allegato B alla DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE N. 063 DEL  07.12.2001

    L'esigenza di questo consiglio comunale nasce dall'analisi degli ultimi fatti che si sono verificati nel nostro paese. Dobbiamo inanzitutto premettere che Badolato non è un'isola felice, dove regna sovrana l'armonia e la letizia, ma un paese come tanti nel mezzogiorno italiano, con i suoi problemi e con gli affanni che si legano al lento evolversi di una civiltà fatta di buoni sentimenti, ma non sempre di buoni risultati.
    La minoranza presente in questo consiglio comunale sembra a volte dimenticare tutto questo. Dimentica persino che pretende consigli comunali con punti all'ordine del giorno espressamente richiesti e poi, all'atto pratico, abbandona l'aula. Lancia accuse e non consente replica alcuna. In poche parole si comporta come la più bieca delle dittature. Non si pyò minimamente pensare di essere gli unici depositari della Verità.
    Come tutti i paesi meridionali, Badolato ha il problema dell'acqua durante l'estate, ma solo qui è colpa dei soliti "noti". Badolato ha il problema della disoccupazione giovanile? È sempre colpa dei signori di cui sopra. Non ci sono i soldi per questa o quell'opera necessaria allo sviluppo del paese? Si sa di chi è la colpa. Quello che non si sa mai è quale sia il possibile rimedio. Non si vuol dimostrare con i fatti, e non solo a parole, che qualcuno sarebbe in grado effettivamente di agire meglio per lo sviluppo della comunità. Un qualcuno che, dimentico di non essere stato autorizzato da alcuno a spargere veleno su quanti hanno liberamente esposto la loro personalità al servizio della gente, che ha dimostrato di apprezzare con ampio margine di consenso popolare, non perde occasione di gettare discredito, per di più in modo del tutto gratuito e gravemente offensivo, su un'amministrazione che sta facendo il suo meglio per cercare di risolvere i problemi di tutti gli abitanti del comune.
    Quel che è accaduto nella notte del 25 novembre è grave e ha offeso tutta la comunità badolatese. Questo lo sappiamo tutti e tutti, insieme e indistintamente, lo condanniamo. Quello che non sopportiamo è la strumentalizzazione di questi fatti: non si può, da nessuna parte politica, prendere questi avvenimenti come pretesto per lanciare più o meno velate accuse a persone di specchiata moralità con un passato un presente ed un futuro pieno solo di rispetto per tutti gli avversari, che prima di tutto sono amici, visto che in un paese di 3000 abitanti non può che fornire questa immagine. Non ci si può dimenticare che siamo quasi tutti parenti, che tutti abbiamo rapporti che vanno al di là della semplice conoscenza: ognuno sa tutto o quasi dell'altro. Allora non si spiega l'acredine di alcuni, o meglio, forse potrebbe essere spiegato con semplici considerazioni che non vogliamo e non dobbiamo fare, in questo momento. Dobbiamo rimboccarci le maniche e far sì che avvenimenti di questo genere non succedano più. Dobbiamo realmente far sì che i nostri giovani abbiano interessi più alti di quelli che attualmente hanno, dobbiamo favorire iniziative tese alla creazione di posti di lavoro, di strumenti idonei a fornire a tutti gli abitanti obiettivi positivi di effettiva crescita culturale. Come fare possono anche suggerircelo i nostri amici che siedono sui banchi dell'opposizione e non considerarlo come un segreto prezioso per un fantomatico giorno che li vedrà dalla parte della maggioranza. Tutti siamo capaci di criticare, pochi sono in grado di costruire, magari senza urtare la sucettibilità di qualcuno. Adagi popolari insegnano che per fare una frittata bisogna rompere le uova, e dicono anche che chi si loda si imbroda. Noi non siamo qui per metterci in mostra o per far vedere che siamo meglio di altri: siamo qui per lavorare al servizio di una comunità che vuole che noi lavoriamo per essa. Agli amici dell'opposizione vogliamo far notare che è fuori luogo accusare sempre e comunque, che è fonte di possibili comportamenti non controllabili questa condotta tesa solo a dire "Hai sbagliato, io farei di meglio", senza neanche far intravedere quale sia il meglio prospettato. ma non dobbiamo cadere in questi tranelli: noi siamo la maggioranza, a noi è stato legittimamente affidato, dal popolo, il compito di amministrare questo comune: dobbiamo dimostrare al popolo di saperlo fare e di essere al di sopra delle ingiuste accse che ci piovono addosso. Perché, cari amici, è una gravissima accusa anche quella dell'ignavia di cui ci tacciate: quanto all'accusa di omertà non possiamo non rispedirla al mittente perché non ci tocca minimamente, in quanto noi non sappiamo, come dismostrate di saperle voi, certe cose. Voi, che dite di sapere certe cose dovete avere il coraggio di dirle apertamente, non noi che non sappiamo. E poi, sempre con le vostre solite espressioni: "Sì ma lo sai che non è diretto personalmente a te, conosciamo la tua integrità personale": non basta più, tutti noi facciamo parte della maggioranza, siamo gli amministratori e ne siamo orgogliosi. Dite che noi non abbiamo espresso la nostra solidarietà a chi ha subito danni da questi incresciosi episodi: non siete informati o fate finta di non esserlo. Dite di non essere come noi e questo non può che farci piacere: noi sapremmo stare al nostro posto anche all'opposizione e, non, come fate voi ogni volta, lanciare accuse indegne e po alzarvi e abbandonare l'aula senza darci la possibilità di replicare alle vostre farneticazioni. Personalmente affermo che questo è il momento di rimboccarci le maniche e di mostrarci uniti contro intimidazioni che non hanno ragione di esistere in un paese civile. È il momentodi pensare a come reagire, ma ancor di più come fare in modo che simili avvenimenti non debbano più ripetersi. Come docente di scuola superiore ho modo di capire che molti dei nostri giovani presentano sintomi di devianza e, se non adeguatamente guidati, possono intraprendere percorsi non proprio corretti. Questo per mancanza di trutture sportive, ricreative. I nostri giovani non hanno meglio da fare che ciondolare senza meta nelle vie del nostro paese, quando non trovano una macchina per uscire verso Soverato o Catanzaro. Non hanno altre alternative: non c'è un cinema, un locale dove stare insieme per discutere di problemi tipici della loro età; non ci sono attrezzature per praticare sport, non c'è nessuno pronto a capire che i loro pensieri sono rivolti esclusivamente al giorno che li vedrà uscire fuori da questa realtà per l'università o per cercarsi un lavoro al nord o all'estero.
    Allora come fare? Cosa offrire ai nostri giovani? Chi ha idee sappia che questo è il momento di metterle al servizio della comunità. Ogni idea può essere preziosa. Me ne vengono in mente alcune, in ordine sparso:
    - recupero di antichi mestieri
    - recupero delle tradizioni popolari
    - istruzione personalizzata: corsi di scrittura, di lingue straniere, di ausili all'apertura di imprese individuali
    - centri di educazione musicale
    - centri di educazione sportiva
    - laboratori teatrali
Abbiamo le strutture idonee, o possiamo procurarle. Non dimentichiamo che, nell'antica Grecia, la scuola nacque come alternativa all'ozio in cui versavano i giovani. Si capì che era meglio impiegare il tempo per imparare piuttosto che per non far niente. L'ozio spesso induce a cattivi pensieri, l'insofferenza porta a pensare che non esistano alternative ad una grigia esistenza fatta solo di cose brutte, che bisogna emergere ad ogni costo. anche per mezzo di azioni malefiche.
Bisogna cambiare un po' il modo di pensare, modificare quella cultura di rassegnazione che da sempre ha condannato il meridione a cercare solo di tirare a campare. Abbiamo capacità per fare meglio di tutti i paesi industrializzati di questo mondo, dobbiamo solo saperci credere.
    Deve cambiare la nostra cultura: all'idea del sospetto, dell'inganno deve subentrare la fiducia nel prossimo, la cerezza che anche l'altro ha a cuore gli stessi problemi che tutti hanno ben presenti. Mi rendo conto che può sembrare pura utopia, soprattutto in un paese di 3000 anime dove tutti sanno tutto dell'altro ed ognuno crede di capire quali effettivamente siano i reali scopi di ciascuno che investe il suo tempo per la comunità. Fiducia ci vuole e, lasciatemelo dire, quel giusto abbandono nelle mani di coloro che sono chiamati ad amministrare. Che poi siano liberi anche di sbagliare; purché lo facciano sempre in buona fede.
Badolato, 07/12/01 Firmato Giovanni Bove


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