Franco Ruffa
Riflessioni sugli allenatori stranieri di Ginnastica
"Fino a qualche tempo
fa le scuole dell' est europeo delle varie specialità di Ginnastica (Ritmica,
Artistica maschile e femminile) erano considerate, giustamente, quanto di meglio
esistesse al mondo per questo sport. La bravura degli allenatori e la supremazia
quasi completa dei ginnasti,a
parte qualche importantissima eccezione come il nostro Juri Chechi, erano però
strettamente connesse e quindi esaltate dall'organizzazione sociale e sportiva
di questi paesi. Per ottenere i migliori risultati la pratica sportiva agonistica
passava sopra alle abitudini delle famiglie ed alle necessità psicologiche
e culturali dei bambini e dei ragazzi ritenuti in possesso di requisiti fisici
superiori.
Lo sfascio politico ed economico dell' Unione Sovietica ha determinato in alcuni
Stati dell' ex Impero una sorta di continuità di comportamento e di risultati,
in altri un progressivo, ed in alcuni casi repentino, calo di prestazioni. Ma
è soprattutto nel contatto con l' estero, quindi con il nostro mondo,
che gli allenatori dell'est hanno confermato i loro problemi a riprodurre fuori
dal loro consolidato sistema metodi di allenamento e risultati
in linea con quanto praticato. Da noi le famiglie, che il metodo sovietico vedeva
quasi come una palla al piede alle necessità di addestramento, hanno
fortunatamente il "vizio" di intervenire, di appropriarsi di una parte
della vita dei loro figli ginnasti, di pensare ad un futuro che non sia soltanto
quello sportivo. Ecco perchè i pur bravi allenatori esteri stentano a
raggiungere in Italia i risultati che hanno reso ricco il loro curriculum in
Patria. Ecco perché abbiamo dei tecnici italiani che attualmente sono
per lo meno pari ai loro più illustri colleghi stranieri ed ottengono
risultati anche superiori. Non è per nazionalismo o nostalgia autarchica
fuori luogo che dico questo, ma per riconoscere il giusto merito a chi, in casa
nostra, è capace di valorizzare al meglio i ginnasti conoscendo il territorio,
le esigenze sociali e culturali delle famiglie e dei ginnasti che ha a disposizione."
Biella, 22 aprile 2001 Franco Ruffa
"Sin dai loro primi
scontri con la Nazionale sovietica, alla fine degli anni sessanta, le ginnaste
italiane ribattezzarono con immaginifica inventiva l' acronimo in alfabeto cirillico
dell' Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (CCCP) con la significativa
frase Col Cavolo Che Perdiamo. La scuola russa era superiore a quella italiana
per due motivi. Maestri di danza e coreografi del Bolscioi avevano una parte
fondamentale nell' addestramento delle ginnaste mentre da noi la danza non poteva
neppure essere nominata. Quando, in qualità di pianista della squadra
nazionale e delle ginnaste individualiste, chiesi all' allora Direttrice Tecnica
nazionale Andreina Gotta Sacco che differenza vi fosse fra Ginnastica e Danza
(evidentemente per me la domanda era retorica in quanto notavo più somiglianze
che diversità) venni fulminato da un'occhiata eloquente. Non bisogna
dimenticare poi la quantità di lavoro svolto. Da noi la squadra nazionale
nacque nei corsi di Ritmica dell' ISEF di Torino e le ragazze, oltre ad allenarsi
nelle ore di lezione, si trovavano nelle vacanze estive, di Natale, Pasqua
Le ginnaste sovietiche già allora vivevano quest' esperienza come un
lavoro. Gli esercizi italiani brillavano per inventiva e gusto estetico ma in
generale risultavano meno precisi, e non poteva essere diversamente. Nacque
così, anno dopo anno, il mito della Ginnastica Sovietica, insidiata da
quella, altrettanto efficace e precisa, bulgara e con inserimenti dignitosissimi
della Nazionale italiana, di gran lunga prima di tutte le Nazioni occidentali.
Mitico fu, ad esempio, il bronzo conquistato a Cuba nel 71 dalla squadra di
cui faceva parte Anna Miglietta. Quel successo entusiasmò tra gli altri
l' indimenticato Enzo Tortora, presente a Cuba al seguito della Nazionale di
Rugby.
Paradossalmente alla Ginnastica italiana, in questi anni messasi al passo per
quanto riguarda danza e quantità di lavoro, ha nociuto la dissoluzione
dell' impero sovietico. Infatti ai Campionati Europei di Ginevra appena conclusi
l' Italia sarebbe quarta dietro URSS, Grecia e Bulgaria. A ciò si aggiunga
che molte nazioni come Grecia, Svizzera, Spagna sono preparate da allenatrici
dell' est europeo. Questa copertura quasi totale del mondo della Ginnastica
Ritmica fornisce poi alla casa madre Russia il determinante valore aggiunto
di avere un corpo giudicante pronto, pur nelle inevitabili lotte intestine,
ad assicurare il proprio appoggio in modo proporzionale alle nazioni di appartenenza.
E' dunque ancor più miracolosa la resistenza ormai più che trentennale
di questa nostra amata, e sola, Italia al top della Ginnastica, il tutto grazie
alla bravissima allenatrice Emanuela Maccarani, e prima di lei a Maria Rosa
Rosato, Anna Miglietta, Amalia Tinto."
Biella, 17 giugno 2001
Franco Ruffa, consigliere regionale F.G.I., già pianista della Squadra
nazionale e delle individualiste di Ritmica