Ludus ovvero la sua mano
                                                      ( per Adriano Spatola )

 

Glottide APERTA, respiro
la vocale, attiva,
con quel solo
morfema.

 

spinte di consonanti, filtrate
dal fin da lontano
evidente.

                                       Paul Celan

 

 

L’insieme di segni alfabetici tipografici corretti da mano mutilante un antico sapore, curiosa di frantumare e deviare quel significato così radicato nelle sue dita, desiderosa di collocare quei "resti" in uno spazio vergine che accolga la "diversa significanza dei simboli di sempre e uno spartito di suoni muti.
Essi arrivano come immagini-segni, immagini trasmutate di un linguaggio verbale ormai spogliato. Così nel lungo viaggio ritorna a un segno.
Nella orizzontalità del pensiero c’è un accumulo, l’eleminazione delle scorie è vitale, non selettiva, non moralistica: accumulo di res "divergenti, frazionate,discordanti" e la proposta è offrire una possibilità di....
Partire da e arrivare a lo "zeroglifico": non annullare, non percorrere lo sfinimento della parola, non violentare fonemi, ma, percorrendo l’iter a ritroso, usare segni di origine per formulare immagini verbo-visive-sonore.
Cantus signa verba
verba signa cantus
verba cantus signa

 

Suoni-parole-segni si muovono su e in spazi aperti e ricordano la propria memoria gettata in un piccolo angolo.
La casualità delle "forme" è una attenzione.
Quella mano non percorre luoghi altrui perché dona visualità a fonemi frantumati che, perdendo il loro valore semantico, ne assumono uno visuale.
Il "non senso", dunque, fa sì che quei segni assumano un altro valore, quello di immagine.
L’immagine "oggettiva" visuale ha il suo alfabeto segnico e allora le parole rotte diventate "signa visivi", perso l’antico significato letterario, liberatesi da quei vincoli si muovono come nuovi elementi formali. Ma non ha dimenticato,la mano,essa dice: "sono i segmenti di un segno intelligente in cerca di percorso dentro l’altro mosaico".
E allora il ludo, senza ironia né sarcasmo né amarezza, un giuoco pubblico con occhi da furetto per carpire e rubare le sfaccettature, l’io in divenire e quelle segrete emozioni che nascono, ogni attimo, nel ripetere gesti o nello scoprire negli oggetti rare-uniche ed "eguali" vibrazioni.
La mano raccoglie quei segmenti che ha creato ma anche quelle parole stanche ed inutili che, ora, per lei vibrano come incantanti suoni così teneri nella loro asprezza.
La sua scrittura, di segni come di parola, dice dell’estendersi dei suoi tentacoli.

 

 

( catalogo mostra 1988 )