E' un fenomeno abusivo da
250 miliardi l'anno e più. Che con la
sentenza della Corte di Cassazione emessa prima
dello scorso Natale dovrebbe aver trovato finalmente
una sua definizione. Stiamo parlando delle fotocopie
abusive di libri universitari, soprattutto quelli
di carattere scientifico e delle riviste specialistiche.
Succedeva infatti che, ad esempio, un libro
di medicina per scuole di specializzazione in
vendita al costo di 200 mila lire venisse offerto
in copisteria a 30 mila lire circa. Con un danno
economico evidentemente rilevante per le case
editrici e di conseguenza anche per gli autori
dei testi. Per la verità la sentenza
della Suprema Corte (terza sezione penale) non
ha fatto altro che riconfermare che "è
reato fotocopiare libri", ma costituisce
in ogni caso una importante affermazione di
principio perchè il fenomeno, diffuso
più di quanto non si immaggini, non era
in pratica più proseguito dalla Procura
della Repubblica a livello territoriale, anche
se lo scorso anno le Procure di Torino e di
Bologna avevono eseguiti massicci sequestri:
in una sola copisteria erano state trovate 250
buste contenenti la fotocopia di altrettanti
libri di testo. Ogni fotocopia non era altro
poi che la matrice per eseguire larghe tirature
dei libri stessi. "Con la sentenza della
Corte di Cassazione - sostengono all'Aidros
(l'Associazione Italiana per i diritti di riproduzione
delle opere a stampa) - si risolve definitivamente
anche una questione di diritto particolarmente
delicata. Taluni avevano infatti ritenuto che
la recente legge n. 159/93 avesse sostituito
la sanzione penale con una sanzione amministrativa
riguardo all'ipotesi di reato posta a tutela
del diritto degli autori e delle case editrici
sui libri. L'estate scorsa, infatti, era stata
diffusa con grande risalto la notizia di una
sentenza della Pretura di Torino che aveva ritenuto
invece depenalizzato il reato, con conseguente
applicabilità nei confronti dei responsabili
delle sole sanzioni amministrative: da uno a
dieci milioni. La Corte d'Appello di Bologna,
nello stesso periodo, aveva invece confermato
che è un reato fotocopiare abusivamente
opere tutelate dal diritto d'autore". La
Suprema Corte ha confermato la sentenza bolognese,
ritenendo quindi che la nuova legge aggiunge
alla sanzione penale (prevista dall'art. 171)
della legge sul diritto d'autore una ulteriore
sanzione amministrativa a tutela del diritto
degli editori. E' chiaro che le fotocopie abusive
dei libri di testo universitari hanno provocato
danni rilevanti alle case editrici alterando
la correttezza del mercato. Il fenomeno si è
accentuato particolarmente alla fine degli anni'80
quando lo sviluppo tecnologico ha portato a
una notevole riduzione dei costi di fotocopiatura.
D'altro canto è pure opportuno rilevare
che se gli studenti dovessero acquistare tutti
i libri di testo previsti per gli esami sarebbero
costretti a spendere svariati milioni, quando
invece a volte a loro occorrono solo pochi capitoli.
Così la soluzione più conveniente
diventa quella della fotocopiatura delle pagine
necessarie. E questi casi non costituiscono
certo un danno alle case editrici. Danno che
invece si configura quando si fa un commercio
sistematico e sotterraneo dei testi da parte
delle copisterie pirata. E' necessario perciò
che si stabilisca un limite per le riproduzioni
lecite, e al riguardo si pensa al 10% di un
libro. Un limite che in altri paesi è
stato applicato: si va dal 5% dell'Inghilterra
al 50% della Finlandia.
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