Tomo V

Anni di Christo 1346 - della Religione 960

1 - [V, p. 570] Il Sovrano Pastore della Chiesa universale Clemente VI vedendo, che doppo tanti Anni, e doppo tante ammonitioni Apostoliche, Lodovico di Baviera, asserto Imperatore, stava più che mai duramente ostinato nella sua Scismatica perfidia, e conoscendo altresì non vi essere alcun fondamento di potere sperare la di lui sospirata Conversione, rinovando perciò contro di lui l'Ecclesiastiche Censure, e dichiarandolo affatto privo dell'Imperio, esortò con sue Lettere Apostoliche, et insieme comandò a principi Elettori, che dovessero venire all'Elettione d'un nuovo Imperatore: et essi volendo ubbidire al Santo Padre, raduraronsi in un luogo chiamato Renzo, poco lungi da Treveri, et elessero Carlo Conte di Lutzemburgo figlio di Giovanni Re di Boemia, il quale in questo tempo trovavasi in Francia: e se bene Lodovico procurò co' suoi Seguaci d'impedirli il possesso dell'Imperio, e la Coronatione, nulladimeno, tornato egli prestamente di Francia, fu Coronato in Bonna, non havendo potuto ricevere quest'honore in Aquisgrana, che si teneva per Lodovico. Nauclero, Tritemio, Giovanni Aventino, et altri.

2 - Essendo ancora state scoperte in questo tempo l'Isole Canarie, chiamate altresì l'Isole Fortunate, il Pontefice Clemente VI come Sovrano Signore dell'Universo tutto, ne fece libero dono al Cattolico Re D'Alfonso XI di Castiglia, con conditione però, che procurasse, quanto più presto li fosse possibile, di renderle Christiane. Quello, che poi succedesse poco, o nulla ne scrivono gli Autori, solo noi ritroviamo, che Urbano V con una sua Bolla ordinò ai Vescovi di Barcellona, e di Tortosa, che dovessero mandare 20 Religiosi degli Ordini Mendicanti a Predicare la Fede Christiana nell'Isole Canarie; la qual Bolla produrremo, a Dio piacendo nel Tomo 6 precisamente in quell'Anno in cui fu data.

3 - Era appena stato il nostro famoso Maestro Oliviero Vescovo di Barcellona, due Anni sono, quando che in quest'Anno essendo rimasta Vedova del suo Pastore, la Nobilissima Cattedrale di Tortosa, a quella fu ben tosto trasferito il detto Prelato: né punto venne egli a degradare con tal passaggio, perochè, se bene la Città di Barcellona, e di lunga mano, più grande, più nobile, e più famosa di quella di Tortosa, nulladimeno il Vescovato di questa è assai più ricco, e dovitioso, che non è quello di Barcellona. Non si sa poi se questa Traslatione fosse immediatamente fatta dal Pontefice Clemente VI o pure per la presentatione del Re D. Pietro d'Aragona, che molto amava il sudetto Prelato. Di questa [V, p. 571] mutatione poi ne fa mentione l'Errera nel Tomo primo del suo Alfabeto a carte 104.

4 - Sotto l'Anno del Signore 1316 ampiamente scrivessimo, come il Sommo Pontefice Giovanni XXII quasi subito, doppo la di lui creatione, si compiacque d'honorare la nostra Agostiniana Religione, con eleggere suo Sagrista, e Confessore un famoso Maestro figlio del Convento di Limoges per nome F. Giovanni, a cui anche diede la custodia della sua Apostolica Biblioteca. Hora havendo questo dottissimo Letterato serviti con ogni più sincera fedeltà, e diligenza ne' tre sudetti gravissimi ufficj, per lo spatio d'Anni 30 tre Sommi Pontefici, cioè il sopramentovato Giovanni XXII Benedetto XII e Clemente VI et essendo già decrepito, terminò in santa pace, come si spera, i giorni suoi: non si sa però, né il Mese, né il giorno della sua morte, solo è certo, che successe in quest'Anno del 1346.

5 - E se bene gli è da credere, che molti Soggetti di rare qualità, procurassero appresso il Sommo Pontefice di essere sostituiti nelli tre accennati ufficj esercitati dal morto Giovanni; nulladimeno, come era egli grandemente affettionato all'Ordine nostro, così volle conferire gl'istessi ufficj ad un altro Religioso dell'Ordine medesimo, non punto inferiore in qual si sia qualità al già Defonto. Fu poi egli cotesto Maestro F. Raimondo de Acono, figlio del Convento d'Appamia della Provincia di Tolosa, il quale non tantosto fu assunto a così grand'honore, che indi a poco fu altresì creato dal benigno Pontefice Vescovo di Friù, o vogliam dire della Chiesa Forogiuliense nella Provenza, e fu poi anche trasferito da questa a quella d'Appamia verso l'Anno 1371 come, col divino volere, scriveremo sotto del detto Anno nel Tomo 6. Vedasi fra tanto ciò che ne scrivono il Panfilo nelle sua Cronica Agostiniana sotto di quest'Anno, e l'Errera nel Tomo 2 dell'Alfabeto Agostiniano a carte 337.

6 - Soggiunge quest'ultimo Autore, che in questo istesso tempo fioriva nella Religione, e precisamente nell'Inghilterra, un insigne Maestro per nome F. Bernardino, non si sa poi di qual Famiglia, né di qual Patria ei fosse; solo si sa di certo (e lo scrive nel Tomo primo del suo Alfabeto Agostiniano a car. 111) che egli compose alcune Opere dottissime, le quali conservavansi già nella famosa Libraria Pembrochiana nell'Accademia di Cantabrigia: tanto, e non più riferisce il citato Autore.

7 - Racconta parimente Antonio della Purificatione nel Tomo 2 della sua Cronica Agostiniana della Provincia di Portogallo a carte 227 che illustrò grandemente in questi tempi quella sua Illustratissima Provincia, anzi pure tutta la Religione con la sua gran Dottrina, un altro Maestro per nome F. Giovanni della Croce, il quale, quantunque fosse nato in Conimbria, fu però figlio nella Religione del Convento di Torresuedras. Questo gran Soggetto poi, essendo precorsa la fama della sua gran dottrina fino nella gran Città di Parigi, fu perciò colà invitato a leggere in quella Nobilissima Accademia la sagra Teologia; il che fece poi egli con somma lode per alcuni Anni: tornato poscia in Portogallo, fu ivi in quest'Anno eletto Provinciale di quella sua vasta Provincia.