13/01/2001

VOLEVANO IMPEDIRCI DI FESTEGGIARE IL CAPODANNO IN PIAZZA E INVECE …

Anche quest’anno i festeggiamenti per salutare l’arrivo del nuovo anno sono stati un successo che è addirittura andato oltre alle più rosee aspettative. Più di cinquantamila persone, molte delle quali provenienti dalla Provincia e da tutta la Regione, hanno invaso le vie e le piazze di Cosenza per assistere agli spettacoli voluti ed organizzati dall’Amministrazione comunale. Mentre a Catanzaro i più fortunati hanno brindato nel bar di turno trovato aperto ed a Reggio Calabria i più audaci hanno aspettato le prime luci del nuovo secolo per tuffarsi nelle acque gelide dello stretto, a Cosenza cittadini di ogni età sono scesi in strada felici di poter stare insieme, senza pensare e dimenticando, almeno per una note, le differenze sociali: così per un’intera serata sono stati fianco a fianco professionisti e disoccupati, massaie e professori, ricchi e poveri, abitanti dei quartieri popolari e quelle delle zone residenziali, che hanno potuto ammirare lo spettacolo di luci che dal Castello Svevo ha illuminato e colorato la città, e hanno ballato e saltato fino all’alba sulle note degli artisti che si sono esibiti dinanzi al Comune. Eppure nelle settimane precedenti, non è mancato chi si è scagliato contro l’organizzazione della grande festa inventando e paventando dubbi sui costi e sull’opportunità di un brindisi comune. Alle vecchie e logore critiche di alcuni esponenti della destra che non hanno la minima percezione di quello che chiedono i cittadini che tanto male rappresentano, si sono uniti improvvisati contabili preoccupati per inesistenti crisi finanziarie. Costoro volevano impedirci di festeggiare in piazza, perché hanno nostalgia di una città che non esiste più, che è stata spazzata via da un nuovo modo di amministrare che oltre ad aver cambiato in meglio ogni quartiere della città dal punto di vista urbanistico e per i servizi offerti, ha consentito che emergesse nei cittadini un senso di appartenenza e di un orgoglio condiviso per essere parte attiva di un grande progetto di riscatto e di rilancio. Costoro vorrebbero che la nostra città tornasse quella buia ed infelice senza regole e senza passione civile che abbiamo conosciuto negli anni ottanta, ma che, malgrado i tentativi di restaurazione, ci siamo lasciati dietro le spalle, ed alla quale non torneremo mai più.


L’ANTISEMITA FAVA ILLUMINA L’ETNA

Nuccio Fava, candidato sconfitto alla presidenza della regione Calabria, da qualche tempo ha riscoperto l’amore per il giornalismo che, fino a pochi anni fa, prima che andasse in pensione dalla Rai, è stata la sua professione. Nel secolo scorso è stato direttore del TG1 ed anche moderatore di memorabili tribune elettorali, adesso si accontenta delle colonne del quotidiano di Catania “La Sicilia”, dalle quale sentenzia giudizi di moralità, impartisce lezioni e confeziona suggerimenti a chiunque gli capiti a tiro. Il più citato è il segretario dei DS Walter Veltroni al quale Fava consiglia vivamente di non presentarsi a Roma come sindaco perché lui, Fava, un bel candidato lo ha già trovato, si tratta di Sergio D’Antoni, che però nonostante (o a causa?) di Fava sarebbe già passato tra le fila del Polo con Berlusconi. Non mancano poi i tanti consigli a D’Alema che è anche stato invitato in Calabria ad una manifestazione che nell’idea di Fava si dovrebbe svolgere a Cosenza, ma chissà perché avrà il titolo di “illuminare l’Etna”. Il primo, però, ad esserne “beneficiato” delle esternazioni del buon Nuccio è stato Gad Lerner definito, senza tanti giri di parole, “ostentatamente ebreo”. Come è evidente, l’espressione è grave e chiaramente offensiva, non solo perché Fava è un collega di Lerner, giornalista che ha dimostrato di meritare stima ed apprezzamento, ma è ancora più grave perché Fava occupa una un ruolo di primo piano nel centro-sinistra calabrese che dovrebbe consigliare maggiore ponderazione e diversi obiettivi. Tant’è che Fava ha dovuto subire la dura reprimenda di Lerner al quale per come scrive in un llungo sfogo al foglio ha provocato un “turbamento profondo” ricordando che “gli argomenti antisemiti dovrebbero essere condannati altrettanto vigorosamente sia quando giungono da destra, sia quando giungono da sinistra” e domandandosi sibillinamente “ma Fava è di sinistra?”. In effetti Fava è di sinistra, anzi di centro-sinistra. Nella primavera scorsa, qualcuno, non si è ancora capito bene chi, vedendo la difficoltà con le quali si stava scontrando la coalizione che non riusciva a trovare un presidente da contrapporre a Chiaravalloti, ricordandosi di un suo breve passato alla guida della federazione di Reggio Calabria della Democrazia Cristiana, lo ha tirato fuori dal cilindro imponendolo a tutti, anche a coloro che, come noi del PSE, pensavano che non sarebbe stata una candidatura vincente, ma che comunque l’hanno sostenuta con lealtà tanto da determinarne la vittoria nella città ed in tutta la Provincia di Cosenza, senza, però ricevere in cambio neanche un piccolo cenno di ringraziamento. Dopo le elezioni, poi, qualcun altro ha deciso senza consultare nessuno, che Fava anziché tornare alle sue oneste occupazioni, come del resto avevano fatto tutti i candidati sconfitti di destra e di sinistra, sarebbe dovuto rimanere in Calabria ed avere il ruolo niente popò di meno che di “coordinatore del centrosinistra”. Naturalmente, se avessimo saputo prima, che queste era l’idea avremmo detto la nostra opinione, ma adesso siamo apochi mesi dalle elezioni politiche, una battaglia difficile per vincere la quale, non sono utili le polemiche, ma è necessario valorizzare le tante energie che il centro-sinistra può vantare in Calabria sia nella guida dei comuni, sia nelle diverse istituzioni, sia nelle università, così come devono essere evidenziati i tanti errori commessi dal polo nei pochi mesi alla guida della Regione, e proporre, dall’opposizione alla regione, ma dal governo dei comuni e delle Provincie, una via di sviluppo praticabile che superi i vuoti proclami sul Ponte dello Stretto, insomma il centro sinistra ha più che mai bisogno di una guida illuminata e non di uno che illumina l’Etna.


IL PSE PER LE POLITICHE

Il Pse-Lista Mancini è impegnato nell’adempimento delle procedure che la legge prescrive per la presentazione della propria lista e dei propri candidati nei collegi della Camera dei Deputati e del Senato della Calabria. In tutta la regione sono previsti banchetti per la raccolta delle firme dei cittadini elettori.



NOVE COLONNE

Le cantonate del cronista. Scrivere di politica non è compito semplice, specie di politica locale dove le prese di posizione e le scelte dei singoli e dei gruppi non sempre derivano da limpide e chiare argomentazioni bensì da più prosaici interessi ed affari intorno ai quali non è raro nascono convergenze trasversali. Se non si è scaltri e ben informati, quindi, è semplice commettere errori e fornire interpretazioni sbagliate. Il rischio di cattive figure aumenta se poi si pensa che alcune redazioni sono visitate da dirigenti politici che chiedono sostegno per imporre l’attenzione sulle loro scelte o sulle loro rinunce. A volte però accade che il pressappochismo dei ragionamenti che porta chi scrive a contraddire se stesso a distanza di pochi giorni arriva a giocare brutti scherzi e finisce per fornire a chi legge informazioni sbagliate, e quindi un pessimo servizio. In questi giorni di feste natalizie,un povero cronista è incappato in topiche clamorose su argomenti che avrebbe potuto e dovuto conoscere perfettamente; ha iniziato pronosticando che il contrasto tra alcuni settori della maggioranza al Comune di Cosenza si sarebbe concluso con la decisione del Sindaco di aumentare il numero degli assessori da dieci a dodici per accontentare un partito politico, dimenticando che gli assessori comunali sono già dodici; ha continuato elucubrando su leggi e regolamenti per cercare di spiegare che l’ipotesi di una terza candidatura di Giacomo Mancini a Sindaco di Cosenza non è ancora consentita dalla legge, quando invece è arcinoto che per un sindaco sospeso per due anni e sei mesi non opera il limite dei due mandati consecutivi; ha concluso, la vigilia della Befana, evidentemente vittima di un’eccessiva enfasi encomiastica per il senatore Massimo Veltri, che senza dubbio sarà“universalmente apprezzato”, ma non tanto, per come per due giorni scrive il cronista-supporter, da essere presidente della Commissione Ambiente del Senato di cui è invece soltanto uno dei membri. Il motivo nascosto delle dimissioni. Eugenio Conforti, segretario cittadino dello SDI, dal 2 gennaio non compare più come presidente della società editrice di un giornaletto provinciale. I molti che si sono domandati il motivo di questa decisione sono rimasti delusi perché né la società né il dimissionario hanno spiegato i motivi della vera o presunta separazione.


COSE DEL SECOLO SCORSO

Il ministro telepresenzialista. Non c’è alluvione disastrosa o semplice scossa di terremoto, bonba esplosa o soltanto rinvenuta, non c’è manifestazione di piazza o suo annuncio alla lontana, non c’è sbarco di profughi o incidente all’uscita di discoteca che, immediatamente, su tutti gli schermi d’ogni esistente rete televisiva italiana, non compaia, accigliato e grave, solitamente a distanza ravvicinata, il nostro Ministro dell’interno Enzo Bianco. Non indugia sul fatto che, del resto, è stato già presentato dallo speaker e illustrato dalle immagini. Passa rapido al commento che, aggettivo più, aggettivo meno, è sempre lo stesso : “Quel che è accaduto ( evento calamitoso, bomba, delitto, disgrazia, ecc.ecc.) è grave, ma non ci coglie impreparati. Ci avevamo già pensato e, se non c’eravamo arrivati da soli, ci avevano avvertiti Servizi e polizie”. Dice proprio così: “ Servizi e polizie”, a sottolineare l’ampiezza del sistema di sicurezza al quale lui, il Ministro, presiede. Anche la conclusione è sempre la stessa : “ Stiamo studiando il caso “, dice con voce abbassata di un tono. Poi gonfia il petto e quasi grida : “ Siano certi, le italiane e gli italiani di ogni parte e di ogni regione che i responsabili non la faranno franca”. Alle apparizioni televisive del Ministro Bianco, le italiane e gli italiani sono ormai abituati. Con un pizzico di volgarità si potrebbe dire che ci hanno fatto il callo. Al punto che in più di uno affiora la nostalgia per la Signora Rosa Russo-Jervolino che aveva una voce stridula un poco indisponente, ma che sui teleschermi compariva di rado e che, soprattutto, di castronerie del genere ne diceva molto meno. Non c’è due senza tre. Un giornale locale, solitamente bene informato, pubblica che, alle prossime elezioni politiche, il dottor Elio Costa, Procuratore della Repubblica di Palmi, sarà candidato alla Camera per la “Casa delle Libertà”. Così dopo l’elezione a Presidente Governatore del dottor Chiaravalloti Procuratore generale a Reggio, la magistratura inquirente calabrese manda avanti un’altra pedina sulla scacchiera del centro-destra. Noi, per la verità, attendiamo con ansia il terzo annuncio che, a quel che sembra, è imminente. Sarà il più strabiliante. Per almeno due ragioni: per l’ispida barba che incornicia il suo volto e perchè nell’immobile della “Casa delle Libertà” occuperà l’appartamento affittato ad Alleanza Nazionale. Il labirinto. Non è passata una settimana dall’annuncio che il Ministro Nerio Nesi è stato ospite gradito di un pranzetto “tête â tête” col Presidente Chiaravalloti, che uno dei più stretti collaboratori di quest’ultimo, l’Assessore regionale Misiti, lancia contro il Ministro una pesantissima accusa: avrebbe dirottato 37 miliardi e mezzo, già stanziati per la salvaguardia delle coste calabresi, in direzione di lavori da eseguire lungo fiumi e autostrade che corrono per le pianure piemontesi. Dobbiamo confessare che la denuncia ci ha molto turbato. Se l’accusa fosse fondata (e noi non abbiamo ragione nè di essere certi, nè di dubitare) sarebbe aggravata dal fatto, maliziosamente evocato dall’Assessore, che quei fiumi e quelle autostrade circoscrivono il collegio elettorale nel quale il Ministro Nesi è stato eletto. Ma è proprio questa notazione che, malizia per malizia, ne stimola un’altra da parte nostra . Siamo alla vigilia della pubblicazione del giudizio finale degli advisors sulla questione “ponte sullo stretto”. Sappiamo bene quanto appassionatamente quest’opera sia coccolata dall’Assessore Misiti. Da quel che si dice il responso degli esperti non sarebbe favorevole. Il Ministro Nesi ha già messo le mani avanti, facendo sapere che in linea di principio, non è mai stato contro il ponte, ma che comunque si atterrà alla decisione proposta. E se il proclamato dirottamente entrasse in qualche modo in questo labirinto, di modo da far passare noi calabresi per “cornuti e mazziati”?

Luigi Del Corvino


Chiesta la convocazione di un consiglio provinciale aperto agli amministratori ed ai cittadini

“DICIAMO NO AL TERMO DISRTURRORE DEL SAVUTO”

Da alcune settimane i cittadini dei comuni del Savuto attendono con ansia di conoscere quale sarà il futuro del loro territorio. A creare preoccupazione è stata la notizia secondo la quale la regione avrebbe individuato nel comune di Altilia il sito dove realizzare un mega impianto per l’incenerimento dei rifiuti solidi urbani, che in un primo tempo era stato previsto nella zona di Bisignano, ma che le vibrate proteste dei cittadini della valle dell’Esaro avevano fatto bloccare. Sull’argomento si sono espressi in molti, qualcuno ha utilizzato l’occasione per montare una polemica strumentale utilizzando l’argomentazione che a favore del progetto vi sarebbero alcuni dirigenti ed amministratori di un partito politico del centro del centro-sinistra impegnati direttamente anche nella stessa progettazione. Il problema è serio e va trattato con necessaria cautela ed approfondimento, perché aldilà dei facili slogan favoriti dall’imminenza delle elezioni politiche, tocca in profondità lo sviluppo di una zona importante della Provincia di Cosenza Giacomo Mancini jr, capogruppo del PSE alla Provincia, eletto in uno dei collegi del Savuto, tra i primi a schierarsi contro la realizzazione del termovalorizzatore, è stato insieme a Giuseppe Gallo e a Ferdinando Aiello, tra i promotori della convocazione di un consiglio provinciale aperto agli amministratori del territorio per approfondire la questione che colpevolmente non è mai stata affrontata in modo chiaro per primo da parte del sub commissario all’emergenza rifiuti. “E’ nostro intento - ha affermato Giacomo Mancini jr - lavorare per valorizzare il territorio del Savuto che dopo gli investimenti della fine degli anni sessanta volti alla costruzione dell’autostrada e della superstrada per Grimaldi ed alla realizzazione di un polo manifatturiero a Piano Lago, è stato colpevolmente dimenticato dalla classe politica regionale. Soltanto in questi ultimi anni, anche per merito delle iniziative del PSE alla Provincia, vi è stata la capacità di pensare ad uno sviluppo della zona facendola rientrare nell’area urbana cosentina pensando al collegamento di metropolitana leggera da Cosenza fino a Rogliano, in modo da creare un rapporto più stretto con l’università di Arcavacata con l’intento di favorire una maggiore circolazione di idee di persone e di culture, senza però dimenticare le peculiarità del Savuto con il suo artigianato ricco di prodotti tipici che andrebbe aiuato a fiorire, le sue bellezze naturali che costituiscono un unicum in tutta la nostra regione, e la sua agricoltura che negli ultimi ann, anche grazie all’attenzione ed ai contributi delle istituzioni europee, sta conoscendo un periodo positivo” “Secondo noi lo sviluppo del Savuto passa attraverso queste direttrici che non possono conciliarsi con un termovalorizzatore che per definizione deve essere inserito,per come avviene in Lombardia, in una zona ad alto insediamento industriale. Per questo motivo che si ritiene utile una chiara presa di posizione da parte della giunta e del consiglio provinciale per scongiurare un intervento che noi pensiamo essere sbagliato ed andare contro lo sviluppo del Savuto”.


Sono un funzionario statale in pensione e pur essendo di simpatie politiche molto lontane dalle vostre, vi seguo con interesse, non di rado condividendo le battaglie che conducete con coraggio e determinazione. Vivo a Cosenza da quarant’anni e come tutti coloro che amano profondamente la nostra città non posso che apprezzare i grandi cambiamenti che il Sindaco e la sua Amministrazione sono riusciti a realizzare nel corso degli ultimi anni. Oltre all’evidente miglioramento ed alla ridefinizione urbanistica che si è stati in grado di apportare, devo evidenziare un aspetto, che forse anche voi mancate di celebrare per come meriterebbe, quello cioè della rinascita culturale di una città che, nel corso degli anni ottanta, era stata avvolta in una cappa di grigiore e di mediocrità. Con la stagione lirica e di prosa di ottimo livello, con i tanti servizi offerti dalla Casa delle Culture, con le diverse iniziative nei quartieri nella stagione estiva, Cosenza ha raggiunto una vivacità culturale difficilmente riscontrabile in altre realtà del Mezzogiorno. A fronte di questa voglia di riscatto, però, voglio evidenziare un aspetto, forse minore, ma che va nella direzione opposta rispetto all’affrancamento dai soliti luoghi comuni del sud: trovate giusto che le vie di un’intera zona della città siano tutte intitolate a morti ammazzati? trovate giusto che vi sia una via dedicata ad un direttore delle carceri, e nessuna dedicata per fare un esempio a voi vicino a Pietro Nenni?

Luigi Dodaro, Cosenza

L’argomento che Lei suggerisce con tanto garbo rientra tra quelli ai quali bisogna avvicinarsi con cautela perché c’è il rischio di scottarsi e cadere vittima dei sostenitori del facile pensiero. Nel nostro paese abbiamo vissuto, in anni non lontani, una stagione nella quale il mito dell’antimafia militante doveva essere celebrato in ogni modo (dalle aule di giustizia, alle sale cinematografiche, all’intitolazioni delle vie) anche a discapito del rispetto dei principi di uno stato di diritto. A questo costume non si è sottratta la nostra città che nei primi anni novanta, per volontà di un assessore comunale, ha dedicato una miriade di vie e di piazze a quelli che lui stesso definiva caduti di mafia, ma che, alcune risultanze processuali, hanno dimostrato essere non proprio eroi. E’ bene quindi che le Istituzioni rendano onore ai propri figli caduti in difesa della democrazia, ma è altrettanto vero che le nuove generazioni debbano crescere e vivere in una società che sappia ricordare i propri padri fondatori e tramandare i loro imperituri insegnamenti.