Tomo V

Anni di Cristo 1325 - della Religione 939

1 - [V, p. 406] Lodovico Duca di Baviera, asserto Imperatore, già Scommunicato e condannato dal Pontefice Giovanni XXII come ribelle di S.Chiesa, fece in quest’anno Lega con Federico d’Austria, già da esso vinto in battaglia e fatto prigione, e ciò credo, che facesse, per difendersi da Leopoldo suo fratello, il quale in favore del Pontefice erasi mosso contro di Lui con un poderoso Esercito. Il Rainaldi, lo Spondano, Cospiniano et altri. Morì parimente in quest’anno Dionisio Re di Portogallo, il quale fu mai sempre gran benefattore dell’Ordine nostro, e per abbassare l’ogoglio de’ perfidi Mori, istituì alcuni Ordini Militari contro di quelli. Vedi l’Historia di Portogallo.

2 - Il glorioso P. S. Nicola da Tolentino, come nel corso di sua santa e penitente vita, non cessò mai di operare molti stupendi Miracoli, la maggior parte de’ quali habbiamo più sopra nella di lui Vita notati; così havendo mai sempre continuato ad operarne, doppo la sua morte, altri molti in grandissimo numero; perciò, il Rettore o Governatore Generale della Provincia della Marca Anconitana, insieme con la maggior parte delle Città, terre e Castella della medesima Provincia, supplicarono in quest’anno il Sommo Pontefice Giovanni XXII a volere restar servita di ordinare, con la sua Pontificia autorità, che si formasse Processo della Santa Vita, Virtù e Miracoli del detto Servo di Dio, in ordine alla di lui Canonizatione; alle quali istanze, volendo sodisfare il sudetto Pontefice, spedì per tanto in quest’anno medesimo, a tale effetto, una sua Bolla alli Vescovi di Sinigaglia e di Cesena, et all’Abbate di S. Pietro di Perugia dell’Ord. di S. Benedetto. Fu poi data questa Bolla in Avignone a 23 di Maggio l’anno nono del suo Pontificato, e questa inserta si legge in un’altra Bolla d’Innocenzo VI registrata dal P. Empoli nel suo Bollario Agostiniano a carte 188 et è del seguente tenore:

Ioannes Episcopus Servus Servorum Dei.

3 - Venerabilibus Fratribus Senogaliensi, et Caesenati Episcopis, ac dilecto filio Abbati Monasterij S. Petri Perusini, salutem, et Apostolicam benedictionem. Pater Luminum, et misericordiarum, et totius consolationis Deus, qui secundum multitudinem miserationum suarum Ecclesiam suam faetu novae prolis amplificat, et per novella Sanctorum Miracula, animas peccatorum illuminat, fidelium corda roborat, et accendit zelum ad aeternae lucis proemium animarum, multam nobis, et merito confert materiam gaudiorum, magnaque gratiarum, et laudum impendenda sibi iugiter nobis debita cumulat, dum per ostensiones veridicas nostrae fidei fundamenta confirmat, ad altiora spem fidelium erigit ad virtutum amorem per sanctorum exempla nos provocat, et viam, per quam itur ad patriam, evidenter ostendit, ut per haec aeterni spe praemij, malignitate superata virtute, terrena pessundemus vitia, et cum felici comercio pro caducis saeculi (illo, qui potens est opitulante) nobis acquiramus aeterna. Nuper siquidem ex parte dilecti filij Amelij Abb. Mon. S. Saturnini Tolosani Rectoris, et quamplurimarum Civitatum, Castrorum, et locorum insignium Marchiae Anconitanae fuit expositum coram nobis, et Fratribus nostris, etiam cum frequenti instantia, et pluries repertita, quod recolendae memoriae Nicolaus de Tolentino Ord. Eremitarum S. Augustini Camerinensis Dioecesis, diutius in eodem Ordine laudabiliter conversatus sanctitatis nitore [V, p. 407] (dum vixit) emicuit vita, et conversatione resplenduit, ac magnis, et multis, tam ante, quam post eius obitum, in resuscitatione videlicet Mortuorum, et diversorum curatione morborum, effugatione Daemonum, illuminando etiam Coecos, et liberando Captivos, Surdis auditum, et Claudis gressum praebendo, et alijs quampluribus diversis et varijs Miraculis coruscavit. Quare pro parte ipsorum fuit nobis humiliter supplicatum, ut de ipsius Nicolai vita et Miraculis, inquisitione praemissa, si inveniremus praedicta veritate fulciri, Sanctorum Cathalogo adscriberemus, eundemque faceremus solemniter per universas Orbis Ecclesias venerari. Licet autem praemissa, si vera sint, nostrum, et Fratrum nostrorum corda multa iucunditate reficiant, et labiorum vitulum Altissimo imolemus, qui bases columnarum nostrae fidei fundavit supra firmam petram; attendentes tamen huiusmodi negotium tam sublime, tam arduum, inscrutabile fore mortalibus, et profunde ipsorum sensibus additum, cum nullus, carne circundatus, arcana possit scrutari Coelestia, et vix queamus absque, labore, et quandoque sine defectu veridice investigare terrena; et propter hoc Romana Ecclesia in tanto negotio consueverit, cum exacta diligentia, multaque maturitate procedere; Considerantes etiam quod vos, tamquam vicini loco habere poteritis de praemissis plenam certitudinem veritatis; praedictorum Rectoris, Civitatum, Castrorum, et Locorum supplicationibus inclinati, discretioni vestrae, de qua plenam in Domino fiduciam gerimus, per Apostolica scripta mandamus, quatenus vos, vel duo vestrum in loco, seu locis, de quibus expedire videritis, de Vita et Conversatione, atque Miraculis praedicti Nicolai, ac de circunstantijs omnibus, negotium huiusmodi contingentibus, iuxta formam, quam vobis sub Bulla nostra mittimus interclusam, inquiratis diligentius veritatem, et quae super ijs inveneritis, in scriptis redacta fideliter, sub sigillis vestris per viros idoneos ad Sedem Apostolicam destinetis, ut per inquisitionem vestram diligenter instructi in huiusmodi negotio, ad laudem divini nominis, et honorem, firmamentum Catholicae Fidei, et consolationem fidelium popolurum (diligente Domino actus nostros) securius procedere valeamus. Datum Avenione 10 Kalendas Iunij, Pontificatus nostri Anno nono.

4 - In vigore poi di quest’ampia Bolla si radunarono li Commissarj, a quali era stata dal Pontefice diretta, nella Città di Tolentino, per formare il Processo della Vita, Virtù, e Miracoli del glorioso Nicola; et in termine di non molto tempo, lo formarono così ricco, e ricolmo di tante virtù, e di tanti e sì stupendi Miracoli, che havendolo trasmesso alla S. Sede in Avignone, apportò gran maraviglia, e stupore, così al Santo Pontefice, come a tutto il Sagro Collegio de Cardinali; laonde si sperava, che in breve dovesse fare la solenne Canonizatione di così miracoloso Santo; et in vero il Pontefice hebbe gran desiderio di farla, ma fu di così strana maniera travagliato nel rimanente del suo Pontificato, dalla contumace Ribellione del Bavaro Lodovico, e dalle continue persecutioni di quello, e molto più dallo Scisma (che sacrilegamente intruse nella Chiea, con solevare al Trono Pontificio F. Pietro di Corbara Religioso Francescano) che  non hebbe tempo d’attendere, e di porre in esecutione un così grave affare.

5 - Gioseffo Panfilo e Nicola Crusenio, con altri Autori dell’Ordine, parlando del Beato Ludolfo di Camoslaria gran servo di Dio, alunno della Provincia di Sassonia, lo ripongono in tempo assai posteriore a quello in cui veramente visse e morì; perochè pensano, che fiorisce nel Secolo undecimo della Religione, cioè del 1400 in giù, nel che fare errarono di lunga mano; attesochè [V, p. 408] havendo celebrate le di lui virtù, essendo già morto, il B. Giordano nel suo bel Libro, che scrisse delle Vite de’ Frati lib. 2 cap.18 ne parla come di già morto; e pure gli è certo, che il B. Giordano morì molto prima dell’anno sudetto 1400 laonde io più volontieri mi appiglio al sentimento del P. Errera, il quale nel tomo 2 del suo Alfabeto Agostiniano a carte 5 stima, che questo Servo di Dio terminasse la sua santa vita in quest’anno del 1325 che però noi altresì quivi ne faremo la dovuta commemoratione con riferire le di lui più rare virtù, per le quali meritò il glorioso Titolo di Beato, che tale appunto lo chiamano il Ven. F. Alfonso d’Orosco, il Romano, il Panfilo, il Crusenio, l’Errera, e tutti gli altri Autori dell’Ordine.

Vita e Virtù del Beato Servo di Dio F. Ludolfo di Camoslaria.

6 - Quanto alla Patria, et i Parenti di questo Servo di Dio, non ne potiamo dare alcuna contezza; attesochè il B. Giordano di Sassonia, che fu suo grand’amico, e famigliare, e scrisse le di lui più singolari Virtù, né poco, né molto, ne parla; solo ben sì dal suo discorso potiamocavare, che egli fosse nato nella Sassonia, e potressimo altresì dire, che la Patria sua fosse una Terra, o Luogo chiamato Camoslaria, quando questo  non fosse il Cognome di sua Famiglia; sì che dunque favellare non potiamo di lui, e di sua conditione, se non doppo ch’egli fu entrato nella nostra Religione.

7 - In questa dunque, non così tosto hebbe egli preso l’Habito Santo, che considerando molto da senno il fine, per lo quale era venuto, che era stato appunto per servire con ogni più esatta perfettione a Dio, si diede perciò di tal sorte a porre in esecutione tutto ciò, che nella Regola Santa, e nelle Sagre Costitutioni a’ Religiosi si prescrive; che riuscì ben tosto un perfetto esemplare a gli altri suoi Compagni, e di molta edificatione a gli altri Religiosi più consumati e perfetti. E perché della Religione, egli fu applicato allo studio, al quale anche di sua natura era molto inclinato, fece per tanto in esso in brieve tempo un così alto profitto, che fu da Superiori stimato degno del grado e dell’Ufficio di Lettore, quale poi esercitò per lungo tempo, con gran beneficio, et utile di quelli, che furono degni d’essere suoi Scolari; a quali non solo insegnava egli le Scienze, delle quali erano capaci, ma di vantaggio ancora gl’istruiva più con l’esempio, che con le parole, nelle più rare virtù, che rendono perfetto il Religioso, e specialmente nella santa oratione, la quale era da esso giornalmente frequentata per lungo spatio di tempo; laonde piamente si credeva, che maggior progresso nell’acquisto delle Lettere facesse orando, che studiando.

8 - Era poi così devoto nelle sagre funtioni del Choro e della Chiesa, che qual’hora impiegavasi in quelle, pareva un’Angelo del Paradiso, che tali cose facesse; et in ispecie celebrava la Santa Messa con tanta divotione, che recava maraviglia non solo a gli Astanti, ma etiamdio a gli Angeli istessi; laonde riferisce il B. Giordano, che una tal volta celebrando la Messa nella notte del Solenissimo Natale di N. S. con straordinaria divotione, giunto alla divisione dell’Ostia sagra, doppo havere lasciata cadere la picciola particella nel Calice, vidde, con sua estrema maraviglia, dalla parte interiore delle labra del Calice, scaturire come da un Fonte perenne, gocciole chiare; le quali caddero nel Sangue sacrosanto, e con esso si mescolarono; [V, p. 409] per la  quale prodigiosa Visione, oltremodo stupito, mentre stava di così gran prodigio considerando il mistero, li sovennero quelle parole, che Nostro Signore disse una volta in S. Giovanni al 4 cioè: Qui biberit aquam, quam ego dabo ei, fiet in eo Fons aquae salientis in vitam aeternam; per la qual cosa, lieto oltre modo proseguì con somma divotione il rimanente della S. Messa, prendendo il Santissimo Sacramento, con straordinario contento dell’Anima sua, rendendo le dovute gratie alla Divina Bontà per un favore, così stupendo, e singolare.

9 - Prosiegue poi a narrare il B. Giordano, che tutta questa verità li fu segretamente palesata dallo stesso Servo di Dio. Dice di vantaggio, che egli fu Provinciale della Sassonia, e che procurò sempre, che li suoi Sudditi fossero molto osservanti, essendo egli molto rigoroso con quelli, che si dimostravano tepidi nel divino servitio, et hebbe gran zelo, e molta premura sempre dimostrò nel fare, che li Religiosi attendessero allo studio dalle sagre Lettere, sì per il ben publico della Religione, come altresì, acciò iscansassero l’Otio pessimo padre di tutti i vitij. Non assegna poi il B. Giordano il tempo preciso in cui questo Santo Religioso terminasse il beato corso di sua gloriosa vita, ma solo si contenta di concludere, che così nel corso di sua vita, come nel termine di quella, sempre fu un Religioso di santa conversatione.

10 - Ma diamo, per maggior sodisfattione di chi legge, le parole formali di Giordano, e serviranno per un elogio ben degno di questo gran Servo del Signore: Erat quidem alius R. P. Lector, et olim Provincialis in Ordine, Frater Ludolphus de Camoslaria, vir utique magnae prudentiae, et Sanctae Conversationis; rigorosus in regimine, et  devotus in oratione, sedulus quoque in studio, et sacra Lectione, ac solicitus in Librorum pro Ordine comparatione, quod efficaciter ostendit, tam in vita, quam in morte. Hic sicut devotus orator erat, omni die, quando potuit, Missam cum devotione celebrare consuevit. Et cum quadam vice in nocte Nativitatis Dominicae Missam cum magna devotione celebraret, particulam Hostiae ad Pax Domini, ut moris est in Calicem mitteret, vidit de sub labio Calicis ab intra guttas claras erumpere, et ad Sanguinem Sacramenti defluere, et se ibi admiscere. Quo viso idem Frater vehementer obstupuit, et deliberans quidnam hoc esset recordatus est, quia scriptum est (Ioan. 4.) : Qui biberit Aquam, quam ego dabo ei, fiet in eo Fons aquae salientis in vitam aeternam. Et sic divinae gratiae totum attribuens, processit in Missa, et Sacramentum cum summa devotione, et lacrimarum effusione humiliter sumpsit, et Deo gratias egit. Hoc factum ipse mihi familiarissimo postmodum secreta collatione manifestavit.

11 - Il Vescovo di Segni F. Gioseffo Panfilo nella sua Cronica  Agostiniana a car. 45 parlando sotto di quest’anno 1325 del Generale Alessandro da S. Elpidio, dice che havendo egli governato tutto l’Ordine, con somma lode, per lo spatio di 13 anni intieri, et essendosi altresì fatto conoscere dal Mondo tutto benemerito della S. Sede, e di tutta la Chiesa, con varie sue Opere dottamente scritte da esso in difesa, e conferma dell’Ecclesiastica potestà, e dell’autorià Apostolica, et altre molte, volendolo perciò il Sommo Pontefice in qualche parte rimunerare, lo creò Arcivescovo di Ravenna; la qual cosa viene altresì riferita dal Crusenio, dal Plenevaulux, e da alcuni altri Autori nostri. S’ingannano però tutti questi Autori; attesochè fu ben’egli creato il nostro Generale Alessandro in quest’anno Arcivescovo dal Pontefice Giovanni XXII ma non però di Ravenna, ma ben sì di Candia; come pure testifica l’Errera nel Tomo primo del suo Alfabeto a c. 37 haver lasciato scritto, e notato nella sua Cronica manoscritta Agostiniana Girolamo Romano.

12 - [V, p. 410] Hor fa di mestieri, che io chiaramente quivi palesi la verità di questa sua promotione. Primieramente dunque io dico, che il Panfilo con gli altri Autori, che lo sieguono, s’ingannanò nel dire, che fosse creato Arcivescovo di Ravenna; e secondariamente poi io soggiungo, che meglio informato fu il Romano quanto alla prima parte della sua Assertione; ma errò poi, come più a basso vedremo, quanto alla seconda parte di quella; in conformità di che, gli è da sapersi, che essendo giunta nuova alla Romana Corte in Avignone, che l’Arcivescovo di Candia era passato da questa all’altra vita, subito il Pontefice creò Arcivescovo di quella Metropoli il nostro Alessandro, e fu anche ben tosto consagrato; ma ecco, che doppo pochi giorni arrivò un’altra nuova più certa della prima, cioè, che il sudetto Arcivesc. non era altrimente morto, ma vivo, e sano; per la qual cosa, quasi stordito il Pontefice con tutta la Corte per un così insolito accidente, acciò quel buon Prelato non rimanesse in questa guisa deluso, e schernito, essendo pur all’hora vacato, non l’Arcivescovato di Amalfi, come male informato scrive il Romano, ma ben sì il Vescovato più pingue di Molfetta in Puglia, di quest’ultima Città Vescovo lo creò.

13 - Questa verità l’habbiamo cavata dall’antico Registro della Romana Provincia, tante volte da noi negli anni scorsi citato, in cui l’Autore parlando sotto quest’anno del 1325 del sudetto Generale Alessandro, e del strano accidente, che in questo tempo gli occorse, così per appunto dice: Et post haec per Sanctissimum D. D. Ioannm Summum Pontificem electus est in Archiepiscopum Cretensem, sed post paucos dies inventum est, quod supradictus Archiepiscopus vivebat, et per eundem S. Patrem provisum est ei de Episcopatu Melfetano, et per paucos menses vivens Episcopus, diem clausit extremum.

14 - L’Abbate Ughelli non hebbe alcuna cognitione di questo Prelato, che però non lo registra fra gli altri Vescovi della Cattedrale di Molfetta, o Malfetta, come egli la chiama nel Tomo primo della sua Italia Sagra; laonde devesi questo riporre immediatamente doppo Pasquale di Penna; quale, come egli testifica, fu creato Vescovo della detta Chiesa nell’anno del Signore 1316, il che soggiunge trovarsi notato nelle Tavole di questa Cattedrale; produciamo le sue parole: Pasqualem de Penna creatum Episcopum anno 1316 huius Ecclesiae Tabulae affirmant. Successe poi al nostro Alessandro, un altro Vescovo per nome Giacomo, qual dice l’accennato Ughelli, che nell’anno di Christo 1335 fu richiesto per Vescovo d’Aversa: Iacobus postulatus ad Episcopatum Aversanum anno 1335. Questo, e non più, dice l’Ughelli; laonde ben si vede, che come non hebbe alcuna cognitione del nostro Alessandro, così poca n’hebbe degli altri di questo tempo, che però non cita, come d’ordinario suole, il Regesto Pontificio, nel quale forse non li ritrovò.

15 Ma torniamo a favellare di questo dottissimo Generale, e diciamo (già che forse morì verso il fine di quest’anno) che egli fu un dottissimo Letterato, e compose alcune Opere gravissime, il di cui Catalogo, vogliamo quivi registrare, come appunto lo produce il Panfilo nella sua Cronica Agostiniana a car. 46. Primieramente scrisse un Volume diviso in due Libri de Iurisdictione Imperij, et auctoritate Summi Pontificis, e questo fu stampato in Lione di Francia l’anno 1498 appresso Claudio Gibolet. Un altro de Paupertate Evangelica. Un altro de Ecclesiastica Unitate. Un altro Volume de Potestate Ecclesiastica a Papa Giovanni XXII il quale si conserva nella Libraria Vaticana, scritto con bellissimi caratteri, et una copia ancora ne possiede la nostra Angelica pure di Roma. Scrisse ancora alcuni Commentarj sopra la Priora, e la Topica d’Aristotele [V, p. 411] et alcuni altri Opuscoli, quali dice conservasi nella nostra Libraria di Bologna.

16 - Essendo dunque stato fatto Alessandro Vescovo di Molfetta, e rimanendo perciò la Religione senza Generale, fa di mestieri, che dal Sommo Pontefice fosse creato un Vicario Apostolico, il quale la governasse fino al tempo del nuovo Capitolo Generale, o pure, che il Deffinitorio alcuno ne deputasse per tale effetto. Chi poi fosse questo, non lo potiamo asserire; attesochè, né l’Autore del sudetto Registro, né altro Scrittore dell’Ordine ne fa mentione; forse fu deputato Maestro Guglielmo da Cremona, il quale poi fu nel detto Capitolo eletto Generale nell’anno seguente, come, a Dio piacendo, in quel tempo scriveremo; e non solo si rese chiaro, et illustre questo insigne Generale per le sudette Opere date alla luce, ma etiandio per varie Legationi, nelle quali fu impiegato dal Sommo Pontefice Giovanni XXII come scrive l’Herrera nel Tomo primo del suo Alfabeto Agostiniano; se bene poi non fa mentione de’ Principi a quali andò Legato, che però né meno noi potiamo quivi accennarlo.

17 - Lasciassimo notato più sopra in questo medesimo Tomo sotto l’anno 1310 che Carlo Re d’Ungheria concesse alcuni Privilegi al nostro Monistero di Deesuvar, il quale ne’ Registri dell’Ordine, come nota l’Errera nel Tomo primo dell’Alfabeto Agostiniano a car. 203 viene anco chiamato di Dees; hora in quest’anno del 1325 mosso dalle suppliche di F. Giovanni Provinciale dell’Ungheria, con un altro suo Regio Diploma, confirmò le medesime Gratie e Privilegi. Tanto per appunto testificano di commune accordo Felice Milensio nel suo Alfabeto de’ nostri Frati e Monisteri della Germania, et il sopramentovato Errera nel luogo citato, il quale di vantaggio aggiunge, che questo Monistero era ben vicino a Torda, ma non era una medesima cosa con quello, come pare, che il poco dianzi citato Milensio accenni; hora però non v’è più né l’uno, né l’altro, peròche, così questi, come quasi tutti gli altri Monisteri di quel nobilissimo Regno, sono stati rovinati e distrutti dalla barbara crudeltà de’ malvagissimi Turchi.

18 - Riferisce parimente Maestro Antonio della Purificatione nel Tomo 2 della sua Historia Agostiniana di Portogallo, che essendo morto in quest’anno, come habbiamo accennato più sopra, il Re D. Dionigio, li successe il suo figlio primogenito D. Alfonso IV il quale, come fu affetionato all’Ordine nostro al pari del suo Real Genitore, così si dimostrò mai sempre molto benefico verso di quello; e di primo tratto prese per suo Predicatore il P. F. Simone della Croce, il quale era stato Confessore del Re D. Dionigio, et elesse poi per suo Confessore il P. Maestro Andrea della Pace, ambi figli, et alunni della sudetta Provincia di Portogallo.

19 - In questo tempo istesso il Padre D. Garzia Ximenez Monaco Benedettino di S. Giovanni della Pegna, il quale era Priore del Monistero di S. Pietro della Piazza maggiore della Città di Estella, mosse una lite contro il nostro Convento pochi anni avanti, trasferito dal vecchio di S. Antonio, che era fuori, dentro della Città, con pretesto, che il detto nuovo Convento nostro fosse pregiudiciale, per essere fondato dentro della Parocchia di S. Michele. Intraprese però con calore la difesa del Monistero nostro F. Simone Arguinariz Priore di quello, e fu ben tosto dal Giudice dichiarato e deciso, che il Monistero mentovato era situato fuori della giurisdittione della detta Parocchia di S. Michele; e con questa decisione fu terminata felicemente la lite. Così scrive il nostro Padre Maestro Errera nel Tomo primo del suo Alfabeto Agostiniano a car. 217.