Attività Parlamentare
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13/06/2001
Interpellanza per le infrastrutture calabresi Ecc.mo
On. Presidente Ai sensi degli
artt. 136 e ss. del regolamento, il sottoscritto rivolge al Presidente
del Consiglio la seguente interpellanza per sapere se e come il Governo
intenda affrontare le problematiche inerenti i ritardi infrastrutturali
e di servizi offerti ai cittadini calabresi che impediscono collegamenti
rapidi efficienti ed economici con le altre regioni d'Italia e d'Europa. Roma, 13-6-2001 On. Avv. Giacomo Mancini L'Onorevole Mancini, illustra i contenuti dell'interpellanza, agli Onorevoli colleghi della Camera .(trascrizione stenografica completa) 28/06/2001 - Misure contro la disoccupazione La Camera, vista la condizione di particolare gravità della
situazione economico-sociale nelle aree di Crotone e di Gela; tenuto
conto dell'intesa raggiunta tra le parti sociali con l'attiva mediazione
della «task force» per l'occupazione ed il Ministero del
Lavoro relativa alla Pertusola di Crotone e 10/07/2001 - Riduzione delle tariffe sui collegamenti con l'aereoporto di Lametia Terme I sottoscritti chiedono di interpellare
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso
che:
24/07/2001 - Interventi in aree depresse I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle attività
produttive, per sapere - premesso che: 01/08/2001 - Indagini Giudiziarie Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: in data
2 luglio 2001 il Gip presso il Tribunale di Crotone, su richiesta
del Procuratore della Repubblica, emetteva ordinanza di 01/08/2001 - Assetto Società Acque Minerali I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle attività
produttive, per sapere - premesso che: 28/09/2001 - Maltrattamenti e sevizie Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che: ogni anno vengono assassinate, in Italia, persone omosessuali e transessuali a causa di sentimenti e comportamenti ferocemente omofobi e razzisti che ristagnano in alcuni settori e sacche di marginalità sociale. Nella sola capitale 26 risultano gli omicidi di omosessuali dal 1990 ad oggi. Tutti molto omogenei per caratteristiche e modalità. Nella maggioranza dei casi si tratta di assassini perpetrati a casa delle stesse vittime, solitamente ultracinquantenni che vivono la propria omosessualità in modo nascosto, "clandestino" e, talvolta, isolato rispetto al resto della comunità Glbt (gay, lesbica, bisessuale, transessuale). Gli assassini, quando sono identificati, risultano spesso giovani legati al mondo della prostituzione maschile o relegati a varie forme di marginalità sociale (immigrati clandestini, senza-tetto, tossicodipendenti eccetera). Cresciuti non di rado in ambienti ad alto tasso di omofobia, nutrono un forte disprezzo verso i loro stessi "clienti" o partner occasionali, sentimento talvolta rincalzato da un'incerta identità sessuale e dal rifiuto della propria omosessualità. Diverso il caso delle uccisioni di persone transessuali, generalmente maturati in seno al giro della prostituzione, compiute per mano di "clienti" violenti, che uniscono allo sfregio e alla svalutazione umana della partner sessuale comportamenti di sopraffazione fino all'omicidio; a metà del luglio scorso il fenomeno, esteso a tutto il territorio nazionale, proprio a Roma ha subito un sussulto di discontinuità, destinato ad alzare il livello di allarme e di preoccupazione. A cadere vittima della ferocia omofobica è stato infatti un giovane sardo di 26 anni, Francesco Alessandro Bertorini, trasferitosi nella capitale per studio e lavoro. Notevolmente più giovane delle altre vittime, socialmente inserito, anche all'interno della comunità Glbt romana, perseguiva con passione progetti artistici che non gli negavano soddisfazioni. Imputato del suo omicidio, un partner violento, di 41 anni, incontrato poco prima, pregiudicato e da poco in libertà dopo 17 anni di carcere, per aver ucciso a bastonate una prostituta. Anche in questo caso, nelle parole della confessione dell'assassino, emerge quale elemento scatenante della ferocia omicida, il disprezzo per l'omosessualità del partner; al fenomeno degli omicidi si aggiungono le innumerevoli violenze che vanno dal semplice dileggio, all'abuso psicologico, alla minaccia e all'aggressione verbale e fisica, talora di matrice dichiaratamente razzista o neo-nazista, che colpiscono migliaia di persone omosessuali nel nostro Paese. La varietà dei fenomeni non offusca tuttavia la comune origine omofobica dei comportamenti. Lo sfregio, il disprezzo, l'odio verso la diversità rappresentata dalle persone omosessuali e transessuali, soprattutto di quelle che aspirano ad una vita socialmente integrata e non nascondono la propria identità, sono riscontrabili in ognuna delle aggressioni portate alla luce e documentate; le stesse forze dell'ordine ammettono la difficoltà investigativa di questo tipo di omicidi e violenze. Le indagini devono infatti misurarsi con l'omertà delle vittime e delle persone loro più vicine, che non di rado vedono ancora nella polizia un "nemico" da cui guardarsi, anche per episodi e comportamenti in qualche modo umilianti o minacciosi di cui si sono resi protagonisti alcuni suoi stessi componenti. Se a ciò si aggiunge la natura stessa delle aggressioni spesso scaturite da avventure occasionali e clandestine e non maturate, quindi, all'interno della rete delle relazioni abituali delle vittime, si può facilmente comprendere la difficoltà dell'opera di prevenzione e repressione di questo tipo di crimini, dalla legislazione di un numero via via crescente di paesi occidentali definiti "crimini dell'odio" (hate crimes nei paesi anglosassoni); dagli studi e dalle esperienze di altri stati (Gran Bretagna, Austria, Olanda) è emerso che il nodo strategico su cui intervenire, per contrastare efficacemente queste violenze, è costituito dalla relazione tra forze dell'ordine, persone omosessuali e comunità Glbt. Avviando una campagna di formazione degli operatori delle agenzie deputate a vigilare sulla sicurezza dei cittadini, anche attraverso l'opportuno coinvolgimento delle organizzazioni Glbt, è possibile accrescere la fiducia e il rispetto reciproco tra persone omosessuali, transessuali e polizia; in Gran Bretagna la polizia prevede veri e propri reparti "gay" annoverati tra le cosiddette Community safety units (Csu) che si occupano di crimini d'odio, razzisti, omofobici e di violenza domestica. Queste unità sono diffuse in tutta Londra e si compongono di personale specificamente addestrato per relazionarsi con le diverse comunità e per trattare diverse questioni culturali. Le unità Csu lavorano in stretto contatto con le organizzazioni rappresentanti delle diverse comunità. Recepiscono denunce dalle organizzazioni (ma anche da amici o parenti) in caso la vittima preferisse non rapportarsi direttamente con la polizia. Indirizzano la vittima stessa alle associazioni in caso si sia rivolta in prima istanza alle unità Csu non, o non solo, per denunciare l'aggressione, ma anche per ricevere aiuto specializzato. Le unità forniscono alla vittima tutte le informazioni durante le indagini, e garantiscono protezione qualora la vittima si sentisse in pericolo. Ogni caso e quindi ogni persona viene affidato ad un unico agente che si occuperà della questione dall'inizio alla fine. Le unità si presentano come un tramite amichevole e trasparente tra le vittime e la polizia. Dopo le indagini, infatti, e una volta formalizzata l'accusa, il caso diventa di competenza di altri organi della polizia. Il supporto continua anche qualora si giunga in tribunale. In questo caso, oltre ad un opera di informazione e sostegno, le unità garantiranno alla vittima il massimo livello di privacy. Gli scopi dichiarati del progetto sono: 1) ridurre la portata dei crimini d'odio; 2) accrescere la fiducia nella polizia da parte delle minoranze; in Olanda esistono già da anni poliziotte e poliziotti apertamente lesbiche e gay. Un progetto nato nel 1995 "Polizia e diversità" propone un corpo di polizia "ricco di colori". Nel giugno 1998 uscì un opuscolo del ministero dell'interno olandese, intitolato "Rosa in blu, polizia e omosessualità", allo scopo di promuovere il miglioramento del clima di lavoro e l'accessibilità alle persone omosessuali nelle Forze dell'ordine olandesi. Il ministero, i corpi di polizia, i sindacati di polizia e naturalmente i gay e le lesbiche vengono invitati ad impegnarsi per rimuovere ogni possibile ostacolo allo sradicamento di ogni emarginazione. La polizia olandese ha programmato di rappresentare nelle proprie file percentualmente tutti gli strati della popolazione. Rappresentare le più diverse opinioni ed i diversi stili di vita viene considerato come importante condizione per la legittimità e l'efficacia operativa della polizia. La politica multiculturale adottata pone tutti i componenti delle forze dell'ordine su un piano di parità. Da una ricerca si è costatato che organizzazioni composte da persone di diversa estrazione, cultura, razza, sesso, orientamento sessuale, eccetera si adattano meglio e più velocemente ai cambiamenti nella società. L'obiettivo è quello di una polizia preparata a lavorare in una società sempre più in evoluzione. All'inizio, naturalmente, si possono trovare resistenze all'integrazione anche all'interno dei reparti di polizia. Gli elementi stranieri e omosessuali vengono per questo motivo accompagnati dai cosiddetti "tutori", i quali si adoperano per eliminare ogni razzismo o emarginazione. Viene giudicato importante rappresentare ampie quote di persone di colore e gay anche nei quadri dirigenziali della polizia. Il principio ispiratore di questa politica è che una polizia viene legittimata e riconosciuta dal pubblico se riesce ad essere lo specchio pulito della società nella quale deve operare. Il reclutamento di personale multiculturale non viene considerato un'opzione, bensì una necessità motivata da chiari interessi. Questo non vale solo per la polizia ma per tutta la pubblica amministrazione ed anche per le aziende. Per la pubblicazione e l'informazione sulla politica multiculturale vengono impiegati depliant, messaggi e-mail, numeri verdi, materiali audiovisivi, giornali, radio e televisioni nazionali e regionali, pubblicazioni dei diversi gruppi. La pubblicità risultata più efficace è il passa parola sulle esperienze positive avute con la polizia. Si considera prioritario cambiare la visione negativa, che spesso gli omosessuali e gli immigrati hanno delle forze dell'ordine, in passato viste come un apparato repressivo. In una visione positiva, invece, che considera il poliziotto un vero difensore della legge, dell'equità, ci si rende conto del compito sociale di quella professione: la promozione di una convivenza civile senza razzismo e senza emarginazione. L'esperienza fatta in Olanda insegna che è meglio reclutare due o tre gay insieme e non uno alla volta. Viene anche consigliato di organizzare attività culturali e di informazione all'interno dei reparti, attività volte a perseguire l'accettazione del diverso. Per ottenere risultati soddisfacenti e duraturi si consiglia l'istituzione di corsi di comunicazione interculturale che serviranno a promuovere l'integrazione delle persone diverse con le quali si dovrà collaborare e a riconoscere ed evitare atteggiamenti, anche involontari, offensivi ed emarginanti. In Olanda questa rivoluzione culturale è già avviata da tempo e dopo che nel 1996 i ministeri interessati ebbero dato il via al progetto "Polizia e diversità 1996-2000", già si vedono positivi e incoraggianti risultati. Il progetto, basato su approfonditi studi di diverse università, di consulenti delle forze dell'ordine, gay e lesbiche, medici, psicologi, sessuologi, sociologi, criminologi, eccetera, promuove l'informazione allo scopo di rimuovere pregiudizi e stereotipi nei riguardi dell'omosessualità. La polizia impara così ad avere un atteggiamento positivo verso il mondo dei diversi ed acquista una sufficiente conoscenza e preparazione nei riguardi dell'omosessualità. La polizia impara così ad avere un atteggiamento positivo verso il mondo dei diversi ed acquista una sufficiente conoscenza e preparazione nei riguardi dell'omosessualità, un ambiente un tempo nascosto, omertoso, di difficile interpretazione, che ora si sta aprendo ineluttabilmente con risultati di vasta portata sociale; in Australia è in corso un progetto decisamente avanzato ed esclusivamente mirato alla comunità gay. Scopi dichiarati sono migliorare i rapporti tra Polizia e comunità Glbt, ridurre i crimini contro le persone omosessuali e transessuali e incoraggiare la denuncia di crimini basati sull'odio. La costruzione di un rapporto fiduciario passa anche attraverso il pubblico riconoscimento che fino al 1984 la polizia era compiaciuta delle violenze perpetrate ai danni di persone Glbt, se non, addirittura, parte attiva di atti violenti. Altri elementi fondamentali della costruzione di tale rapporto sono: la partecipazione in uniforme ed in orario di lavoro ad appuntamenti gay come il famosissimo Gay and Lesbian Mardi Gras e il reclutamento di personale gay-lesbico con pubblicità mirate in pubblicazioni Glbt. A questo proposito va sottolineato che, tuttavia, i Gllo (Gay and Lesbian Liaison officers), gli operatori della polizia australiana che si occupano di crimini contro omosessuali o transessuali, non sono necessariamente persone Glbt. I crimini presi in considerazione sono: insulti, molestie, percosse, violenza, minacce e molestie nel quartiere di residenza, omicidi, estorsione di denaro, ricatto, rapina, violenza domestica (incluse rappresaglie della famiglia d'origine o della precedente famiglia eterosessuale alla scoperta dell'omosessualità della vittima), violenza sessuale. Tutti gli agenti ricevono un addestramento specifico per operare con la comunità Glbt e un manuale viene messo a loro disposizione. Lo stesso sito web fornisce già un significativo servizio informativo con una sezione riguardante le leggi e i diritti delle persone omosessuali. In alcune zone sono, inoltre, stati costituiti comitati consultivi composti da esponenti della comunità Glbt che la polizia deve consultare prima di compiere un'ampia gamma di azioni. I Gllo, agenti impiegati a tempo pieno in questo settore, sono presenti in tutti i commissariati di Sydney e in molti del New South Wales. Essi sono disponibili come punti di contatto per i membri della comunità Glbt e assistono l'implementazione dei pattugliamenti della polizia attuati per ridurre, prevenire e rispondere ai crimini contro persone Glbt. Anche il progetto australiano, che assume i tratti di un customer service, punta molto sulla confidenzialità e il rapporto personale tra Gllo e persone Glbt. Tra le altre attività spiccano: una campagna educativa rivolta alla comunità Glbt, per incentivare le denunce dei crimini basati sull'odio; gruppi di lavoro nelle scuole, con la presenza di agenti e persone Glbt, per prevenire l'omofobia e la violenza contro gay e lesbiche; la promozione a livello internazionale della consapevolezza dell'esistenza della violenza antigay; l'istituzione di unità di assistenza utenti ove esprimere lagnanze riguardanti la condotta della polizia e i servizi da essa offerti; l'istituzione di un ufficio ove gli impiegati delle forze di polizia possono denunciare discriminazioni sofferte e trovare assistenza; la formulazione di un vademecum per il comportamento più adatto che gli agenti devono adottare nel loro servizio di prevenzione del crimine nei luoghi frequentati da gay; in Italia, nel 1986 ci fu il primo incontro tra una delegazione delle associazioni gay e l'allora sottosegretario agli interni onorevole Barsacchi, nel 1994 una delegazione dell'Arcigay è stata ricevuta dall'allora Ministro dell'interno Roberto Maroni e nel 1997 dall'omologo Ministro Giorgio Napolitano, ponendo all'attenzione del Governo il fenomeno delle violenze e degli omicidi delle persone omosessuali e transessuali e ricevendo ampie assicurazioni sull'impegno del Ministero stesso. Nell'agosto 1996, il questore di Viterbo, dottor Vincenzo Boncoraglio, istituì il primo numero telefonico di una questura al servizio di persone omosessuali vittime di violenze e abusi. Iniziativa che venne ripresa poi a Roma ed in altre città, rappresentando un significativo segnale di apertura della polizia verso le problematiche gay. Nel 1998 è stato individuato come referente di un percorso
comune, all'interno del Ministero dell'interno, il dottor Pansa,
senza tuttavia conseguenze sul piano operativo -: se il Presidente
del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno nonvogliano
intervenire nell'ambito delle rispettive competenze per promuovere
nuove e più efficaci misure atte a contrastare, prevenire
e reprimere violenze e omicidi di persone omosessuali e transessuali,
e in particolare a: istituire appositi corsi di formazione rivolti
alle forze dell'ordine sul rapporto con la comunità gay lesbica,
finalizzati al rispetto delle identità individuali e al sereno
rapporto con le strutture organizzate della comunità Glbt;
abolire definitivamente la pratica della schedatura delle persone
omosessuali; garantire la non discriminazione all'interno delle
forze dell'ordine del personale omosessuale, oggi costretto per
lo più a nascondere la propria identità ed esposto
al rischio di licenziamento; attivare, a cura del centro studi del
Ministero degli interni, un "libro bianco" annuale sui
suicidi e sui delitti anti-gay e lanciare una campagna di prevenzione
condotta unitariamente alle associazioni Glbt; individuare un funzionario
responsabile delle relazioni tra la comunità Glbt e le forze
dell'ordine così come già fatto nelle 09/10/2001 - Aereporto di Milano-Malpensa I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture
e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per
sapere - premesso che: i recenti drammatici avvenimenti dell'11
settembre a Washington e New York hanno, tra l'altro, determinato
conseguenze gravissime sul 09/10/2001 - Chiarimenti sul Trasferimento Procuratore Boemi Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che: in data 20 settembre 2001 alcuni organi di informazione riferivano di un progetto criminoso, ad avviso dell'interrogante improbabile, quanto fantasioso, ai danni del Procuratore aggiunto presso il Tribunale di Reggio Calabria, dottor Salvatore Boemi, che sarebbe fallito grazie alla resipiscenza di un non ben precisato affiliato alla malavita organizzata; al contrario, negli stessi giorni, il Procuratore nazionale antimafia, dottor Pier Luigi Vigna, in visita in Calabria, in maniera perentoria smentiva categoricamente che presso la Procura di Catanzaro fosse iniziata alcuna indagine in relazione a minacce o preparazioni di attentati nei confronti di magistrati di Reggio Calabria; da alcune agenzie di stampa si è appreso dell'esistenza di un'inchiesta ministeriale riguardante il citato magistrato nonché dell'apertura di un procedimento per il trasferimento d'ufficio dello stesso per incompatibilità ambientale -: quali notizie abbia il ministro delle vicende esposte in premessa 17/10/2001 - Immissione di Clementine Spagnole nel mercato Italiano Giacomo Mancini jr, deputato al Parlamento, accogliendo le sollecitazioni provenienti dai Presidenti della provincia di Cosenza della Confederazione italiana agricoltori ( Italo Garrafa), dellUnione Provinciale degli Agricoltori (Renzo Caligiuri) e della Federazione provinciale coltivatori diretti ( Nicola Lucchetta ), preoccupati per limmissione nel mercato italiano di clementine provenienti dalla Spagna ma vendute nel nostro Paese sotto marchio italiano, ha presentato al Ministro per le attività produttive la seguente interrogazione: per sapere- premesso che le associazioni degli agricoltori italiani riferiscono che da alcuni giorni i mercati del nostro paese sono invasi da clementine c.d. affogliate provenienti dalla Spagna ma vendute al pubblico con marchi italiani, quali iniziative intenda prendere per far cessare tale operazione che non rispetta il sacrosanto diritto dei consumatori di conoscere la provenienza dei prodotto che acquistano e che è in dispregio della normativa che prevede la commercializzazione nei paesi U.E. di clementine con la foglia solo allItalia ed alla Corsica. 25/10/2001 - Chiarimenti in merito all'attività del Consiglio Comunale di Bologna I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che: in un ordine del giorno approvato nella seduta del 22 ottobre 2001 il Consiglio Comunale di Bologna auspica che "... in un clima di ritrovata pacificazione nazionale, l'Associazione familiari delle vittime del 2 agosto voglia prendere in considerazione l'eventualità di abolire la parola "fascista" sia dalla lapide in stazione che ricorda le vittime, sia dai manifesti stampati per ricordare l'anniversario"; il Presidente dell'Associazione Paolo Bolognesi ha dichiarato "L'aggettivo fascista non ce lo siamo inventato noi. Viene fuori dai dati storici e giudiziari del processo. Su questo non si transige". E ha inoltre aggiunto "Non si capisce come mai l'odg contenga due cose civili, come la sollecitazione a discutere la proposta di legge per abolire il segreto di Stato e a fare avere il risarcimento a coloro che, dopo i 21 anni, non lo hanno ancora avuto, e poi le mescoli con un simile auspicio"; dopo ben cinque gradi di giudizio la Corte di Cassazione ha stabilito che gli esecutori materiali della strage sono un gruppo di neofascisti, e che ufficiali dei servizi fortemente influenzati a quell'epoca dalla P2 di Licio Gelli hanno operato per depistare le indagini dei magistrati; quanto scritto sulla lapide corrisponde quindi in pieno alla verità storica e giudiziaria sulla strage del 2 agosto alla stazione ferroviaria di Bologna; l'invito contenuto nell'odg approvato dal Consiglio Comunale di Bologna ferisce l'Associazione dei familiari e offende la coscienza civica della città di Bologna, la quale ricorda la strage il 2 agosto di ogni anno con grande commozione e partecipazione dei cittadini; l'articolo 82 della legge n. 388/2000 (legge finanziaria) contiene previsioni volute dal Parlamento volte a sanare i risarcimenti ancora aperti alle vittime del terrorismo e della criminalità; l'impegno del Parlamento per un rapido esame della legge sull'abolizione del segreto di Stato sui delitti di strage e per il risarcimento, alle vittime che non ne hanno ancora fruito è pienamente legittimo e dagli interpellanti condiviso ma non ha nulla a che fare con l'invito a togliere l'aggettivo fascista dalla lapide, come ha giustamente osservato il Presidente dell'Associazione Paolo Bolognesi; sulla cancellazione della verità e sulla riscrittura della storia a fini di parte non si può basare alcuna pacificazione, ma al contrario si producono nuove lacerazioni e nuovi conflitti -: se il Governo non intenda assumere un'iniziativa volta a rassicurare l'Associazione dei familiari delle vittime e la città di Bologna che la lapide non verrà manomessa; se il Governo intenda adottare le opportune iniziative anche di carattere normativo volte all'abrogazione del Segreto di Stato sui delitti di strage; se finalmente il Governo, ad un anno dalla sua approvazione, intenda dare attuazione al dettato dell'articolo 82 della legge 388/2000. |
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