Gil Botulino

The German Observer
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INCONTRI 

Sabato Santo a Badolato

Anche la Pasqua rappresenta un momento di forte aggregazione sociale, soprattutto una grande festa di gioia per quanti, innamorati di questa terra, hanno vissuto l'angoscia dell'abbandono e della inesorabile decadenza del borgo. Ci si ritrova tutti, amici ed estranei, in comune la passione per le chiesette, i vicoli, il panorama, il dialetto, le preghiere, i canti, ci si ritrova lì. Sabato Santo davanti alla Chiesa dell'Immacolata Concezione. Una perla di pietra che si staglia contro il mare e il cielo blu, mentre i campi, dorati dal sole, scendono quasi accecanti verso una spiaggia bianca e larga. Una magia di colori.

Intorno alle 13, quando il sole ha oltrepassato lo zenit, inizia la processione.

La croce processionale del XIX secolo esce dalla Chiesa dell'Immacolata, accompagnata da otto cantori che recitano devotamente la passione di Gesù e il dolore della Madonna. Questi canti "narrativi" risalgono con ogni probabilità al sec. XVIII.

Il Cristo morto è disteso su un giaciglio aperto e ricco di veli bianchi, agli angoli piccoli angeli vestiti di viola, bambole di antica fattura e dall'espressione particolarmente intensa. Uno di questi angeli sta come arrampicato sulla croce ai piedi della statua.

Contemporaneamente al Cristo morto, come in sogno in cui la dimensione temporale non è logica, ma quasi allucinatoria, un altro gruppo di attori recita la drammatica ascesa al Calvario: un Cristo con addosso una tunica viola, i capelli neri lunghi riversi davanti al viso, circondato da otto giudei scalzi vestiti di giallo, porta una Croce penitenziale, seguito dagli altri due condannati, che si trascinano sotto il peso di un ceppo a cui sono incatenati. I capelli lunghi e neri coprono il viso, in un estremo atto penitenziale che garantisce l'anonimato del peccatore. Una volta c'era l'abitudine di pungere la testa del Cristo e di percuoterlo realmente con la sferza.

Il personaggio del capo dei giudei viene tramandato di generazione in generazione. I giudei tengono il Cristo legato con delle funi bianche e lo accompagnano chiudendolo in un cerchio magico. Ogni tanto di fermano e gridando scorrono le cordicelle allontanandosi e avvicinandosi, simulando così l'atto della tortura del condannato.

Un gruppo di giovinette vestite di nero e con il capo coperto incede lento e silenzioso, le mani giunte in segno di preghiera.

I Confratelli, in abito bianco e mantellina celeste, si fermano a tratti formando un cerchio e intonano gli antichi canti di invocazione alla Vergine.

Una tunica bianca e un cappuccio con i soli fori per gli occhi coprono interamente i penitenti. Portano sul capo una corona di spine e si battono la schiena, ormai adeguatamente riparata, con fruste di metallo che fanno tintinnare nell'aria come tanti campanellini.

Gli alabardieri portano l'alabarda e lo scudo di legno, il petto ricoperto dalla lorica fatta di lamine di zinco, sulle spalle un mantello a fiori. Indossano una mantellina, un elmetto di latta, ma soprattutto molti merletti, pizzi, ricami, una sottana femminile ricamata, da cui spuntano i calzoni corti a balza, la mano rivestita da guanti.

Quando passa l'Addolorata, l'abito nero finemente ricamato con tralci e spighe dorati, gli anziani le si avvicinano uscendo dalle file degli spettatori e appuntando sui nastri, svolazzanti sopra il vestito nero, banconote provenienti da ogni parte del mondo.

La processione è chiusa da innumerevoli fedeli in preghiera.

La musica svolge una funzione di primo piano creando un'atmosfera drammatica e coinvolgente. Alla banda si affiancano i tamburi e il rullante.

Il percorso è piuttosto lungo e si snoda dal Calvario della Chiesa dell'Immacolata attraverso la curva del Girone fino alla lontana e splendida Chiesa del Convento di Santa Maria degli Angeli, dove arriva dopo circa tre ore.[....] Quando la processione ridiscende si ferma a metà del ponte Granele, dove l'Addolorata viene consegnata alla confraternita di Santa Caterina, un evento che un tempo era spesso accompagnato da risse. Si continua il cammino verso il paese fermandosi per diverse stazioni. Tra queste ricordiamo la Chiesa di Santa Caterina, una cella basiliana costruita intorno all'anno mille, la Chiesa del convento dei Domenicani fondato nel 1558, la chiesa dell'Annunziata e la Chiesa Matrice dove infine alle ore 20 viene celebrata una suggestiva cerimonia religiosa.

Questa processione, insieme a quella dell'Assunta, rappresenta una rarissima occasione per visitare le chiese di Badolato, altrimenti chiuse.

Da non perdere la Cumprunta, l'incontro tra la Madonna e Gesù risorto, domenica di Pasqua, decisamente diversa da tutte le altre. Anche qui c'è qualcosa che contraddistingue Badolato: la gara degli stendardi e i tamburi. Il tamburo corre corre per tutto il paese, lungo le strade percorse dalla processione, fino al Convento degli Angeli, fuori paese. Il tamburo non deve essere raggiunto dallo stendardo poiché, se questo lo raggiunge, lo rompe e ciò costituisce un'umiliazione. Gli stendardi hanno circa 6 centimetri di diametro, sono alti circa sei metri e vengono ballati sul palmo della mano o sulla bocca. È probabile che questo rito riproduca gli antichi antagonismi tra i quartieri.

Queste processioni non sono solo un momento di attrazione per i turisti. La loro ritualità ci riporta indietro nel tempo, riscopre l'intensità della fede popolare, e nello stesso tempo ad essa si mescola un forte paganesimo che ricorda i riti propiziatori della primavera, della rinascita e del risveglio della natura. Il sentimento religioso viene espresso in una rappresentazione scenica in cui il sacro e il profano si confondono e non sono facilmente separabili l'uno dall'altro.

Francesca Viscone, "Incontri", La Mongolfiera Editrice, 2002