Gil Botulino (The German Observer)

Martedì 3 luglio 2001

Volentieri pubblichiamo l'intervento del neo eletto presidente della "Pro Loco Badolato" riguardante un'introduttivo inquadramento del problema turismo della nostra zona, presentato alla prima riunione degli organi dell'associazione, in cui inoltre si è discusso di programmi per l'estate 2001, e si sono prese inderogabili decisioni di natura organizzativa.

I primi dati sulle presenze di villeggianti non sono confortanti
Il turista questo sconosciuto
Manca una politica dei prezzi e il nostro stereotipo è legato al binomio sole-mare

È il Gallipari la nuova linea del Piave? Quella oltre cui “non passa lo straniero”? A giudicare dalla quota di turisti che circola  in questo scorcio d'estate, dobbiamo ammettere che lo sbarramento funziona benissimo. I turisti, chi li ha visti? Eppure nel primo trimestre di quest'anno gli arrivi di stranieri in Italia sono cresciuti del 15% rispetto all'anno precedente, che pure è stato uno dei migliori in assoluto per via del Giubileo, con 78 milioni di arrivi, 331 milioni di presenze e 58 mila miliardi di incassi valutari. Secondo uno studio del Cst di Firenze l'Italia resta la destinazione più richiesta dagli stranieri (la preferisce il 28% degli intervistati), tuttavia di questo esercito di visitatori a Badolato non c'è traccia, possiamo dire che è, turisticamente parlando, praticamente inviolata. Anche se gli ultimi rilevamenti parlano di una Calabria in rimonta, il dato empirico percepibile ad occhio è deprimente. Soprattutto se confrontato coi flussi che si stanno registrando altrove, non solo nelle più decantate città d'arte ma anche in centri meno noti e non certo superiori per natura e storia, che però si muovono e si promuovono. Secondo il «Primo rapporto sul turismo in Calabria», la macroarea su cui si concentra maggiormente la domanda turistica (comprensiva di italiani e stranieri) è la provincia di Cosenza, che detiene una quota di mercato di oltre il 39% degli arrivi e di oltre il 34% delle presenze. Il dato viene attribuito alla maggiore estensione del territorio e alla presenza di due ampie fasce costiere che conferiscono alla provincia un vantaggio competitivo. Al secondo posto nella classifica regionale si trova la provincia di Vibo. Catanzaro è soltanto terza con circa il 18% del movimento totale regionale. «Dal 1995 – si legge nel documento – si è verificato un costante calo della quota di mercato: il decremento è stato di oltre il 3% per le presenze e di oltre il 2% per gli arrivi. In controtendenza è il dato relativo agli stranieri soprattutto nel comparto complementare. Tale trend comunque non riesce ad incidere considerevolmente sul dato provinciale aggregato». Si apprende che in atto ci sarebbe un'inversione di tendenza, ma i risultati ancora non si vedono. «Drammatica – si legge nello stesso rapporto – è la situazione della risorsa arte e cultura, che come pochi altri casi in Italia non è capace di generare movimenti degni di nota». Manca, a quanto rilevano gli esperti, una politica dei prezzi che renda attrattiva la zona, e soprattutto una strategia globale di promozione integrata. Il nostro territorio è uno dei pochi identificabili sul piano dell'immagine ma «risente – continua il resoconto – dello stereotipo sole-mare e non è percepito per la molteplicità delle offerte e per i diversi prodotti esistenti. In partenza non è percepita all'esterno la sua forte caratterizzazione ambientale e la sua valenza come zona d'arte e d'archeologia, anche a causa della scarsa visibilità dei punti d'eccellenza». «Giostre e tornei storici, mostre di pittura e cinematografiche, concerti e festival: ce n'è per tutti i gusti», titolava ieri un quotidiano economico, e giù un elenco di località dove l'estate significa prima di tutto attrarre gente. Ovviamente dei luoghi calabresi nessuna menzione, ma era scontato considerando quanto sia difficile richiamare l'attenzione anche su eventi da prima pagina come grandi mostre o visite regali. Ai media nazionali interessano poco. Ciò che avviene in Calabria non fa vendere. D'altra parte il marketing territoriale non ha la bacchetta magica, se a non convincere il turista è il rapporto qualità-prezzo. La provincia non è competitiva, a partire dai costi dei trasporti (polemica con l'Alitalia docet) fino ai conti dei ristoranti, ai canoni di fitto delle case - un sommerso che per alcuni è una miniera d'oro - e alla mancanza di forme economiche di ricettività come il bed & breakfast o gli ostelli per i giovani. Professionalità: quasi sempre è lei la grande assente, così che al crescente depauperamento ambientale si aggiunge un'approssimazione gestionale destinata a subire la concorrenza delle strutture internazionali, più agguerrite e scientificamente organizzate. All'evidenza si aggiungono i riscontri del Por Calabria (il Piano operativo regionale per spendere i finanziamenti di Agenda 2000), che individua «una domanda turistica statica nel turismo balneare ed una difficoltà del turismo culturale a decollare, posizionandosi agli ultimi posti in Italia». Tra le cause la Regione stessa rileva «l'insoddisfacente qualificazione delle strutture fondamentali del settore e della fruibilità dei collegamenti primari, la scarsa accessibilità del patrimonio artistico, la mancanza di professionalità, di cultura imprenditoriale e di un network tra gli operatori locali per la promozione e la predisposizione di pacchetti turistici». Ma è proprio alla Regione che tocca rilanciare l'immagine ed avviare una politica turistica efficace. Urge una terapia d'urto che sia all'altezza dell'offerta culturale dei luoghi, e degli sforzi messi in atto dai vertici dell'istituzione anche favorendo la venuta di tanti personaggi eccellenti e i contatti esterni forieri di visibilità. (Dott. Fernando Cossari)

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