SALENTO

Faremo insieme un viaggio nella storia del Salento, ma sarà un viaggio per immagini, per testimonianze della presenza dell'uomo nel Salento. In prossimità del mare Adriatico, a Porto Badisco, è stato ritrovato un segno importantissimo per la storia del Salento. Alcune decine di anni or sono, quasi per caso, è stata individuata una grotta naturale di Personaggio schematico dipinto nella Grotta dei Cervi origine carsica che era stata rifugio dell'uomo preistorico nel Salento. E' infatti nel Neolitico che viene frequentata la Grotta dei Cervi, così detta per le pitture realizzate con guano di pipistrello sulle pareti della grotta. Nel VII millennio a.C. nelle regioni mediterranee si diffonde la Cultura della Ceramica ( Ceramica Cardiale, perché le prime ceramiche erano decorate con il cardium, la vongola). A partire dal IV millennio a. C., l'uomo modifica il paesaggio con l'aiuto dei rudimentali strumenti di cui si dota, disbosca foreste per creare campi da coltivare e pascoli per gli animali che ha cominciato ad allevare. L'Età Neolitica termina nel Salento con la prima comparsa degli oggetti di metallo. Comincia così l'Età dei Metalli, durante la quale nel Meridione d'Italia si hanno sviluppi che porteranno alla fine della preistoria nella penisola italiana. Con l'età del Bronzo Antico ha inizio la Civiltà del Bronzo: cambia la sfera delle manifestazioni umane, a seguito dei contatti con le popolazioni egee e micenee in particolare che, a partire dal XVI sec. a.C., cominciano a frequentare il Salento instaurando rapporti con gli indigeni. Risale a questo periodo l'usanza di seppellire i morti in tombe costruite appositamente. Si cominciano a diffondere nel Salento i dolmen. Dolmen Stabile Nella Grecìa Salentina, è significativa la presenza di un gruppo di dolmen tra Calimera e Melendugno ( i dolmen Plaka, Gurgulante e Colaresta, quest'ultimo demolito all'inizio del '900 ), anche se uno dei più belli si trova a Giuggianello. Un altro monumento megalitico, presente nell'area, è il menhir.Menir In molte località del Salento sono visibili le specchie , (segle in griko), monumenti di origine più tarda (probabilmente messapica). Nella penisola salentina non sono ovviamente presenti solo monumenti isolati: si formano i villaggi. Roca, insediamento sul mare Adriatico a circa venti chilometri a nord di Otranto, sorge tra la fine del XV e l'inizio del XIV sec. a.C.. Da pochissimo tempo, è stata messa in luce, una grande fortificazione che risale a quel periodo, probabilmente la più imponente d'Italia. A partire dalle origini, la storia del Salento appare legata all'Oriente, il che non deve sorprendere, essendo, questa, una regione di frontiera e nello stesso tempo la più orientale d'Italia. La leggenda vuole che siano stati i Cretesi i fondatori di Lecce, mentre il primo popolo stanziatosi nella penisola salentina, attorno al V sec. a.C., furono i Messapi, di origine illirica. Ma già nell'VIII sec a.C. coloni greci avevano fondato città lungo la costa ionica che diventeranno centri fiorenti di grecità ( la Magna Grecia ), tali da superare il prestigio della madre patria. Esistono del resto nove paesi, nell'area a Sud di Lecce, dove ancora si parla il greco. In questo periodo si sviluppa una cultura e una religiosità di tipo greco-orientale, che costituirà quel sostrato pre-romano e pre-cristiano tuttora non del tutto cancellato, (pensiamo alla sopravvivenza di relitti folklorici, come il tarantismo, ancora oggi osservabili). Proprio con Roca facciamo la conoscenza dei Messapi, la prima popolazione del Salento ad averci lasciato documentazione della sua presenza. Recenti scavi stanno portando alla luce nuovi elementi di conoscenza della cultura, dell'architettura, dell'urbanistica dei Messapi, non solo a Roca, ma anche, per restare alla Grecìa Salentina, a Soleto, punto di snodo fondamentale nel Salento nelle varie epoche, quella messapica, quella romana e quella medievale bizantina (famosi i codici miniati nello scriptorium di Soleto, oggi sparsi nelle biblioteche di mezza Europa). Passando ai segni della presenza di Roma nel Salento, notiamo l'impronta latina nella toponomastica ( i paesi con la terminazione in - ano, come Martignano, Martano, Corigliano, Corsano, Andrano, Melpignano, ecc. ), nelle centuriazioni che coprono gran parte del Salento, non solo in prossimità dei centri urbani.Tracce di una antica strada romanaLe centuriazioni erano moduli di circa settecentoventi metri utilizzati nella suddivisione della proprietà fondiaria, in genere in occasione di elargizioni di Roma ai propri soldati reduci da vittoriose battaglie. Venivano quindi create nel terreno le maglie di una fitta rete che si estendeva in maniera regolare, conservando i parallelismi tra i lati dei rettangoli, delimitazioni che spesso si sono potute individuare grazie alla successiva edificazione, lungo i confini di proprietà, dei muretti a secco, che hanno fissato nel terreno le suddivisioni. Spesso, ai vertici di tali centuriazioni, ritroviamo i menhir che, talvolta, a causa degli spostamenti subiti, non conservano più l'orientamento originario con la faccia larga rivolta al sole. Dopo la guerra tarantina, il Salento diventa provincia romana dal punto di vista amministrativo, ma non culturale, nonostante le deportazioni di massa. I Romani sfruttano la posizione strategica del Salento, costruendovi porti, come quello Adriano di San Cataldo , e a Roca , sulla costa melendugnese. Altri segni della presenza di Roma sono le pietre miliari, ritrovate lungo le strade principali, una delle quali Roca Vecchiaattraversava la Grecìa Salentina: era la continuazione della via Appia che collegava Roma a Brindisi, proseguiva poi per Lecce ( via Traiana ), continuava verso Otranto ( in griko Derentò ) con il nome di Calabra e quindi, seguendo la costa, terminava a Taranto con il nome di Salentina. Il percorso stradale principale, che collegava Roma ad Otranto, era scandito dalla presenza delle stazioni di posta (mansiones e mutationes) distanziate tra loro di circa tredici miglia. All'altezza dell'abitato di Calimera era ubicata la XII, e penultima, stazione di posta romana. La strada principale, prima descritta, era integrata da un sistema viario di strade approssimativamente parallele che collegavano i porti dello Ionio con quelli dell'Adriatico. In prossimità della XII stazione di posta passava la strada che collegava il porto di Roca con quello di Gallipoli, passando per Soleto e Nardò. Questo giustifica il ritrovamento di tombe e relativo corredo effettuato di tanto in tanto, sempre casualmente, nell'area in cui si incontravano le strade prima descritte. Dopo la caduta dell'Impero d'Occidente, si intensificano i contatti con la sponda dei balcanica, sino alle invasioni dei Goti, Longobardi e Bizantini. Questi ultimi lo possederanno sino all'avvento dell'imperatore Ottone II di Sassonia. Il Salento tornerà ancora sotto il dominio bizantino, dopo il 983. Lungo questo arco di secoli, si sviluppa una lenta ma costante penetrazione religiosa della Chiesa d'Oriente, dapprima attraverso l'arrivo di individui isolati che sfuggono alle persecuzioni religiose o politiche, e si rifugiano nelle grotte, lungo la costa ( gli anacoreti ). La fine dell'Impero d'Occidente porta il fenomeno di abbandono della città, a seguito della mutata concezione dei rapporti sociali ed interpersonali. Le persone che prima avevano abbandonato le campagne attirate dalle forme organizzative che Roma dava alle città, tornano a popolarle, a preferire forme di aggregazione più ristrette, fino a scegliere spesso di vivere in nuclei minimi, come in piccolissimi casali o singole famiglie. Nasce la civiltà delle grotte, con una forma insediativa che caratterizza vaste aree della Puglia, soprattutto nel tarantino, dove la morfologia del terreno favorisce l'insediamento di interi villaggi nelle gravine, gli avvallamenti creati nel suolo dallo scorrere dei fiumi per migliaia di anni. Ma la civiltà delle grotte, contrariamente a quanto talvolta si pensa, non era una forma primitiva di vita. Si hanno infatti proprio nelle grotte, nelle cripte, le più alte espressioni d'arte, soprattutto pittorica, grazie alla presenza dei monaci italo greci. L'arte bizantina non si esprime solo negli insediamenti ipogei. Ad Otranto viene affrescata la chiesetta a croce greca di S. Pietro, a Soleto si affresca S. Stefano, si costruiscono tantissime chiesette sormontate quasi sempre dal caratteristico campanile a vela, sia nei centri urbani che lungo la viabilità principale. Sono dedicate quasi sempre a santi di origine orientale: S. Biagio, S. Vito, la Madonna di Costantinopoli , S. Nicola, S. Elia, S. Giorgio. Ed a muoversi erano tantissimi, a dispetto delle difficoltà di comunicazioni; lo testimoniano gli scritti lasciati da tanti viaggiatori che per i motivi più disparati si muovevano lungo le strade polverose: addirittura interi gruppi, come i greci che fuggivano dalla loro patria in cerca di una terra che li ospitasse e trovavano nel Salento un'area in cui si sentivano a casa. Prima i Goti, poi gli Imperatori di Bisanzio, quindi i Turchi, a spingere i greci sulle nostre sponde sono stati in tanti, e per tanto tempo. Un ruolo importante per la storia del Salento lo ebbe il diffondersi del monachesimo bizantino, in particolare quello ispirato a San Basilio. I Basiliani costruiscono ovunque cenobi, chiamando la popolazione alla preghiera, ma anche al lavoro dei campi, e in questo modo contribuiscono alla rinascita agricola della regione. Quando l'organizzazione ecclesiastica bizantina mise radici nel Meridione d'Italia, il Salento si organizzò ad immagine e somiglianza delle altre province dell'Impero Bizantino, con i papades che erano un riferimento religioso e civile insieme. E' in questi secoli che il paesaggio agrario comincia ad assumere l'aspetto che oggi conosciamo: muretti a secco cominciano a delimitare le proprietà, si realizzano le costruzioni a secco che punteggiano ancora la campagna salentina. Nelle costruzioni a secco (dette furni o pagghiari), le pietre vengono sistemate ad incastro, con il graduale restringimento Pagghiaru del raggio della copertura, fino a chiudere con un masso più o meno grande, che funge da chiave di volta, su cui spesso è inciso l'anno di costruzione. Le forme originarie, troncopiramidali e troncoconiche, si sono evolute arricchendosi di scale esterne, di nicchie interne ( che talvolta diventano focolari ), di ballatoi che aumentano la staticità del manufatto e consentono l'essicazione dei prodotti della campagna, da conservare per l'inverno. Spesso, sempre a secco, viene creato attorno alla costruzione un recinto per gli animali. I furni vengono realizzati anche a gruppi di due o più corpi. Il paesaggio agrario della Grecìa Salentina assomiglia tantissimo a quello delle isole egee, Creta in particolare, da cui è arrivata nel Salento parte dei nostri progenitori. In seguito ci furono i Normanni sino all'arrivo degli Svevi, e di lì a poco degli Angioini. Nel 1356 il Salento conoscerà un periodo di relativa tranquillità sotto gli Enghien, illuminato da una figura di saggia amministratrice, Maria d'Enghien, autrice di un notevole corpo di leggi, le "Costituzioni", e in seguito sotto la dinastia degli Orsini del Balzo, signori di Taranto.Veduta della torre Testimonianza della civiltà e del gusto dell'epoca è la splendida guglia di Raimondello Orsini del Balzo, a Soleto. Nel 1463 il Salento diviene possedimento degli Aragonesi che lo governeranno secondo un sistema di sfruttamento feudale, usandolo, come di lì a poco Carlo V, come terra di confine, contro le incursioni barbariche e le mire espansionistiche dei Turchi. Questi attaccheranno Otranto, nel 1480, con una poderosa flotta al comando di Acmet Pascià. La resistenza degli abitanti verrà punita con l'uccisione di ottocento di essi. Gli storici sono concordi nel ritenere che il loro gesto eroico abbia avuto l'effetto di fermare l'avanzata turca in Occidente. Il sacco di Otranto, oltre che segnare col colore del sangue la fine di un secolo, impone soluzioni nuove nella costruzione delle città, nell'approntamento dei sistemi di difesa, nell'organizzazione dell'amministrazione. Si rafforzano i casali chiusi (cinti di mura), si creano città fortificate ( Acaya ), Torre del Serpente si modificano i muri di difesa ( privilegiando non più l'ostacolo all'offesa costituito dall'altezza del muro, ma l'ostacolo che alle nuove armi da fuoco a tiro radente offre un maggiore spessore dei muri ), si crea lungo le coste il sistema di avvistamento con torri di guardia. Torre di Roca Vecchia Realizzate a partire dal '500, sotto il regno di Carlo V, le torri costiere costituivano un sistema di avvistamento che consentiva di approntare difese di emergenza in occasione di incursioni dei turchi o dei pirati illirici. Sono realizzate in pietra locale ( in genere pietra leccese ), hanno forma troncopiramidale o cilindrica. Le torri si sviluppavano su due piani e come sistema di segnalamento utilizzavano il fuoco, acceso, in caso di pericolo, sulla sommità della torre. Distanti in media tre chilometri l'una dall'altra, punteggiavano tutta la costa delle regioni meridionali. Sono tuttora visibili lungo la costa pugliese ed il Salento, in particolare, conserva in buona parte integra la struttura delle costruzioni. In tal senso si modificano le difese dei castelli, da Roca ad Otranto, da Copertino a Lecce.Castello di Roca Altri manieri, invece, che hanno perduto la loro funzione difensiva, vengono ristrutturati, diventando residenze nobiliari, come Corigliano, Martano. Nelle campagne, soprattutto in corrispondenza della costa bassa, che facilita l'approdo, si creano grandi masserie fortificate, nuclei autosufficienti dotati di elementari sistemi di difesa passiva, dove si sviluppa un primo embrione di capitalismo agricolo. Il Concilio di Trento, segnò una svolta nella decadenza della grecità nel Salento. La Roma dei papi rafforza la propria presenza nel Salento con la creazione di una rete fittissima di conventi e monasteri. In tale maniera, il Papato impone senza eccessivi traumi la sostituzione, di fatto, del rito latino a quello greco, aiutato dalla mancata venuta nel Salento di nuovi papades, i soli che, per il loro livello culturale, potrebbero garantire la continuità della civiltà di cui sono espressione. I vecchi insediamenti in grotta sono stati ormai sostanzialmente abbandonati. Di ipogeo restano i frantoi, anzi ne vengono creati sempre di nuovi. Nei paesi, elemento fondamentale dell'edilizia domestica è la casa a corte. Tipologia diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo con poche varianti, la casa a corte risolve le esigenze abitative di una società povera. Accanto alle costruzioni povere dei contadini, nascono i palazzi signorili, all'inizio con la linearità, la semplicità delle costruzioni rinascimentali, poi, col passare del tempo, con la ricchezza sempre più ridondante che il nuovo stile, il barocco, regala a balconi, portali, logge. Sotto gli Spagnoli, Lecce diventa "la più bella del reame", Rosone seconda solo a Napoli, centro di vita cortese e di attività artistiche che, oltre ad attirare nobili e studiosi, daranno impulso a una vasta attività architettonica che designerà il volto barocco della città e dei paesi intorno. E' una gara nel costruire il più bell'edificio, il più finemente decorato, nella quale si distinguerà il vescovo Pappacoda, a cui si devono alcuni fra i più insigni edifici. Sorgono in questo periodo accademie e si diffondono gli ordini religiosi, promotori di notevoli iniziative culturali. Otranto - Da G.B. Pachinelli,  Il Regno di Napoli in Prospettiva, Napoli, 1703 Ma bisogna arrivare al '700 per avere la massima espressione dell'arte barocca favorita dall'uso della pietra locale. Facilissima da lavorare, la tipica pietra leccese viene poi aiutata dagli agenti atmosferici a crearsi una patina di indurimento, anche con l'aiuto di licheni. Proprio nella Grecìa Salentina, tra Melpignano, Cursi e Maglie, si registra la presenza maggiore di cave di estrazione della preziosa pietra. Man mano che anche la classe contadina migliora le proprie condizioni di vita, le case ad embrici lasciano il posto alle case a volta, nelle quali stella, Soffitto a stella padiglione, botte, diventano termini di uso comune che indicano le soluzioni estetiche e funzionali delle volte stesse, elementi decorativi, oltre che statici, di notevole valore. Con le case a volta termina la descrizione degli elementi architettonici che hanno dato una impronta al Salento. I Borboni, succeduti agli Spagnoli nel '700, costruiscono nuove strade e potenziano i porti, in particolare quello di Gallipoli che diventa il più importante per l'esportazione dell'olio e del vino salentini nel Nord Europa e financo nelle Americhe e in Australia. Si calcola che prima dell'Unità, avessero i loro sportelli a Gallipoli i maggiori banchieri d'Europa compreso Rotschild. Il Risorgimento coinvolse un buon numero di Salentini, per lo più intellettuali, di origini nobiliari, attratti dalla speranza di una nuova libertà e di progresso. Essi daranno vita a un movimento di riscoperta e valorizzazione di un'identità salentina. Lo Stato Unitario non riuscirà tuttavia a risolvere la "questione meridionale" che anzi si aggraverà in conseguenza della prima guerra mondiale. Vengono gettate le basi del riscatto delle plebi salentine attraverso l'istituzione della scuola di stato e di opere pubbliche. Il Fascismo, nonostante un certo interesse per il mondo rurale, non offrirà altro sbocco al di là dell'emigrazione nelle colonie africane, finché la seconda guerra mondiale farà precipitare ulteriormente la situazione. Con la repubblica e l'avvento della democrazia, inizia il riscatto del popolo salentino, il quale, dopo l'ennesimo ricorso all'emigrazione, comincia a prendere in mano il suo destino; oggi il livello di vita, nel Salento, non è paragonabile a quello del passato: si sono sviluppate piccole e medie industrie, è sorta l'università, l'agricoltura si industrializza. Si organizza il turismo che punta alla valorizzazione di un patrimonio paesaggistico e storico-artistico di straordinaria ricchezza.