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A Tursi si giunge attraverso la statale jonica
106 che da Taranto porta a Reggio Calabria fino a Policoro: di qui, virando
all'interno, si percorre la strada ricavata tra i bacini del Sinni e
dell'Agri: il paesaggio che si presenta è tra i più tipici e desolati
della Basilicata, ma anche tra quelli maggiormente suggestivi: la zona dei
calanchi, terreni sciolti e ricchi di argilla, sui quali si misurò con
grande efficacia la vena pittorica di Carlo Levi. Oppure da Matera
percorrendo la strada europea E847 "basentana" fino a Pisticci, la
strada regionale 176, fino alla statale 598 bivio Tursi.
Questo centro interno della Basilicata divenne
teatro sin dall'alto medioevo di eventi di grande importanza nella storia del
Mezzogiorno: fu capitale di una provincia bizantina e punto di aggregazione di
una folta comunità saracena. Pur abitata da Greci e probabilmente da
Longobardi, la piccola cittadina dell'entroterra aveva un quartiere arabo, la
Rabatana appunto, fatta da un agglomerato di abitazioni, in parte scavate nel
tufo friabile, con ripidi pendii e abbozzati pianori.
Che il patriarca di Costantinopoli tentasse di
farne una testa di ponte per imporre la bizantinizzazione delle terre
meridionali riconquistate per la seconda volta all'Impero d'Oriente, lo
dimostra il fatto che nel 968 il patriarca Polieucto concesse all'arcivescovo
di Otranto l'autorizzazione a consacrare vescovi, oltre ad Acerenza (Pz),
Gravina (Ba), Matera e Tricarico (Mt), anche a Tursi.
I secoli attestano l'importanza del paese perché esso veniva di volta in volta assegnato in premio come feudo ai vari
dignitari, e all'epoca di Carlo V°, nel 1594, venne concesso a Carlo Doria,
figlio di Giovannandrea, il quale in onore della città di cui era feudatario
volle che la sua imponente dimora di via Garibaldi a Genova si chiamasse "PALAZZO TURSI",
che dal 1848 è sede del Municipio della città.
Il nome Tursi deriva da Turcico (forse suo
fondatore), divenne Tursikon in periodo Bizantino, Torre di Tursico ed infine
Tursi.
Il suo stemma attuale è composto da una torre
sormontata dal sole con rami di alloro e alla sua base due alberi di ulivo.
Certamente la torre è riferita al suo antico castello, l'alloro è segno di
gloria e di potenza quale questa città fu nei secoli passati e gli ulivi sono
il simbolo del prodotto locale.
Tursi, come tutti i centri abitati, è stata
presente negli eventi storici per il raggiungimento dell'unità nazionale ed
alla lotta contro il brigantaggio.
Come gli altri paesi vicini, Tursi ha dovuto
soffrire la piaga dell'emigrazione; infatti tra il 1884 ed il 1905, periodo di
massimo esodo, ben 1792 tursitani presero il mare per le Americhe a causa
della profonda depressione sociale ed economica esistente. Un'altro esodo
migratorio avvenne nel secondo dopoguerra soprattutto verso Genova, alla cui
volta partì oltre un migliaio di tursitani.
Alla data del 21 ottobre 2001, conta 5.510 abitanti.
Oltre ad essere sede notarile lo è anche della Comunità Montana
"Basso Sinni" e dell'Istituto Tecnico Commerciale Statale per
Ragionieri, Geometri e Tecnici dei servizi Turistici, che a partire dall'anno scolastico
2002/2003 ha attivato corsi serali per il conseguimento del diploma di
ragioniere e geometra.
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