Tomo V

Anni di Cristo 1322 - della Religione 936

1 - [V, p. 382] Habbiamo di notabile in quest'anno del Signore 1322 che havendo per alcuni anni, fra di loro fieramente pugnato, e combattuto per il possesso del Romano Imperio, Lodovico già Duca di Baviera, e Federico Arciduca d'Austria, figlio che fu d'Alberto Imperatore; alla perfine, essendo venuti in quest'anno ad un generale fatto d'Armi, restò vittorioso Lodovico, il quale doppo haver rotto l'Esercito del suo Competitore, fu così fortunato, che hebbe anche prigione [V, p. 383] il medesimo Federico restando egli solo, senza alcun contrasto, Imperatore de' Romani; così scrivono il Nauclero, il nostro Panvinio, le Croniche di Boemia, et altri; vero è però, che alcuni dicono essere ciò successo nell'anno seguente.

2 - Già nel nostro Tomo 4, in varj luoghi dimostrassimo, così sotto il Pontificato di Alessandro IV e di Urbano IV di Santa Memoria, come d'altri Pontefici ancora, che più volte insorsero gravissime contese fra li quattro Ordini Mendicanti, a cagione, che li Superiori di ciascheduno di quelli, così maggiori, come minori, si facevano lecito di ricevere Giovani Professi nelli loro Monisteri, senza espressa licenza de' Superiori di quell'Ordine, dal quale si partivano; che però ricorrendo poi li detti Superiori offesi, alla S. Sede, più volte ottennero a vicenda, e spetialmente i nostri contro simili procedimenti, rigorose proibitioni da' Sommi Pontefici, de quali più d'una Bolla ci ricordiamo d'haver prodotta a pro dell'Ordine nostro nell'accennato Tomo 4. Hor ecco, che havendo per molti anni puntualmente ubbidito a Ponteficj comandi li sudetti quattro Ordini mentovati, accadde, che intorno a questo tempo tre di quelli, cioè de' Predicatori, de' Minori, e de' Carmelitani, scordatisi degli antichi divieti fatti da' mentovati Pontefici, cominciarono di nuovo a ricevere, et accettare negli Ordini loro Religiosi, che havevano già fatta la loro solenne Professione nell'Ordine nostro, senza haver prima procurata, non che ottenuta di ciò fare, la licenza da' nostri Superiori; per la qual cosa furono necessitati di far ricorso a piedi del Sommo Pontefice Giovanni XII per mezo del Procuratore Generale dell'Ordine, il quale in questo tempo era Maestro F. Tomaso da Fermo, con supplicare la Santità Sua a volere restar servita di costringere li Superiori delli tre Ordini sudetti, a restituire li Professi dell'Ordine nostro malamente da essi ricevuti negli Ordini loro, et ad astenersi da simili illeciti attentati; alle quali giuste istanze, volendo il Santo Pastore benignamente sodisfare, spedì per tanto la seguente Bolla a tale effetto, la quale fu data in quest'anno in Avignone a' 25 di Luglio l'Anno sesto del suo Pontificato, il di cui tenore è questo:

Joannes Episcopus Servus Servorum Dei.

3 - Dilectis Filijs Generali, ac Universis Provincialibus, alijsque Prioribus, et Fratribus Ordinis Eremitarum S. Augustini, salutem, et Apostolicam Benedictionem. Inter caeteras solicitudinis nostrae curas, quibus continue angimur, illa praecipue fore dignoscitur, et ad id libenter opem impendimus, et partes Pastoralis officij adhibemus, ut personae Ecclesiasticae praesertim cuiusuis Ordinis in paupertate fundati, quae mundanis illecebris relegatis, se divinis obsequijs voluntarie dedicarunt cultum Divinum ad quem sunt specialiter deputatae, quibuslibet iurgiorum, et diffensionum materijs proculpulsis, liberis, et quietis mentibus exequantur. Pro parte siquidem vestra per Procuratorem vestri Ordinis fuit cum querela expositum coram Nobis, quod olim Praedicatorum et Minorum Ordinum Fratres plerumque professos vestri Ordinis absque praedecessorum tuorum Priorum Generalium dicti vestri Ordinis, vel tua fili Prior Generalis non petita licentia, nec obtenta ad eorum Ordines, receperunt, propter quod inter vos, et eosdem Praedicatorum et Minorum Ordinum Fratres fuerunt contentiones, et iurgia suscitata. Intendentes igitur vestrae ipsorumque Ordinum providere quieti et paci consulere, ac huiusmodi contentionibus, et iurgijs finem imponere, et ne in futurum, tam inter vos, quam eorumdem Praedicatorum, et Minorum, necnon B. Mariae de Monte Carmeli [V, p. 384] Ordinum Fratres similia propter hoc evenire, seu contingere valeant, salubriter praecavere; vestris in hac parte devotis supplicationibus inclinati, de Fratrum nostrorum consilio auctoritate praesentium districtius inhibemus, ne deinceps dictorum Praedicatorum et Minorum, et Beatae Mariae de Monte Carmeli Ordinum Fratres praefati Ordinis vestri Professos ad eorum Ordinem, seu Ordines recipiant, vel in eis retineant sine tua praedicte Prior Generalis, vel tuorum successorum Priorum Generalium dicti vestri Ordinis, qui pro tempore fuerint petita licentia, et obtenta, et si secus actum fuerit, receptio et retentio huiusmodi eo ipso iuribus non subsistant, et talis recipiens, seu retinens quolibet officio, vel administratione sui Ordinis ipso facto noverit se privatum, seque inhabilem ad quodvis Officium, vel quamvis aliam administrationem in huiusmodi suo Ordine imposterum obtinendum, ac etiam obtinendam, quodque praelibati Praedicatorum, Minorum et B. Mariae de Monte Carmeli Ordinum Fratres ad requisitionem tui prefate Prior Generalis, vel Prioris Provincialis, ipsius Ordinis vestri illius Provinciae in qua idem receptus tunc fuerit, vel Prioris Loci dicti vestri Ord. cuius quidem Loci ipse receptus Conventualis extiterat, seu illius, cui Prior Generalis, vel Prior Provincialis, seu Prior huiusmodi Loci sepesati vestri Ordin. non duxerit committendum, eundem sic receptum illi ex eis eum taliter requirenti, seu repetenti, sine difficultate aliqua restituire teneantur. Non obstantibus quibuscumque Privilegijs, Litteris et Indulgentijs Apostolicis contrarijs eisdem Praedicatorum, Minorum et B. Mariae de Monte Carmeli Ordinum Fratribus seu ipsis Ordinibus, vel quibusuis alijs communiter, vel divisim sub quacumque forma, vel expressione verborum concessis, seu quibuscumque constitutionibus, a praedecessoribus nostris Romanis Pontificibus in contrarium editis, de quibus, quorumque totis tenoribus oporteret plenam, et expressam fieri in praesentibus mentionem. Nulli ergo omnino hominum liceat, etc. Si quis autem, etc. Datum Avenion. 8 Idus Augusti, Pontificatus nostri Anno 6.

4 - Questa è la copia germana della Bolla del Pontefice Giovanni XXII la quale originale si conserva in questo Archivio di S. Giacomo di Bologna. Osservo però, che di questa Bolla non ne sanno alcuna mentione nelli loro Annali, né il Vadingo, né il Lezana; e pure ne haverebbero dovuto fare memoria, perochè tanto spetta ad essi, quanto che a noi, attesochè il Pontefice in essa, se ben pare, come in effetto è, che parli solamente contro delli tre Ordini de' Predicatori, de' Minori e de' Carmeliti, nulladimeno in progresso di quella, intende anche di proibire lo stesso attentato all'Ordine nostro.

5 - In quest'anno istesso successe la Morte pretiosa del B. Simone da Todi in questo nostro Convento di Bologna; imperciochè essendo egli stato mandato da' Superiori dell'Ordine a Predicare nella Quaresima di quest'anno del 1322 in questa nostra Chiesa di S. Giacomo, come egli era avanzato nell'età, e molto più consumato dalle penitenze, ed austerezze, con le quali continuamente castigava il suo Corpo, acciò stasse totalmente soggetto alla ragione; alla perfine, doppo havere predetto, alcuni giorni avanti nel Pergamo, al suo numeroso Uditorio il di lui vicino passaggio, finalmente chiuse gli occhi suoi in santa pace nel giorno 20 d'Aprile. Laonde noi quivi siamo tenuti, conforme il nostro consueto, di tessere, in un brieve Compendio, la sua santa e penitente Vita.

Vita del B. Simone da Todi gran Predicatore

6 - [V, p. 385] Se li nostri antichi Padri Bolognesi havessero usata tanta diligenza nel raccogliere le virtù rare, e le stupende attioni, che resero così caro, ed accetto al grande Iddio, il suo Beato Servo F. Simone da Todi, e ne havessero fatto formare un autentico Processo, come fecero poi doppo la di lui santa Morte, de' prodigiosi Miracoli, che in gran numero si compiacque la Divina Bontà d'operare, per i meriti di questo gran Beato, a pro e beneficio d'una gran turba di bisognosi, li quali, con la dovuta fede ricorsero, nello spatio di pochi giorni e mesi, al di lui potentissimo patrocinio; certo, che hora non havressimo occasione di andarne rintracciando qualcheduna da gli antichi Autori, così esteri, come domestici, e massime di quelli che vissero nel suo tempo, li quali, se ben lo videro e lo conobbero, come il B. Enrico d'Urimaria et il B. Giordano di Sassonia, nulladimeno della di lui Santità e Miracoli, parlano briviemente e molto in generale.

7 - E per cominciare dal primo, cioè, dal B. Enrico, questi altro non dice nel suo brieve Trattato, che egli lasciò scritto de Origine Ordinis Eremitarum S. Augustini, salvo solo, che queste formali parole: Nonus fuit Fr. Simon de Tuderto, qui Bononiae vitam praesentem deifice claudens, suum obitum publice coram populo in ultima sua praedicatione praedixit, et magnis Miraculis ibidem claruit, ut multis constat. Dal qual brieve testimonio habbiamo nulladimeno, tre cose segnalate di questo Beato; la prima si è, che nell'ultima sua Predica, predisse al suo numeroso Uditorio, come habbiamo accennato più sopra, la sua vicina Morte, la quale poi indi a pochi giorni successe, cioè a' 20 d'Aprile; la seconda cosa, che dice il B. Enrico si è, che egli fece una morte santissima. E la terza è, che Nostro Signore, doppo la di lui morte, con molti illustri Miracoli, che si degnò di operare per i di lui altissimi meriti, testificò, quanto fosse stata grande la Santità del suo gran Servo Simone.

8 - Il secondo Autore poi, cioè il Beato Giordano nel lib. 2 che scrisse delle vite de' Frati cap. 8 a car. 87 parlando del Beato Simone, lo chiama huomo di gran riverenza e santità: fuit Simon magnae reverentiae et Sanctitatis. Aggiunge poi, che nel Capitolo Generale, che si celebrò in Rimini nell'anno del Signore 1318, in cui si ritrovò presente lo stesso Giordano, come in quell'anno notasimo, fu il B. Simone gravemente accusato da certi Emoli suoi, di non so quali difetti e mancamenti, quali non esprime Giordano, appresso il P. Generale, essendo lontano dal detto Capitolo il B. Simone; per le quali accuse false, dice Giordano, patì il Beato sudetto molti gravi incomodi, e travagli, il tutto però con molta patienza et allegrezza di spirito. Fu altresì commendata la di lui Santità da Ambrogio Coriolano, che fu Generale dell'Ordine già sono 200 anni, nella sua brieve Cronica, in cui fra Beati dell'Ordine lo ripone in settimo luogo, dicendo: Septimus fuit B. Simon de Tuderto, qui Spiritu prohetico, et Miraculis clarus Bononiae moritur.

9 - Vanno poi replicando le medesime cose, poco variando l'uno dall'altro, il rimanente degli Autori più moderni, come il Romano, il Panfilo, il Crusenio, l'Errera, il Gelsomini, et altri simili. Noi dunque, per dar qualche sesto alla Vita di questo gran Servo di Dio, diciamo primieramente, che la di lui Patria fu la Città di Todi, nobile fra quante ve ne sono nella nobilissima Provincia dell'Umbria, fortunata Madre di gran quantità di Santi e di Beati, figli, et alunni di tutte le Religioni, che in essa hanno Monisteri, [V, p. 386] e specialmente della nostra. Fu egli di Casa Rinalducci, come scrive il Iacobilli nel Tomo I de' Santi dell'Umbria a c. 419 se bene egli dice espressamente, che chiamavasi il di lui Padre Rinalduccio; in una Relatione però che mi fu trasmessa da' PP. di Todi, apertamente si dice,che egli era di Casa Rinalducci, che però può ben stare ciò, che dice il Iacobilli, cioè, che il di lui Genitore portasse il nome anche di Rinalduccio, cavato dal Cognome del Casato; soggiunge ivi lo stesso Iacobilli, che prese l'Habito della Religione intorno all'anno del 1280 e fa di mestieri, che egli fosse giovinetto di 18 o 20 anni, acciò si possa salvare l'opinione di quegli Autori, che lo stimano morto vecchio; e perché nel Secolo doveva essere stato instrutto con molta sufficienza nelle Lettere humane, quindi è, che doppo haver terminato l'anno dell'Approbatione nel Convento di Perugia, come certamente mi faccio a credere. Fu poi subito applicato dalla Religione allo Studio delle Scienze più gravi, e specialmente a quello della sagra Teologia, nelle quali Scienze, fece in brieve tempo un così smisurato profitto, che riuscì poi uno de' migliori Teologi della sua Provincia.

10 - Ma perché il buon Servo di Dio F. Simone non si era meno esercitato nell'amor di Dio e del Prossimo, e nell'acquisto delle più rare virtù, che sogliono rendere Santo chiunque da dovero in quello si esercita, perciò egli sentendosi chiamare dal Grande Iddio all'Apostolico impiego della Predicatione, così incitato anche, e comandato da' Superiori, generosamente, e con Angelica Carità, a quel santo Ministero si accinse, che in termine di poco tempo, divenne uno de' più fruttuosi Predicatori, non pure della sua Provincia dell'Umbria, ma etiamdio di tutta l'Italia; tutto perché Predicando egli, giusta l'insegnamento dell'Apostolo Christo Crocefisso, e riprendendo egli perciò, con Christiana e Religiosa libertà, i vitij et i peccati, e specialmente esaggerando contro l'inhumana crudeltà, che nel suo tempo, con horribile carnificina, praticavasi nella nostra Italia, quasi in ogni luogo picciolo, e grande, fra le due diaboliche Fationi de' Guelfi, e Ghibellini, non si puole con humana lingua spiegare, quanto fosse il frutto, ch'egli faceva in ogni qualunque luogo ove Predicava, attesa massime la santità della Vita, che egli menava, la quale, benchè egli si studiasse di occultare, era nulladimeno a tutti nota.

11 - Per la qual cosa facevano a gara li Vescovi delle Città a chiederlo per loro Predicatore, felice stimandosi, chiunque ottenere lo poteva, et appena l'havevano inteso, che subito si affettionavano di tal sorte alla di lui Santità e Dottrina, che non vi era cosa per grande, ch'ella si fosse, che tosto non la facessero, se conoscevano dovere riuscire di gradimento a questo beato Predicatore. Così Maffeo Vescovo di Terni, ad istanza sua, e per farli cosa grata, concesse a nostri Padri della della detta Città, la Chiesa di S. Bartolomeo, situata in un luogo ritirato e rimoto, non molto distante dalla Città, per fondarvi un Monistero, in cui si potesse ritirare qualunque Religioso del sudetto Monistero di Terni, che bramasse di maggiormente restringersi nella nostra Regolare Osservanza; la qual cosa fu da noi notata sotto l'anno del Signore 1311.

12 - Così pur anche fece molto più il Vescovo della sua Patria di Todi, anzi pure tutto il Consiglio di quella, perochè appena egli si lasciò indendere, che desiderava, che il nostro Monistero, il quale per più d'un Secolo era stato fuori della detta Città, fosse trasferito dentro di quella, che subito il sudetto Consiglio li prestò il consenso di poter ciò liberamente fare, et il Vescovo li concesse più che di buona voglia, la Chiesa Parocchiale di Santa Prassede, ove subito, con i grossi aiuti, e soccorsi de' suoi amorevoli Concittadini, [V, p. 387] fu ivi fondato il nuovo Monistero, quale hoggidì tuttavia gode la Religione, e questa Traslatione si fece nell'anno di Christo 1316 come chiaramente si legge nella Relatione manoscritta trasmessami da que' Padri, come più sopra accennassimo.

13 - Hor vedendo la Religione quanto fosse grande il talento, che il Signor Dio haveva concesso nella santa Predicatione, e quanto frutto con quella haveva fatto ne' Popoli, a quali haveva diseminata la parola di Dio, si diede perciò a credere, che se impiegato l'havesse nel governo de' suoi Monisteri, haverebbe di molto avantaggiata con la sua gran Santità, Dottrina et esempio la Regolare Osservanza, e punto non s'ingannò; attesochè dovunque andava Priore si vedevano subito mutationi notabili ne' costumi de' Religiosi, e nella Monastica disciplina, a segno, che ne rimanevano grandemente edificati i Secolari, et i zelanti Religiosi del publico bene della Religione ne rendevano le dovute gratie al Signore; e parendo alla Provincia dell'Umbria, che molto maggiore sarebbe stato l'utile di tutti li di lei Monisteri, se il glorioso Simone fosse stato sublimato alla Dignità di Provinciale, perciò doppo haver governato alcuni Monisteri di quella Provincia, fu anche eletto di quella Provinciale; laonde non si può credere con quanta rettitudine, prudenza, giustitia e carità, e gli la governasse e reggesse.

14 - Ma perché più volte fu necessitato il santo Religioso, così mentre fu Superiore locale di varj Monisteri, come molto più, quando fu Provinciale, a correggere e castigare altresì li poco buoni costumi d'alcuni indisciplinati Religiosi, perciò si acquistò l'odio ancora di molti di quelli, li quali volendosi vendicare, non si arrossirono di presentare alcune false querele al Reverendissimo P. Generale nel Capitolo, che si celebrò nell'anno 1318 in Rimini, come anco all'hora notassimo, le quali querele fecero qualche breccia nell'animo del Generale, tanto maggiormente, quanto che essendo absente il Servo di Dio, non puotè difendere la sua innocenza; laonde per tal cagione, dice il B. Giordano, che patì molti gravi incommodi e travagli, quali però furono da esso lui sofferti, con amirabile patienza, anzi con allegrezza indicibile del suo cuore, rendendo di vantaggio Simone gratie al suo benignissimo Signore, per haverlo fatto partecipe dell'amaro Calice degl'intollerabili patimenti, che egli medesimo, con tanta innocenza, così per amor suo, come di tutto il genere humano, sopportati haveva nella sua attrocissima Passione.

15 - Avicinandosi finalmente il tempo in cui nostro Signore voleva chiamarlo a godere in Cielo l'eterno Premio delle sue sante operationi, permise per tanto Sua Divina Maestà, che da' Superiori dell'Ordine fosse mandato a predicare l'ultimo suo Quaresimale in questa nostra Chiesa di S. Giacomo di Bologna; ove giunto, havendo dato principio alla santa predicatione, fu subito conosciuto da questa dottissima Città, non solo per un gran Letterato, ma ciò, che maggiormente rilieva, per un gran Servo di Dio; laonde non si può credere quanto fosse grande il concorso del Popolo, che veniva ad ascoltare i suoi celesti discorsi, e quanto immenso fosse il frutto, che fece nell'Anime di quelli, che l'ascoltarono in tutto il corso di quella felice Quaresima; nell'ultima Predica della quale, come era stato da Dio, oltre gli altri innumerabili doni, arricchito ancora con lo Spirito di Profetia, così predisce publicamente al sudetto suo Popolo, che fra pochi giorni egli doveva morire in questo Monistero. Et in effetto, pochi giorni appresso essendosi infermato, doppo haver presi, con somma divotione, i Santi Sacramenti della Chiesa, terminò, con una beata Morte [V, p. 388] il glorioso corso della sua santissima vita nel giorno 20 del Mese d'Aprile nell'anno del Signore 1322, essendo egli in età di 60 anni in circa.

16 - Doppo morte fu con solenne pompa portato il di lui Anto Cadavere publicamente nella Chiesa, ove era concorso un Popolo quasi innumerabile, per vedere il Beato Corpo di quel Santo Religioso, et anche per raccomandarsi alla di lui potente intercessione. Stette il detto Corpo per due giorni intieri così esposto nella detta Chiesa, nel qual tempo Nostro Signore si compiacque d'operare molti Miracoli, a beneficio di varj bisognosi, che si raccomandarono al Servo di Dio; de' quali però non se ne puote scrivere alcuno, et autenticare da' Publici Notari, a cagione del gran rumore, e de confusi clamori di quel gran Popolo, che era nella Chiesa, per i quali, né meno i Religiosi potevano recitare li Divini Officj nel Choro. Era cosa di gran maraviglia il vedere quel numeroso Popolo il quale non si sapeva partire di Chiesa, perochè ciascheduno procurava di vedere, e di toccare, se poteva, quel Santo Corpo, felice stimandosi, e molto fortunato, chi poteva havere una minima particella del suo Habito Santo, quale più volte fu lacerato, et in minutissimi pezzi ridotto dalla divotione del detto Popolo. Passati li sudetti due giorni, e considerando i Padri del Monistero, che si sarebbe riuscito molto difficile di sepellire quel santo Corpo di giorno, et anche di notte, mentre tuttavia molto Popolo vi dimorava; ricorsero per tanto al cosiglio, et al soccorso d'alcuni principali Magnati della Città, e tutti insieme conclusero di seppellirlo, come fecero, nel più occulto silentio della notte seguente alli due giorni sudetti, e nel seguente giorno poi si cominciarono a scrivere, da tre publici Notari, li Miracoli stupendi, che N. S. si compiaque di fare, per i meriti del suo Santo Servo, nel termine di poco tempo, doppo la morte.

17 - Ma quivi prima che più oltre procediamo, vogliamo produrre un'autentico Testimonio di quanto habbiamo detto nel numero passato; e sarà questo di Filippo d'Alberto Papazzoni publico Notaio di Bologna, il quale fu il primo delli tre Notari accennati, che fece il primo Processo de' Miracoli del B. Simone. Questo dunque nel principio del detto suo Processo, scrive il seguente discorso, che comprende per appunto tutto ciò, che habbiamo noi detto nel numero passato:

18 - In Christi nomine Amen. Anno nativitatis eiusdem Domini, millesimo trecentesimo vigesimo secundo, Indictione quinta, die vigesimo Mensis Aprilis, obijt Beatus Frater Simon Tudertinus de Ordine Fratrum Eremitarum S. Augustini in Civitate Bononiae cuius virtute, et meritis post mortem ipsius apparuerunt multa Miracula, et signa in ipsa Civitate Bonon. sed die ipsa qua obijt, et sequenti nulla Miracula fuerunt scripta, ex eo quia, in Ecclesia S. Iacobi Stratae S. Donati de Bononia dictorum Fratrum Eremitarum, fuit tanta multitudo gentium, et tantus clamor, quod fere unus non poterat intelligere alium, et erat beatus, qui poterat tangere Corpus Sanctissimi. Et dilaceraverunt eidem omnes Vestes suas, et pre devotione illius Corporis erat beatus ille qui poterat habere aliquantulum de Vestibus eius; et haec duraverunt his duobus diebus. Post haec, nocte sequenti, videntes Fratres, quod non poterant substinere tantum laborem, miserunt pro aliquibus de melioribus, et maioribus hominibus civitatis praefatae, quorum consilio, et adiutorio fecerunt sepeliri Corpus supradicti Fratris Simonis, quod facere non valuissent absque potentia illorum bonorum Virorum; et postea adveniente die, apparuerunt infrascripta Miracula, et Signa scripta per me Phylippum quondam Alberti de Papazzonis Notarium adhaec [V, p. 389] deputatum Mensibus, et diebus infrascriptis, ut inferius continetur.

19 - Li Miracoli poi operati da Dio, per i meriti del B. Simone, a pro e beneficio di varie persone bisognose, tanto Bolognesi, quanto forastiere, de' quali si rogarono li sudetti tre Notari in tre loro distinti Processi fatti da essi, per ordine di Ruggiero Caccia Vicario Generale d'Usberto Vescovo di Bologna, furono 136 autenticati tutti col testimonio di 270 persone e più. Il primo Notaio, cioè Filippo Papazzoni ne scrisse 79. Il secondo, che fu Francesco d'Alberto Anselmi ne scrisse, e si rogò di 21. Il terzo poi, Giovanni di Nicola de Manelli ne scrisse, e si rogò di 36.

20 - E perché sarebbe cosa troppo longa il volere registrare nel Compendioso racconto della vita di questo glorioso Beato, la longa serie di tanti Miracoli, habbiamo perciò pensato di riferirne la qualità di tutti in generale. Dunque fra questi 136 Miracoli, che autenticati si leggono nelli tre Processi fatti dalli sudetti tre publici Notari in carta pergamena, quali legati tutti in un Libro si conservano in questo nostro Archivio di S. Giacomo di Bologna; vi sono primieramente 20 Zoppi radrizzati, 41 Stroppiati guariti, 15 Indemoniati liberati dalla schiavitudine del Demonio, 13 Crepati guariti, quattro Sordi risanati, uno dalla Tisichezza liberato, e cinque dal mal Caduco, o morbo Comitiale, tre di Aposteme pericolose, et uno da mortali Sternuti, et un altro di mal di Pietra, dalle Scrofole uno, dal male di Natte uno, Tramortito per paura uno, un altro Assiderato, e parimente un Gobbo, due caduti da alto, e due altri Pazzi restituiti all'intiero uso della ragione e dell'intelletto, cosa in vero mirabile e rara; un Muto, due risanati da infirmità incurabile, due altri Attratti, e tre da efiangione di gola; libera uno da molte Piaghe, et un altro da una ferita di Lesina, due liberati da dolori di ossa, Ciechi illuminati (...) e due altri liberati da atrocissimi dolori degli occhi, e finalmente cinque preservati, con modo veramente mirabile, dalla morte.

21 - Di questi preservati dalla morte quali habbiamo prodotti nel fine del numero scorso, uno ve ne fu, il quale essendo stato di pieno colpo percosso con le Corna, da un'infuriato Bue, cadde finalmente per terra, laonde tutti quelli, che ciò viddero, stimarono, che fosse morto, che però correndo uno di loro, lo raccomandò con gran fede al B. Simone, et arrivati ove era caduto colui, lo videro incontanente sano e gagliardo, e senza alcun nocumento, per i meriti e per l'intercessione del Beato, come se non fosse stato percosso dal mentovato Animale. Così pure stando un fanciullo di due anni in circa, per nome Bartolomeo, nella Strada di S. Vitale sotto la Parrocchia di S. Leonardo, giuocando con un Sandalo, o Pianella della Madre nelle mani, sopragiunsero due Bovi, che tiravano un Carro, e percuotendo il Fanciullo uno di loro con le corna, lo gettò per terra, e passando oltre li pose un piede su la faccia, e sul capo, et un altro sopra il corpo, et appresso passò pur anche sopra il medesimo Fanciullo, e sopra il Sandalo altresì il Carro istesso, il che veduto dall'infelice Madre, per nome Lucia, che stava sotto il Portico, gridò, con gran fede, e divotione, dicendo: Beato Simone agiutate il mio Figlio; e poi subito correndo ov'era il Fanciullo, il quale stimava ritrovarlo morto, lo ritrovò, con sua estrema maraviglia et allegrezza, vivo, sano e senza alcuna lesione, la dove il Sandalo era tutto fracassato et infranto.

22 - Un altro parimente a cui era caduto sopra un'Albero di Noce, laonde gli haveva quasi infranta una gamba, ma appena hebbe implorato l'agiuto del B. Simone, che subito rimase incontanente sano come prima. Un altro Giovinastro per nome Giovannino [V, p. 390] da Soragna, Terra del Contado di Parma, habitante in Bologna nella Casa di Francesco Mascheroni, havendo un giorno giuocato quanti danari haveva, arrabbiato, si diede empiamente a bestemmiare Iddio, la gloriosa Vergine sua Madre, et il B. Simone, con dire di vantaggio, che non credeva, che egli fosse Santo, e che le cose, che de' suoi Miracoli si narravano, erano tutte truffe e furberie; et havendo poi appresso cenato, se n'andò in letto; et ecco, che stando già nel primo sonno, fu all'improviso da mano invisibile levato di letto, e scagliato nel suolo, ove restò subito, e per la paura, e per il grave colpo, privo della loquella fino al giorno seguente; ma essendo poi stato condotto alla sagra Tomba del Beato, essendosi pentito di quanto detto haveva, e raccomandatosi al di lui pietoso Patrocinio, restò anch'egli come prima sano e gagliardo. Fino dal punto della sua Beata Morte, cominciò ad essere riverito, et honorato col titolo glorioso di Beato, come habbiamo veduto nel tesimonio del primo Notaio, da noi più sopra prodotto, e l'ha poi sempre goduto, e tuttavia lo gode; e l'Ossa sue gloriose si riveriscono, et adorano in una Cassa, dentro d'una grata indorata sopra l'Altare di S. Alessio nella Capella dell'Illustrissima Casa Orsi, e sopra la sudetta grata vi si leggono le seguenti parole: Hic iacent OssaBeati Simonis Tudertini.

23 - In quest'anno medesimo Oddone di Sala Arcivescovo di Pisa, essendo vacata la Chiesa Cattedrale della Città d'Aiazzo nell'Isola di Corsica alla sua Metropolitana soggetto, in luogo del morto Vescovo, per l'autorità, che n'haveva, creò F. Vitale Grachi figlio del Convento nostro di Pisa, e lo consagrò poi, come srive l'Ughelli nel Tomo 3 della sua Italia Sagra alla colonna 534 nel giorno 12 di Decembre.

24 - Fu parimente promosso al Vescovato d'Aleria, nella sopracitata Isola di Corsica, un altro nostro Religioso pure Pisano, chiamato F. Gerardo, o Gaddo Orlandini, di cui fa mentione l'Ughelli nell'accennato Tomo 3 della sua Italia Sagra alla colonna 601 et il P. Errera nel Tomo primo del suo Alfabeto Agostiniano a car. 293. Come poi fosse di questa Episcopale Dignità spogliato dallo stesso Pontefice Giovanni XXII e per qual cagione, ci riserbiamo di scriverlo sotto l'anno del Signore 1330.

25 - Habbiamo per cosa certa, che il nostro Convento di S. Agostino della nobilissima Terra di Vasto, membro già della Provincia di Puglia, et hora da molto tempo in qua della Provincia d'Abruzzo, era già stato fondato prima di questo tempo, attesochè, per quanto scrive l'Errera nel Tomo 2 del suo Alfabeto a car 540, Roberto Re di Napoli gran benefattore dell'Ordine nostro, concesse in quest'anno del 1322 al Convento nostro del Vasto, alcune ragioni di Furti, e di Legati occulti; di dove poi habbia ciò cavato il sudetto Autore, non lo dice, laonde né meno noi ne potiamo discorrere di vantaggio.

26 - Costa parimente, per testimonio dell'Autore sopracitato nel Tomo primo dell'Alfabeto Agostiniano a carte 217 che il nostro Convento d'Estella, di cui più sopra scrivessimo sotto l'anno 1313. In questo del 1322 si trasferì dentro della Terra sudetta in certe Case, che F. Simone Darguinariz Priore di quello, e gli altri Religiosi suoi sudditi havevano comprate, per il prezzo di 200 lire di Sanchesi, o Tornesi, in un luogo detto l'Arenale, insieme con la Piazza, da Don Sancio Tomaso Francino da Estella, per fabricare in dette Case la Chiesa, et il Monistero, sotto la Parrocchia di S. Michele, e tutto ciò dice costare per un publico Istromento fatto nel vecchio Convento di S. Antonio, che era fuori della Terra, a 23 di Settembre in Giovedì di quest'anno 1322. Fu poi riconosciuto, e confirmato [V, p. 391] il sudetto Istromento dal P. Provinciale della Provincia di Spagna F. Francesco nuovamente eletto nel Capitolo celebrato in Toledo a 22 d'Ottobre; e poi anche poscia confirmato da Arnaldo Vescovo di Pamplona nell'anno seguente del 1323, a' 25 Agosto.

27 - Ritroviamo finalmente, che in questo medesimo anno le Monache del Convento di S. Nicolò del Mercato in Bologna, le quali per longo tratto di tempo havevano professato la Regola et Ordine Eremitano del nostro P. S. Agostino in quest'anno del 1322 partendosi dal detto luogo, s'incorporarono al Monistero delle Monache di S. Guglielmo, e così lasciando l'Ordine e la Regola antica, presero quello del P. S. Benedetto, et alla di lui Regola si sottoposero; e tutto ciò chiaramente si cava da un publico Istromento fatto in occasione di detta incorporatione, e passaggio delle dette Monache al Monistero sudetto di S. Guglielmo, di cui si rogò Alessandro de Guercinis puplico Notaio di Bologna; il tenore poi dell'Istromento è il seguente:

28 - In Nomine Domine Amen. Anno Domini 1322, Indictione quinta, Pontificatus Sanctissimi in Christo Patris et Domini, Domini Ioannis XXII anno sexto Mensis Aprilis die ultimo. Noverint universi praesens Instrumentum publicum inspecturi, quod constitutis coram Ven. et Sapienti Viro D. Rogerio Caccia Canonico Placentino R.P.D. Uberti Dei gratia Episcopi Bonon., Vicario Generali, discretis Viris Ugolino de Octobonis de Bononia Syndico, et Procuratore Priorissae Sororum, et Conv. Mon. S. Nicolai de Mercato Bonon. Ord. S. Augustini, prout de dicto Syndicatu, et Procuratore constat publico Instrumento, ut prima facie apparebat manu Petri quondam Francisci Imperiali auctoritate Notarij, a me Notario infrascripto viso et lecto ex parte una, et Brandano Fratris Pacis de Saliceto Syndico et Procuratore Abbatissae, et Monalium Conven. S. Guillelmi de Bononia Ordin. S. Benedicti, prout de dicto Syndicatu, et Procuratore constat publico Instrumento, ut prima facie apparebat, confecto manu supradicti Petri Notarij, viso et lecto a me Notario; ex parte altera, praedictus Ugolinus Syndicario et Procuratorio nomine supradictarum Priorissae Sororum, et Conventus Monalium S. Nicolai dixit, et proposuit, et cum instantia supplicavit eidem D. Vicario, quod cum ipsae Priorissa, Sorores, et Conventus cupiant ad B. Benedicti Regulam se transferre, ut in ipsa austeriorem vitam ducentes, et Christo ipsarum Coelesti Sponso humiliter famulantes, quasi de virtute in virtutem transeuentes, ab ipso Coelesti Sponso secundum eius infallibilem misericordiam, et Iustitiam qui nullum bonum irremuneratum reliquit, amplius in Caelesti gloria mereantur, et ex eo etiam, quod in dicto Monasterio S. Nicolai popter impetum fluminis Aposae dictum Monasterium S. Nicolai in ruinam trahentis, non poterant tute morari ibidem, de solita benignitate praedictae Priorissae, et Sororibus, et Conventui, et cuilibet ipsarum exeundi de praedicto Monasterio S. Nicolai, et se trasferendi cum eo suisque iuribus universis, et rebus ad ipsas Priorissam, Sorores, et Conventum quoquomodo pertinentibus, et profitendi in ipso Monasterio Sancti Guillelmi in manibus Abbatissae eiusdem Mon. Regulam B. Benedicti, destruendi quoque Ecclesiam, Altare, et aedificia S. Nicolai, et ligna, seu lapides, et materias Ecclesiae Mon. et aedificiorum praedictorum, et ad iam dictum Monasterium S. Guillelmi, ut praedicitur trasferendi, concedere dignaretur licentiam specialem, uniendo et incorporando, et subijciendo dictum Monasterium S. Nicolai cum omnibus rebus et iuribus supradictis praefato Mon. S. Guillelmi, ita quod unicum sit Monasterium, et omnes praedictae [V, p. 392] mulieres utriusque Mon. sint unicus Conventus, et sub Abbatissa dicti Mon. S. Guillelmi, et Regula B. Benedicti perpetuo regimine gubernentur, asserens, et affirmans in recta conscientia Syndicatio, et Procur. nomine supradictas iam dictam translationem, unionem, incorporationem et subiectionem in eiusdem Mon. S. Nicolai, et ipsarum Sororum, et Conv. utilitatem, et statum maximum redundare. Insuper supradictus Brandanus Syndicario et Procuratorio nomine supradictarum Abbatissae, et Monialium Conventus S. Guillelmi dixit, et exposuit, ac cum instantia supplicavit ipsi D. Vicario modo infrascripto, videlicet, quod praescriptis Abbatissae Monialibus, et Conventui S. Guillelmi praedicti, et recipiendi Priorissam, et Sorores Mon. S. Nicolai, ibidemque recipere, et profiteri Regulam B. Benedicti sub Abbatissa praefata Mon. S. Guillelmi licentiam concedere, et etiam ipsum Monasterium S. Guillelmi transferre cum ipso Mon. S. Nicolai cum omnibus iuribus, et bonis ipsarum, ac dicti Mon. S. Nicolai, ibidemque recipere, et profiteri Regulam B. Benedicti sub Abbatissa praefati Monasterij S. Guillelmi licentiam concedere, et etiam ipsum Mon. S. Guillelmi cum ipso Mon. S. Nicolai unire et incorporare dignaretur subijciendo, et transferendo ipsum Monasterium supradictum S. Nicolai Monasterio S. Guillelmi praedicti, ita quod unicum sit Monasterium, et praedictae mulieres utriusque Mon. sint unicus tantum Conventus, et sub regimine Abbatissae dicti Monasterij S. Guillelmi, et Regula S. Benedicti praedicta perpetuo gubernentur. Qui D. Vicarius visis et auditis, ac diligenter discussis, et examinatis omnibus et singulis supradictis, ac circunstantijs universis, et quae memorati Syndici, et Procuratores in praemissis, et circa praemissa dicere, et proponere voluerunt, requisito consilio super praedictis a Venerabilibus, et discretis viris D. D. Leonardo de Ianua, Henrigetto de Riostis, Andrea de Gallutijs et Rodulpho de Ramponibus Canonicis Bononiae, et nomine Capituli Bonon., ibidem praesentibus, alijs Concanonicis absentibus, tamen vocatis pro huiusmodi negotio coram eo, et super hijs deliberatione praehabita diligenti Christi nomine invocato ad laudem Omnipotentis Dei totiusque Curiae Coelestis, et reverentiam dicti Domini Episcopi de ipsorum Canonicorum consilio, consensu, auctoritate et speciali commissione sibi facta specialiter in hac parte per ipsum D. Episcopum, prout de huiusmodi commissione patet manu mei Notarij infrascripti, supradictum Mon. S. Nicolai omni modo, iure et forma, quo, et qua melius potuit praedictis Abbatissae, Monialibus, et Conventui, et Mon. S. Guillelmi, et eorum Ord. Incorporavit totaliter, et perpetuo subiecit, et univit praedictum Mon. S. Nicolai cum Ecclesia, Domibus Aedificijs, rebus, possessionibus, redditibus, Iuribus, honoribus Iurisdictionibus, et pertinentijs suis omnibus tam spiritualibus, quam temporalibus in Abbatissam, Moniales, Conv. et Mon. S. Guillelmi praedictos transtulit, et praedictis Priorissae, Sororibus, et Conv. saepefati Mon. S. Nicolai exeundi de ipso Mon. et se trasferendi cum eo, suisque uribus universis et rebus ad ipsas Priorissam, Sorores, et Conventum quoquo modo pertinentibus, et profitendi in ipso Monasterio S. Guillelmi in manibus Abbatissae eiusdem Mon. Regulam B. Benedicti, destruendi etiam, et alienandi Ecclesiam, Altare, et aedificia dictae Ecclesiae S. Nicolai, et ligna, seu lapides ipsius Ecclesiae Mon. et aedificiorum praedictorum, et ad iam dictum Mon. S. Guillelmi, ut praemittitur transferendi, necnon supradictis Abbatissae, Monialibus, et Conv. Mon. S. Guillelmi recipiendi Priorissam, et Sorores Mon. S. Nicolai praedictas, ac professionem ipsarum in Regula B. Benedicti, ac alia faciendi, quae pro parte ipsarum [V, p. 393] petita fuerunt, auctoritate, qua, ut praedicitur, fungitur in hac parte, licentiam concessit tenore praesentis publici Instrumenti, et plenam, ac omnimoda potestatem supradictis Syndicis rescipientibus vice, ac nomine Priorissae, et Sororum, ac Abbatissae, et Monialium, Monasteriorum, et Conventuum praedictorum, ita quod de caetero unicum sit Monasterium, et omnes praedictae mulieres utriusque Monasterij sint unicus Conventus, et sub Abbatissae dicti Monasterij S. Guillelmi perpetuo regimine gubernentur, reservans idem D. Vicarius praefato D. Episcopo, eiusque successoribus, et Ecclesiae Bonon. in dicto Mon. S. Guillelmi perpetuo Iura spiritualia, insuper unam libram piperis ab Abbatissa, et Conv. Mon. S. Guillelmi, qui pro tempore fuerint in sesto Nativitatis Domini praefato D. Episcopo, eiusque successoribus, et unam aliam libram piperis Capitulo Bonon. annis singulis persolvendis. Actum Bononiae in Palatio Episcopali, in Camera supradicti D. Vicarij, praesentibus discretis viris Praesbyteris Iacobo de Lavernacco Canonico S. Ioannis de Placentia S (...) Rectore Ecclesiae S. Stephani de Monte Reduli, Plebanis S. Mariae de supra Zeman Bonon. Dioecesis, Domino Ubaldo de Saxonigro Mansionario Ecclesiae Bonon. Putio Guerzi de Florentia Cive Bononiae, et Uberto de Genevereto de Placentia testibus ad praedicta vocatis, et rogatis. Et ego Alexander Aegidij de Guarcinis publicus S. Romanae Ecclesiae, et Imperiali auctoritate, et nomine supradicti R. P. D. Uberti Dei gratia Episcopi Bonon. Notarius praedictus omnibus, et singulis, una cum dictis testibus praesens interfui, rogatus scripsi, et de mandato ipsius D. Vicarij in hanc publicam formam redegi, meumque signum apposui consuetum in testimonium praemissorum, etc.