Tomo V

Anni di Christo 1309 - della Religione 923

1 - [V, p. 297] Nel principio di quest’anno del Signore habbiamo la morte di Carlo II Re di Napoli, detto il Zoppo, il quale appunto, allo scrivere di Giovanni Villani, che in questo tempo viveva, alli 4 di Maggio cessò di vivere, a cui successe nel Regno Roberto suo figlio Duca di Calabria. Fu Carlo gran Benefatore dell’Ordine nostro, come in più luoghi habbiamo notato negli anni scorsi, nel che fare, fu anche poi imitato da suo figlio Roberto.

2 - In questo medesimo anno, havendo li Signori Venetiani, occupata a viva forza la Città di Ferrara con tutto il suo Contado, che era, come pure è di presente, della Santa Romana Chiesa, e non volendola restituire per qual si voglia ammonitione, che li facesse fare, per mezzo de’ suoi Nuncj, il Sommo Pontefice Clemente V alla perfine giustamente sdegnato, fulminò contro la detta Republica la Scommunica, e l’interdetto, se in termine di 30 giorni, doppo la notificazione delle dette censure, non restituivano alla S. Sede nelle mani de’ suoi Legati, la sudetta Città, e Contado di Ferrara. E caso, che non volessero ubbidire, comandò nella sudetta Bolla, o Sentenza di Scommunica al Vescovo di Castello in Venetia, et a tutti gli Ecclesiastici della detta Città, tanto Secolari, quanto Regolari, e precisamente alli quattro Ordini Mendicanti, de’ Predicatori, de’ Minori, degli Eremiti di S. Agostino, e de’ Carmelitani, che dieci giorni doppo li sudetti 30 giorni, dovessero partirsi di Venetia, e slontanarsi da quella almeno per dieci miglia. Questa Bolla poi, la quale è straordinariamente longa, viene registrata dal Bzovio sotto il numero 3 di quest’anno; e fu data in Avignone nel Convento de’ Padri Domenicani nell’anno quarto del Pontificato di Clemente V e comincia: In omnem terram vocis Apostolicae sonus egreditur, etc.

3 - Il Paragrafo poi, che contiene il Precetto fatto dal Pontefice a gli Ecclesiastici di Venetia, di sfrattare da quella Città in caso di disubbidienza, è per appunto questo: In poenam insuper per praedictorum Ducis, Consilij, et Communis, Episcopo Castellanensi, Abbatibus, Prioribus, Canonicis, Monachis, necnon Universitatibus, et singulis Ordinum Fratrum Praedicatorum, Minorum, Eremitarum S. Augustini, Carmelitarum, et aliorum quorumcumque Ordinum, et Religiosorum Prioribus, Custodibus, Guardianis, et Fratribus, et alijs Clericis Saecularibus, et Regularibus, quibuscumque nominibus censeantur, in civitate Castellanensi, vel loco Venetiarum, vel circa ad decem milliaria commorantibus, quatenus infra decem post praedictos triginta dies immediate sequentes, exeant de Terra, seu Civitate Castellanensi, vel loco Venetiarum, et eius districtu, ad locum ipsum minime reversuri, donec dicti Veneti gratiam dictae Sedis obtinuerint, et a nobis aliud receperint in mandatis. Quod si quis praedictis contrafecerit, excommunicationis [V, p. 298] incurrat sententiam ipso facto, a qua non possit absolvi ab alio, quam a Papa nisi in mortis articulo, ut in alio casu iam dicto, quocumque Privilegio non obstante. Concedimus tamen, quod in Ecclesijs, et Domibus, ipsa Custodia, Cathedrali, vel aliqua Collegiatis, et non Collegiatis, Praedicatorum, et Minorum, et aliorum Religiosorum, et Saecularium, unus, duo, tres, quatuor, quinque, vel sex secundum magnitudinem, vel parvitatem earum Ecclesiarum, vel Domorum, Conversi, et illiterati, vel Clerici in Mineribus Ordinibus Constituti, et in Ecclesijs Parochialibus Parochiales Praesbyteri pro ministrandis Baptismate parvulorum, Poenitentijs morientium, et alijs Sacramentis Ecclesiasticis, quae ministrantur tempore Interdicti de Iure, licite valeant remanere.

4 - In questo istesso tempo, vedendo il Legato Apstolico, che era Arnoldo Diacono Cardinale di S. Maria in Portico, che la Republica Veneta, non ostante la sudetta Scommunica, et Interdetto, non voleva restituire l’occupata Città, e Contado di Ferrara, anzi l’andava fortificano, e presidiando con molta gente da guerra. Chiamò a consiglio in Bologna una buona quantità di Vescovi, e di Prelati, per consultare seriamente con essi del modo più valido, che si poteva tenere per ricuperare la mentovata Città, e Contado dalle mani e dalle forze della sudetta republica; e fra gli altri Prelati, che si ritrovarono in questo così importante Congresso, uno fu il nostro B. Teobaldo Vescovo di Verona; tanto per appunto riferisce Girolamo della Corte nella Historia di Verona sotto quest’anno, e l’accenna ancora il nostro Errera nel Tomo 2 del suo Alfabeto a car. 436.

5 - Essendo morto in quest’anno Egidio Vescovo d’Urbino, fu ben tosto eletto in suo luogo, dal Clero di quella Città, F. Corrado figlio di Guido Conte di Montefeltro, che fu grande Amico di Bonifacio VIII e l’elettione sudetta fu gratiosamente confirmata dal Sommo Pontefice, come scrive l’Abbate Ughelli nel Tomo 2 della sua Italia Sagra: In Ecclesia Urbinatensi col. 864 nel regesto Vaticano Epist. 260 fol. 51. Stima poi il P. Errera, che questo Corrado fosse quello a cui il B. Agostino Trionfi dedicò i suoi Commentarj sopra la Priora di Aristotele, li quali si conservano nella nostra Libraria Angelica di Roma, con questa Iscrittione: Viro religioso Fratri Conrado Fratrum Eremitarum Ord. S. Augustini, filio Nobilis, et Sapientis viri Domini Guidonis Comitis de Montefeltrio, Fr. Augustinus de Ancona eiusdem professionis, et Ordinis, salutem in bonorum omnium largitore; e fra l’altre cose dice: Quanto vos prae caeteris scoataneis vestris a vestra Iuvenili aetate intellectum vestrum magis regulatum, et directum habuistis.

6 - Fioriva in questo tempo nel nostro Monistero di S. Giacomo di Bologna, un religioso di gran fama, e grido, per nome Giacomo, figlio del famoso Dottore Ugolino da Medicina; la fama della cui Dottrina, essendo giunta all’orecchie dell’Arcivescovo di Andrinopoli, che F. Raimondo chiamavasi (non si sa poi di qual’Ordine egli fosse, se del nostro, o del Domenicano, perché del Francescano non fu, attesochè il P. Vandingo non ne fa mentione fra gli Arcivescovi del suo Ordine) e vacando nella sua Provincia Metropolitana la Cattolica Sede Episcopale della Città di Pavida, pensò per tanto di eleggere, come in effetto fece, vescovo della detta Città il nostro F. Giacomo sudetto. E perché questo Religioso era qui in Bologna, e l’Arcivescovo in  Parigi, diede per tanto, con suo Diploma, in forma di publico Istromento, facoltà al vescovo di Faenza, che era F. Matteo da Spoleto Religioso nostro pure anch’egli di consagrare Vescovo della sudetta Chiesa di Pavida il mentovato F. Giacomo, in compagnia di due altri Vescovi, [V, p. 299] secondo l’uso della Romana Chiesa, pregandolo a doverli far dare giuramento di fedeltà, et ubbidienza ad esso lui, come suo Metropolita, con tutte l’altre circostanze, che in simili funtioni si costumano di fare, e che di vantaggio facesse d’ogni cosa formare un publico Istromento. Fu poi dato questo Diploma, od Istromento in Parigi in quest’anno del 1309 a 20 di Decembre l’anno 5 di Clemente V. Il Notaio poi, che si rogò nel fine del detto Diploma fu Dionigio figlio di Bambi da Firenze publico Notaio di Parigi, etc. la copia poi del detto Diploma, è la seguente:

7 - Frater Raymundus de Villacerto divina miseratione sacrosanctae Sedis Andrinopolitanae Patriarcatus Constantinopolitani in Imperio Romeorum. Venerabili, et dilecto Fratri suo, Fratri Matthaeo Episcopo Faventino, salutem, et sinceram in Domino Charitatem. Cum hora diei sit undecima ad opus Omnipotentis Dei servitij deputata, et ex hoc noster animus votive totaliter incitetur, intendentes ad cultum Christianae religionis; necnon ad augmentationem Divini Nominis, et ad ampliationem Sanctae Fidei Ecclesiae Romanae aciem nostrae considerationis ad nostram Provinciam Metropolitanam direximus, et Ecclesijs Pastore Catholico Viduatis intendimus, prout suprema clementia ministravit salubriter providere. Hinc est quod circumeundo terram Catholicorum, et per ambulando eam invenimus Fratrem Iacobum natum Doctoris Ugolini de Medicina Bononiensem Ord. Heremitarum Beati Augustini, Virum Religiosum et Catholicum scientiae, ac moribus informatum, Virum utique providum, et in temporalibus circumspectum secundum laudabile testimonium perhibentis. Et quia ad eumdem direximus oculos cordis nostri, praedictum Fratrem Iacobum eligimus in Episcopum, et Pastorem Civitatis Pavidae nostrae Provinciae Metropolitanae Patriarchatus Constantinopolitani in Imperio Romeorum, cum sit Pastoris Catholici solatio destituta eumdem confirmando, eiusque vice, ac nomine in corporalem possessionem eiusdem Episcopatus ponendo per nostri anuli dationem, Religiosum virum Fratrem Paghanum de Mantua Baccalaureum eiusdem Ordinis ipsumque investiendo de dicto Episcopatu modo, et nomine antedictis; unde cum ipse sit absens, et distet a nobis, vos et Fraternitatem vestram benigne duximus deprecandam quatenus eidem fratri Iacobo Vice, ac nomine nostro munus consecrationis conferre dignemini nostris praecibus, et amore. Committendo Fraternitati vestrae associatis vobis duobus Episcopis, quos volueritis sacram ipsius electi, quam sibi vestra fraternitas vice, ac nomine nostro debeatis impartiri, recipiendo ab eodem vice, ac nomine nostro fidelitatem, et obedientiam nobis, et Ecclesiae nostrae praedictae, tam debitam, quam devotam sedem, quod in decretali sub titulo de Iure Iurando, quae incipit ego N. plenius continetur. Instrumentum publicum de praedictis omnibus fieri faciendo, et nobis totaliter reservado, et si necesse fuerit post obtentam a suo Ordine licentiam vice, ac nomine nostro ipsam per nos canonice factam electionem, et confirmationem subsecutam auctoritate nostra confirmare dignemini, prout discretioni vestrae videbitur expedire. Committentes et mandantes Dyonisio Notario publico infrascripto de praemissis publicum debere conficere instrumentum, nihilominus facientes nostri Sigilli munimine roborari ad maiorem confirmationem praemissorum omnium, et cautelam. Datum Parisijs anno Domini millesimo trecentesimo nono, Indictione octava, die vigesima Decembris, Pontificatus Domini Clementis Papae V, anno 5. Praesentibus ad hoc vocatis testibus Guilelmo Ricciardi [V, p. 300] de Antoto dicto … (sic!) Petro Donurghi electi, et Benvenuto olim D …(sic!) de Mediolo Bononiensis Dioecesis. Et ego Dyonisius quondam Bambi de Florentia filius Apostolica, et Imperiali, necnon Serenis. Domini Francorum Regis Auctoritate Iudex ordinarius, publicusque Notarius praescripta omnia coram me publice acta, et testibus antedictis de mandato, et commissione mihi a reverendo Patre D. Archiepiscopo memorato factis, in hanc publicam formam redegi, scripsi, et publicavi meoque nomine solito consignavi subscribens una cum eiusdem Reverendi Patris appositione Sigilli. Anno, et die praedictis, etc.

8 - Da questo Diploma, il quale originale si conserva in questo nostro Archivio di S. Giacomo di Bologna, due cose io ne deduco molto considerabili: la prima è, che l’Arcivescovo di Andrinopoli doveva necessariamente havere annessa all’autorità ordinaria di Arcivescovo anche la straordinaria di creare li Vescovi delle Città soggette alla sua Chiesa Metropolitana, attesochè qui si vede chiaramente, che egli di propria autorità crea Vescovo di Pavida, o di Parida il nostro F. Giacomo; imperociochè non fa alcuna mentione di haver ricevuta tale autorità dal Sommo Pontefice, il che heverebbe certamente fatto se l’havesse ricevuta; laonde bisogna concludere, che l’havesse annessa alla sua Dignità Arcivescovale. L’altra cosa, che ne deduco si è, che così la detta Città di Pavida, come l’altre di quella Provincia, havessero due Vescovi, cioè, uno Cattolico, e l’altro Scismatico, avvegnachè, trattando di volere creare Vescovo di quella F. Giacomo sudetto, dice di ciò fare, perché quella era priva del Vescovo Cattolico; dunque è segno, che ne haveva un altro Scismatico; in quella guisa appunto, che la maggior parte della Citta del Regno d’Africa, al tempo del nostro P. S. Agostino, havevano anch’esse due Vescovi, cioè, uno Cattolico, e l’altro Eretico. Di questo Vescovo poi ne tornaremo a favellare, a Dio piacendo, altre volte negli Anni a venire.

9 - Se bene Gioseffo Panfilo Vescovo di Segni nella sua brieve Cronica Agostiniana a carte 56 porta per opinione, che il nostro Convento della nobilissima Città di Barcellona Metropoli del Principato di Cattalogna, fosse  fondato sotto l’anno di Christo 1348. E Girolamo Romano nella Centuria 10, a car. 68, scriva ciò essere avenuto sotto l’anno 1346. Nulladimeno gli è certissimo, che la detta Fondatione fu fatta in quest’anno del Signore 1309 tanto per appunto testifica Francesco Diago Domenicano nel lib. 3 de’ suoi Conti di Barcellona al cap. 17 a carte 296, ove espressamente dice, che il nostro Convento sudetto fu fondato in quest’anno nella Parocchia di S. Maria del Mare, nelle Case di Giacomo Basset, e che il primo Priore fu F. Bonato Zaglas, il quale prima di dar principio alla fabrica della Chiesa, fece  uno non so qual patto con Ugone di Cardona Archidiacono, e Vicario Generale di D. Pontio di Gualba Vescovo della detta Città, mediante il qual patto, ottenne poi da esso la libera facoltà di far la Chiesa.

10 - In questo medesimo anno del 1309 il Sommo Pontefice Clemente V confirmò sotto la Regola del nostro P. S. Agostino l’Ordine detto di S. Alessio, il quale era stato istituito alcuni anni prima sotto l’invocatione, e protettione del detto Santo; era poi l’Istituto principale di quest’Ordine, il seppellire per carità i Cadaveri de’ poveri Defonti, e suffragare con orationi, limosine, e santi sagrificj l’Anime loro. E l’Habito poi, che vestivano era conforme alla pietosa funtione, che praticavano, cioè nero, in quel modo che si sogliono fare gli Habiti di Lutto. Vedasi il Barbosa, il Campi, il Crescentj, et altri.