E' MORTO FRANCO RASETTI Franco Rasetti, con i suoi cento anni, era l'ultimo dei
"Ragazzi di via Panisperna", il gruppo di giovani entusiasti che Enrico Fermi
aveva riunito attorno a sé e che avrebbero segnato lo sviluppo e la storia della scienza.
Ma pochi ne hanno sentito parlare. Eppure era uno scienziato brillante: negli anni Trenta
uno dei più importanti a livello internazionale nella fisica sperimentale. Era il
"braccio armato" di Enrico Fermi, l'uomo che il "Papa" (come veniva
chiamato il grande fisico) richiamava addirittura dalle ferie in Marocco per affidargli la
progettazione e la realizzazione di un esperimento delicato e sofisticato. Lo stesso
lavoro sperimentale di Fermi nasce con Rasetti, quel giovane allampanato che vediamo
superare tutti di una spanna nelle foto che ritraggono il gruppo di via Panisperna.
Eppure, pochi, quest'estate, si sono ricordati dei suoi cento anni (celebrati peraltro da
Ciampi al Quirinale). La sua immagine, come si dice, non ha mai "bucato" il
video e le pagine dei giornali.
Il perché di questa lontananza dai riflettori dei media è l'altra faccia della storia
umana e scientifica di Franco Rasetti. Pensate: un uomo che ha fatto la storia della
fisica, che pubblicava articoli su Nature, la più importante rivista scientifica
del mondo, che ha avuto costituita appositamente per lui la prima cattedra di
spettroscopia, un uomo così, sceglie ad un certo punto della vita - e della storia - di
abbandonare la fisica (o meglio, di restare formalmente per decenni un professore di
fisica con una cattedra alla prestigiosa John Hopkins University, negli Usa) e di
diventare un esperto di botanica e di fossili. Di andare via, anche, lasciando l'Italia
prima per gli Usa e poi per il Belgio. Di scrivere libri sui fiori delle Alpi e sulle
orchidee.
Insomma, è uno scienziato che sceglie l'ombra. Senza scegliere, però, l'assenza o il
disimpegno. Perché Rasetti non diventa un dilettante di botanica o di fossili. Diventa un
maestro in queste discipline, scrive libri importanti, fa da punto di riferimento. Nel
1953 la National Academy of Sciences gli conferisce addirittura la Charles Walcott Medal
per la sua attività di ricerca in questo campo. Solo, è uscito dal cono di luce dei
media rappresentato dalla grande fisica.
Perché lo ha fatto?
Perché era il 1945 e Rasetti aveva visto Hiroshima e Nagasaki. E aveva deciso che se
"la fisica aveva conosciuto il peccato" (come aveva detto Robert Oppenheimer, lo
scienziato che aveva diretto il progetto Manhattan per la costruzione della bomba atomica)
ebbene, lui con la fisica non poteva avere più nulla a che vedere.
Ne scrisse così: "Devo ammettere che scoprire i segreti della Natura è tra le cose
più affascinanti che ci possano essere. Ma può darsi che qualcosa sia insieme molto
affascinante e molto pericoloso... Penso che gli uomini dovrebbero interrogarsi più a
fondo sulle motivazioni etiche delle loro azioni. E gli scienziati, mi dispiace dirlo, non
lo fanno molto spesso".
Lui, invece, lo fece e si convinse che la sua strada era altrove. Non dovette costargli
poco abbandonare la ricerca in fisica. L'aveva scelta quasi trent'anni prima, quando a
Pisa lasciò ingegneria per seguire il suo grande amico Enrico Fermi. E con Fermi aveva
compiuto tutti i passi successivi, trovando spazio anche per importanti scoperte. Come
quella, che sarebbe stata poi citata da Heisenberg, sul comportamento statistico degli
atomi di azoto: con quel lavoro aveva dimostrato, Rasetti, che il nucleo degli atomi non
poteva essere costituito da protoni ed elettroni, come si credeva allora. Eppure, solo
qualche anno dopo, con la scoperta dei protoni, si sarebbe accettata l'idea che il cuore
dell'atomo non conteneva due particelle con cariche elettriche opposte (protoni, positivi,
ed elettroni, negativi), ma una particella carica positivamente e una neutra.
L'aggettivo che più spesso è stato usato per lui è: raffinato. Un fisico sperimentale
raffinato.
Solo una volta, agli inizi degli anni 60, ha avuto un improvviso, fugace ritorno alla
fisica sperimentale: quando venne a Roma per provare a realizzare un esperimento
difficilissimo, che difatti non concluse mai. Si trattava di trovare l'indice di
rifrazione di un gas di elettroni. Quando ripartì da Roma, l'esperimento non era finito.
Non era davvero un uomo ombroso. Era un alpinista, da sempre. Ed esperto. Era un burlone,
a volte anche eccessivo. Gli piaceva scherzare e gli piacevano le cose nuove. Le afferrava
con leggerezza, ma senza superficialità. (Nicola Cabibbo).
ORDINE PUBBLICO NEL COMUNE DI BADOLATO - DETERMINAZIONI
Oggi alle 18.00 si è svolto il consiglio comunale con
all'ordine del giorno l'unico punto che il titolo. Purtroppo non posso raccontarvi nulla
perché non c'ero. Ho dovuto accompagnare un'amica alla stazione. Nei prossimi giorni
potrete leggere il resoconto dul sito dei DS di Badolato http://web.tiscali.it/dsbadolato/prima_pagina.htm.
FURTO A BADOLATO BORGO
Continuano i furti nelle abitazioni di Badolato Superiore a
danno di persone anziane. Le sorelle Concetta e Francesca Piroso (Cardarari, mi dicono),
alle 15.45 si erano recate a messa dove si sono trattenute fino alle 17.30. Ma al ritorno
in casa in via Portella 11 (ahra Portehra) hanno trovato la sorpresa: la casa era
sottosopra e all'appello mancava l'oro di Francesca e un milione in contanti. Insieme ai
carabinieri hanno poi potuto accertare che non mancava nientaltro. I ladri sono entrati
dal tetto e saltando sul balcone hanno scardinato la porta. Oltre agli ammanchi hanno
provocato anche danni all'abitazione.
INDIVIDUATI I DUE GIOVANI DELLA TENTATA RAPINA
Sono R.F. di circa 16 anni, studente, irreperibile è stato
denunziato a piede libero. T.M., del 1983, è agli arresti domiciali nell'abitazione dei
genitori. Alle spalle dei due giovani altrettante famiglie preoccupate ed a disagio per
quanto capitato. |