10/03/2001


LE SCELTE SI FACCIANO IN CALABRIA

A pochi giorni dal decreto di scioglimento delle Camere e dall’apertura formale della campagna elettorale, il centro-sinistra sta registrando momenti di rilancio e di recupero di consensi. In Calabria, la visita del candidato premier Francesco Rutelli, accolto, ad ogni stazione in cui si è fermato il suo treno, con viva simpatia, ha suscitato l’interesse e la mobilitazione da parte di larghi settori dell’opinione pubblica. In questo clima di ritrovata fiducia, rappresenta certamente un elemento negativo il fatto che la coalizione di centro-sinistra si trovi ancora invischiata nella pretattica delle candidature e dei veti incrociati. A distanza di meno di un anno, sembrano farsescamente ripetersi, i tragici avvenimenti che hanno causato la pesante sconfitta delle ultimi regionali con la scelta di candidati imposti da Roma estranei alla realtà regionale che hanno perso nonostante partissero da un vantaggio di centocinquantamila voti. Ma se un anno fa i dirigenti del centro-sinistra locale hanno passivamente accettato che la nostra regione diventasse pedina equilibratrice di meccanismi spartitori nazionali, oggi, da parte di molti, si insiste sulla rivendicazione di una giusta autonomia nelle scelte. In questa direzione debbono anche essere lette gli ultimi avvicendamenti alla guida di partiti nazionali e le ripetute dichiarazioni di dirigenti locali che, con ragione, evidenziano come il criterio per l’individuazione dei candidati debba necessariamente tener presente del radicamento sul territorio che, in una competizione tirata come sembra essere la prossima tornata, rischia di diventare il fattore determinante per conquistare la vittoria nei singoli collegi. Le future decisioni, quindi, sebbene legate ad una inevitabile equilibrio nazionale definito tra i partiti, non potranno, se veramente si vuole cercare di vincere, che tenere nella debita considerazione le singole realtà locali in modo tale da impegnare tutte le componenti della coalizione evitando divisioni e lacerazioni ed impegnandosi per conquistare un obiettivo ancora possibile. E proprio per favorire la ricomposizione di un quadro unitario e non litigioso che il PSE, dopo aver registrato le inconcludenti e velenose polemiche di coloro, evidentemente cresciuti alla scuola politica di Pippo Baudo, che hanno la grave responsabilità della sconfitta dell’anno scorso, ha deciso di accantonare la rivendicazione del seggio in consiglio regionale ottenuto grazie al voto degli elettori, ma attribuito, poi, al candidato presidente sconfitto. Così facendo, il PSE ha voluto dare l’ennesimo segno di lealtà ad una coalizione di cui è elemento essenziale ricambiando quell’atto di chiara solidarietà espressa dai rappresentanti regionali della coalizione calabrese in un recente documento inviato ai vertici nazionali in cui si invitava alla rapida risoluzione della giusta questione politica sulla rappresentanza istituzionale spettante al PSE. A questo punto occorre, in tempi rapidi, arrivare a scelte condivise che non si fermino ad un mero calcolo delle legislature dei parlamentari uscenti, ma che tengano in debito conto l’effettivo lavoro svolto nelle istituzioni e la presenza e l’attenzione dimostrata nei confronti del territorio che rappresentano. Ed è su questo che il PSE vuole portare l’attenzione della coalizione alla quale offre l’impegno dei suoi uomini migliori, grazie al lavoro dei quali, ormai da più di un lustro il centro-sinistra riesce a vincere regolarmente le elezioni dell’area urbana cosentina dove la sua presenza raggiunge percentuali determinanti che rappresentano quel valore aggiunto senza il coinvolgimento del quale sarà difficile spuntarla. B. R.


FAVA ARRINGA I MANIFESTANTI MA NESSUNO LO (RI)CONOSCE

Nuccio Fava, candidato sconfitto alla presidenza della regione ed oggi consigliere regionale abusivo, ha dichiarato a più riprese, come se la cosa potesse interessare qualcuno, che pensa di candidarsi al parlamento europeo. Impresa già di per sé non semplice per persone poco conosciute, se solo si pensa al fatto che l’elettore deve necessariamente indicare sulla scheda il nome del candidato, che per il presentatore televisivo si presenta pressoché impossibile se si considera che del collegio elettorale dell’Italia meridionale che comprende la Calabria sono escluse le sue due “roccaforti” e cioè le pendici dell’Etna, dove, pare, la popolazione sia in febbrile trepidazione per la realizzazione di impianti di energia eolica che illuminerebbero il vulcano e che Fava vorrebbe fare costruire, e Viterbo, dove “l’anchorman” ha organizzato un indimenticabile seminario sul verismo che sarà ricordato come il primo passo di quella grande rimonta del centro-sinistra di cui Rutelli ha parlato al Palavobis di Milano. Ma queste evidenti difficoltà devono sembrare bazzecole per uno che si definisce “un leader politico” e che può vantare come credenziale quella di aver dissipato un vantaggio di centocinquantamila voti alle ultime elezioni. Ed è per questo che il pensionato RAI, con tre anni di anticipo, ha iniziato alacremente la sua campagna d’Europa. La prima ghiotta occasione gli è stata fornita dall’arrivo in Calabria del treno di Rutelli, e Fava da vero leader l’ha colta al volo. Si è presentato alla stazione di Crotone, prima tappa calabrese del treno, a prim’ora, quando gli unici presenti erano i lavoratori della Pertusola che preparavano striscioni e manifesti per attirare l’attenzione del candidato premier sulla precaria situazione che mette a repentaglio il loro posto di lavoro; Fava ha studiato la situazione e, da vero animale politico, ha capito che era un’occasione da non perdere per mettersi in mostra ed accaparrarsi qualche prezioso consenso. Gigione come pochi, ha aspettato che arrivasse qualche telecamera, che in mancanza di meglio, lo ha, dopo un sua implorazione, inquadrato, e si è avvicinato ai dimostranti pronunciando qualche frase di circostanza che, però, non ha sortito alcun effetto. Dopo qualche minuto è tornato alla carica, questa volta ancora più deciso, ma come unico segno di attenzione si è visto rivolgere dagli operai inferociti una domanda che lo ha freddato “Scusi, ma lei chi è?”. Come si vede per la “veccia gloria” la strada per Bruxelles sarà lunga e perigliosa anche perché questa volta non potrà contare su nessuna legge che gli assegni un seggio che gli elettori avevano indicato per un altro. a.l.m.



Perché in Calabria possiamo vincere

La sfida è appassionante per chi ama la politica, non quella bolsa ed ambigua dell’”arte del possibile” ma quella brillante e sincera dei grandi valori e delle risposte giuste ai problemi concreti.- Spesso il primo tipo di politica è stato inteso e praticato nell’esclusivo interesse del candidato e ce ne siamo accorti.- Diciamocelo francamente chi di noi non ha pensato e non ha mai detto: destra, sinistra, centro sono tutti uguali.- Così è stato quasi sempre, qui da noi. Così è ancora al governo regionale: siamo passati da un Nisticò ad un Chiaravalloti (con un brevissimo sprazzo, timido e tatticamente sbagliato, del centrosinistra) senza soluzione di continuità. E la Calabria ha continuato a credere nell’arte del possibile (tornaconto personale) galleggiando su un mare di parole.- E non dico questo facendo riferimento ai nomi, che sono gli stessi di dieci o venti anni fa e continuano ad essere l’espressione di una stagione lunga e disastrosa per la nostra comunità, lo dico guardando ai fatti.- Dal Turismo, all’agricoltura, alla sanità, all’ambiente, dalla cultura alla giustizia, dall’industria al lavoro alla burocrazia. Ci hanno detto che avrebbero rilanciato la Calabria con una azione volta a colmare lo svantaggio accumulato in ognuno di questi settori invece niente di niente. Ciascun cittadino può giudicare.- Potrei continuare ma questo è il quadro calabrese. Non è catastrofico, è realistico. Per fortuna la Calabria sta in Italia ed ha risentito comunque del processo di progresso e di risanamento che dal ’96 ad oggi ha assicurato al Paese al governo dell’Ulivo.- Per fortuna in Calabria ci sono state e ci sono esperienze diverse come quelle di Cosenza dove la cultura, l’ambiente, le opere pubbliche, la solidarietà verso le minoranze, la valorizzazione delle Istituzioni hanno trovato una felice sintesi nella guida di Mancini e nella azione della coalizione di centrosinistra che amministra la città e che ha da anni il consenso della stragrande maggioranza degli elettori.- Da qui dobbiamo partire nella nostra campagna elettorale: dal fatto innegabile, e che tutti gli osservatori neutrali confermano, che, dove ha governato, il centrosinistra ha ben governato.- I conti pubblici oggi sono chiari e reali, non sono il frutto di pasticci o di alchimie contabili. Il centrosinistra non si affida all’insulto o all’invettiva ma al ragionamento ed alla passione politica. I suoi uomini e le sue donne non sono compromessi con il disastro degli anni bui ma piuttosto con la stagione e le esperienze positiva di governi efficaci e soddisfacenti per i cittadini.- Dobbiamo “continuare a cambiare” ed in Calabria possiamo, dobbiamo farlo. Con forza e convinzione. Mettendo in soffitta i vecchi arnesi dell’“arte del possibile”, i politicanti, quelli che da questa attività nobile e bellissima, devono trarre un “potere” da utilizzare per sé e per gli amici.- Noi siamo ancora di quella schiera: quelli che chiedono l’impossibile, ma con molto realismo, con la giusta ambizione, con la convinzione che ciò che sembra impossibile spesso non lo è, per i quali insomma, vale sempre la pena fare un passo in avanti.- Per questo in Calabria vinceremo.- Enzo Paolini



Presentato il progetto della strada Cosenza-Amantea
“UNA NUOVA VIA DI COLLEGAMENTO E DI SVILUPPO”

Si è svolta a Cosenza, nel salone di Palazzo dei Bruzi, una riunione nella quale si è dato avvio alla definizione di quella che sarà un’importante arteria di collegamento tra Cosenza ed il Tirreno. Alla presenza dei Sindaci di Cosenza, Giacomo Mancini, di Domanico, Tonino Armieri, di Lago, Giocondo Muto, di Amantea, Franco La Rupa, del rappresentante del comune di Mendicino e con la partecipazione del Presidente della commissione trasporti ed attività economiche e produttive della Provincia di Cosenza, Giacomo Mancini jr, è stato illustrato il progetto per la realizzazione della strada “mare-monti” a scorrimento veloce elaborato da uno studio di progettisti romani che dovrà collegare Cosenza con Amantea. I progettisti hanno illustrato tre diverse soluzioni: la prima prevede il potenziamento della strada esistente con l’innesto di una galleria di circa due chilometri; la seconda ipotesi prevede, invece, un collegamento da effettuare all’altezza di Potame con l’uscita di Rogliano dell’autostrada Salerno- Reggio Calabria; la terza, infine, attraverserebbe la valle del Busento, passando con una galleria di circa quattro chilometri sotto il parco di Potame. Il progetto dovrà attingere ai finanziamenti di Agenda 2000 e dovrà essere necessariamente inserito nell’ambito della programmazione integrata territoriale che non può non tenere in debita considerazione i centri delle Serre cosentine, del Savuto e dei Casali. Dopo aver ascoltato i diversi pareri dei sindaci presenti, Giacomo Mancini jr è intervenuto nella discussione affermando: “I progettisti hanno presentato tre ipotesi interessanti che meritano il giusto approfondimento partendo dalla convinzione che un nuovo collegamento per il Tirreno, che si affianchi a quello già esistente con Paola, non può che rappresentare una utile novità per tutti gli utenti. Questa nuova arteria oltre ad offrire una possibilità di comunicazione veloce, dovrà necessariamente rispondere all’esigenza di valorizzare una zona che per le bellezze naturali e paesaggistiche di cui è ricca, costituisce una grande risorsa turistica che fino ad oggi non è stata valorizzata per come avrebbe dovuto. Per questo sarà necessario pensare ad un collegamento rapido, ma anche funzionale alla riscoperta di luoghi e di scenari che devono essere portati alla conoscenza di tutti. Le divergenze di vedute e di approccio dei diversi sindaci, in una fase di progettazione non possono che essere naturali; dovrà essere, però responsabilità di tutti smussare i propri convincimenti e trovare una sintesi che porti alla realizzazione di un progetto di cui non può sfuggire la grande utilità. Alla fine degli anni sessanta la realizzazione della super strada Lago-Amantea ha significato la rinascita dell’economia di una zona che sembrava essere destinata all’isolamento. A distanza di più di trent’anni il nostro augurio è che si possa dare un respiro maggiore a quella che fu una giusta intuizione”.


PICCOLA POSTA

Domenica scorsa ho partecipato all’appuntamento annuale durante il quale il Sindaco di Rende è solito illustrare ai cittadini il programma amministrativo svolto e gli obiettivi per il futuro. In anni ormai lontani era l’occasione per ascoltare discorsi di un certo respiro da parte dell’allora sindaco Cecchino Principe, che oggi grazie alla proposta ed al sostegno del PSE è diventato presidente del consiglio Provinciale. Questa volta, sebbene il pomposo titolo della manifestazione “Rende, punto di riferimento per la cultura e la qualità della vita in Calabria e per lo sviluppo economico dell’area urbana” mi avesse quasi convinto del ruolo che avrà la cittadina del Campagnano nel processo di pacificazione del globo avviato da Bill Clinton, mi sono dovuto accontentare di un discorsetto pieno di arroganza, ma assai scarso di contenuti se naturalmente si eccettua un lungo elenco di terreni che da agricoli sono diventati edificabili e di un’enunciazione di indici di edificabilità, come se invece che in un cinema si stesse in qualche studio professionale dove si decide quale deve essere la ditta che vincerà gli appalti, chi fornirà le mattonelle e chi gli impianti elettrici. Per la verità ho apprezzato molto il passaggio in cui il Sindaco ha parlato di area urbana ed ha rivendicato con orgoglio il suo ruolo attivo per dare attuazione ad un giusto idea alla quale da anni non si riesce a dare forma e contenuti. Poi però mi sono ricordato che, quando su iniziativa del comune di Cosenza finalmente era stato istituito un autobus che consentiva agli studenti di poter andare rapidamente e pagando solo un biglietto dal centro della città fino all’Università, appena gli autobus oltrepassavano il Campagnano ed entravano nel territorio di Rende venivano bloccati e sequestrati dai vigili urbani. Sono tornato a casa convinto che le parole sono una cosa ed i fatti un’altra, assai diversa. Giulio Benvenuto, Rende


IL CAPOMANIPOLO DI AN ORDISCE UNA TRUFFA AI DANNI DEI CITTADINI ATTENTATO ALLA DEMOCRAZIA

La vita democratica di una città e di un’intera regione è turbata dalla grave azione ordita da un dirigente di AN che ha pensato di poter rimediare alle ripetute sconfitte elettorali calpestando i principi più elementari di uno stato di diritto e facendo calare su Cosenza un’insopportabile cappa di illegalità i cui effetti saranno patiti da tutti i cittadini. Da quando è arrivato a Cosenza, per volontà della direzione nazionale che lo ha imposto a capo della federazione provinciale, il capomanipolo di AN ha inanellato una lunga serie di insuccessi politici e personali (prima la batosta alle provinciali del 1999, seguita dalla pesante sconfitta alle regionali dove in provincia AN ha perso decine di migliaia di voti nonostante il successo del centro-destra, poi la trombatura al consiglio regionale del Lazio e la conseguente mortificazione della mancata candidatura nel proporzionale della Calabria dove gli è stato preferito Maurizio Gasparri) sui quali ha cercato una rivincita non attraverso un più che legittimo scontro politico, ma violando la legge e gettando discredito non soltanto sugli organi di controllo e sulle istituzioni regionali, ma anche sul suo stesso partito che, oggi, maledice il giorno in cui ha dovuto subire la sua venuta. Il capomanipolo ha iniziato a tessere la truffa ai danni dei cittadini nel momento delle nomine dei componenti dei vari organi di controllo che la legge riserva al consiglio regionale, ma che, a causa dei contrasti in seno alla maggioranza di centro-destra sono state effettuate dal presidente del consiglio, che su insistita segnalazione dello stesso Livido ha nominato alla presidenza del CO. RE. CO. Di Cosenza un esponente di AN, che, però, si trovava allora e si trova ancora oggi in una palese situazione di incompatibilità e di ineleggibilità essendo egli dipendente regionale. Il CO.RE.CO. ha il compito di controllare e verificare la legittimità amministrativa degli atti dei comuni e degli altri enti locali di tutta la Provincia ed ha il potere, con una sua decisione, di bloccare e paralizzare l’attività di un amministrazione. Per questo motivo non può che essere presieduto da una persona proba che non taccia i motivi della propria ineleggibilità e non dichiari il falso per nasconderli, come ha fatto il sodale di Livido e come mai avrebbe, invece, fatto, il presidente uscente, l’avvocato Vincenzo Torchia, anch’egli indicato a suo tempo da AN ed acerrimo oppositore, sempre in punto di diritto, però, di molti provvedimenti dell’amministrazione comunale, ma mai disposto a violare la legge per servire e ripagare il proprio partito Ma questo Livido lo sapeva ed è per questo che ha puntato su una persona manovrabile. Subito dopo la nomina del nuovo presidente, Livido ha iniziato una violenta opera di discredito e di dileggio nei confronti della politica finanziaria del comune di Cosenza, consapevole che prima o poi quegli atti sarebbero dovuti passare al vaglio del CO.RE.CO. e del presidente a lui fedele. Ed infatti il giorno dopo l’approvazione della pratica di variazione del bilancio, nonostante fosse stata votata a grande maggioranza dall’intero consiglio comunale, i due consiglieri di AN si affrettavano a presentare ricorso adducendo risibili difetti formali, ma mostrandosi baldanzosi e sicuri sul loro accoglimento. Naturalmente Livido ed i suoi non sono dotati di nessun potere divinatorio e non sanno leggere il futuro, ma sapevano perfettamente che il nuovo presidente del CO.RE.CO avrebbe dato loro ragione. E così è puntualmente avvenuto. Tutta questa sporca storia è di una gravità senza limiti. Il Sindaco di Cosenza, come ogni cittadino democratico avrebbe fatto, ha allertato le massime autorità della regione e del governo non mancando di denunziare la parzialità di un presidente che mentre bocciava il bilancio di Cosenza contemporaneamente approvava quell dei comuni di Rossano e di Carolei, che avevano le stesse caratteristiche tecniche ma che provenivano da sindaci di AN. A fianco del Sindaco faceva sentire la sua voce l’on. Mario Oliverio che con una dura interrogazione al governo rompeva il silenzio di quei parlamentari locali evidentemente più interessati a contrattare la loro riconferma a Roma che a difendere le istituzioni democratiche del territorio in cui sono stati eletti. Tutti i soggetti interpellati si sono impegnati a prendere immediati ed adeguati provvedimenti contro una situazione di palese illegalità che rischia di ostacolare una politica di successi amministrativi che hanno cambiato il volto della città di Cosenza rivalutandola dal punto di vista urbanistico, culturale e sociale. Per questo le vere vittime di questa truffa sono i cittadini di Cosenza che vogliono vivere in una città sempre migliore e non certo sotto la cappa di illegalità in cui la vuole costringere il capomanipolo di AN. Per fortuna tra due mesi i cosentini potranno dimostrare cosa vogliono per il loro futuro rispedendo al mittente un personaggio che per soddisfare la propria cieca sete di rivalsa è pronto a mettersi sotto i piedi ogni legge ed ogni regola, anche in questo disonorando, la storia di un partito, lontano anni luce dal nostro, ma che ha avuto come dirigenti galantuomini che non avrebbero mai fatto scadere lo scontro politico in un vero e proprio attentato alla democrazia.


LOTTIZZATO ANCHE L’ELISOCCORSO

Pensavamo che il vergognoso sfruttamento della sofferenza e del bisogno dei malati fosse un malcostume limitato ai periodi peggiori della prima repubblica e non potesse abitare nel nuovo secolo, ma ci sbagliavamo. Pochi giorni, fa, la giunta regionale ha, infatti, approvato, su proposta dell’assessore alla sanità una delibera che prevede il trasferimento dell’elisoccorso da Cosenza a Locri. Facciamo fatica a capire il motivo di un decisione del genere che priverà la popolazione di un’intera provincia di un servizio che, da quando due anni fa è stato attivato, si è rilevato irrinunciabile nelle operazioni di soccorso di cittadini vittime di incidenti o bisognosi di immediato ricovero in strutture adeguate. Eppure, quando l’estate scorsa i medici e paramedici del 118, grazie al loro tempestivo intervento riuscirono a salvare la vita ad una giovane donna in stato interessante facendola partorire in volo e trasportandola immediatamente al nosocomio di Cosenza, tutti i sindaci e gli amministratori locali chiesero l’intervento della giunta regionale per mantenere e potenziare un servizio che fino a quel momento veniva pagato quasi esclusivamente dal comune di Cosenza. In tal senso anche l’assessore alla Sanità si espresse e diede ampie assicurazioni. Ma a distanza di pochi mesi pare abbia dimenticato, forse distratto dal pensiero di interessi ben più prosaici. Pare infatti che l’assessore Giovanni Filocamo, ex deputato di Forza Italia, in Parlamento voglia tornarci, lasciando basito anche il suo presidente che interrogato sul motivo della brevità dell’esperienza in giunta ha dichiarato “evidentemente aveva bisogno di aumentare i propri consensi personali”. Chiaravalloti non si sbagliava e l’infausta decisione di trasferire l’elisoccorso da Cosenza a locri deve essere collegata alla volontà dell’assessore di ottenere le simpatie dei propri elettori: infatti, a Locri non c’è una pista d’atterraggio, né un ospedale attrezzato come quello di Cosenza, ma al compenso si trova nel bel mezzo del collegio elettorale dell’ex deputato assessore aspirante parlamentare.