Tomo V

Anni di Christo 1337 - della Religione 951

1 - [V, p. 507] Per ordine del Sommo Pontefice Benedetto XII si congregò in quest'Anno del Signore 1337 un Concilio nella Città d'Avignone, nel quale v'intervennero tre Arcivescovi, et un buon numero di Vescovi; in questo poi si trattò di molte cose spettanti al ben publico della Chiesa; e si fecero molti Decreti concernenti il Rito, e modo più congruo, e conveniente per recitare l'Officio Divino; e per riformare altresì li corrotti costumi del Christianesimo. Essendo parimente insorta una guerra crudele fra li due potentissimi Re di Francia, e d'Inghilterra, procurò per quanto puote il Pontefice di pacificarli. Gualtiero, Giovanni Villani, e Bzovio.

2 - Conoscendo parimente i Principi della Germania, che le cose dell'Imperio a cagione della scismatica ribellione di Lodovico di Baviera, dal Romano Pontefice, così nel temporale, come molto più nello spirituale, andavano viè sempre più peggiorando, si radunarono in una loro publica Assemblea, o Dieta, e ciò non senza consentimento, come certamente si stima, del Bavaro sudetto: nella quale Assemblea havendo seriamente trattato di trovar qualche modo di porre rimedio a tanti mali finalmente conclusero, che era necessario, per conseguire l'intento, d'inviare un Ambasciatore al Sommo Pontefice, già che non era più quello da cui precisamente era stato Scommunicato Lodovico per la sua scismatica pertinacia. Così dunque havendo deliberato, stimarono, che per fare questa gravissima funtione, non vi fosse in tutta la Germania Personaggio più habile, quanto che Ulrico di Lenzburgh Vescovo Curiense nostro Religioso, della cui promotione alla sudetta Chiesa scrivessimo sotto l'Anno 1332.

3 - Notificata dunque, che fu questa nobile risolutione fatta dalla mentovata Dieta al nostro Ulrico, et accettata da esso molto di buona voglia, per il publico beneficio della Chiesa, e del Mondo, si portò ben tosto con ogni celerità alla Romana Corte in Avignone, ove havendo più volte con ogni maggior destrezza, così in publico, come in privato, trattato con il Sommo Pontefice, e con tutti i Cardianli il gravissimo affare per cui era venuto, e rappresentatoli con ogni maggiore urgenza, la necessità grande, che haveva il Mondo, e la Chiesa di vedere questa riconciliatione, e pace fra li due primi Monarchi del Mondo; ecco, che mentre già stava aspettando di conseguire l'intento, si sente dire dal Pontefice, che egli molto volontieri si riconcigliarebbe con il Bavaro, quando questi, per havere altre volte mancato di fede, non si fosse reso indegno d'ogni credenza: non potendo dunque alcuna cosa buona cavarne, senza havere operato cosa di momento per la durezza del Papa, mesto oltre modo fece alla sua Chiesa ritorno. Così dal Cratepolio, da Gesnero dall'Ensengrenio, e dall'Errera nel Tomo 2 del suo Alfabeto a car. 502.

4 - E già, che stiamo di questo nostro insigne Prelato favellando, sarà bene, che riferiamo quivi ciò, che di lui racconta il nostro Panfilo nella sua brieve Cronica Agostiniana a car. 47 cioè, che egli in questo tempo investì de' nobili Feudi del Castello Martissinini, e dell'ufficio nobilissimo di Copiere Imperiale Alberto Seniore Duca d'Austria, come che forse al Vescovo Curiense toccasse di fare tali Investiture, o pure, perché glie ne fosse stata data per aventura dall'Imperatore l'impositione di così fare. Soggiunge altresì il sudetto Panfilo nell'accennato luogo, che volendo beneficare la sua insigne Cattedrale non solo ne' beni spirituali, ma anche ne' temporali, comprò per tanto da un Nobile Barone detto di [V, p. 508] Landovo un Castello detto Raitbergo di Tomigliasca per prezzo di 1550 Scudi d'oro, somma molto grande in questi tempi.

5 - Illustrava grandemente in questo tempo non solo la Provincia, et il Regno d'Inghilterra in cui era nato, ma etiamdio tutta la Religione, e la Chiesa, un nostro insigne, e famoso Maestro chiamato F. Gualtiero Burleo, il quale essendosi fatto nostro Religioso nella sua goventù, et essendo altresì stato aplicato dalla Religione allo studio dell'humane, e divine Lettere, divenne in esse così famoso, che fu Dottore Parigino, et Ossoniese, e diede alla luce tante Opere, che da alcuni vengono iperbolicamente dette infinite. Io so, che Gio. Pitseo Autore Inglese molto Cattolico, e pio, favellando di questo celeberrimo Dottore, dice due cose ne' suoi Scrittori dell'Inghilterra; la prima è, che in quest'Anno del 1337 era egli in età di 62 Anni, e ciò per relatione di Lelando, altro Autore non men grave di lui: l'altra cosa, che soggiunge poi si è, che il detto Gualtiero fu Sacerdote Secolare, e non Regolare. Ma certo questa volta il Pitseo s'ingannò di lunga mano; attesochè gli è certissimo, che egli fu nostro Religioso Agostiniano; e questa verità si prova con un insigne testimonio d'ogni eccettione maggiore, e questo è il famosissimo Dottore F. Alfonso di Vargas di Toledo, che fu poi Vescovo d'Osma, e morì Arcivescovo di Siviglia, il quale in più luoghi de' suoi dottissimi Commentarj sopra il primo delle Sentenze, cita questo Dottore con queste parole: ut ait quidam Doctor ex nostris, e nella margine poi si legge Gualterus Burleus: il che non solo si vede negli esemplari dati alle Stampe, ma etiamdio negli antichi manoscritti, uno de' quali, testifica l'Errera d'haver veduto, e letto nella Libraria del nostro Monistero di S. Maria del Popolo di Roma: così egli nel Tomo primo dell'Alfabeto a carte 308 di modo tale, che, con questo così illustre testimonio, resta certificato il Monacato Agostiniano del nostro Gualtiero.

6 - Morì parimente in quest'Anno un altro insigne Letterato nel gran Convento nostro di S. Agostino di Parigi di natione Italiano, e fu questi F. Michele da Massa di Maremma nella Provincia di Siena. Questi pure essendo riuscito dottissimo oltremodo, quasi in tutte le Scienze, scrisse perciò moltissime Opere, e specialmente sopra il primo delle Sentenze un Tomo ben grande, quale si conserva in questa nostra Libraria di S. Giacomo di Bologna; fu un celeberrimo Predicatore, e compose altresì, e diede alla luce varj trattati sopra quasi tutta la Sagra Scrittura, quali vengono registrati nella sua Cronica Agostiniana da Gioseffo Panfilo a car. 49 e con tutto, che fosse così dotto, morì nulladimeno col solo grado di Bacciliere; laonde congetturiamo, che morisse in età molto fresca in tempo forse, che non era ancora giunto quel termine in cui doveva essere condecorato con la Laurea Magistrale: soggiunge il Panfilo, che quasi tutte l'Opere di questo gran Religioso manoscritte si conservano nel nostro antico Monistero di S. Marco di Milano.

7 - Il poco dianzi mentovato Panfilo nell'accenata sua Cronica a carte 56 parlando della Fondatione del Convento nostro di S. Maria in Porto nella nobil Terra di Salmerone nella Provincia della Betica, hoggi volgarmente chiamata Andaluzia, dice, che fu fatta l'Anno di Christo 1348. E Girolamo Romano nella Centuria 10 a carte 67 favellando della medesima Fondatione, afferma essersi fatta nell'Anno del 1342. Gli è però cosa certa, che così l'uno, come l'altro Autore non s'informarono bene della verità del fatto; attesochè riferisce l'Errera nel Tomo 2 del suo Alfabeto a car. 416 che il detto Convento fu fondato qualche tempo prima di quest'Anno del 1337 avegnachè testifica egli d'haver letto un [V, p. 509] Privilegio del Re D. Alfonso XI di Castiglia detto il Buono, che si conserva nell'Archivio del detto Monistero in cui si vede, che fu dato in quest'Anno del 1337 a 6 di Marzo, e contiene la protettione del detto Convento presa dal mentovato Re ad istanza d'Egidio Martini, Cortigiano di D. Giovanni Emanuelle, il quale Egidio era stato poco dianzi fondatore di questo Convento, e l'haveva anche dotato con molte buone rendite. Non potiamo quivi registrare il detto Privilegio, perché il mentovato Errera non lo registra nel suo Alfabeto; ma solo dice, che in quello si sottoscrissero doppo il Re li suoi Figli, e doppo quelli D. Giovanni Emanuelle sudetto, et appresso 27 Vescovi del Regno, tre Gran Mastri di tre Ordini Militari, e 25 Titolati suoi Feudatarj. Nell'Archivio dello stesso Convento si conservano altresì alcuni altri Privilegi Reali, de' quali ne' suoi proprj tempi, a Dio piacendo, faremo memoria.

8 - Se bene alcuni pensano, che il nostro Convento di S. Agostino d'Aversa, membro non ignobile della Provincia di Terra di Lavoro otto miglia lontano da Napoli, sia antico di 400 Anni, e forse più; e ciò puol'essere veramente, ma non costando questo per alcun sicuro documento, non ci arrischiamo di dirlo; solo ben si diciamo, che è più antico di quest'Anno del 1337 e questa verità manifestamente si prova con un'Immagine del glorioso P.S. Nicola da Tolentino, l'iscrittione della quale ci dà a divedere, che ivi fu fatta dipingere da Francesco Nicola Pagani in quest'Anno, per sua divotione particolare.