Gil Botulino (The German Observer)

News di Martedì 11 Giugno 2002

"La Mongolfiera": è un dipendente comunale
Chiesta la decadenza del sindaco

BADOLATO – Sempre attuale, dopo la riunione del Consiglio comunale, la richiesta del gruppo di minoranza «La mongolfiera» di decadenza del sindaco Gerardo Mannello, con conseguente scioglimento del civico consesso. Il gruppo consiliare «La mongolfiera», infatti, ha diffuso una nota nella quale si legge: «"La mongolfiera"» ha chiesto la decadenza del sindaco Mannello e il conseguente scioglimento del Consiglio comunale per la violazione di legge che ha visto coinvolto il primo cittadino. Nel 1997 – prosegue la nota – Mannello viene eletto sindaco di Badolato. Siccome è un dipendente dello stesso Comune si deve mettere in aspettativa non retribuita. Cosa che in effetti ha fatto rispettando la norma.Nel novembre del 2000 viene pubblicata una delibera con la quale il Mannello viene distaccato negli uffici del Giudice di pace di Badolato. A questo punto viene revocata l'aspettativa di cui sopra e comincia a prestare servizio retribuito. Nel far questo, sostiene il gruppo "La mongolfiera", viola l'art. 60 comma 7 sugli Enti locali (ineleggibilità dei dipendenti del Comune e della provincia per i rispettivi consigli), giacché rimane, pur comandato, un dipendente del comune, cioè cambia funzioni ma non status giuridico. Questa violazione ha luogo dal mese di dicembre 2000 a marzo 2001». «La violazione è nota al Mannello che, difatti, alla vigilia delle elezioni del 2001, nel ricandidarsi si rimette in aspettativa – la minoranza evidenzia ancora – Si fa presente che tra la figura del dipendente del Giudice di pace e quella del sindaco non esiste incompatibilità, quindi non necessiterebbe l'aspettativa. Sapendo egli, invece, di essere dipendente comunale, come detto, la richiede. A questo punto si torna a ripetere la violazione. Stavolta, conclude il comunicato del gruppo consiliare "La mongolfiera", senza nemmeno revocare l'aspettativa, continua a lavorare retribuito presso gli uffici del Giudice di pace». Abbiamo sentito, in merito, il sindaco Mannello, il quale ci ha detto che rinuncerà all'incarico presso la Cancelleria del Giudice di pace, sottolineando di voler proseguire a svolgere le funzioni di primo cittadino».   (Italo Ranieri, La Gazzetta del Sud 11.6.2002)

altre notizie su Gil Botulino del 7 Giugno e del 9 Giugno

 

UN COMMENTO PIÙ DETTAGLIATO SULLE RAGIONI PER LO SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO

di Nicola Criniti (tratto dal sito dei Democratici di Sinistra http://web.tiscali.it/dsbadolato/prima_pagina.htm)

UN ANNO VISSUTO PERICOLOSAMENTE....

Quanto si è potuto appurare, ed è stato "ufficializzato" nel consiglio del 7 giugno dal nostro gruppo consiliare, segna probabilmente un punto di non ritorno per i destini dell'epoca di 5 stelle. O almeno così si spera, vista la disgraziatissima situazione a cui si è arrivati. Un qualche scatto in tal senso da parte dei singoli consiglieri lo auspicheremmo da diverso tempo.
La ricorrenza dell'anno preciso dalla vittoria che ha iniziato la seconda legislatura di 5 stelle è passata sotto un silenzio a dir poco significativo. Che c'era da festeggiare in effetti? Forse il fatto che da subito il movimento che guida il Comune si è spaccato in due o tre correnti ? O il fatto che dopo pochi mesi l'amministrazione era già abbandonata da una consigliera?
O che il sindaco toglieva deleghe agli assessori a destra e a manca? O le risse tra i singoli consiglieri, assessori e presidenti del consiglio? O le lotte in Comunità Montana tra i consiglieri di maggioranza e gli assessori esterni della stessa? O i discreti insulti di assessori come Leuzzi ("il sindaco non ha smaltito il fuso orario...") a colui che oltre a cercare di detronizzarlo da assessore ha cercato di eliminarlo anche da consigliere, per quanto facesse parte, come assessore appunto! della sua stessa maggioranza? (A proposito di quel tentativo di cacciata dal consiglio di Leuzzi e Mimma Battaglia, la cosa  incredibile è quello che invece era "abusivo" in consiglio, come si sta appurando, era proprio il Sindaco!!!)
C'è da commentare la situazione giudiziaria ed inquirente che sta investendo l'Ente e chi lo amministra?
O le oramai costanti irregolarità che puntellano la condotta amministrativa del Comune? O la bagarre sui posti di assessore disponibili? O la fuga dalle stesse cariche di assessore di questi ultimi giorni?
Nulla di tutto ciò può essere festeggiato ad un anno dalla vittoria per 5 stelle.

...LA POLITICA E LA GIUSTIZIA...

Proprio le magagne giudiziarie dell'Ente ne hanno caratterizzato le ultime settimane. Come noto nè il Partito, nè il movimento civico comunale in cui esso è confluito, la Mongolfiera, hanno deciso di ingaggiare alcuna battaglia o polemica sulla condanna in appello per abuso d'ufficio del sindaco, nè sugli avvisi di garanzia che hanno colpito lo stesso sindaco e altri due assessori sula vicenda dell'ICI. Ma la vicenda esplosa nel consiglio del 7 giugno ha dei risvolti assai più gravi. Sia per il sindaco personalmente, sia per tutto il contesto amministrativo locale visto che con ogni probabilità il consiglio comunale verrà sciolto.

...PER CHI VUOLE CAPIRE TECNICAMENTE IL PROBLEMA...

La questione di per sè non è complicata.
Le leggi in tema di pubblica amministrazione si preoccupano molto di garantirne il buon andamento e l'imparzialità. Ciò nel tempo ha portato a "chiudere" la figura di chi lavora nella burocrazia dello Stato, cioè, per essere più chiari nel nostro caso, di chi ad esempio lavora presso gli uffici comunali. Questa rappresentazione "protetta" del funzionario pubblico, proprio perchè doveva staccarlo dal contesto politico (per le esigenze di imparzialità e buon andamento della cosa pubblica) gli impediva perfino la possibilità di candidarsi nel Comune in cui lavorava.
Solo di recente anche grazie a sentenza della Corte Costituzionale, tale impedimento è stato rimosso. Nel far ciò però, il legislatore ha mantenuto dei paletti, dicendo in soldoni al pubblico funzionario: puoi candidarti nel consiglio comunale in cui lavori ma solo se ti metti in aspettativa non retribuita. E' chiaro che la norma, corretta, contemperando le due esigenze viste sopra (dar la possibiltà costituzionalmente garantita di candidarsi alle elezioni senza ledere i principi chiave della Amministrazione dello Stato), offre al dipendente una prospettiva comunque assai poco incoraggiante. Matura la situazione previdenziale e di carriera ma non si pecepisce nessuno stipendio, se ci si vuole candidare. Già per altri dipendenti pubblici (come un professore di scuola pubblica, ad esempio) la situazione è assai diversa, ovviamente.
(Art 60 1°comma D. Lgs. 267/2000 TU Enti Locali  "non sono eleggibili a sindaco, presidente della provincia, consigliere comunale, provinciale e circoscrizionale"  "(punto 7) i dipendenti del comune e della provincia".
Stesso articolo 60 comma 3° " Le cause di ineleggibilità previste nei numeri 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 9) 10) 11) 12) non hanno effetto se l'interessato cessa dalle funzioni ( nel nostro caso dalle funzioni di dipendente comunale) per dimissioni, trasferimento, revoca dell'incarico o del comando, collocamento in aspettativa non retribuita non oltre il giorno fissato per la presentazione delle candidature.")

Il problema del nostro sindaco è che egli ha completamente aggirato la legge. Spieghiamo come.

Piccola premessa: cosa è un comando? Il comando è il provvedimento per cui un dipendente viene distaccato da un primo ente di appartenenza (nel nostro caso il Comune di Badolato) verso un altro (l'ufficio del Giudice di Pace). Il dipendente cambia luogo di lavoro e funzioni ma legalmente rimane sempre e comunque un dipendente del primo Ente.
Nel nostro caso, facendosi "comandare" presso gli uffici del Giudice di Pace, il sindaco ha finto di avere un impiego diverso da quello comunale, e quindi di non essere in contrasto con la norma. Fatta la legge trovato l'inganno!
Ci si rende conto, invece, di come sarebbe assurdo prendere per buono il comportamento di Mannello: la legge ti impone l'aspettativa non retribuita se ti vuoi candidare, e tu fai il furbacchione aggirandola spudoratamente, semplicemente facendoti comandare presso un altro ente! Non avrebbe senso allora neppure importi l'aspettativa non retribuita se tutti potessero fare così...o no??? Troppo facile.

Quando Mannello si candidò la prima volta nel '97, si mise in aspettativa. (anche se ancora non c'era la famosa 267, la legge dell'epoca glielo imponeva naturalmente). Nel novembre del 2000 si fa comandare presso il Giudice di Pace (dellibera di giunta 231/2000). Ma per lavorare deve revocarsi l'aspettativa a cui la legge lo obbligava, come visto, e se la revoca un mese dopo (delibera di giunta 248/2000).
A questo punto infrange la legge. Perchè lui è obbligato all'aspettativa, non se la può revocare, perchè fa il sindaco.
Chiunque, se vuole e ne ha diritto, può farsi distaccare dove vuole. Ma se fa il sindaco, cosa per cui nessuno lo ha obbligato, deve rispettare i vincoli che la legge gli impone. Il sindaco riceve quindi una indennità di carica in quanto tale, forse dimezzata, e uno stipendio come dipendente del Giudice di Pace (cancelliere?), ricevendo entrambi i mandati di pagamento dal Comune (nella cui pianta organica egli risulta sempre come dipendente).
Il Comune sullo stipendio di impiegato viene poi rimborsato dal Ministero di Grazia e Giustizia. Egli quindi continua a lavorare e quindi a ricevere i suoi mandati di pagamento dal Comune. Il tutto quando doveva essere in aspettativa non retribuita.

Per i 4 mesi finali nella scorsa legislatura la situazione, quindi, è illegale.

A maggio del 2001 si vota. Il sindaco si ricandida. Ripetiamolo: se giuridicamente fosse dipendente del giudice di Pace non avrebbe incompatibilità con la carica di Sindaco. E quindi non dovrebbe mettersi in aspettativa.
Ecco che invece, a seguito di sua richiesta il 27 marzo, esce fuori la delibera di giunta 55/2001 con cui torna a chiedere l'aspettativa per motivi elettorali.
Questa, quindi, da un lato è un'ammissione di irregolarità (fosse a posto con la legge non la avrebbe dovuta fare; l'unica aspettativa valida doveva continuare ad essere quella che si prese per candidarsi la prima volta nel '97). Dall'altro lato sembra quasi una presa in giro: si mette in aspettativa perchè dipendente di un Comune in cui potrebbe essere eletto nella carica di Sindaco. La cosa  è  curiosissima, perchè a quel giorno Mannello è già sindaco e sta già lavorando da 4 mesi !!! Cioè viene fatta una delibera per evitare una situazione che si sta già verificando nei 4 mesi (dic 2000 - marzo 2001)  appena trascorsi!!!

IL PARADOSSO DELL'ILLEGALITÀ... UNA FARSA IN CUI LE IRREGOLARITÀ SI SPRECANO...

Una bella farsa insomma. Ma non è finita qui. Rieletto per la seconda volta si rimette subito a lavorare presso il Giudice di Pace! Stavolta senza neppure revocarsi l'aspettativa (cosa che comunque come visto non gli sarebbe servito a nulla, perchè il problema è che non poteva proprio lavorare da nessuna parte). Stavolta cioè non ha neppure cercato di salvare la forma.
O magari potrà aver pensato che deliberare la revoca dell'aspettativa avrebbe dato ufficializzazione ad una illegalità (perchè lui in aspettativa doveva starci!).
Quindi, ecco a voi il paradosso dell'illegalità: A) per sperare di farla franca, la forma non andava salvata (cioè non doveva revocarsi l'aspettativa), come aveva invece fatto con la delibera 248/2000. In quel caso, infatti, revocandosi l'aspettativa ha ufficializzato l'infrazione perchè usciva dall'aspettativa non retribuita cui era obbligato.
B) Non salvando la forma, però, è rimasto in aspettativa non revocata, per cui quando subito dopo si è rimesso a lavorare ha infranto comunque la legge!

...TANTO CHE CI SI PERDE!

Insomma, alla fine non mi ci raccapezzo neppure io, perché qualsiasi cosa lui decidesse di fare violava la legge!
Una volta entrato nel percorso sbagliato ogni spostamento a destra o sinistra gli ha riservato un trappolone.

IL CONSIGLIO COMUNALE E GLI INESISTENTI APPIGLI DEL SEGRETARIO COMUNALE
(riservato a chi vuole capire meglio... ma è un po' complicato e si può saltare a una prima lettura)

In consiglio quando abbiamo preso l'argomento, la tensione ha cominciato a tagliarsi a fette.

Senza dilungarmi su cosa potranno aver pensato i già (credo) stressati consiglieri della maggioranza, faccio notare quella che sembra sia stata la linea difensiva adottata soprattutto dal segretario comunale: il sindaco si dimette da una delle due cariche e il problema è bello e risolto. Magari supponiamo noi, si dimetterà da quella di dipendente del Giudice di Pace. L'art 69 della 267/2000 in effetti offrirebbe tale possibilità. Dispone in effetti che il consiglio possa perfino appurare se esistono davvero le cause di ineleggibilità o meno.
Troppo facile!

L'art 68, intanto, afferma "che la cessazione dalle funzioni ( di dipendente statale) "deve aver luogo entro 10 giorni dalla data in cui è venuta a concretizzarsi la causa di ineleggibilità o incompatibilità". Questa data risale invece, addirittura al dicembre del 2000 e Mannello avrebbe dovuto smettere di fare il dipendente del giudice di pace entro il 10 dicembre 2000 appunto. Invece fino a oggi (giugno 2002) vi ha lavorato tranquillamente. La stessa cosa si verifica per la delibera 55/2001. Si rimette in aspettativa ma ricomincia a lavorare. Mettiamo il caso riprenda dal 1° giugno 2001. Entro il 10 giugno 2001 doveva smettere: si noti in questo secondo caso anche il comma 3 dell'art 68: "ai fini della rimozione delle cause di ineleggibilità sopravvenute alle elezioni [...] sono applicabili le disposizioni di cui ai commi 2, 3, 5, 6 e 7 dell'art 60 " in cui il comma 3 era appunto quello che dava la possibilità di candidarsi mettendosi però in aspettativa. Il fatto che lui ricominci a lavorare (violando comunque l'aspettativa) è appunto, naturalmente, una causa sopravvenuta di ineleggibilità.
Quindi, ripetiamo, come sancito dall' art 68 comma 4, entro dieci giorni dalla ripresa attività lavorativa doveva cessare dalle funzioni svolte presso il Giudice di Pace. Come detto invece siamo arrivati al giugno del 2002!

Già per questo salta quindi a priori qualsiasi possibilità di "contestazione delle cause di ineleggibilità ed incompatibilità" cioè l'art 69. Questo articolo a cui l'amministrazione ed il segretario si stanno aggrappando, riguarda semplicemente la procedura da adottare nel caso in cui sopravvenga una causa di ineleggibilità o incompatibilità "quando successivamente alla elezione si verifichi qualcuna delle condizioni previste come causa di ineleggibilità oppure esista al momento della elezione o si verifichi successivamente qualcuna delle condizioni di incompatibilità previste dal presente capo il consiglio di cui l'interessato fa parte gliela contesta"  Ora, a parte il fatto che qui l'infrazione riguarda il passato (oltre un anno e mezzzo!) tutto l'art 69 riguarda solamente la procedura di contestazione, in questi casi. E' ovvio far notare, visto l'art 68, che è difficile parlare della forma prescindendo dalla sostanza. Non c'è nessuna procedura di contestazione da avviare. C'è semplicemente una serie di reati penali e contro la Pubblica Amministrazione che si sono protratti per un anno e mezzo. A che serve una procedura contestazione da avviare "quando successivamente alla elezione si verifichi qualcuna delle condizioni previste come causa di ineleggibilità (art 69)" quando il reato è stato già commesso da 4 mesi e in barba al disposto per cui "la cessazione dalle funzioni deve aver luogo entro 10 giorni dalla data in cui è venuta a concretizzarsi la causa di ineleggibilità o incompatibilità" quando essa invece si è protratta per un anno e più ???
La verità a norma di legge è quella stabilita nell'art 68 a primo comma: "la perdita delle condizioni di eleggibilità previste dal presente capo importa la decadenza dalla carica di sindaco".

LASCIATE PERDERE I TECNICISMI TANTO NON SERVIRANNO...

Tutto questo popò giuridico in realtà dovrebbe essere lana caprina. Il problema è di ordine morale. Anche se ci fosse stata una scappatoia giuridica la cosa grave qui, è il comportamento incredibile di un amministratore che aggira una legge dello Stato, percependo un ingiusto vantaggio patrimoniale. Se il segretario stesso dice che il problema si  risolverà lasciando, il Sindaco, una delle due cariche, ammette egli stesso che la legge viene trasgredita. Il tutto nel silenzio del diretto interessato.
In soldoni: è immorale che rimanga sindaco del nostro Comune, una persona che ha trasgredito con suo palese vantaggio, per oltre un anno e mezzo una legge dello Stato. E' immorale. Oltre che, naturalmente illegale

QUI NON SI RISPETTANO LE REGOLE DEL GIOCO...

A cosa è servito andarsi a mettere in una situazione come questa? A chi ha giovato? Gerardo Mannelloè in una situazione pesantissima. Il Comune sarà oggetto di ulteriori denunce per gravi irregolarità nella gestione dell'Ente in alcuni settori precisi.
Noi stessi dopo che per 4 anni abbiamo cercato di fare opposizione solo su un piano politico abbiamo solo potuto prendere atto che la correttezza politica e stata scambiata per "cazzonaggine" reale. Non si spiega diversamente il disastro su cui vengono proprio in questi giorni interessate tutte le autorità inquirenti sul territorio. Noi siamo stati eletti per fare il bene della collettività. Per fare politica. Non per fare denunce. Ma come facciamo a stare zitti di fronte a quello che sta succedendo? Non siamo noi ad utilizzare la Procura ed il Prefetto, sono loro, i nostri interlocutori politici, che ci portano a ricorrervi.
Qui lo scontro non riguarda i programmi. Qui bisogna andare a monte. Qui non si rispettano le regole del gioco. Il rispetto delle regole e della legalità, l'onestà e la trasparenza per un amministratore pubblico, per un politico (che non è per forza un partitico, ma uno che cerca di fare il bene della collettività che lo ha eletto) non è un optional, non è un valore di parte. E' una pregiudiziale. O c'è oppure non fai politica. Chiunque abbia interessi suoi, personali, legittimi magari, può svolgere altre professioni, altre attività, ma non fare politica. Vada a fare l'amministratore in una società privata, che legittimamente può legare i suoi destini al profitto, e alle leggi del mercato. Ma lasci perdere il settore pubblico e sociale. Quello riguarda la collettività, e non prevede forme di profitti e arricchimenti legato alle variabili microeconomiche. Ovviamente.

LO SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO È UNA STRADA OBBLIGATA

Il comportamento del Sindaco è tanto più grave per il fatto che con la nuova legge, se cade lui cade tutto. Il Comune viene commissariato e si torna a votare. E questo Comune deve essere commissariato, previo ovviamente lo scioglimento il più rapido possibile, del consiglio comunale.

Il Comune forse avrebbe bisogno di questo. Badolato è un paese completamente fermo.
Non ho la più pallida idea di cosa faranno i colleghi della maggioranza. Nè, per saperlo, vorrei trovarmi comunque nella loro situazione. Nel consiglio del 7 giugno il loro sconcerto, pur muto, era palpabile.
Credo semplicemente che quando hanno accettato la candidatura in 5 stelle non lo hanno fatto pensando dii vedersi ficcati in queste situazioni. Se il sindaco non si vorrà dimettere, l'unico modo per evitare un commissariamento con decreto di scioglimento, sono le loro dimissioni. Non li sto a pregare, ma essendo una delle strade al momento percorribili va messa in conto. Ognuno ha la sua testa e si assume le proprie responsabilità, ma la mia 'impressione è che qui ci si trovi solo di fronte ad una questione di tempo. E di forma. Personalmente avrei molte difficoltà ad essere guidato da un signore che viola così spudoratamente le leggi dello Stato di cui è stato servitore prima come dipendente comunale e dopo come sindaco. A me farebbe un brutto effetto. Ma forse i miei colleghi di maggioranza hanno più stomaco. Lo riconosco, a volte li sottovaluto!

La minoranza su altre violazioni delle normative vigenti da parte dell'Amministrazione Comunale, continuerà sulla strada della trasparenza amministrativa. Ogni ipotesi di illegalità continuerà ad essere denunciata a tutte le Autorità inquirenti. Speriamo di non creare unfascicolo voluminoso. Dipende, come ricordavo, da quanto hanno rispettato la legge i nostri competitori politici. Una forte impressione (forse anche qualcosa di più) l'abbiamo però: quello che a molti sta sfuggendo è che la situazione amministrativa negli ultimi anni è diventata torbida, oltre ogni limite.

Il ricorso al decreto del presidente della Repubblica, che come sancito dalla legge scioglie i consigli comunali "quando compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge, nonchè per gravi motivi di ordine pubblico", è un passaggio a questo punto, decisamente concreto. Ne esistono i presupposti, come si è potuto appurare.Non ci è noto se la condanna recentemente subita in appello possa ad esempio rientrare tra queste violazioni di legge, quel che è certo è che abbiamo deciso di non chiedere le dimissioni del sindaco, volendo attendere il terzo atto della fase giudiziaria, quello della Cassazione. Lo stesso atteggiamento pacato lo abbiamo tenuto sulla vertenza ICI, su cui avevamo condotto una battaglia durissima negli anni precedenti.
Non abbiamo preteso le dimissioni di nessuno.
Ma ora la situazione è tremendamente differente. Ora le dimissioni le chiediamo con forza. anzi....
...le dimissioni dovrebbero essere un atto dovuto. 

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