Gil Botulino (The German Observer)

News di Domenica 21 Luglio 2002

AGGIORNAMENTI DEL SITO

Dalla home page potete raggiungere una nuova rubrica "Dove vado stasera" che raccoglie un po' di eventi estivi giusto per per informarci se c'è qualcosa da qualche parte, possibilmente a gratisse.
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VEDETE SE POTETE ESSERGLI DI AIUTO

Salve !!
Vorrei chiedere una cortesia. Mi chiamo Valentino, ho 20 anni e vivo a Roma. Colleziono fin da bambino cartoline raffiguranti rocche, castelli e fortezze di tutta Italia e ad oggi la mia collezione conta più di 1000 cartoline. Purtroppo non ne possiedo alcuna con i resti deil meraviglioso Castello Ravaschieri di Badolato. Sarebbe possibile riceverne una ( o più, se esistono diverse valide inquadrature ) cartolina ? Il mio indirizzo è il seguente:
VALENTINO PRIVITERA Via S.Maria Ausiliatrice, 22 00181 Roma
tynovalen@inwind.it
Vi sarei molto grato se poteste accontentarmi, e poi...magari un giorno verrò a visitare questa simpatica città.
Grazie. Cordiali saluti.

INTITOLAZIONE DI UNA PIAZZA-PARCO-GIARDINO A GERHARD ROHLFS

Nell'ultima settimana si è fatto un gran parlare su Rohlfs e vi ho informato costantemente con le news del 13 del 14 e del 16 luglio.

tavolo della conferenza - intervento di Francesca VisconeVi avevo promesso che ci sarei tornato un po' più approfonditamente ed eccomi qua per qualche commento di costume e qualche foto (tutte di Michele Varipapa).

Per quanto riguarda la cronaca ufficiale vi potete fidare dell'articolo di Viviana Santoro (veramente ispirato quel suo "assessore esterno all'agricoltura con delega alla cultura").

Per la figura di Rohlfs vi affido al saggio, che sarà pubblicato nel prossimo numero di "Calabria", della professoressa Francesca Viscone (nella foto al tavolo della conferenza durante il suo intervento) che ci ha concesso di pubblicare in anteprima per amicizia verso tutti gli amici de "La Radice".

Domenica scorsa a Badolato marina c'è stata la "cerimonia di intestazione della piazza antistante il nuovo edificio delle scuole elementari al glottologo e dialettologo Gerhard Rohlfs" almeno secondo l'invito ricevuto e secondo quello a cui abbiamo assistito con i nostri occhi, invece il manifesto "Estate Badolatese 2002" dell'assessorato al Turismo, cultura e spettacolo annunciava, e annuncia, "14 luglio INAUGURAZIONE PARCO VIA ALDO MORO".

Stele di dedica della piazza a Gerhard RohlsIn realtà là dove è stata scoperta la stele che vedete nella foto a fianco sorge veramente un parco giochi che i bambini del quartiere usano molto volentieri.

Credo sia inutile indagare i motivi per cui non ci si riesce nemmeno a mettere d'accordo su che cosa uno spazio sia, ma mettiamola così: a Badolato è partita la moda del polifunzionale e del polivalente. Infatti abbiamo il centro polifunzionale (che non polifunziona poi granché), abbiamo il centro giovanile polivalente (ancora non funzionante), abbiamo il centro mercantile polivalente (ancora non funzionante), abbiamo l'ex carcere polivalente (affidato a CRI, UNEDO, e non ho ben capito che CACCIATORI) e finalmente abbiamo la piazza polivalente (piazza, giardino e parco) Rohlfs. Niente di male: con i pochi spazi che abbiamo è meglio far polifunzionare le cose, così almeno si fa più casino e si possono affidare le strutture a policlienti.

L'invito poi proseguiva così: "Nel salone dell'edificio, la figura e l'opera del linguista tedesco saranno illustrate dal professore Antonio Barbuto, docente di storia della critica letteraria italiana all'università La Sapienza di Roma. Interverranno i figli di Rohlfs, signora Ellen e signor Eckart, ai quali l'assessore alla cultura del comune di Catanzaro, signora Wanda Ferro, consegnerà una targa ricordo. La cura della piazza verrà affidata ai ragazzi della Scuola Elementare". Ad organizzare il tutto è stata l'associazione culturale "La Radice", così come a chiedere l'intitolazione della piazza a Rohlfs. Quale ruolo ha svolto l'amministrazione comunale in questa vicenda? Ha aderito al desiderio della Radice di intitolare qualcosa a Gerhard Rohlfs (e capirai lo sforzo! a qualcuno bisognava pure intestarla!), ha pagato, se non ho capito male, la stampa dei biglietti d'invito. Uno sforzo veramente titanico che farà ricordare questa amministrazione nei secoli dei secoli per l'attenzione alla cultura!

la sala della conferenzaSarebbe dovuto essere uno dei soliti incontri interessanti, densi e veloci a cui ci ha abituato La Radice in questi anni, uno di quelli a cui si può partecipare senza rischiare il rincoglionimento totale e a cui tante volte abbiamo partecipato. Sennonché, a dispetto dell'invito, l'assessore alla cultura - indossata la veste di assessore allo spettacolo - ha pensato bene di prendere in ostaggio tutti gli amici de "La Radice" (che vedete nella foto a fianco) per un po' di propaganda alla sua azione amministrativa.

Aveva cominciato così bene il suo intervento, breve e conciso, anche se non preciso ("ringrazio della loro partecipazione i signori Gerhard" e "ringrazio la sig.ra Costantino qui al posto dell'assessore Wanda Ferro"), ringraziando gli intervenuti e invece ha voluto fare "il moderatore". Così, invece di limitarsi a presentare l'intervento successivo, tra un intervento e l'altro, ci ha sottoposti a degli spot martellanti: "vedete, noi siamo sempre stati per la cultura" (a sì! e quali sono stati gli investimenti in tal senso?), "vedete noi abbiamo dei programmi eccezionali per la cultura" (a sì! e dove sono le carte?). E per attuare questi programmi ci ha dato la notizia che ha assunto il prof. Squillacioti come consulente ("ciò non toglie che posso prenderne anche altri" ha poi aggiunto). E poi giù con gli spot sull'estate badolatese. (Tra parentesi. Spero che il prof Squillacioti non ci ricaschi: dovrebbe ormai sapere, per almeno un paio di concrete esperienze durante il regno delle 5S-1, che si tratta solo di fumo e che la collaborazione della Radice o sua personale sarà abusata: le 5S-2 non sono altro che le 5S-1, solo un po' sfilacciati!. Chiusa parentesi). E poi ancora e ancora con gli spot per l'estate badolatese.

E così l'incontro - una mezz'oretta o giù di lì - è durato per ben due ore e passa. Quando, finalmente, come atto finale sono stati chiamati in causa "i ragazzi a cui doveva essere affidata la cura della piazza", i bambini non c'erano più, vista l'ora tarda, ma già da un pezzo erano sfiancati dal caldo e dalla noia. Meglio per loro, almeno per questa volta hanno evitato di essere sfruttati per lustrare l'immagine dell'assessore di turno. E poi non si sa mai, quando l'erbetta sarà gialla, il parco giochi distrutto e la stele "spaparottata" l'amministrazione non potrà scaricare le proprie colpe su di loro che, ufficialmente, non l'hanno presa in affidamento. Ma per favore! fate curare le piazze da chi vince gli appalti!

Finita la conferenza l'assessore ("alla carestia", come l'ha definito un suo collega) ha invitato i convenuti ad un leggero buffet: tre chili di mignon e quattro bottiglie di prosecco. con le 5S-2 sono peggiorati anche i rinfreschi che, invece, con le 5S-1 (o delle vacche grasse) funzionavano a meraviglia. Quelli sì che erano tempi. Tempi in cui le cose si inauguravano ufficialmente, con tanto di cerimonia ufficiale e Rinfresco (con l'erre maiuscola) e non all'insaputa di tutti come è avvenuto per l'inaugurazione del lungomare don Mario Paparo (durante il Badolato summer festival della Consulta il 15 agosto 2001) e questa, di oggi, "inaugurazione parco via Aldo Moro". È proprio vero che al peggio non c'è mai fine: oggi ci tocca, addirittura, rimpiangere le 5S-1!

 

UN TEDESCO MOLTO CALABRESE (di Viviana Santoro)

BADOLATO - Grande partecipazione di cittadini, rappresentanti delle istituzioni e della cultura, alla significativa cerimonia svoltasi a Badolato marina presso la scuola elementare la cui piazza antistante è stata intitolata al glottologo tedesco Gerhard Rohlfs, a 110 anni dalla sua nascita: l'iniziativa è partita dall'associazione culturale "La Radice" che ha in Vincenzo Squillacioti il suo infaticabile presidente, ed è stata subito condivisa dall'amministrazione comunale guidata da Gerardo Mannello, che già dallo scorso anno aveva deliberato a favore.

"Il più calabrese dei figli di Germania", così si legge sulla lapide scoperta nella piazza badolatese, che è stata benedetta dal parroco don Tropiano, davanti alla numero folla di convenuti, tra cui i bambini della scuola elementare che hanno avuto in "adozione" la piazza "G. Rohlfs", per amarla e curarla.

A coordinare i lavori è stato Franco Nisticò assessore esterno all'agricoltura, con delega alla cultura del Comune di Badolato, il quale ha sottolineato l'interesse che l'amministrazione ha nell'investire in cultura, concetto ribadito dal sindaco Gerardo Mannello, che ha ricordato come l'intitolazione di una piazza al Rohlfs è un'iniziativa unica a livello nazionale.

Ospiti d'eccezione i figli dello studioso, Ellen ed Eckart, ai quali la comunità badolatese ha offerto una targa ricordo.

E un emozionato Vincenzo Squillacioti ha preso la parola, ricordando il suo grande amore per il glottologo, al quale la Calabria deve tanto per la passione con cui egli studiò e analizzò i suoi dialetti, e ringraziando l'amministrazione comunale per essere stata sensibile davanti all'iniziativa proposta da "La Radice".

"Oggi siamo in tanti e questo mi rende felice", ha detto il presidente dell'associazione badolatese, menzionando, tra gli altri, la presenza della scrittrice Francesca Viscone, che ha curato i rapporti con le ambasciate di Roma e Berlino, di Achille Curcio, poeta dialettale che a Catanzaro ha fondato l'associazione culturale "Gerhard Rohlfs", di Liliana Concolino, delegata dall'assessore alla cultura di Catanzaro, Wanda Ferro, che ha offerto una targa ricordo ai figli di Rohlfs.

Sulla figura e sull'opera dell'insigne glottologo e dialettologo tedesco ha relazionato Antonio >barbuto, docente di storia della critica letteraria italiana presso "La Sapienza" di Roma.

Dopo essersi compiaciuto per la vivace realtà culturale rappresentata da Badolato, isola felice in un panorama "scarso di attività culturali appena decenti", Barbuto ha lodato l'iniziativa di intitolare una piazza ad una figura "mitica" di studioso "che dedicò gran parte della sua vita scientifica a studiare e a codificare i tesori dei nostri dialetti".

Il glottologo, che andò e venne in Calabria per circa 60 anni e che Barbuto conobbe personalmente, amò profondamente la Calabria e gli aspetti della sua personalità "tedesca" e al contempo "dolce e generosa", le difficoltà della ricerca e la gioia della scoperta possono leggersi nel libro del suo grande amico di Locri, prof. Salvatore Gemelli, "G. Rohlfs, una vita per l'Italia dei dialetti": questo ha tra l'altro sottolineato il relatore, definendo il tedesco "archeologo delle parole", la cui idea di fondo fu che "il grecismo meridionale lungi dall'essere una filiazione del greco bizantino doveva connettersi direttamente alla tradizione della Magna Grecia", tesi formulata dopo anni di viaggi e ricerche pazienti dal 1921 a 1983.

L'opera più famosa del Rohlfs, "Il dizionario dei dialetti delle tre Calabrie" fu il frutto di 36 mesi di soggiorno in Calabria, questo "grande scienziato del linguaggio" che trovò "fieri" i calabresi, i quali, ha sottolineato Barbuto, oggi intitolandogli una piazza dimostrano gratitudine e lungimiranza.

Contentezza e rammarico allo stesso tempo ha espresso Achille Curcio, ricordando le sue lotte fallite perché Catanzaro onorasse della cittadinanza l'illustre studioso tedesco, che ora Badolato immortale dedicandogli una piazza.

L'associazione fondata a Catanzaro da Curcio si prefigge il recupero dei dialetti e dei testi dialettali.

Tra gli interventi quello dello storico Giovanni Balletta, che ha ricordato come Rohlfs è il primo studioso che "dà a noi calabresi l'idea di essere popolo" e quello di Ulderico Nisticò, secondo il quale dopo Rohlfs, iniziatore scientifico degli studi dei dialetti, la ricerca deve continuare essendo lo studio delle Calabrie complesso, è necessario altresì studiare "la sintassi del dialetto ed arrivare alla metalinguistica".

Un commosso ringraziamento a "La Radice"  e all'amministrazione comunale è venuto dal figlio di Rohlfs, signor Eckart, che ha ulteriormente ricordato l'attaccamento del padre alla nostra terra, consegnando al sindaco la "Grammatica storica dei dialetti italo greci" ed esprimendo il desiderio che ricordi e testimonianze del padre, ore custoditi in Germania, trovino collocazione definitiva nella nostra terra. (Viviana Santoro, Il Quotidiano, 16.7.2002)

 

 

GERHARD ROHLFS (di Francesca Viscone)

Scrivere su Gerhard Rohlfs non è certo facile. Il mito dello studioso serio e poco disponibile a perdere tempo, geloso della sua privacy, sprezzante verso le interviste e le conferenze-stampa, si accompagna a quello non meno intenso dell’uomo innamorato del suo stesso oggetto di studio: i calabresi e i loro dialetti, espressione dell’anima e della coscienza, confluita nel monumentale "Dizionario Dialettale delle tre Calabrie", reintitolato nel 1977 "Nuovo Dizionario Dialettale della Calabria".

Gerhard Rohlfs nacque il 14 luglio 1892 a Berlin Lichterfelde. La madre lo chiamò Gerhard per ricordare un avo famoso, esploratore dell’Africa. Era primogenito di otto figli e il padre possedeva un vivaio di piante, di cui già da bambino conosceva a memoria il nome scientifico.

Nel 1913 si scrisse alla facoltà di filosofia, sezione glottologia e lingue neolatine, presso l’Università di Berlino. Chiese una borsa di studio per una ricerca sull’etimologia romanza. Nel 1914 compì il suo primo viaggio di studio, visitando 170 paesini tra la Svizzera e la Puglia, viaggiando a piedi, con lo zaino sulle spalle, parlando con la gente più umile, nelle osterie e nelle trattorie, dormendo in piccoli alberghi e giacigli di fortuna. Conobbe così i più svariati dialetti e si stupì dell’estrema ricchezza dei dialetti italiani.

Ritornò in Germania dove il suo lavoro fu premiato e, due giorni dopo il rientro, si arruolò come volontario. Anche l’esperienza della guerra fu fondamentale per la sua formazione di scienziato. Incontrò infatti un enorme numero di prigionieri provenienti da ogni parte d’Europa e in loro scoprì una fonte inesauribile di ricerca. Interrogò soldati piemontesi, friulani, napoletani, siciliani, genovesi. Incontrò per la prima volta i soldati calabresi e subito gli sembrò che la Calabria fosse una terra linguisticamente vergine e piena di grandi promesse. Durante un’azione di bombardameno il suo plotone fu interamente distrutto ed egli fu l’unico superstite. Incanutì improvvisamente. Fu colpito dai gas tossici. Ritornò a casa nel 1917. Nel 1919 conseguì la laurea in filologia romanza. Negli anni Venti fu conquistato dal sogno di studiare la Calabria, che considerava una "terra incompresa."

Rohlfs si accorgeva che questa regione dalla natura incontaminata era ignorata dai più, soffocata dal governo centrale e colpevolmente dimenticata dai politici.

Quando giunse a Cosenza per la prima volta era il 1921. Non era preoccupato per i pochi agi che poteva offrire la Calabria ed era disposto a percorrerla interamente a piedi.

Nel discorso pronunciato a Bova il 18 marzo 1968, raccontò che allora, nel 1921, era rimasto colpito dalla particolare distribuzione dei dialetti della Calabria. Pensava ad una Calabria latina e ad una Calabria grecanica, ellenizzata. Ciò si notava anche nel costume popolare dei contadini: a nord di Tiriolo essi portavano il cappello calabrese pizzuto, a sud di Nicastro e di Tiriolo usavano la berretta lunga, la berretta a forma di lungo sacco. A queste differenze nel costume Rohlfs associava differenze nel linguaggio: l’abuso del passato remoto sul passato prossimo, la sostituzione dell’infinito con una proposizione subordinata, la presenza ricca di grecismi nel lessico e nella toponomastica, i cognomi e i soprannomi della Calabria meridionale. Rohlfs raccontò che gli alberghi erano pochi e mal ridotti, gli amici di ogni ceto disponibili a dare ospitalità allo straniero che voleva studiare il loro dialetto. Non rifiutò l’ospitalità dei pastori nei loro poveri fienili. Ma i sacrifici e le difficoltà venivano ampiamente ricompensati dalla stima e dall’affetto della gente, oltre che dalla ricchezza delle scoperte.

Viaggiò a piedi, a dorso di mulo e a cavallo. Si recò a piedi lungo l’Aspromonte. Fu un viaggio faticosissimo che lo mise a contatto con numerosi individui primordiali, che gli fecero sentire vicina l’atmosfera della Magna Grecia. Incontrò caprai e pecorai, ma anche proprietari di latifondi. Incontrò uno di quei caprai caratteristici, con calzoni corti e "cioce" di pelle che gli indicò ben 20 parole diverse per indicare la capra, a seconda del manto, delle corna e delle poppe. Una ricchezza di terminologia che aveva come solo paragone quella dei pastori dell’isola di Creta.

Gli scritti degli anni 21-24 raccontano la gioia del ricercatore, ma anche lo sgomento provato di fronte ad una popolazione povera e dimenticata, lontana dalla civiltà.

Rohlfs era spontaneo, semplice e sobrio di modi. Aveva un sorriso allegro ed era capace di grandi sentimenti di amicizia. La sua conversazione era caratterizzata da un susseguirsi piacevole di battute in dialetto, modi di dire e facezie. Ammirava le parole della vita quotidiana. Parlava ad ognuno il suo dialetto, dal Nord Italia alle isole. Fu toscano in Toscana, trentino a Trento, pugliese in Puglia, calabrese in Calabria, siciliano in Sicilia, sardo in Sardegna. Scrive Salvatore Gemelli nel suo insuperato "Gerhard Rohlfs. Una vita per l’Italia dei dialetti" (Gangemi 1990) che Rohlfs ha attraversato lo stivale fermandosi in tantissime città e villaggi tra le Alpi e l’estremo Sud, comparando i diversi modi di dire e le varianti del singolo fonema. Incontrava e interrogava giovani adulti e anziani, contadini e pescatori, falegnami e boscaioli, carpentieri e calzolai, tessitrici, preti, avvocati e medici, monache e donne di casa, "da ognuno apprendendo la terminologia vernacola tipica di quel ceto sociale, di quell’attività professionale." Le sue interviste avevano avuto la sacralità del rito. "Nei campi, nelle bettole, negli angoli delle strade o nelle piazze, dovunque, il suo colloquio aveva, infatti, del rituale, del sacro…"

Come tutti i grandi linguisti tedeschi (ricordiamo von Humboldt, i Grimm,proprio quelli delle fiabe), anche Rohlfs impresse al suo lavoro una dimensione internazionale. Chi lo conosce solo come autore del noto dizionario calabrese-italiano, resterà stupito nell’apprendere che quel cittadino tedesco non era solo in grado di capire e parlare il calabrese, di identificare il villaggio di provenienza di qualsiasi parlante il dialetto della nostra regione. Rohlfs sapeva fare di più. Conosceva il tedesco, l’italiano, il greco, il latino, il francese, lo spagnolo, il rumeno, il ladino e tanti dialetti della penisola italiana, balcanica e iberica. Ha cercato di abbracciare l’intera area romanza e, spinto dal sogno che fosse possibile ricostruire la storia culturale e linguistica della grande Romania, luogo immaginifico e utopico, attraversò la Germania, l’Italia, la Spagna, la Grecia, l’Albania, la Romania, il Portogallo, la Svizzera, la Svezia, l’ Inghilterra, la Francia, la Jugoslavia, Malta, il Principato di Monaco.

Anche come viaggiatore introdusse degli elementi nuovi nella ideologia del Grand Tour classico, superandola, per certi versi. L’italienische Reise era un elemento indispensabile nella formazione del giovane intellettuale tedesco e Goethe seppe meglio esprimere nel Wilhelm Meister la conquista dell’età adulta da parte dell’adolescente europeo attraverso il viaggio. Ma anche la sconfinata nostalgia dell’uomo del Nord per l’incanto del Sud nella figura di Mignon, la bambina rapita dagli zingari dalla sua casa italiana, la villa del Palladio "La Rotonda". Mignon danza bendata tra le uova che, magicamente, nemmeno sfiora con i suoi piccoli piedi e a Wilhelm, suo amico e protettore, chiede: Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn,/ Im dunkel Laub die Gold-Orangen glühn/ Ein sanfter Wind vom blauen Himmel weht,/ Die Myrte still und hoch der Lorbeer steht/ Kennst du es wohl ?/ Dahin! Dahin!/ Möcht' ich mit dir, o mein Geliebter, ziehn!// (Conosci il paese dove fioriscono i limoni?/ Tra il fogliame scuro splendono le arance dorate/ Un dolce vento soffia dal cielo azzurro/ Il mirto è silenzioso e l’alloro alto/ Lo conosci? / Laggiù, Laggiù voglio andare con te!). Goethe non attraversò la Calabria per andare in Sicilia, giungendovi da Napoli per mare. La Calabria veniva infatti evitata dai più, perché considerata una regione aspra e pericolosa. Ma, che si trattasse di Verona o della Sicilia per Goethe, di Firenze per Tieck, di Venezia per Th. Mann, l’Italia intera rappresentava il Sud nell’immaginario dei tedeschi e in essa ritrovavano soprattutto l’ispirazione per la propria vena poetica. Non così Rohlfs. Percorse l’Italia e la Calabria senza l’autoreferenzialità tipica di molti viaggiatori del Grand Tour e nel viaggio dimenticò se stesso, l’etnocentrismo della propria cultura e la conseguente visione del mondo infarcita di luoghi comuni e pregiudizi. Amò l’Italia, i suoi linguaggi e la sua gente, diventando, egli stesso, più italiano degli italiani, più calabrese dei calabresi. Il viaggio di Rohlfs fu soprattutto uno scavo archeologico linguistico. La sua grande passione fu il grecanico. In: "Scavi linguistici nella Magna Grecia" documentò la presenza della lingua e delle popolazioni greche nell’Italia meridionale sin dalla più antica remota antichità. Sostenne che "le isole greche dovevano rappresentare gli ultimi avanzi di un territorio greco assai più esteso nel medioevo e che il grecismo del Mezzogiorno d’Italia, lungi dell’essere una filiazione del greco bizantino, doveva connettersi direttamente alla tradizione autoctona della Magna Grecia." Racconta ancora il Gemelli: Rohlfs trovò oppositori tra i fautori "dell’idea fascista della grande Roma dominatrice di popoli, enfatica assimilatrice anche in campo linguistico. Per questo motivo, all’occhio dei politici e dei pensatori allineati, lo scienziato tedesco era un ‘pericoloso’ pensatore dalle idee sovversive, in quel momento; le sue teorie ed il suo pensiero che, talvolta, assurgeva a rimprovero per il regime, andavano senz’altro contrastate." I suoi problemi con l’ideologia totalitaria che impersersava in Europa si acuirono a tal punto che in Germania, durante il nazismo, gli fu persino impedito di insegnare all’università.

Rohlfs venne per l’ultima volta in Calabria nel 1983.

Non solo la Calabria e l’Italia, ma il mondo intero, hanno ampiamente riconosciuto il suo impegno scientifico. Rohlfs è stato nominato cittadino onorario di Calimera (1965), Castrignano dei Greci (1974) , Martano (1981) (tutte e tre nella grecia salentina); Bora (1966), Candidoni (1979), Tropea (1981) (in Calabria); Bolano (1982, prov. di La Spezia). Ha ricevuto la laurea ad honorem ad Atene (1937), Palermo (1963), Torino (1964), Lecce (1973), Cosenza (1981).

Morì all’età di 94 anni a Hirschau. "Die Suche nach dem Ursprung der Sprache war überhaupt ein Leitmotiv seines Forschens" (La ricerca dell’origine del linguaggio fu il principale leitmotiv della sua ricerca), scrissero sul quotiano Schwäbisches Tageblatt del 13 settembre 1986. Dimenticando però di esaltare accanto alle qualità dello scienziato quelle dell’uomo, che visse dando aiuto a non pochi bisognosi incontrati nelle varie parti d’Europa e che morendo chiese ai suoi amici di non inviare fiori sulla sua tomba, ma sussidi economici per alcuni bambini dell’Italia meridionale.

Rohlfs fu un grande europeista. Riteneva che la sua data di nascita (il 14 luglio) non fosse casuale e la collegò sempre alla festa nazionale francese, che considerava simbolo del superamento dei confini nazionali e del suo amore per l’area romanza. (Francesca Viscone, 19.7.2002)

 

IL CONSIGLIERE DI MAGGIORANZA STAGNO SOTTOLINEA I RITARDI "AMMINISTRAZIONE LENTA"

Al sindaco di Badolato Gerardo Mannello, ai consiglieri di maggioranza e alla cittadinanza tutta scrive una lettera aperta il consigliere di maggioranza Gaetano Stagno, per "informare su alcuni fatti – afferma – e sottolineare quanta poca importanza rivestono tutte quelle manifestazioni vuote e privi di significato, che concorrono più a demolire l'immagine dell'amministrazione che a renderla, agli occhi degli elettori, efficace ed efficiente". "Infatti – continua il consigliere – come si può pensare a feste, quando a Badolato manca l'acqua, e il turista, anche se attratto dalla spettacolarità del vecchio Borgo, rimane assolutamente sconcertato quando non può attingere alla fontana pubblica, all'antica fontana (che ha rappresentato anche un punto d'incontro per generazioni) ora demolita senza una spiegazione plausibile, recando un'offesa alla cittadinanza legata al sito da affetto e ricordi". "A questo – si legge ancora nella lettera – si deve aggiungere al cattiva gestione della pulizia delle strade, che è indice di inciviltà e produce un disagio notevole ai visitatori del Borgo, ma anche ai residenti. Ritengo sindaco che dopo un anno di amministrazione, di concreto nulla si è stato attuato e niente di fatto è stato dato alla gente che con il loro voto ha concesso la fiducia a tutti noi. Per non parlare, poi, delle disfunzioni degli uffici comunali, dove i bisogni della gente non trovano un'adeguata risposta". Dopodiché stagno pone alcuni interrogativi al sindaco. "Cosa pensa di fare circa la carenza idrica che assilla la quotidianità della gente dell'antico Borgo? A cosa serve autorizzare i nostri tecnici a soddisfare i bisogni di altre amministrazioni? Forse per giustificare i ritardi per il lavoro svolto altrove nei giorni in cui, invece, dovrebbero prestare la loro opera negli uffici comunali? Signor sindaco ritiene proprio che quanto sopra esposto non debba trovare una risposta confacente alle esigenze della gente e al programma, abbondantemente sbandierato nella campagna elettorale, ancora in attesa di essere attivato". (Patrizia Greto, La Gazzetta del Sud, 20.7.2002)