La Villa Romana (1)

Esistono scarne, ma ben precise, documentazioni archeologiche su una frequentazione dell'isola già da tempi antichissimi. Lame e punte di ossidiana, qualche selce e ceramica d'impasto arancio e marrone, che pare siano state ritrovate negli anni dal '20 al '60 a Vigna Vecchia e Piana dei Fagiani, dimostrano che il sito fu abitato, seppur occasionalmente, nel neolitico e nell'età del bronzo.

Di sicuro Giannutri venne utilizzata come approdo, se non stabile per mancanza di acqua dolce, sicuramente occasionale per le rotte commerciali seguite nei secoli dal III al I a.C. Prima isola dopo il porto di Ostia, forniva un riparo valido anche in caso di difficoltà a raggiungere altri porti quale, ad esempio, quello, meglio attrezzato, del Giglio.

Il rinvenimento di alcune lastre architettoniche in terracotta, raffiguranti pantere rampanti, di produzione artigiana romana del I sec. a.C. e non destinate all'esportazione fuori Roma, rappresenta un caso eccezionale ma, soprattutto, documenta che sull'isola esisteva un edificio, non ancora esattamente individuato, risalente all'epoca di Cesare.

E' noto, comunque, che Lucio Domizio Enobarbo, partigiano di Pompeo, e, in generale, la famiglia dei Domizi, fosse proprietaria di una serie di ville marittime disposte lungo la costa Toscana tra il "Cosanum litus" (Argentario) e l'Albegna, ivi comprese le isole del Giglio e, presumibilmente, Giannutri. Isole che, oltretutto, si trovavano lungo la rotta seguita dalle navi dei Domizi Enobarbi, gens senatoria legata al mondo ed alle imprese marittime, per l'esportazione in Gallia dei propri prodotti, soprattutto vino.

Il matrimonio di Gneo Domizio con Agrippina, genitori di L. Domizio Nerone, futuro imperatore, segnò il passaggio dei beni della famiglia al patrimonio imperiale.

 

Non è dato sapere, allo stato attuale delle conoscenze, se la villa, nella sua odierna ed articolata composizione, esistesse già all'epoca di Nerone. Bollo su laterizio tipo_B Certamente, alla fine del I sec. d.C., la villa di Giannutri fu sottoposta ad una totale ristrutturazione. La circostanza è documentabile da una serie di bolli Bollo su laterizio tipo_A su mattone che, oltre a segnarne la provenienza da Roma e zone limitrofe, consentono una datazione tra la fine del I sec. d.C. e gli inizi del II in età adrianea.

La villa, per tecnica edilizia e impostazioni architettoniche, rientra nella tipologia delle grandi ville imperiali di otium, costruite per soddisfare le esigenze di un tranquillo rifugio, lontano dalla capitale, nei luoghi più suggestivi delle coste tirreniche.

Il rinvenimento di monete indica che l'edificio, per tutto il II sec. d.C., fu abitata e soggetta alle cure di normale manutenzione, e la presenza di relitti e reperti sottomarini consente di stabilire che la frequentazione durò per tutti i successivi secoli III e IV d.C.

Inoltre, la notizia di necropoli e tombe isolate localizzate a Poggio dello Sprone e Cala Maestra, indica che, accanto ai residenti della villa, viveva a Giannutri una piccola comunità di schiavi o liberti, impegnata nelle attività portuali e, probabilmente, anche nella coltivazione della aree pianeggianti.

Come molte altre splendide ville della costa, anche quella di Giannutri fu, ad un certo punto, abbandonata e servì solo, negli anni delle invasioni barbariche, a chi cercava rifugio nelle isole. Ciò è documentato dalle numerose opere di riadattamento  e recupero edilizio, di natura sommaria ed imprecisa, tutt'oggi visibili; dal ritrovamento, a detta di alcuni visitatori del sito dei primi del novecento, di monete dell'epoca di Teodosio (V sec. d.C.); dalla scoperta di alcune "tombe tarde", entro anforoni addossati alle pareti, negli ambienti più meridionali della villa in corrispondenza dell'ingresso.

Localizzazione dei reperti:

- Cala Spalmatoio: sono visibili tagli nella roccia per l'adattamento alle strutture portuali, bitte di ancoraggio a forma troncoconica su base a parallelepipedo oppure a sezione quadrata con foro passante, fusti di colonne in granito dei quali uno con base annessa ed un altro con capitello. Altre strutture in opus reticulatum e laterizi, dotate di robusti contrafforti e rivestimento in cocciopesto, suggeriscono l'esistenza di edifici destinati a cisterna.

- Cala Maestra: si conservano un capitello di tipo composito su colonna quadrangolare, una macina emisferica di pietra calcarea grigia, una base di colonna con le due cavità quadrangolari ed i canali di ancoraggio, due porzioni di fusti di colonna di granito del Giglio ed una terza porzione, nella parte superiore della cala, in prossimità delle cisterne. Ben visibili l'approdo ed i resti di un vero e proprio piccolo quartiere portuale (cd. "Le Stanze") ed i cd. "cisternoni", più all'interno, e tuttora in uso.

- Monte Adami: la sommità del monte appare occupata da un pianoro, sul quale si conserva un basamento di pietrame e malta, delimitato parzialmente da strutture ortogonali fra loro, ad opus reticolatum. in corrispondenza delle rispettive estremità due plinti di colonne in pietra locale, una cavità in presenza della presumibile terza base, ed un quarto plinto non più in situ. Sull'area si rinvengono frammenti di tegole e coppi. Le basi di colonna, la superba posizione e l'isolamento del luogo fanno propendere, pur non essendo possibile una interpretazione certa, per un sito destinato al sacro (un tempietto) piuttosto che, come da alcuni ventilato, per un luogo di avvistamento.

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