Gil Botulino (The German Observer)

Sabato 20 Ottobre 2001

Claudio Martinotti non ci dimentica e ci invia un articolo di largo respiro su alcune problematiche a lui care e che noi qui pubblichiamo non solo perché le cose che dice sono condivise e condivisibili ma anche perché rispecchiano la situazione badolatese (nel suo piccolo, s'intende) e si attagliano perfettamente ad alcuni personaggi nostrani (nel loro piccolo, s'indende).

ITALIANI BRAVA GENTE

L'Italia è un eterogeneo Paese dalle enormi potenzialità, che vengono limitate da una burocrazia retriva ed ottundente, ancora ferma culturalmente al periodo monarchico e della nobiltà (da cui la concezione non del servizio reso al cittadino ma dell'autoritarismo, dei favori concessi e dei privilegi acquisiti, della prosopopea,  ...) e da politici corrotti ed incapaci, approssimativi e pusillanimi, entrambe condizioni penalizzanti di cui da decenni vanamente si discute e che sono risapute a livello internazionale (per quanto riguarda ad esempio la corruzione se non ricordo male l'Italia è collocato al 49 posto ...), e che ovviamente pongono il nostro Paese in crisi di credibilità e identità.
Mi vengono i brividi a pensare a cosa potremmo fare se le nostre potenzialità non fossero frustrate, a che livello di qualità di vita potremmo essere se solo avessimo avuto una classe politica all'altezza della situazione, cioè semplicemente in grado di lasciar fare ciò che è giusto, dando spazio ai talenti, ed una burocrazia più snella ed efficiente ...
Credo sia la stessa collocazione geografica al centro del Mediterraneo, oltre che i precedenti storici (che sono comunque anch'essi connessi alla posizione), che hanno privilegiato in questo modo la nostra penisola, lasciando tracce estremamente positive. Non c'è un campo scientifico, umanistico, esoterico, ecc., in cui non abbiamo primeggiato e non ci sia stato qualche italiano che abbia fornito il suo prezioso contributo all'evoluzione dell'umanità.
Quindi il mio disgusto attuale, che perdura da anni, non è certo rivolto al Paese per quello che era, semmai rimpiango quello che avrebbe potuto essere (nel 700 era considerato il giardino d'Europa, si poteva proseguire favorendo il turismo e la cultura), e neppure alle sue genti intese in senso generalizzato, ma alla sua classe politica e burocratica, composta da una predominanza di parassiti ed imbecilli, senza alcun senso dello Stato, senza alcuna cultura della prevenzione, del rispetto, della legalità, ecc.. Giusto per parlare chiaro.
Per chi come me ha a cuore il prezioso bene della comunicazione, cercando di dare spazio a tutte le componenti che vi concorrono, ponendomi quindi in ascolto con umiltà, sensibilità ed attenzione, riscontrare come le due classi sopracitate (politici e burocrati) siano al contrario tese prevalentemente ad alimentare rozzi pregiudizi, discriminazioni scriteriate, ignobili sperequazioni, arrivismi e carrierismi, nepotismi, clientelismi, ecc., non può che disgustarmi. Fin dall'adolescenza ho compreso che occorreva saper ascoltare e valutare la qualità dei contenuti e non lasciarsi condizionare dal veicolo di
trasmissione.
Sembra un'ovvietà, quasi una banalità, ma è allucinante rilevare che questo che dovrebbe essere un concetto acquisito ed applicato sistematicamente è al contrario quasi sconosciuto e disatteso. Numerose volte ho infatti ascoltato concetti profondi e vere e proprie ispirazioni intellettuali e spirituali pronunciate da soggetti sottovalutati e pericolose idiozie da individui sopravvalutati. Veri e propri paradossi. In quest'epoca di inciviltà e di subcultura, di degrado e di malcostume sociale (ricordiamoci sempre che in Italia non si legge ma ci si nutre di televisione demenziale ...), pare dominare il senso di appartenenza al branco, finché per convenienza non si ricerca e trova un altro capo branco ... e non mi riferisco ai tifosi, alle bande giovanili, ecc., perché gli stessi concetti sono applicabili alla politica ed alla vita di società. Anziché agire sui contenuti, partendo dall'ascoltarli e valutarli con obiettività e misurarne le prospettive con un minimo di lungimiranza, in
Italia si inizia con il valutare l'appartenenza dell'individuo proponente e comunicante. Se non appartieni al branco giusto e non hai arruffianato a sufficienza e meglio dei concorrenti il capo branco ed i suoi più stretti cortigiani, sei tagliato fuori. Anche se stai proponendo qualcosa di valido ed innovativo, non hai alcuna speranza. Non conta la qualità ma la
provenienza, lo schieramento politico che ti viene attribuito, l'apparenza, la sudditanza, ecc..
Questa purtroppo è l'Italia che disprezzo, questa temo sia divenuta l'italianità in questi ultimi decenni, frutto della mancanza di partecipazione e controllo sociale alla vita politica ed istituzionale, avendo dato una delega eccessivamente trascurata ad indegni rappresentanti che hanno rappresentato solo se stessi ed il proprio entourage famigliare e di business e che non sanno apprendere dall'esperienza, in quanto troppo presi dalla percezione distorta del potere e dell'effimera immagine di sé davanti ad una selva di microfoni in trepidante attesa di banalità e demenzialità pronunciate ad arte per gli indici di ascolto. Per poi rivedersi con ammirazione dal televisore di casa o dell'ufficio, con il solito codazzo di cortigiani compiaciuti, ed immaginarsi la propria carriera inarrestabile fino alle più alte cariche dello Stato, mossi solo dall'interesse collettivo ... del quale per carità, non dubitiamo.
Semplicemente siamo vittime di una perfida distorsione comportamentale, infatti dovrebbe dedicarsi alla politica solo chi ha qualcosa da dire e da dare.
Chi non ha nulla da dire dovrebbe tacere e chi non ha nulla da dare dovrebbe starsene a casa sua e dedicarsi a sé ed alla propria famiglia.
Invece nel nostro strano ed atipico Paese costoro fanno carriera politica e burocratica, ed il problema vero è che non hanno neppure l'intelligenza per autolimitarsi, mancando della necessaria consapevolezza e senso della responsabilità e della misura, e di conseguenza fanno dei danni alla collettività. Il presenzialismo effimero imperante è una conferma di quanto asserito, ma costituisce il male minore. Il decisionismo approssimativo ed intempestivo è invece il male maggiore.

Però parlano così bene e sono telegenici.

Chissà le loro mamme come saranno orgogliose.

Ciao a tutti
Claudio Martinotti

Inviato da: Rozza Italia, Movimento Telematico Cosmopolita d'Opinione
Responsabile: Claudio Martinotti
Indirizzi e.mail: rozzaitalia@ricordati.com      rozzaitalia@farm.it
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