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Marco Santi,
Il linguaggio Tonale da Bach a Brahms.
Trattato per l'insegnamento dell'armonia tonale nelle scuole di musica. XII, 176 pp.

[...] è proprio l'insieme delle proposte analitiche a rendere interessante il volume, sempre pronto a problematizzare, in un confronto diretto con gli autori, gli argomenti trattati in sede teorica.
(A. Grande) Analisi 31, gennaio 2000
Marco Santi, Trattato






PREFAZIONE

Fino a non molti anni fa il panorama dei testi disponibili in lingua italiana dedicati allo studio dell'armonia e della teoria musicale era sconfortante, per quantità e qualità; lo studioso, sia che desiderasse consultare testi dedicati al semplice apprendimento artigianale delle tecniche di scrittura armonica, sia che volesse confrontarsi con più complessi argomenti legati alla teoria musicale e alla sintassi della musica nell'epoca tonale, era costretto, dopo aver appreso i primi rudimenti della materia, a rivolgersi a testi disponibili quasi soltanto in altre lingue, prevalentemente inglese e tedesco. Il problema editoriale era specchio, ovviamente, di una simile - anche se più complessa - situazione nel mondo degli studi e delle ricerche, che in Italia ha per lungo tempo privilegiato altri approcci nei confronti della musica; ma da tempo il panorama accenna a mutare, e le iniziative dei singoli studiosi e delle istituzioni, così come le novità editoriali, non sono più fenomeni isolati, permettono anzi di considerare i testi dedicati a questa parte degli studi musicali come una vera "costellazione" in cui sono rappresentate più linee di ricerca, tra cui lo studente e l'appassionato possono ormai liberamente e con qualche ampiezza scegliere, cercando il filone più vicino alle loro esigenze e ai loro gusti personali. Il testo che oggi viene alla luce contribuisce a allargare ulteriormente questo panorama. Coniuga insieme una evidente volontà didattica e uno sforzo per distaccarsi dagli elementi più tradizionali del "manuale"; il lettore troverà quindi un numero molto alto di esempi d'autore (ma come si potrebbe, d'altra parte, esemplificare l'armonia classica, ormai "lingua morta" da tempo, fuori dagli esempi vivi degli autori?), uno stile volutamente discorsivo e colloquiale, una serie di riflessioni teoriche (non tutte facilmente prevedibili), una serie abbastanza ampia di analisi armonico-formali condotte su testi che per più di un motivo possono essere considerati "esemplari". Proprio queste analisi costituiscono una delle novità più rilevanti del testo: potrebbero trovare una utile collocazione sia nella didattica per così dire "tradizionale" (nei vari corsi di Conservatorio in cui si affronta il problema dei fondamenti dell'analisi mancano quasi del tutto esempi di riferimento e analisi pubblicate appositamente pensate per tale scopo), sia in una didattica rinnovata e ancora un poco da inventare. Finora il dibattito sulla riforma degli studi musicali si è svolto con una evidente preferenza per gli aspetti ideologici e strutturali di tale riforma, non senza sottolineature manichee, quasi che il problema fosse quello di pronunciarsi con un sì o con un no sulla storia, sui successi e sugli insuccessi dei Conservatori in Italia; quando ci si volgerà di più agli aspetti concreti di tale riforma, quando si considereranno maggiormente i diritti didattici dei futuri allievi di tali istituzioni, quando si valuteranno le aspettative didattiche di tutti coloro che frequenteranno i vari livelli degli studi musicali, si dovrà valutare come ampliare, all'interno dei futuri curricula scolastici, lo spazio dedicato all'analisi: una attività fondamentale per la crescita intellettuale dei futuri musicisti e, più in generale, per la formazione di qualunque appassionato di musica. Sia detto per inciso: l'Italia è un paese in cui un uomo di cultura può arrivare all'Università senza avere avuto un insegnamento analitico-storico della musica (se si esclude il ridottissimo spazio a questo dedicato nei programmi della scuola media inferiore); lo stesso spazio dedicato all'analisi nelle diverse scuole musicali è troppo ridotto, e non potrà che aumentare nelle future istituzioni musicali. In questa direzione si dovrà molto operare, e anche la disponibilità di esempi di analisi condotte su testi musicali significativi dovrebbe ampliarsi considerevolmente; sarà quindi utile il primo approccio rappresentato dalle analisi presenti in questo testo. La storia della didattica musicale in Italia è stata, per molti - forse troppi - anni, storia di una serie di figure a vario titolo carismatiche, il cui insegnamento ha plasmato gruppi più o meno numerosi di musicisti. Qualche traccia di una di tali figure compare in questo testo; intendo parlare di Carlo Mosso, un musicista che ha lasciato in coloro che lo hanno conosciuto un ricordo fortissimo, e un segno intenso e riconoscibile in coloro che con lui hanno studiato e lavorato, come appunto Marco Santi. Sia chiaro: non intendo affermare che questo libro rappresenti una parte della didattica illuminata che Carlo Mosso praticava; chiunque lo abbia conosciuto sa che il suo metodo di lavoro non era fatto per una trattazione scritta, sfuggiva a una sistematizzazione per realizzarsi nel rapporto quotidiano e creativo con ogni singolo studente. Ma qualcosa, un modo di pensare, un modo insieme rigoroso e inventivo di confrontarsi con il tema musicale, un modo di valutare i fatti musicali attento sì alla lezione tradizionale ma insofferente di schemi precostituiti, sembra essere passato nel testo. Attraverso la personale rielaborazione di Marco Santi e oltre gli arricchimenti portati dal lavoro individuale ritroviamo qualche esempio di un sistema di studio ricco e originale: non ultimo dei meriti di questo libro.

Gilberto Bosco, Torino 1998





PREMESSA DELL'AUTORE

Lo studio tradizionale dell'armonia tonale è solitamente caratterizzato da due principi fondamentali: l'uso del basso dato e la sua numerazione secondo i criteri del Basso Continuo. Il basso dato, che è da considerarsi un utile esercizio di applicazione delle "norme" tonali, si rivela purtroppo, e troppo spesso, quale fine ultimo dello studio dell'armonia, trasformando le cosiddette "norme" in rigide regole non supportate da alcuna considerazione storica e stilistica. In quanto al secondo principio dobbiamo osservare che il Basso Continuo (e il suo sistema numerico di identificazione degli accordi) va ricondotto alla sua realtà storica, e cioè alla pratica di accompagnamento armonico propria alla musica del XVII e del XVIII secolo. Tale metodo, che con il Barocco esaurisce la propria funzionalità alla prassi esecutiva e ai principi compositivi, si rivela quindi inadatto ad affrontare lo studio dell'esperienza tonale considerata nella sua globalità e nei più specifici aspetti che ne caratterizzano l'evoluzione. In contrapposizione a tali atteggiamenti metodologici è nato questo trattato che, come il titolo stesso suggerisce, è impo-stato sullo studio della concezione armonica - mutevole e in costante evoluzione - dei compositori tonali e che poggia le proprie fondamenta su tre considerazioni basilari: - la tonalità è un linguaggio, come quello verbale; ha proprie e molteplici forme, una grammatica e una sintassi; ha un'area "normativa" e una "creativa"; ha connotazioni storiche, geografiche e culturali. - la tonalità, intesa come studio e applicazione di uno specifico linguaggio armonico, ha proprie regole che non sono alchimie numeriche, né dogmi inesplicabili, ma ragioni intrinseche ad una precisa concezione del suono. - la tonalità ha, come ogni linguaggio, i suoi Maestri, i suoi "Geni"; ma genio, diceva Alessandro Manzoni, vuol dire "pensarci su", e sono proprio le ragioni di questo pensiero, filosofico o architettonico, formale o espressivo esso sia, che l'allievo deve indagare e riconoscere tramite la pratica costante dell'Analisi. La storia della tonalità, come ben intuì Alfredo Casella, è la storia della cadenza perfetta; e la storia delle forme musicali è ad essa strettamente collegata. Le costanti del linguaggio tonale, desunte da un contesto estremamente variabile, vengono così a costituire la base dello studio proposto dal presente trattato. L'identificazione e la successiva interpretazione delle variabili di questo semplice quanto straordinario sistema costituiscono invece la storia dell'evoluzione della musica occidentale dal '700 fino agli albori del XX secolo. Il trattato non compie pertanto un percorso meramente cronologico, ma considera uno ad uno i vari "argomenti" sui quali si articola anche la trattatistica tradizionale, valutando però, caso per caso, quanto fatto e sperimentato dai diversi compositori e ricercando le intrinseche relazioni fra microcosmo (cadenze, modulazioni, particolari concatenazioni ecc.) e macrocosmo (forma e struttura), senza mai perdere di vista lo specifico contesto storico e stilistico. Gli esempi proposti sono tratti dalla letteratura pianistica, affinché sia agevole per qualunque allievo risalire allo spartito completo e, cosa indispensabile, ponderarne l'aspetto sonoro. Nel corso del trattato tutti i termini propri alla corretta terminologia musicale sono riportati con le iniziali maiuscole e sono in larga parte elencati nel Glossario posto a conclusione del volume.

Marco Santi, Alessandria 1998

 
 
 
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