OH BELLO CIAO!
di Andrea Martini


Un partigiano coraggioso, un uomo forte e buono: così ricorderemo Ennio Baldinelli, che ci ha lasciato domenica 2 dicembre, portato via da un male inguaribile.
Impossibile dimenticarlo, sempre sorridente e allegro a spasso nel suo quartiere popolare, il Piano di Ancona, che 74 anni fa lo vide nascere e dove ha sempre vissuto. Ennio era conosciutissimo per la sua energia vitale, la sua simpatia, il suo altruismo e la sua militanza comunista, iniziata in clandestinità quando era poco più che un bambino, negli anni '40 durante il fascismo. Le sue imprese e le sue avventure da ragazzo partigiano possono essere lette nel libro "Ottavo Chilometro" di Wilfredo Caimmi, suo compagno e amico in quell'epoca di stenti e morte. Fin da piccolo Ennio Baldinelli ha amato la libertà e odiato la dittatura orrenda imposta da Mussolini e Hitler al popolo. Ha speso la sua vita di lavoratore combattendo le ingiustizie, a fianco degli oppressi, rafforzato e incoraggiato nello spirito dalle idee rivoluzionarie e dagli insostituibili valori umani del socialismo, che gli hanno fatto da guida.
Tutti noi giovani della sinistra antagonista anconetana abbiamo voluto bene ad Ennio per la sua capacità di ascoltarci, consigliarci e aiutarci nelle difficoltà che la lotta, e più in generale la vita, ci riservano.
Fino a quando la salute gliel'ha concesso è stato sempre presente con la sua maglietta del centro sociale "Ottavo Chilometro" e il fazzoletto rosso al collo alle manifestazioni, anche alle più lunghe e faticose, come quella bloccata due anni fa a Ventimiglia dalla polizia francese o ai cortei annuali di Rifondazione Comunista a Roma.
Ennio lo si incontrava abbronzatissimo d'estate al mare al Passetto coi "grottaroli", la mattina al mercato del Piano a fare la spesa con "Liberazione" sotto il braccio, la notte al Bar del Disco a dare una mano a Gigi, il gestore.
Era sempre disponibile a cucinare ottime cene di compleanno per i giovani che frequentavano la sede di Rifondazione Comunista di via Macerata, unendosi poi, terminato il lavoro, alla combriccola festante. Quando ci raccontava del suo passato, Ennio ci faceva dimenticare che il tempo scorreva e spesso, tornati a casa, si rischiavano ramanzine da parte dei genitori per il ritardo abissale accumulato!
Come quella volta che rievocò un episodio capitatogli in un appartamento del Piano, durante la clandestinità sotto il regime nazifascista. Assieme a ragazzi come lui, giovanissimi, stava maneggiando dei fucili, quando improvvisamente partì un colpo.
A loro sembrò che quello schioppo secco potesse essere sentito a chilometri di distanza, tanta fu la paura di essere scoperti. Ma in un lampo riuscirono ad evacuare l'abitazione e a sparire. Neanche in ospedale i compagni del Partito e in particolar modo i più giovani, da lui tanto amati, lo hanno abbandonato: ai bordi del suo letto c'era sempre una presenza amica che lo vegliava con affetto.
Ennio lascia un vuoto incolmabile nei nostri cuori, ma la sua bontà e il suo sorriso rimarranno sempre nella nostra memoria. Ciao caro Ennio, poeta della vita e maestro d'umanità!




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