27/01/2001

IL PSE CORRE DA SOLO

Sebbene manchino ancora più di quattro mesi alle prossime elezioni politiche, la campagna elettorale è già nel vivo. I sondaggi riconoscono un vantaggio al centro-destra, ma Francesco Rutelli, il candidato premier dell'Ulivo, è convinto che "la più grande rimonta della storia" di cui ha parlato alla convention di investitura di Milano, sia già iniziata e non perde occasione per ribadire come la vittoria finale si giocherà sullo scontro nei singoli collegi della Camera e del Senato, dove, è convinto, il centro-sinistra possa guadagnare consensi e voti. Il ragionamento di Rutelli è convincente, anche se probabilmente non può essere riferito a tutto il Paese: nelle regioni del nord il divario sembra davvero incolmabile visto che i candidati del Polo, pare, riuscirebbero a spuntarla anche senza l'appoggio della Lega, cui infatti Berlusconi pensa di attribuire molto di meno rispetto agli ottanta collegi richiesti. Nella nostra regione, invece, il centro-sinistra può vantare uomini ed idee, all'interno delle istituzioni nelle quali ben governa, ma anche nei partiti e nei movimenti, che avrebbero la possibilità di correre per vincere. Per questo occorrerebbe che i responsabili della coalizione iniziassero una valutazione attenta sui criteri e sulle scelte delle candidature in modo tale da valorizzare le diverse culture che la compongono ed utilizzando le migliori energie presenti sul territorio. Invece, proprio in questa fase cruciale, il centro-sinistra, purtroppo, sta appalesando innegabili limiti di unità e di coordinamento : i responsabili regionali sono impegnati a guadagnare una posizione che gli consenta un'opportunità personale, i parlamentari uscenti contano sulla rete di amicizia costruite nel corso della legislatura per essere riconfermati, lo stuolo di aspiranti gioca in proprio e tutti assistono esterrefatti alle "trovate" del coordinatore dei gruppi consiliari regionali. In questo bailamme, sarà, alla fine Roma a decidere tutto, e di conseguenza appare, ormai inevitabile il ripetersi degli errori del recente passato che sono costati la bruciante sconfitta alle regionali. Allora fu imposto un candidato, che oggi, per sua stessa ammissione, si apprende ambiva ad essere candidato alla guida della regione Lazio, che il PSE, malgrado giudicasse debole e perdente, decise, con grande senso di responsabilità, a poche ore dalla presentazione delle liste, di sostenere, garantendogli la vittoria nella città e nella provincia di Cosenza. Quel sacrificio è costato al PSE la perdita di un seggio al consiglio regionale conquistato grazie ai sedicimila voti ottenuti in tutta la Calabria, ma, poi, assegnato al presidente sconfitto. Dopo dieci mesi la scena sembra tragicamente essere la stessa. La coalizione di centro-sinistra non può pensare di guadagnare quella vittoria che è ancora possibile senza porre mano ad un convincente programma da presentare agli elettori. In questi mesi, i partiti hanno fatto ben poco. Hanno mancato, per esempio, di evidenziare che l'Amministrazione Provinciale di Cosenza, dovrebbe meritare l'attenzione delle cronache, non più per l'arcinota vicenda dell'allargamento della giunta che stancamente prosegue da diciotto mesi, ma per i progetti e le realizzazioni nel campo dei trasporti, della scuola, e dell'acqua che colpevolmente tardano ad essere proposti. Così come è calato il silenzio sul fatto che la destra stia rimettendo in campo i responsabili della pessima gestione amministrativa che ha prodotto, negli anni ottanta, quei danni incalcolabili in termini di violazioni urbanistiche, e di cattivo utilizzo della cosa pubblica, che la giunta attuale con immenso sforzo, ed impareggiabile dedizione fin dal 1993 ha combattuto e debellato, ottenendo grande consenso da parte dei cittadini, ma ben poco plauso da parte di un personale politico che aspetta con ansia di poter rimettere le mani sulla città. Per colmare questa enorme lacuna progettuale, il PSE ha deciso di correre da solo presentando il suo simbolo al proporzionale ed i suoi candidati nei singoli collegi della Camera e del Senato, puntando sui suoi uomini migliori che dall'interno del consiglio e della giunta comunale in otto anni hanno ben lavorato contribuendo all'affermazione di un efficiente modello amministrativo, che ben potranno rappresentare la nostra regione in Parlamento.


FAVA CHE PENSAVA AL LAZIO OGGI ORGANIZZA GITE A VITERBO

Forte dell'investitura a candidato Sindaco di Napoli battutagli sulla spalla destra da Ciriaco De Mita e su quella sinistra da Francesco Rutelli, ma ancora ignaro del servizio che gli stavano confezionando Bassolino e De Mita, Clemente Mastella è sceso in Calabria ad incontrarsi con i suoi. E, sempre pensando alla sua vicenda partenopea, ha voluto collegarla a quella che il suo fidatissimo luogotenente Loiero ha vissuto nove mesi fa quando, proposto quale candidato alla Presidenza della Regione è stato costretto a rinunciare "Ci sono candidabili, che non possono essere candidati" ha concluso l'on. Mastella. Apriti cielo! Nuccio Fava che, a quel tempo, aveva soppiantato Loiero nella candidatura e poi era stato sonoramente bocciato ed oggi siede in Consiglio regionale perchè ha portato via il seggio conquistato dal PSE, s'è preso lo schiaffo in piena faccia. E' uscito sul pianerottolo e, le mani ai fianchi e a voce spiegata, ha raccontato tutta la cronaca infernale di quei giorni maledetti. Lui alla Calabria non ci pensava neppure; caso mai un pensierino l'aveva fatto sul Lazio, dove, però, "con generale leggerezza si preferì confermare Piero Badaloni". Poi, dopo il rifiuto di tutti quelli che erano stati proposti (ultimi Loiero e Marini), supplicato dal Presidente del Consiglio D'Alema e da tutte le forze del centro sinistra più Rifondazione Comunista, accettò, alla fine, di candidarsi. Questa la cronaca faviana. La storia - se di storia si può parlare trattandosi di un passaggio notevolmente squallido - a noi era stata raccontata in maniera ben diversa. Nè Loiero, nè Marini, però, hanno smentito e questo la dice lunga su come vengano trattate le cose a Roma, e su quanto sia poco il rispetto che gli attori romani nutrono nei confronti delle comparse calabresi. Tant'è che Fava al Lazio continua a pensarci intensamente. Nonostante sia stato nominato (da chi?) coordinatore del centro-sinistra, non perde occasione per guardare fuori dai confini della sua (?) regione. Ha iniziato, evidentemente annebbiato dalle ricche mangiate e bevute di fine anno, con la strabiliante idea di progettare un avveniristico impianto di energia eolica per illuminare l'Etna, ha continuato lanciando, alla vigilia della Befana, la superidea di organizzare una allegra e spensierata scampagnata con tutti i consiglieri regionali di centro-sinistra all'Hotel "Terme dei Papi" a Viterbo. Dipenderà certamente dal fatto che noi siamo modesti mestieranti della politica per giunta di provincia ben lontani dal comprendere la portata epocale di certi eventi, ma confessiamo di non aver capito, malgrado gli sforzi, il senso dell'iniziativa. Oggi in Calabria la coalizione di centro-sinistra non esiste, vi sono soltanto tanti aspiranti che brigano e si muovono per essere confermati al Parlamento o per sostituirsi a coloro che ci sono stati. Probabilmente una grande manifestazione di piazza insieme al candidato Premier è stata giudicata da Nuccio Fava, prematura, cosi come una tavola rotonda ed un dibattito saranno stati considerati troppo impegnativi, ma, per quanto forte si possano spremere le meningi, non arriveremo mai ad entrare nella testa di Fava per capire che senso abbia potuto avere un viaggio di seicento chilometri per ascoltare, rigorosamente a porte chiuse, ma comunque in un clima "molto informale ed amicale", la relazione della professoressa Lia Fava Gazzetta dal titolo "Problemi e domande della letteratura contemporanea", il formidabile intervento della giornalista Maria Grazia Mostra sui "Mutamenti climatici", e dulcis in fundo Gregorio Corigliano, caporedattore della sede RAI di Cosenza che discetta sui "Problemi dell'informazione". C'è da augurarsi che prima del voto di primavera, qualcuno si prenda la briga di ricordare al coordinatore Fava che se questa volta si vuole vincere sarà opportuno rimboccarsi le maniche per fare opposizione dura ad una giunta che sta alimentando clientele, e per far capire ai cittadini, parlando con la gente, ed uscendo dai salotti ovattati, che dietro il sorriso di Berlusconi, in Calabria si nascondono quei vecchi arnesi della politica che hanno la responsabilità di decenni di malgoverno. E se per fare questo, bisognerà stare lontano da Roma o da Vitero, poco importa, perché nessuno lo costringe.


MAGARO' ASSOLTO

Salvatore Magarò, Sindaco di Castiglione Cosentino e coordinatore provinciale del PSE, è stato assolto dopo sette anni con la formula più ampia dal Tribunale di Cosenza dall'accusa di All'insostituibile compagno vanno i sentimenti di vivo compiacimento da tutta la redazione de la parola socialista.



IL VECCHIO CHE AVANZA

I cronisti ben informati delle cose che avvengono nei palazzi della politica raccontano che Silvio Berlusconi, conversando con i suoi più stretti collaboratori durante una delle ultime cene nella sua villa di Arcore, sui candidati di Forza Italia alle prossime elezioni abbia esclamato: "Questa volta voglio facce nuove". Il Cavaliere impegnato com'è nella difficile divisione dei collegi tra i partiti della coalizione, sulla limatura del programma di governo dei prossimi dieci anni, sulla definizione della squadra di governo, nonostante ogni sera termini di lavorare soltanto alle due di notte, evidentemente non ha avuto tempo per informarsi di come stiano le cose in Calabria e di chi siano i pretendenti del suo partito ad occupare uno scranno in Parlamento. Se lo avesse saputo, forse sarebbe stato più cauto, se non altro per evitare di mettere in difficoltà gli azzurri nostrani che tutto sono tranne che facce nuove. Se, infatti, in altre zone della penisola viene utilizzato con enfasi lo slogan "il nuovo che avanza", in Calabria, ultima regione anche in questo, sarebbe più opportuno "il vecchio che ritorna". Fiutato il vento, infatti, i volponi campioni del trasformismo, i padroni delle tessere della veccia democrazia cristiana e del partito socialista, si sono ritagliati un ruolo in Forza Italia, difendendolo con le unghie e con i denti impedendo l'ingresso di coloro che avrebbero costituito un pericolo. E così dopo un lungo sgomitare, eccoli pronti a ricevere l'agognata candidatura in un collegio della Camera o del Senato, bramosi di rioccupare quelle poltrone che hanno utilizzato negli anni ottanta unicamente per i loro interessi personali. Siamo sicuri che costoro avranno una brutta sorpresa. Perché se Berlusconi non ha avuto la sfortuna di conoscerli, i cittadini li conoscono benissimo e sanno che è meglio evitarli.


IL SOSTITUTO IMPUDENTE

In un tempo, non troppo lontano, in Italia la libertà individuale dei cittadini era quotidianamente messa in pericolo dall'azione di alcuni magistrati che arrestavano innocenti e solo dopo averli sbattuti in cella cercavano le prove. Tra costoro la categoria peggiore era quella dei procuratori antimafia, che utilizzando la legislazione liberticida varata dal Parlamento sull'onda dell'emozione suscitata dalle stragi di mafia, ha condotto delle vere e proprie persecuzioni giudiziarie basate sulle fandonie estorte da pentiti pluriomicidi pronti a ripetere le accuse suggerite dai magistrati pur di vedersi ridurre la pena da scontare. A questi delicatissimi compiti, che avrebbero necessitato di persone indipendenti e libere, non si capisce come, venivano assegnati giovanottini freschi del concorso in magistratura imbevuti del mito che l'antimafia militante ha diffuso utilizzando il circuito mediatico e propagandistico messogli a disposizione da una cupola politica giudiziaria. Fortunatamente quel periodo di notte della Repubblica e di tintinnar di manette è terminato non senza aver mietuto vittime innocenti costrette a subire anni di inaudite sofferenze fisiche e morali, ma, pena del contrappasso, portandosi via anche i suoi ideologi. Ciononostante ancora oggi circolano per le aule giudiziarie magistrati che disonorano la categoria con le loro farneticanti esternazioni. Tra questi, si è fatto notare un Facciola Eugenio, sostituto procuratore antimafia di Catanzaro, che (stando a quanto riferito da un giornaletto locale solitamente pieno di fandonie) nel corso di un processo che si sta celebrando dinanzi il Tribunale di Cosenza, impudentemente avrebbe pronunciato giudizi nei confronti del Sindaco di Cosenza, Giacomo Mancini, facendo proprie le calunnie di alcuni pentiti. Se la notizia fosse confermata dalle trascrizioni della requisitoria, sarebbe opportuno che il Facciola Eugenio, prima di indossare la toga, ed entrare nelle aule di giustizia andasse a documentarsi: se lo facesse scoprirebbe che quelle calunnie, sulle quali sono stati costruiti inconsistenti teoremi accusatori dalla procura di Reggio Calabria, e che sono costati ad un uomo probo sei anni di torture e sofferenze, sono stati cancellati e rasi al suolo da sentenze emesse in nome del popolo italiano prima da Gip di Catanzaro, poi dalla Corte d'Appello di Reggio Calabria, ed infine dal Tribunale di Catanzaro che ha assolto Giacomo Mancini con la formula più liberatoria. Giuseppe Smeriglio


"PUNTIAMO SULLE AUTOSTRADE DEI MARI E DEI CIELI"

Con la visita in Calabria del ministro dei Lavori Pubblici Nerio Nesi si è rianimato il dibattito sulle carenze infrastrutturale che affliggono la nostra regione. Il ministro ha colto l'occasione per fare il punto su l'ammodernamento dell'autostrada del Sole, ed anche per rilanciare l'idea di un collegamento veloce lungo la costa ionica tra Reggio e Taranto, ma ha pure dato il fiato alle polemiche sulla costruzione del ponte sullo Stretto di cui, inevitabilmente, si riprende a parlare in coincidenza di ogni competizione elettorale. Giacomo Mancini jr, intervistato sull'argomento da una televisione locale, ha osservato: "Le periodiche venute del ministro Nesi, non possono che testimoniare l'interesse del Governo per la nostra regione. Il fatto poi che il rappresentante del governo, non abbia concentrato la sua attenzione unicamente sull'autostrada Salerno Reggio Calabria, i cui lavori procedono troppo lentamente e con grande disagio per gli utenti, ma abbia pensato ad un'autostrada ionica, che il PSE tra i primi aveva inserito nel suo programma elettorale, che garantirebbe un collegamento veloce tra i mari Tirreno e Adriatico, è un fatto che non può che essere considerato positivamente. Per esprimere un giudizio corretto, però, non può essere dimenticato che tali lavori oltre che necessitare di ingenti finanziamenti, richiederanno molti anni prima di essere ultimati, ecco perché nel frattempo bisogna responsabilmente pensare a garantire alla nostra regione collegamenti che possano valorizzare la posizione favorevole che occupa al centro del bacino del Mediterraneo. In questa direzione -ha continuato il coordinatore regionale del PSE- sarebbe auspicabile una maggiore attenzione nei confronti delle infrastrutture portuali ed aeroportuali che la Calabria possiede, ma che non riesce ad utilizzare per come meriterebbero. Emblematico è il caso dell'aeroporto di Lametia Terme, che ben potrebbe ambire a diventare la porta d'ingresso della Calabria per l'Europa e per le Americhe, ma che, invece, a causa della pessima gestione da parte della regione e della Sacal non riesce ad offrire ai calabresi le stesse possibilità di movimento che hanno i cittadini delle altre regioni. Lametia è soggiogato dal monopolio dell'Alitalia, che ha imposto pochi voli nazionali per giunta a prezzi elevatissimi; durante l'estate scorsa il regime monopolistico era stato spezzato da una compagnia irlandese cha offriva un volo diretto per Londra ad un prezzo molto accessibile che ha subito riscosso il consenso dei calabresi, ma che, sventuratamente, è stato cancellato a causa delle condizioni capestro imposte dalla Sacal alla compagnia. Lo stesso disinteresse da parte della classe politica regionale deve essere registrato per le strutture portuali; Gioia Tauro è diventato il più grande porto container del bacino del Mediterraneo soltanto per l'intuito e la perseveranza di un imprenditore genovese che vi ha investito senza ricevere nessun supporto da parte delle amministrazioni locali che non hanno pensato alla realizzazione di una rete stradale di supporto, ed hanno tentato in tutti i modi, da ultimo con le sconsiderate iniziative del Sindaco che ha imposto una tassa dei rifiuti tra le più alte del continente. Ma anche il porto di Sibari, nonostante i periodici convegni organizzati sul tema, è stato abbandonato, senza che nessuno ponesse mente a quanto potrebbe rappresentare in termini di collegamenti commerciali con la Grecia ed il mare Egeo. La Calabria -ha concluso Giacomo Mancini jr- solo puntando sulle autostrade dei mari e dei cieli potrà ambire a diventare una regione europea".


IL CORECO LOTTIZZATO DA AN

All'indomani della votazione a grandissima maggioranza con la quale il consiglio comunale di Cosenza ha approvato la pratica inerente la variazione di bilancio, due consiglieri di AN presentaro un ricorsetto al CoReCo, denunziando risibili difetti procedurali. L'iniziativa era chiaramente strumentale, ma quello, che subito, saltava agli occhi, era la certezza con la quale i due attendevano la pronuncia del Comitato, come se già conoscessero l'esito. I due, effettivamente, sapevano già che il loro atto avrebbe trovato accoglimento perché il nuovo presidente del CoReCo è stato designato a ricoprire quel ruolo dallo stesso partito cui appartengono i due ricorrenti. Così, con buona pace di tutti i cittadini democratici, le ragioni della corretta amministrazione sono state calpestate dagli intrighi della cattiva politica. I cosentini sapranno chi ringraziare.