accettavano; dal che poi ne seguivano molti danni alle Chiese delle quali prendevano la Pastorale Amministratione; per la qual cosa volendo il Sommo Pontefice oviare ad un così pernitioso abuso, proibì con una sua gravissima Bolla a qualsivoglia Religioso degli Ordini de' Predicatori, de' Minori, e degli Eremiti di S. Agostino, et anche a tutti gli altri Religiosi di qual si sia altr'Ordine Mendicante, che per l'avvenire non habbino ardire di accettare qual si voglia elettione di loro fatta a qual si sia Vescovato, massime con discordia degli Elettori, senza l'espressa licenza del Sommo Pontefice, nella quale si facci mentione della presente sua Costitutione, la quale fu data in Roma appresso S. Pietro alli 29 di Marzo l'anno terzo del suo Pontificato, e la produce il P. Vadingo nel Regesto del Libro 2 a car. 228 et è del seguente tenore:

Bonifacius Papa Octavus.

9 - Ad perpetuam rei memoriam. Quorundam oculos sic vitium ambitionis excaecat, quod quasi suae professionis immemores, qua contemptis honoribus, abiectis divitijs, spretisque delitijs, arbitrio proprio subiugato alterius ditioni, retro respiciunt ad Aratrum manumissa, dum praecipitanter ruunt in litigiorum anfractus, Causarum strepitibus se involuunt, et extra admnistrationes proprij Ordinis solium Praelaturae conscendere moliuntur, electionibus, postulationibus seu provisionibus de se in discordia celebratis improvide praestando consensum, praebendi assensum a suo Superiore nonnunquam extorta licentia potius, quam obtenta, ex quo animarum, et Ecclesiarum dispendia noscimus provenisse, et proventura maiora, praesenti Constitutione sancimus, ut nullus Religiosus Praedicatorum, Minorum, [V, p. 190] Heremitarum Sancti Augustini, necnon et quorumlibet Mendicantium Ordinum electioni, postulationi, provisioni, seu vocationi de se factae in discordia, ad aliquam extra sui Ordinis administrationis Praelaturam praestare possit assensum, etiam si Magistri, Ministri, seu Priores, Generalium suorum Ordinum, aut inferiorum Praelatorum suorum licentia, vel assensus accederet, absque licentia Sedis Apostolicae speciali faciente plenam, et expressam de Constitutione huiusmodi mentionem. Decernimus irritum, etc. Datum Romae apud S. Petrum 4 Kalendas Aprilis Anno 3.

10 - Ma passiamo hormai a riferire la beata Morte del glorioso Servo di Dio il B. Vito da Varadino, Città del Regno d'Ungheria, il quale appunto, conforme la più commune opinione delli Scrittori, in quest'anno, se ne volò da questa bassa Valle di miserie all'altissima cima del glorioso Olimpo del Cielo, ove si godono l'eterne, ed incorruttibili felicità della Beatitudine.

Brevissimo saggio della Vita, e Morte

Del B. Vito d'Ungheria.

11 - Questo gran Servo di Dio, benchè communemente venghi chiamato dal Regno nel quale nacque, il Beato Vito d'Unheria, però, per quanto si cava dell'antiche Scritture, nella forte Città di Varadino nacque, e se vogliamo prestar fede al nostro Padre Girolamo Romano, trasse i suoi Illustri Natali da Sangue Regio; sprezzando però le fortune, che li si promettevano dal suo alto lignaggio, se n'entrò da Giovinetto nella nostra Religione Agostiniana; nella quale, se bene gli Autori in ispecie non raccontano alcuna cosa particolare, tuttavolta in universale conchiudono tutti, che ei visse santamente. Anzi il B. Arrigo d'Urimaria, che visse nel suo tempo, e fors'anche lo conobbe, nel Cattalogo, ch'egli fa degli Huomini di famosa, e notoria Santità dell'Ordine, ripone in terzo luogo il B. Vito, di cui stiamo parlando. Solo il Venerabile P. Alonso d'Orosco nella sua Cronica Agostiniana, dice, che egli in tutte le virtù fu molto perfetto, ma specialmente nell'importantissima dell'humiltà fece smisurati progressi. Dunque carico più di meriti, che d'anni giunse in qust'anno al porto beatissimo della Gloria; benchè non si sappi il giorno, anzi né pure il Mese, nel quale egli spirò, tant'erano poco curiosi li nostri Antichi di notare queste cose così importanti.

12 - Una sola mi pare però molto degna, e singolare, riferiscono gli Autori essere accaduta doppo la Morte fortunata di questo Servo di Dio, et è, che essendo stato seppellito il suo Corpo, indi ad alcun poco tempo, volendo seppellire in quell'istesso Sepolcro un altro Morto, appena venne questo per un poco a toccare il Cadavere del Beato Vito, che subitamente, alla maniera di quell'altro, che toccò il Corpo del morto Eliseo, tornò ben tosto in vita; nel qual Miracolo volle il Signore Iddio dare a dividere, che non s'ingannavano quelli, che lo chiamavano Beato, perochè egli veramente era tale, mentre S. D. M. si compiaceva, che il suo Corpo morto operasse uno de' maggiori Miracoli, che si legghino nelle antiche Historie del Vecchio Testamento.

13 - Ma qui si potrebbe curiosamente investigare per qual causa non permise Iddio, che il Corpo di Vito rissuscitasse prima, per dar poi la vita a quell'altro, che così sarebbe stato molto maggiore il Miracolo? A questo dubbio risponde il P. S. Cirillo nel Libro delle sue Cathechesi alla decim'ottava [V, p. 191] sopra il caso accennato del Profeta Eliseo, che ciò si fece da Dio per accreditare le Sante Reliquie de' suoi Servi, affinchè si sappi, che i Corpi, che così bene servirono all'Anime loro compagne, e l'aiutarono nel santo servigio di Dio, S. D. M. per honorarli, vuole, che anch'essi siano a parte in questo tempo, che stanno da quelle divisi, de gli honori, che quelli godono in Paradiso, se non in altro almeno in far Miracoli. Io vuò qui produrre le parole del Santo, che veramente sono molto gravi, e sono le seguenti: Mortuum Corpus Prophetae perficit opus Animae, et mortuum iacensque vitam praebuit Defuncto, exhibensque alteri vitam ipsum mortuum permansit, qua de causa? Ne si ressurrexisset Eliseus, factum id soli Animae adscriberetur, et ut demonstretur, quod absente etiam Anima inest virtus quaedam Corporibus, propter tot annorum inhabitatas in eis animas iustas, quorum Ministerio husae sunt. E di vero è così liberale il Signore con i Santi nelle loro Reliquie, che pare per ordinario, faccino più Miracoli i Corpi loro quando sono morti, che quando erano vivi. Da questo Miracolo dunque tanto insigne, potiamo argomentare, quanto fosse grande la Santità di Vito, mentre il Signore li concedeva anche doppo morte favori così singolari, che per fin dal tempo della sua Morte gloriosa ha sempre goduto il titolo di Beato; ed in conformità di questo scrive, ed attesta il P. Errera nel Tomo 2 del suo Alfabeto Agostiniano d'havere veduta l'effigie di questo glorioso Servo di Dio dipinta nell'Altare di S. Nicola da Tolentino, nella nostra Chiesa di S. Maria della Cella vicino a S. Pietro d'Arena, fuori di Genova, con i raggi di Beato intorno al Capo, e con il titolo, che dice, Beatus Vitus de Ungaria; e questa Pittura fu fatta fin dell'anno 1466; fanno honorata memoria di questo Beato, oltre il Romano, il Panfilo, il B. Arrigo, il Coriolano, il Crusenio, il Gelsomini, l'Orosco, l'Errera, et altri nostri Autori, anche il Bzovio nel Tomo 13 de' suoi annali, e Giovanni Maseutio nel lib. 3 della sua Historia Ecclesiastica, a quali si può anche aggiungere il Volaterrano nella sua Antropologia.

14 - Fu anche Canonizzato in quest'anno con solennissima pompa dal Pontefice Bonifacio, il Glorioso S. Luigi già Re di Francia di questo nome il Nono, non tanto, perché glie ne facesse più volte istanza grande il Re Filippo il Bello, in questo tempo regnante, con altri molti Prencipi, e Signori della Francia Ecclesiastici, e Secolari, quanto principalmente per i stupendi Miracoli, che si compiacque di fare il Signor Dio, per l'efficacissima intercessione di questo suo gran Servo. La Bolla poi di questa Canonizzatione registrata si legge nel Bollario Romano di Cherubino Laertio a carte 157 e se bene dalla detta Bolla non costa, che egli fosse Religioso almeno Tertiario d'alcun'ordine, nulladimeno noi dimostrassimo, con l'autorità d'alcuni gravi Scrittori sotto l'anno 1270 quando tessessimo la di lui santa Vita nel nostro Tomo 4 essere egli stato questo Santo Re Tertiario di tutti quattro gli Ordini Mendicanti.

15 - Celebrarono i nostri Padri della Provincia Romana in quest'anno nel Convento della Città di Corneto il loro Capitolo Provinciale; fu Vicario Generale, o Presidente il Padre Lettor Bernardino da Orvieto il quale fu anche eletto Provinciale della Provincia. Notasi ancora dall'Autore del Registro antico di quella Provincia, che que' Nobili Cittadini di quella Città, diedero di limosina al Capitolo la somma notabile di cento Fiorini, che in questi tempi era una gran quantità di Moneta, et osserva di vantaggio, che il Fiorino valeva undici Tornesi di grossi.

16 - Fu anche data in quest'anno una grand'elemosina al nostro Monistero di Bada nella Provincia d'Austria in Germania, che in questo tempo era membro della Provincia di Baviera. [V, p. 192] Li benefattori furono Arrigo di Potendof, e Chunegonda sua moglie, li quali doppo haver data una grossa elemosina di 200 Fiorini, donarono anche all'istesso Monistero una Capella, od Oratorio dedicato in honore della B. Vergine, che stava fabricato sopra i Bagni, cedendo affatto all'antico Ius, che vi haveva la sua Nobilissima Casa, et unendolo in perpetuo al sudetto Monistero; fu poi confirmata nello stesso tempo, come mi credo, questa Donatione dal Vescovo di Patavia, ed alcuni anni appresso fu parimente stabilita dal Papa Clemente V.

17 - In quest'anno vacata la Chiesa Cattedrale della Città di Fiesole, poco tratto fuori di Firenze, il Sommo Pontefice Bonifacio memore de' molti meriti del nostro dottissimo Maestro Frat'Angelo da Camerino Vescovo di Cagli, si compiacque di trasferirlo da questa Chiesa, alla poco dianzi mentovata di Fiesole, nella quale non durò poi ne meno molto tempo, come nel suo luogo, a Dio piacendo, scriveremo.

18 - Nel Monistero d'Ascoli nella Marca d'Ancona, per quanto riferisce il diligente Errera, conservasi un Privilegio, o Bolla di Papa Bonifacio VIII diretto ad un certo Religioso di quella Patria, e Convento, nella quale lo costituisce Apostolico Confessore, e gli dà amplissima facoltà di potere ascoltare le Confessioni di tutti li Fedeli in tutte le Diocesi del Christianesimo, e se bene l'Autore citato, dice, che questa Bolla fu data in quest'anno non assegna però né il giorno, né il Mese, nel quale ella fu data; ma questo poco importa, perochè a noi basta di sapere, che questo Religioso doveva certamente essere un'huomo di gran valore, mentre da un Papa così saggio gli fu concesso una gratia tanto singolare.

19 - Fra gli altri Monisteri, che possiede la Religione Agostiniana nella Serenissima Città di Venetia, uno ve n'ha sotto il titolo di S. Catterina Vergine, e Martire, del quale, dice il Sansovino nell'Historia di Venetia al lib. 3 a cart. 149 che egli è molto più antico di quest'anno, benchè non assegni il tempo della sua Fondatione, et all'hora, che scriveva la sudetta Historia era egli habitato da 106 Religiose. Hor di questo Monistero dunque favellando, attesta, che egli quest'anno fece acquisto d'un gran Tesoro, che fu appunto un Braccio di S. Alessio glorioso, quale fu portato a Venetia dall'Isola di Stalimene, da Marco Minotto, e fu donato a questo Monistero.

20 - Ma già, che siamo in Venetia, e ragioniamo de' Conventi di Monache nostre, gli è bene che registriamo alcuni altri, de' quali fa pur anche mentione l'istesso Sansovino, così nel luogo, e libro sopracitato, come anche nel lib. 6 a car. 190 senza però assegnare i tempi, e gli anni, ne' quali furono fondati. Il primo, dice egli, è l'antico Monistero di S. Lodovico habitato da 100 Monache in circa; ma se questo Monistero nella sua Fondatione fu dedicato in honore di S. Lodovico Re di Francia, non può essere più antico di quest'anno, nel quale, come habbiamo scritto, fu Canonizzato il detto S. Lodovico. Il secondo è il Convento di S. Girolamo, nel quale si conserva con gran veneratione il Corpo di S. Spiridione Vescovo Greco, che tanto si rese Illustre nel Secolo in cui visse, e questo è habitato da ottanta Serve di Dio. L'altro finalmente è il Monistero di S. Marta, fondato già dall'antichissima Famiglia Salomonia, ed è habitato da circa cinquanta Monache.

21 - Il P. M. Pietro del campo nel primo Tomo, che egli scrisse, e stampò delle nostre Historie Agostiniane, riferisce, che in quest'anno fu da Papa Bonifacio VIII confirmata sotto la nostra Regola una nuova Religione di Canonici Regolari, chiamati di S. Antonio di Viena in Francia, e dice, che furono li suoi Istitutori due Nobili Cavallieri Padre, e Figlio, l'uno de' quali [V, p. 193] Gastone, e l'altro Girondo chiamossi. L'occasione poi, che hebbero di fondare questa Religione, fu questa; perochè essendosi in questi tempi scoperta in quelle parti una terribile, e mortale infirmità, che consumava le genti a poco, a poco, ispirati da Dio benedetto, fecero nella detta Città di Vienna fabricare un famoso, e sontuoso Hospitale col titolo di S. Antonio, dal quale poi quel mortale malore prese il nome di Fuoco di S. Antonio; con l'esempio di questi buoni Servi di Dio, moltissimi altri si unirono, e si aggregarono con essi, e così uniti poi gli diede il Papa titolo d'Ordine, e li confirmò poi in quest'anno, come habbiamo detto sotto la nostra Regola.