Tomo V

Anni di Cristo 1314 - della Religione 928

1 [V, p. 337] Habbiamo in quest’anno di nostra Redentione 1314 la morte funesta di due Principi de’ più grandi della Christianità, cioè di Papa Clemente V e di Filippo IV Re di Francia, detto communemente il Bello. Successe la morte del primo a 20 d’Aprile in una Villa non ignobile chiamata Boccamaula, mentre se ne passava d’Avignone in Bordeos. La morte poi di Filippo fu anche più miserabile, perché fu repentina, attesochè, dice lo stesso Autore, e con esso tutti gli altri passim, che mentre un giorno essendo ito alla caccia, seguiva velocemente correndo un fiero Cinghiale, all’improviso precipitosamente cadendo col Cavallo, indi a poco miseramente morì.

2 Ma per tornare al racconto della morte del Sommo Pontefice, ci resta qui da soggiungere, che l’elettione del nuovo Papa, per la discordia de’ Cardinali, si prolungò fino all’anno del Signore 1316 nel qual tempo la riferiremo, con tutte le sue circostanze, le quali saranno molto curiose. Ma se non si fece in quest’anno l’elettione del Sommo Pontefice, si fece bene quella, non d’uno, ma di due Imperatori, attesochè, essendosi divisi gli Elettori, quattro di essi elessero Lodovico Duca di Baviera, che poi molto travagliò l’Italia, e la S. Chiesa, e specialmente il di lei Capo legittimo Giovanni XXI, detto communemente XXII, contro del quale fece eleggere in Scisma l’Antipapa Pietro Corbario, come nel suo tempo vedremo. Gli altri tre elessero Federico Arciduca d’Austria, figlio che fu di Alberto Imperatore, fra essi poi si fecero guerre grandi, [V, p. 338] le quali malamente sconvolsero, et afflissero la povera Germania, quello fu Coronato in Aquisgrana, e questi in Roma.

3 Il nostro Santo Vescovo di Verona F. Teobaldo della Scala, ispirato da Dio, si dispose in quest’anno di fare la solenne Traslatione de Santi Corpi de’ Gloriosi e Santi Eremiti nostri, Benigno e Caro, dal picciolo Conventino, ov’erano già morti santamente fin dell’anno del Signore 807 come all’hora scrivessimo nel Tomo 3 nella Chiesa Parochiale di S. Stefano di Malsesine, il che fece poi con sollennissima pompa, come testifica il nostro Panvinio nel Libro, che scrisse de Antiquitatibus Veronensibus, e con esso lui Girolamo della Corte nella sua Historia di Verona, Francesco Pona nella Vita del B. Teobaldo. Tomaso Errera nel Tomo 2 del suo Alfabeto Agostiniano a carte 436, e finalmente nella stessa Chiesa di S. Stefano di Malsesine; e per maggior testimonianza di questa verità si leggono questi Versi leonini, benchè rozzi, in conformità della simplicità di que’ Secoli antichi, quali versi sono posti nella parte posteriore dell’Altare maggiore, e noi altresì li producessimo anticipatamente nel detto anno 807 e sono questi: Benignus et Charus, uterque merito clarus, / Sub hoc Altari meruerunt digne locari: / Sancti Zenonis Urbis Veronae Patroni, / Hi duo transferre reliquias commeruere. / Pontifex Theobaldus hos colit, atque Rotaldus, / Rotaldus in vita, Thebaldus, tumulat ita.

4 Fa di mestieri, che F. Giacomo d’Ugolino da Bologna nostro Religioso, quale già dicessimo essere stato creato Vescovo di Pavida in Tracia l’anno del 1309 fosse in quest’anno ritornato in Italia; attesochè, io ritrovo appresso alcuni Autori e specialmente appresso il nostro Ghirardacci, et il P. Errera, quegli nel Tomo primo dell’Historia di Bologna, e questi pure nel suo Alfabeto Agostiniano Tomo primo a carte 425, quali dicono, che in quest’anno stando questo buon Prelato in Bologna, fece una non so quale permuta di Beni stabili a favore e beneficio del nostro Monistero di S. Giacomo Maggiore, e ciò dicono costare per un certo Istromento, che si conserva nell’Archivio publico della Città in un Libro di Contratti e Memoriali dell’ultime volontà, scritto in quest’anno 1314, foglio 17.

5 Havendo dimorato li nostri Padri della famosa Città di Siviglia nel Monastero, che già fondarono in quel sito, che concesse loro nell’anno 1246 il Santo Re D. Ferdinando III di Castiglia, doppo havere tolta a viva forza d’armi dalle mani degli empi Mori la sudetta Città; alla perfine havendo in quest’anno del 1314 certe buone e divote Donne venduto un loro Reclusorio, ov’erano state per qualche tempo ritirate, ad un certo Arias Iagnez, et a Pelegrina sua moglie, li quali tostamente donarono il detto Reclusorio, e Case con tutti li loro Beni, a F. Domenico Michele Provinciale di Spagna dell’Ordine di S. Agostino, et a F. Velasco Priore del vecchio Convento, et in esso fondarono il nobilissimo Convento, che hoggidì è uno de’ primi della Spagna; così scrive Alfonso Morgado nel lib. 5 dell’Historie di Siviglia, cap. 4 a carte 131, citato anche dal’Errera nel Tomo primo dell’Alfabeto Agostiniano a carte 359.

6 Fece parimente acquisto la Religione d’un altro Convento nel Regno di Sicilia, e precisamente nella Diocesi di Messina, chiamato di S. Angelo sopra il Brolo; e questo luogo li fu donato [V, p. 339] da Roberto Re di Napoli gran divoto e Benefattore dell’Ordine, e ciò costa per un publico Istromento rogato in Napoli, per Nicolò Giudice da Ravello, Luogotenente del Protonotario del Regno di Sicilia, sotto il giorno 19 Aprile di quest’anno; così testifica l’Errera nel primo Tomo dell’Alfabeto sudetto a carte 74.

7 - Le nostre Monache di S. Giuliana di Foligno, le quali erano state per lo spatio di 24 anni nel Monistero, che fondò la loro prima Madre, la B. Giuliana da Foligno, essendo troppo vicine al Monistero di S. Giacomo dell’Ordine de’ Servi di Maria, si risolsero in quest’anno di partirsi da questo primo luogo, e di far passaggio ad un altro luogo chiamato S. Giovanni delle Poelle, ove poi perseverarono nell’Ordine nostro fino all’anno 1444 in cui come all’hora vedremo, lasciato l’Habito Agostiniano, presero quello de’ Padri Domenicani, come pur scrive il sopracitato Autore nel Tomo primo dell’Alfabeto Agostiniano a carte 266.