Tomo V

Anni di Cristo 1320 - della Religione 934

1 - [V, p. 374] Li Turchi in quest'anno, passato l'Esponto, si portarono nelle Taurica Chersoneso, e d'indi fecero una grande irrutione nella Tracia, ove posero gran parte di quella Provincia in miserabile ruina; e questi furono li preludj delle Guerre crudeli, che poi misero li medesimi Turchi contro l'Imperio d'Oriente, le quali poi con miseranda catastrofe andarono a terminare con la distruttione di quello, sottentrandovi in vece sua, l'Ottomanico Dominio, che pur tutt'hora vi si mantiene, per i nostri peccati. Gregora e Calcondile appresso lo Spondano.

2 - Ladislao Loctico, il quale, per qualche tempo haveva provati i colpi e le vicende d'una dubbiosa Fortuna, alla perfine in quest'anno del 1320 con l'agiuto et il favore del Romano Pontefice Giovanni XXII fu sollevato al Regio Trono della Polonia; laonde grato per un sì alto beneficio, volle, che ogni suo Suddito pagasse un denaro annuo alla S. Sede. Cromero e Dubravio.

3 - Il P. Errera nel Tomo 2 del suo Alfabeto a car. 515 parlando del nostro Convento della Santissima Trinità di Viterbo (quale noi già nel quarto Tomo de' nostri Secoli dimostrassimo essere più antico dell'anno 1258) produce una proibitione fatta dal B. Agostino Romano Generale dell'Ordine sotto il giorno 19 di Novembre dell'anno 1419 alli Padri del detto Convento, che non dovessero in conto alcuno levare i Voti d'argento e di Cera e le votive Tabelle della Capella di S. Anna, ove con gran concorso, e divotione, si riveriva dal Popolo fedele la Miracolosa Immagine di Maria sempre Vergine; nota egli il sopracitato Errera, che la detta Immagine si era fatta conoscere così Miracolosa alla Città di Viterbo fin da quest'anno del Signore 1320 e fu cred'io senza dubbio, quando essendo comparite nell'aria molte truppe di Demonj, li quali dimostravano di voler distruggere la detta Città, e stando i Cittadini tutti spaventati ed atterriti per così horrendo spettacolo, fu udita una voce, che disse, che andassero davanti l'Immagine di Maria sempre Vergine che si adorava nella Cappella di S. Anna sudetta nella Chiesa nostra, et implorassero il di lei efficacissimo patrocinio appresso il suo sdegagnato Figliuolo, se volevano liberarsi da così gran ruina; il che havendo essi fatto, con gran divotione, i sudetti Demonj, senza fare alcun danno alla Città, arrabbiati da quella si partirono, e si andarono a precipitare ne' sulfurei Bulicami della vicina Campagna. Hoggidì persevera più che mai quel Popolo divoto a riverire e venerare quella Santa Immagine, alla quale si conosce tanto obligato. L'Historia poi di questo gran Miracolo, leggesi in un'antica Tabella, che sta appesa alla mentovata Capella.

4 - E già, che habbiamo fatta mentione di questa Miracolosa Immagine della B. Vergine esistente nella nostra Chiesa [V, p. 375] di Viterbo, ci torna quivi in acconcio di registrare in questo luogo la veneranda memoria d'alcune Immagini del nostro P. S. Agostino, dipinte conl'Habito nostro Eremitano nella Chiesa Catedrale della Città di Lerida in Catalogna, e precisamente nella Capella di S. Gio. Battista, e nello stesso Altare; la quale Capella insieme con le sudette Pitture, fu fatta fare da Guglielmo d'Aranio, il quale fu Vescovo della detta Città dall'anno di Christo 1308 fino al presente del 1320 in cui camina la nostra Historia. Che poi dal detto Vescovo fosse fondata la detta Capella con le Pitture sudette, si cava da un'Istromento, che si conserva nell'Archivio de' Canonici della detta Catedrale; nel quale Istromento, che fu rogato per Lorenzo Lovera Notaio publico della detta Città nell'anno 1340 si contiene l'istitutione d'un Beneficio nella mentovata Capella sotto l'invocatione del P. S. Agostino fatta da Bernardo Aranio, Nipote dell'accennato Vescovo Guglielmo. Hor gli è poi certo, che in questi tempi, ed anche prima, e doppo per molti anni la sudetta Catedrale era di Canonici Regolari, li quali poi finirono di secolarizarsi al tempo di Clemente VIII e ciò non ostante prosieguono fino al giorno d'hoggi a solenizzare con Officio e Messa le le quattro Feste del nostro Santo Padre. Di tutta questa verità ne cavò un'autentica Fede nell'anno 1639 il P. Maestro del Campo Gabielle Vilanier Minore, publicò Notaio di Lerida, et Archivista dell'Archivio de' sudetti Canonici della Cattedrale. La copia poi della sudetta Fede, per quanto spetta al nostro intento è la seguente, come appunto la produce il sudetto Campo nel libro 3 della sua Historia Agostiniana cap. 57 a car. 560:

5 - Universis, et singulis huiusmodi seriem inspecturis, visuris, lecturis, pariterque, et audituris, attestor, et cum praesenti fidem indubiam facio ego Gabriel Vilanier Minor, Apostolica, et Regia authoritatibus notarius publicus Ilerdae Civis, Archivariusquae Archivij publici Perillustrium Admodunque Reverendorum Dominorum Decani, et Capituli Canonicorum Ecclesiae Cathedralis Ilerdensis olim Regularis; qualiter in quodam originali Testamento D. Bernardi de Aranio Ilerdae Civis, Nepos qui fuit Reverendissimi Domini Guillelmi de Aranio, recolendae memoriae, Ilerdensis Episcopi, pergameno descripto, in Archivioque dicti Perillustris Capituli in Armaro de littera O. Calixioque de littera I. inter alia quam plurima Instrumenta pro beneficio translationis S. Augustini in dicta Ecclesia Cathedrali Ilerdensi instituto, et fundato faciencia recondito, et fideliter custodito recepto, et testificato, clausoque, sive subsignato per discretum Laurentium de Lovera Notarium publicum Ilerdae quinto nonas Maij Anno a Nativitate Domini MCCCXL adest, et reperitur, quaedam clausola institutionis cuiusdam Beneficij sub invocatione S. Augustini per dictum Bernardum de Aranio factae, et fundatae in dicta Ecclesia, in Altarique quodam sub invocatione S. Ioannis Baptistae, quod in eadem Ecclesia construi mandavit Reverendissimus D. Guillelmus de Aranio Ilerdensis Episcopus praefatus, dictique Bernardi Avunculus, qui in eadem Ecclesia praefuit ab Anno MCCCVIII usque ad Annum MCCCXX. Similiter attestor, et fidem facio praesenti, Ego idem Notarius, et Archiviarius praefatus, qualiter in dicto Altari sub invocatione S. Ioannis Baptistae in quo supradictum beneficium S. Augustini institutum, et fundatum existit in parte dextera illius adest, ac reperitur depictus in quodam retabulo ipsius Altaris supradictus Sanctus Augustinus cum Baculo, Mitra et Pluviali, indutusquae quodam Caputio nigro super Pluviale, et praecinctus Zona, sive Corrigia; et supra ipsum retabulum reperitur qoddam aliud retabulum [V, p. 376] in quo idem B. Augustinus depictus existit, quando meditando Misterium Sanctissimae Trinitatis apparuit illi Puer transferens aquam a Mari, illam totam in quadam fovea reducere volens; qui quidem B. Augustinus depictus in dicto retabulo existit, pro ut supra in praecedenti retabulo, indutus Caputio nigro super Pluviali, et praecinctus Corrigia. In quorum fidem, et testimonium, et ut praemissis propria manu scriptis in iudicio, et extra, ac ubique ab omnibus fides plenaria tribuatur, Ego idem Vilanier Notarius, et Archivarius praememoratus hic me subscribo meumque solitum artis Notarriae appono signum etc.

6 - Habbiamo quivi prodotta la memoria di queste antiche due Immagini del nostro P. S. Agostino nell'Habito nostro Eremitano, per far conoscere a' nostri eruditi Lettori, l'uso antico continuato di dipingere in questa forma, massime nelle parti di Spagna, il nostro Santo Fondatore, non solo nelle Chiese dell'Ordine nostro, e nelle più principali Catedrali, ma etiamdio in altre passim; e ciò che maggiormente rilieva, nell'istesse Chiese degli antichi Canonici Regolari Agostiniani, la qual cosa facessimo costare con alcune Scritture autentiche sotto l'anno del Signore 1084 quasi per tutto nel Tomo 3.

7 - Antonio della Purificatione Cronista della nostra Provincia di Portogallo nel Teatro Trionfale, che diede alle Stampe nell'anno del Signore 1634 sotto di due Chori ottavo e terzodecimo, magnifica le qualità sublimi d'un famoso Dottore di quella sua Provincia chiamato F. Giovanni, qual dice, che fu prima di questo tempo Reggente, de' nostri Studj nell'Alma Roma; e che doppoi, intorno a quest'anno del 1320 fu eletto per suo Teologo dal Pontefice Regnante Giovanni XXII e poco prima, cioè nel primo anno del suo Pontificato dice, che l'haveva mandato Inquisitore Apostolico contro l'Eretica pravità nel distretto di Bologna. Vero è, che nel Tomo 2 della sua Historia Provinciale Agostiniana di Portogallo, non fa alcuna mentione di questo Giovanni, né di queste nobili Cariche da esso ottenute dal mentovato Pontefice. Di questo Soggetto ne fa mentione anche l'Errera nel Tomo primo del suo Alfabeto Agostiniano a car. 447.

8 - Fioriva in questo tempo istesso nel nostro insigne Monistero di S. Giacomo di Bologna, un Maestro molto qualificato, non meno per la sua rara Dottrina, et altre sue insigni doti, che per la Nobiltà de' suoi natali, per nome F. Lambertino, dell'antichissima, e Nobilissima Casa Zambeccari, le di cui sublime virtù, e qualità, essendo ben note al nostro Senato, et occorrendo a questo di spedire in quest'anno un'Ambasciatore a Bernardo di Porto da Castelnuovo del Titolo di S. Marcello Cardinale, e Legato Apostolico in Italia, et a Filippo Valesio della stirpe del Re di Francia, non seppe ritrovare Soggetto più habile, per trattare alcuni gravissimi affari della Republica con i sudetti Principi, fuori che il nostro F. Lambertino; tanto per appunto scrive il nostro Cherubino Ghirardacci, figlio anch'egli di questo Convento, nel Tomo primo della sua Historia di Bologna.

9 - Testifica pur anche Antonio della Purificatione, nel sopracitato Tetro Trionfale di Portogallo, che in questo tempo medesimo era Lettor publico nell'Università di Lisbona un'insigne Maestro di nostra Religione di natione Francese, figlio del Convento di Lione, per nome Martino, il quale con gran fama leggeva Legge Canonica; e fa ben mestieri, che fosse un Soggetto di gran valore, mentre da Paese così lontano, fu chiamato da quella Nobile Università ad interpretare il Ius Canonico. Vedi anche l'Errera nel Tomo 2 dell'Alfabeto Agostiniano a car. 90.

10 - [V, p. 377] Quest'ultimo Autore nel Tomo 2 del suo Alfabeto a car. 361 parlando del Convento di Roba nell'Hibernia situato nella Diocesi di Fernia, dice, che egli stima essere l'istesso, con quello di Ros nello stesso Regno, a cui Giovanni XXII concesse alcuni Privilegi contenuti in una sua Bolla data in Avignone a 4 di Decembre l'anno quinto del suo Pontificato, che viene appunto ad essere questo del 1320. Quali poi fossero li detti Privilegi, come il detto Autore non dice parola, così né meno noi potiamo soggiungere di vantaggio, perché non habbiamo potuto havere copia della detta Bolla.

11 - Siamo certi, che in questo tempo il nostro Convento di Novarra era in pieno stato, attesochè, per quanto scrive Carolo a Basilica Petri nel lib. 2 dell'Historia della Città, a carte 462: Uguccione Boromei Vescovo di Novarra, fece Testamento, e lasciò un Legato di dieci lire al Convento degli Eremitani, che era fuori della Città; et io me ho per costante, che fosse anche più antico dell'anno 1277 attesochè in quell'anno era Priore del Convento di Santa Mustiola di Pavia un Frate del Convento di Novarra, in questo tempo era fuori della Città, hora però è dentro di quella; quando poi, e con quale occasione fosse trasferito dentro, lo diremo con il divino Volere, nel suo dovuto tempo e luogo.

12 - Il P. Gabrielle Penotto nel libro primo della sua Tripartita Historia Canonicale sotto il num. 5 del cap. 41 a car. 131 parlando dell'ingresso dell'Ordine nostro Agostiniano nella Serenissima Città di Venetia, porta per opinione, che succedesse intorno a quest'anno del 1320 essendo Doge Andrea Dandolo; e ciò pensa, e dice, con occasione di rispondere al nostro Coriolano, che dimostrato haveva con un publico Istromento autentico, che l'Immagine del P. S. Agostino, vestita con l'Habito nostro Eremitano, era stata formata nel sontuoso Tempio di S. Marco intorno all'anno di Christo 1084 laonde esso P. Penotto volendo provare non essere più antica dell'ingresso del nostro Ordine in Venetia, dice perciò non essere più antica di quest'anno del 1320. Ecco le sue parole: Dubium non est, non antea ibi loci posito, quam cum Eremitae Augustiniani civitatem Venetorum sunt ingressi, quod circa Annum 1320 sub Andrea Dandulo accidit.

13 - Da questa opinione e sentimento del P. Penotto, ben chiaramente si deduce, che come egli si fa conoscere di non haver vedute l'Historie di Venetia, mentre dice essere stato in quest'anno Doge di quella famosa Republica Andrea Dandolo, la dove e cosa tritissima in tutte l'Historie Venetiane, che non Andrea Dandolo, ma Francesco teneva quell'altissima Dignità; così poi dimostra, non havere havuta alcuna notitia dell'antichità dell'Ordine nostro in quella gran Regina dell'Adriatico Mare; attesochè se noi parliamo dell'antico nostro Monistero di S. Maria di Nazarette, che già per longhissimo tratto di tempo possedè la Religione a Lio, o Lido, poco fuori di Venetia, gli è questo, o altro simile di quel contorno più antico dell'anno di Christo 1120 da cui fu cavato quasi per forza, e sublimato alla Catedra Episcopale F. Bonifacio Faliero, come ampiamente dimostrassimo sotto il detto anno nel tomo 3 numero 4 e 5. Se poi vogliamo parlare di quello di S. Stefano, che tuttavia in pieno stato conservasi, non ha dubbio parimente, che questo è più antico, non solo dell'anno 1320, ma etiamdio del 1300 posciachè in quell'anno vi stava di stanza il Beato Agostino Trionfi d'Ancona, in cui anche ivi compose quel bellissimo Opuscolo intitolato Destructio Arboris Porphyrii; e nell'anno del Signore 1315 vi stava pure di stanza il Beato Alberto da Padova, il quale appunto nel detto anno, e nell'istesso Convento [V, p. 378] scrisse in pergameno il Libro de' suoi Sermoni Quaresimali in Lingua Latina, il quale si conserva in questa nostra Libraria di S. Giacomo di Bologna; laonde, stando ivi il detto Beato forse in qualità di Reggente, gli è segno, che era antico di molto tempo; e con questo terminaremo l'anno 1320.