Gil Botulino (The German Observer)

Lunedì 3 Dicembre 2001

RELAZIONE ASSEMBLEA DI SOLIDARIETA' POPOLARE BADOLATO 2 Dicembre 2001
(svolta dal segretario dei DS Nicola Criniti)

A nome del gruppo di minoranza della Mongolfiera, di tutte le sue componenti, dei Ds di Badolato ringraziamo tutti coloro che hanno deciso di essere qui con noi oggi a manifestare solidarietà alle famiglie vittime degli attacchi intimidatori di sabato 24 novembre.

Quella notte sono state bruciate le auto della famiglia Caminiti e Andreacchio, e un attacco non meno grave si è registrato contro l'abitazione della famiglia Piperissa. Attacchi che per violenza e malvagità hanno toccato punte che la malavita, probabilmente non aveva ancora raggiunto in questa comunità. Sono atti che ci hanno lasciati allibiti per la loro efferatezza, e che richiedono una risposta efficace e concreta. Alle famiglie colpite è andata, in questa settimana, la nostra solidarietà, quella dei cittadini di questo e altri comuni.

È stata una settimana lunga e difficile per tutti.

Abbiamo cercato di stare vicini ai nostri amici, colpiti così duramente. Di non farli sentire soli, consci che quanto accaduto loro poteva accadere ad ognuno di noi, che da anni conduciamo una battaglia per il rispetto della legalità nel nostro paese. Abbiamo letto nei loro volti, dopo lo sconforto iniziale, la nostra stessa amarezza. L'amarezza per una realtà che non riesce a scrollarsi di dosso il giogo imposto da alcuni malviventi, che periodicamente colpiscono gli uomini qui impegnati. Una realtà come tante, certo.

È evidente che lo Stato in alcune aree non riesce ad avere un controllo reale del territorio. È evidente che deve potenziare l'assistenza ai propri uomini ed essere vicino a quelli che sono i suoi servitori. I suoi veri servitori. Quest'ultimo concetto abbraccia tutti quei cittadini che nel nome e nel rispetto delle leggi decidono, di fronte ai soprusi, di rifiutare la logica del compromesso, dello scambio, del silenzio omertoso. E rinunciano alla propria tranquillità personale e a quella delle loro famiglie denunciando quegli abusi. Queste persone perdono se vengono isolate, se lo Stato le lascia sole. Specie in queste battaglie.

Da tempo, difatti, gruppi di potere mafioso hanno difatti deciso di andare all'incasso con le risorse pubbliche. Cercano connivenze nei settori chiave. Ripercorrono una strada che per la malavita è ormai un percorso obbligato, quasi naturale: controllo militare del territorio, controllo umiliante delle coscienze, controllo economico delle risorse pubbliche e private più appetibili. Sotto tale aspetto, il denaro è davvero la molla per i peggiori istinti. È la molla che autorizza persone abituate a vivere nell'illegalità a scardinare le regole della convivenza civile per imporre le proprie. E nel far ciò spesso vincono queste battaglie, imponendo la loro legge alle nostre popolazioni. Vincono queste battaglie, ma devono perdere la guerra.

Perché ciò avvenga tuttavia, abbiamo bisogno del concorso di tutti gli uomini liberi, forti e consci dei propri diritti. È un appello che deve riguardare tutte le comunità di questo comprensorio, e che da questa assemblea deve trovare un suo slancio vitale.

Un'assemblea di solidarietà e mobilitazione, difficile questa per noi.

Nel deciderne la convocazione abbiamo incontrato diverse difficoltà. C'è infatti la consapevolezza, che in questo momento il clima e la cultura che caratterizzano la nostra realtà martoriata non facilitano una reazione forte. L'intimidazione fa leva su elementi che sfuggono alla comprensione delle persone per bene, di quelle oneste. Essa gioca nell'oscurità. Gioca su una malvagità quasi naturale. Che noi non conosciamo minimamente. Su una facilità ed una naturalezza a commettere un'azione illecita che per noi sarebbe assolutamente e semplicemente inconcepibile. E si fa scudo con un muro di omertà che caratterizza le realtà sociali più offese e sottomesse.

In questi casi le possibilità di sviluppo economico sono un argomento secondario. Il problema chiave riguarda le capacità e la voglia di un risveglio civile. Di un risveglio morale. Non ci sarà mai sviluppo economico laddove c'è scarso sviluppo morale e civico. Non ci saranno mai investimenti perché i privati avranno paura ad investire e lo Stato vedrà i suoi finanziamenti più appetibili diventare una grande torta in pasto alla delinquenza organizzata che impone col terrore la propria legge agli operatori economici onesti. Non siamo ancora usciti dall'ottica del favore e del compromesso. La politica non riesce a comandare e tutelare i processi di sviluppo e frequentemente entra nell'ottica dello scambio, o a volte finisce con l'essere quasi dipendente dai poteri deviati di natura economica.

Questi motivi, queste difficoltà soprattutto ci hanno spinto a non mettere una firma nei volantini di invito per oggi. Cioè a non voler chiudere in un'ottica di parte l'evento di oggi. La lotta contro certi personaggi, contro la delinquenza non ha colore partitico. Ma è un problema politico, perché riguarda la collettività ed alcuni suoi problemi fondamentali: la convivenza tra le persone; la libertà di espressione; la lotta per un futuro migliore e senza sopraffazione violenta per le prossime generazioni, per i figli di questa generazione. Sono problemi drammaticamente prioritari per qualsiasi comunità. Sono problemi che richiedono non uno sforzo partitico, cioè di parte. Ma politico, cioè di tutti, per risolvere i problemi di tutti. Le presenze dei partiti, dei sindacati, del mondo dell'associazionismo, di qualsiasi organizzazione della società civile, dei singoli, oggi qui al Centro sociale rientra in quest'ottica. Allargata il più possibile, perché è una lotta civica e non una bega politica di piccolo taglio. Per parlare ai cittadini tutti, non come corpo elettorale, ma come persone dotate di una coscienza civica che questo paese una volta aveva e che a tratti sembra aver smarrito È una questione di civiltà. È uno scontro tra culture. Tra modi di intendere i rapporti stessi col prossimo. È per questo che vi ringraziamo per la partecipazione di oggi e ringraziamo chi, non potendo essere presente ci ha comunque voluto mandare un messaggio di solidarietà e vicinanza. Di cui daremo lettura.

Per molti essere qui oggi è già una dimostrazione di forza morale. Di integrità. Non è solo una risposta personale, non è il solo sdegno per quanto accaduto. Chi si trova qui sta già cercando di costruire qualcosa. Per molti l'essere qui oggi equivarrebbe già ad "esporsi". L'essere presenti ad una manifestazione che deve essere la risposta civile di una comunità, ad attentati delinquenziali che hanno messo in pericolo la vita di onesti compaesani, per tanti di noi, può voler dire addirittura "esporsi".

È davvero questo il livello della comunità in cui viviamo?

Molti dubbi ci hanno attraversato in questa settimana. Sapevamo di doverci trovare qui oggi. Ma il timore di non farcela, di non essere tanti, di non avere risposta popolare e quindi alla fine, di essere più soli invece che più numerosi e forti, sì, questo timore lo abbiamo ogni qualvolta in questo territorio si verificano eventi drammatici e i nostri uomini sono chiamati ad una risposta. Leggere negli occhi dei cittadini, vicini o lontani politicamente, la tristezza e la vicinanza umana non sempre può bastare. Serve uno scatto in più che porti a manifestare in modo più forte tali sentimenti. Ad essere, purtroppo, anche coraggiosi per farlo in maniera aperta. Perché essere onesti in un ambiente marcio, intriso di mafia, perché di mafia si deve parlare, è difficile.

È uno scontro tra culture, confermiamolo, quello di questi anni. Tra una cultura della legalità, del rispetto della convivenza tra le persone. Della libera dialettica tra le forze in campo. Del fare politica nel rispetto della legge. Contro una cultura dello scambio, dell'umiliazione, del favore. Dell'appartenenza a discapito della competenza. Dell'eccesso, e dell'interesse personale a discapito delle risorse da utilizzare per tutti, a discapito del bello che le nostre realtà offrono e che viene sistematicamente violentato dalla voracità di persone avide. Contro una cultura del desiderio di ricchezza economica, dell'arricchimento di pochi a discapito dello sviluppo di tutti in questo comprensorio e a discapito della ricchezza vera, quella che dovrebbe riguardare lo spirito di ogni singolo cittadino.

Il fatto che non si riesca a far vincere l'ottica onesta porta con sé conseguenze tremende: i cittadini si riducono al silenzio. Vige la paura. Gli spiriti migliori vanno via. I nostri studenti non tornano più, con gravi perdite materiali-economiche per le famiglie e intellettuali per una comunità piccola come la nostra. I paesi ci appaiono morti, spogli di vita e di dibattiti.

Questo perché deve vigere la pax del criminale. E son drammatiche le situazioni per chi cerca di sfuggire a tali leggi non scritte ma assai più forti, spesso, delle leggi del nostro Stato.

I tanti partecipanti degli altri paesi devono sapere che questo non è che uno dei tanti attacchi che i cittadini impegnati in modo onesto hanno subito a ripetizione in questo paese. Abbiamo lottato con dignità trovando lettere con minacce di morte, lettere con pallottole, due case incendiate, quattro macchine bruciate, coltelli piantati in bacheca, bacheche che poi venivano bruciate se troppo utilizzate. Da diversi anni oramai si è data l'impressione che lo Stato da queste parti abbia deciso di darsi per vinto nella lotta contro la criminalità che vuole il controllo del territorio.

Oggi siamo qui a chiedere un cambio profondo di strategia. E riteniamo che questa assise debba risultare importante non soltanto come attestazione di stima e solidarietà a Turi Caminiti, a Pasquale Andreacchio, alle loro famiglie, ed alla famiglia Piperissa. Ma anche per quello che dovrà seguire ad essa. Noi abbiamo delle richieste, che porteremo avanti con le nostre lotte.

 

Le nostre richieste:

  • Chiederemo la convocazione del Comitato permanente sulla sicurezza da parte della Prefettura di Catanzaro, sulla situazione che si è venuta a creare in questo comprensorio.
  • Ci muoveremo perché i nostri parlamentari, di qualsiasi coloro politico essi siano si adoperino presso il Ministero degli Interni in primis, con un'interrogazione parlamentare, completa e documentata sulla situazione che da ormai diversi anni ci vede colpiti come soggetti impegnati in queste realtà
  • Ci adopereremo per essere promotori di un’azione forte presso tutti i livelli istituzionali. Tutti. Il caso delle nostre zone non può e non deve essere messo nel dimenticatoio, per poi essere riattivato alla prima occasione da un nuovo evento delittuoso. Si deve aprire un filone serio, perché i fatti della scorsa settimana hanno mostrato che serve una reazione importante.

A Turi, a Pasquale, non possiamo che raccomandare di continuare ad essere loro stessi come hanno voluto fare in questa settimana, cercando di tornare alla "normalità", nonostante il dramma d quella notte. E lo stesso vale per Cecè Piperissa ed i suoi familiari. Questo modo di reagire, quello che loro hanno mostrato in questi giorni è quello che caratterizza le persone forti, e siamo orgogliosi di averli come nostri amici e sostenitori, spesso fautori delle battaglie più importanti che conduciamo. È la reazione della gente per bene, della gente che è qui per dichiarare la propria solidarietà. E di tutti coloro che con queste vicende hanno affollato il sito di denuncia di Andreacchio. Un sito di denuncia. Di solito conosciamo i giornali di denuncia, le radio, spesso le televisioni, da sempre i fogli politici. Oggi anche i siti Internet, come il www.gilbotulino.it, che dalla sera dell'attentato ha 500 collegamenti al giorno. Chi voleva zittirlo ha ottenuto l'effetto opposto! Gli ha fatto una pubblicità incredibile e ora lo leggono ovunque.

Grazie Turi e Pasquale per il vostro impegno, per la vostra tenacia, per il vostro coraggio. Oggi come nei prossimi tempi vi saremo ancora vicini, contenti ed orgogliosi di poterci ritenere dei vostri amici.

(dal sito dei DS di Badolato http://web.tiscali.it/dsbadolato)