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abitazione della famiglia Rose
(nel particolare casa del guardaporta)

Le Zolfare

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La pompa elettrica


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LA CHIUSURA DELLE ZOLFARE.

La fine del secolo XIX fu pervasa da una serie di crisi che afflissero sempre più l'industria solfifera siciliana. Nel 1906 si scoprì un grosso giacimento nella Louisiana e si applicò il metodo Frasch, mediante il quale lo zolfo veniva fuso in situ con l'immissione di acqua riscaldata ad alta pressione, inoltre veniva estratto e fuso direttamente in superfice con una purezza all'89%. La produzione americana crebbe smisuratamente dando luogo ad una agguerrita concorrenza che tolse alla Sicilia il monopolio detenuto da tanto tempo.

La crisi economica degli anni trenta penalizzò ancora di più le zolfare siciliane con diminuizione dei prezzi ed un prolungato ristagno produttivo. Dopo circa 25 anni di gestione consortile si giunse ad una fase effimera libertà sociale, con cui i produttori locali si illusero di rialzare le sorti dello zolfo siciliano. La svalutazione del dollaro ribassò ulteriormente i prezzi e rese ancora più competitiva la concorrenza americana, si giunse così alla chiusura delle miniere improduttive nel 1963.

E' pertanto evidente che la situazione in Sicilia ed a Lercara, povera di capitali ed industrie, con una popolazione dedita in prevalenza alla agricoltura non poteva che peggiorare.

Oggi le strutture del bacino minerario sono in stato di abbandono, ma si può facilmente riconoscere la vecchia struttura: le zolfare intorno a Lercara e gli impianti minerari per l'estrazione e lavorazione dello zolfo presentano resti di forni fusori del tipo più arcaico (carcaroni) e successivi (forni Gill) attualmente abbandonati. Tutti questi impianti, manufatti, frutto del lavoro umano, sono in totale degrado,

Le bocche dei forni, gli impianti di carica e scarica, i carrelli, i magazzini, i depositi all'aria aperta, le attrezzature di sollevamento, costituiscono un elemento del paesaggio circostante, profondamente segnato dagli effetti geologici e biologici di questa industria sull'ambiente naturale.


Reperto archeologico Sicano rinvenuto sul colle Madore

Il bacino minerario in questione si sviluppa a Lercara Friddi in contrada Madore ed esattamente comprende:

1) Pozzo Speranza che comprende Il castelletto in muratura posto sulla bocca del pozzo, l'edificio adibito a magazzino, 15 carrelli in cattivo stato di conservazione, piccolo edificio adibito ad ufficio della miniera.

2) Pozzo Di Stefano che comprende il castelletto in muratura, 6 carrelli in cattivo stato di conservazione, un manufatto architettonico adibito a magazzino della miniera.

3) Riflusso Bellina che consta di una di una piccola torretta, canalizzazione coperta ma visibile in superficie,

4) Pozzo Sartorio che comprende il castelletto in muratura.

5) Bocca di ingresso ad una delle gallerie in contrada Miglio sartorio.

6) Edificio denominato "Pompa Elettrica" che dava energia elettrica al bacino solfifero che comprende dodici reperti facenti parte delle apparecchiature la alloggiate.

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