GLI ITINERARI
DEL LITORALE ADRIATICO
GLI ITINERARI
DELLA COSTA JONICA
GLI ITINERARI
DELL'ENTROTERRA

Gli itinerari del litorale adriatico riguardano alcuni tra i più interessanti siti paesaggistici ed escursionistici della costa: dalla zona dei laghi Alimini, a Otranto con il Capo Palascia, a Porto Badisco con il suo entroterra, ai canaloni del Ciolo.

LAGHI ALIMINI
 
CAPO D'OTRANTO
 
PORTO BADISCO
 
CANALONI DEL CIOLO




LAGHI ALIMINI

  • Foce ( 0 m )
  • Alimini Grande ( 26 m )
  • Foce ( 0 m )
Comune: Otranto
Difficoltà: T (turistica)
Dislivello: Irrilevante
Tempo di percorrenza: 5 ore
Cartografia: Tavolette I.G.M. scala 1: 25000
F° 214 I SE Carpignano Salentino
F° 215 IV SO Torre S. Stefano
Come arrivare:

Giungendo da Lecce, lungo la s.s. 16 per Maglie, si esce allo svincolo per Martano - Galatina e si prosegue fino a Martano. Giunti in paese si seguono le indicazioni per i laghi Alimini; giunti sulla litoranea si procede fino al parcheggio




Ancorato sull'ampia spiaggia para il mare Adriatico dai laghi Alimini , il relitto di una nave corrosa dalla ruggine e dal mare, continua a far sognare grandi e piccoli. Si tratta del cargo greco Dimitros, naufragato nel Dicembre del 1978 su questa spiaggia, di cui è divenuto ormai parte integrante del paesaggio. Lasciata la spiaggia e il fantastico relitto che non prenderà più il largo, si può puntare nell'interno e percorrere il periplo dei laghi Alimini, partendo dal canale che sbocca al mare. Situati a pochi chilometri da Otranto e non lontani dal tracciato dell'antica via Salentina, prosecuzione della via Traiana, i laghi Alimini sono orientati parallelamente alla costa e congiunti da un collettore; mentre il lago Alimini Grande possiede acqua salata e subisce le oscillazioni della marea, il lago Alimini Piccolo è costituito da acqua dolce, per la presenza di numerose polle sorgive. Punti di riferimento dell'avifauna migratoria, i laghi conservano zone residue dell'originale macchia mediterranea, mista a impianti di recente posa di pini d'Aleppo. Tra le specie arboree degne di nota vi sono la quercia spinosa (quercus coccifera ), da un cui parassita gli antichi estraevano una tintura rossa molto apprezzata , e una liana arborea ( periploca greca) , unica in Italia, presente anche nel bosco di Rauccio in prossimità di Lecce.


Descrizione: subito dopo il ponte situato sulla foce degli Alimini, procedendo in direzione di Otranto, si imbocca una stradina che conduce agli stabilimenti ittici. Prima di raggiungerli si prende un sentiero a sinistra che inizia a costeggiare la riva di Alimini Grande. Giunti al termine del ramo meridionale, lì dove il collettore unisce i due laghi, si oltrepassa un ponte continuando a scendere verso sud. Raggiunto un bivio si piega a sinistra, superando un secondo ponticello e attraversando un uliveto e una chiusa prima di raggiungere un edificio idrovoro, costeggiando il quale si giunge all'innesto con una strada parallela alla statale, tornando verso nord. A1 bivio si piega a sinistra e si riattraversa il primo ponte superato all'andata. Effettuata così questa variante nella zona di collegamento tra i due laghi, si torna a percorrere íl periplo di Alimini Grande tenendo sempre la destra e procedendo prevalentemente nel bosco. Intercettata la strada per Martano si svolta a destra e ritornando sulla statale si prosegue fino a riportarsi al punto di partenza. Una possibile variante può essere quella di attraversare la statale e tornare al parcheggio procedendo sulla spiaggia.

LAGHI ALIMINI
 
CAPO D'OTRANTO
 
PORTO BADISCO
 
CANALONI DEL CIOLO




CAPO D'OTRANTO

  • Otranto ( 20 m )
  • Capo d'Otranto ( 80 m )
  • Otranto ( 20 m )
Comune: Otranto
Difficoltà: E (esursionistica)
Dislivello: ▲ 60 m; ▼ 60 m
Tempo di percorrenza: 5 ore
Cartografia: Tavolette I.G.M. scala 1: 25000
F° 215 III NO Otranto
Come arrivare:

Da Lecce si prende la s.s. 16 per Maglie; si esce per Otranto - Maglie e si prosegue fino a Otranto




Otranto era l'antica Hydruntum, nome derivato dal torrente Idro, che sbocca al mare in corrispondenza del porto.
Fondata dai tarantini e poi municipalizzata dai romani, Otranto divenne un porto particolarmente importante per i collegamenti con l'Illiria e la Grecia, e per questo era considerata sede del porto terminale della via Traiana.
Il lago verde, nella cava di bauxite abbandonata Assalita nel 1480 dalla flotta saracena di Maometto II al comando di Achmed Pascià, contò alla sua capitolazione ben 800 giustiziata; i martiri di Otranto, i cui resti sono conservati all'interno della basilica cattedrale, famosa anche per il suo mosaico pavimentale, opera del prete Pantaleone, realizzato tra il 1163 e il 1166, in cui sono raffigurati numerosi episodi biblici.
In prossimità dell'abitato esiste ancora l'antico acquedotto di Carlo Magno, che deve il suo nome alla leggenda secondo la quale l'imperatore infisse la sua spada nella roccia, facendone scaturire l'acqua. Opportunamente attrezzati e guidati, si può percorrere il canale dell'acquedotto fino alle captazioni.
A guardia del porto c'è poi il castello eretto da Ferdinando d'Aragona nel corso del XV secolo, mentre numerose torri di avvistamento sono disposte lungo la sua costa: a nord torre S. Emiliano, a sud torre del Serpe e torre dell'Orte.
A torre del Serpe in particolare è legata una leggenda: si narra che di notte un gigantesco serpente giungendo dal mare si arrampicasse sull'esterno della torre per bere l'olio che alimentava la fiamma del faro. Oggi torre del Serpe, di cui resta solo una sezione verticale, è, con il serpente avvolto attorno, il simbolo di Otranto.



Descrizione: di spalle al porto, si imbocca una stradina che in breve diviene sterrata e che sale a torre dell'Orte, oggi inglobata in una masseria poco a sud di torre del Serpe, dove sono ancora dei bunker costruiti durante la guerra.
Di qui si scende fino a imboccare un sentiero che, piegando a destra, conduce a una pineta, oltre la quale c'è una cava di bauxite, oggi abbandonata, da cui si ricavava l'alluminio, e al cui fondo è un bellissimo lago verde smeraldo.
Aggirata la cava si torna nella pineta e si prosegue poi su un sentiero a mezza costa lungo l'insenatura, dove un tempo giungeva il cavo telegrafico proveniente dall'Albania, fino a giungere al capo d'Otranto o Palascia. Il Capo, estrema punta orientale d'Italia, domina il canale d'Otranto, largo circa 70 km, e dalla sommità del faro, oggi non più in funzione perché sostituito da un nuovo impianto, si gode di un superbo panorama che, in condizioni di buona visibilità, spazia dalla costa fino ai monti dell'Albania e dell'Epiro e all'isola di Corfù.
Dal faro, lungo un sentiero intagliato nella roccia, con due tornanti si risale sino alla strada litoranea, dove si piega a destra tornando in direzione di Otranto per circa 2 km.
Qui si incontra un viale alberato sulla sinistra che conduce ai ruderi della chiesa di S. Nicola di Casole, fondata dai monaci basiliani nel 1099 e distrutta dai turchi nel 1480. Alle spalle della chiesa, oggi inserita in una masseria, si percorre per 700 metri un sentiero, per poi piegare a destra e tornare in circa 3 km verso Otranto, lungo la valle dell'Idro.

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CAPO D'OTRANTO
 
PORTO BADISCO
 
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PORTO BADISCO

  • Porto Badisco ( 0 m )
  • Torre S. Emiliano ( 50 m )
  • Madonna della Serra ( 90 m )
  • Porto Badisco ( 0 m )
Comune: Otranto
Difficoltà: T (Turistica)
Dislivello: ▲ 90 m; ▼ 90 m
Tempo di percorrenza: 5 ore
Cartografia: Tavolette I.G.M. scala 1: 25000
F° 215 III NO Otranto
F° 215 III SO S. Cesarea Terme
Come arrivare:

Da Lecce, lungo la s.s. 16 per Maglie, si prosegue fino allo svincolo per Otranto; di qui continua in direzione di S. Cesarea Terme, e dopo circa 10 km si giunge a Porto Badisco




Il nome della località di Porto Badisco e ormai indissolubilmente legato alla scoperta, avvenuta nel 1970, della grotta dei Cervi, così denominata per le scene diI bianchi edifici della masseria Cippano caccia che, assieme a una ricca simbologia magica, ricoprono le pareti di questo complesso carsico frequentato in età neolitica.
La grotta dei Cervi è affacciata nell'insenatura di Porto Badisco, detta anche Approdo di Enea, perché qui si vuole che sbarcasse l'eroe omerico in fuga da Troia e alla ricerca di una nuova patria.
Oggi sulle pareti del piccolo fiordo si può praticare l'arrampicata sportiva lungo una delle numerose vie attrezzate.
Proprio sulla spiaggia di Porto Badisco, giusto al livello del mare, si apre l'imbocco del cunicolo dei Diavoli, una I bianchi edifici della masseria Cippano. grotta che potrebbe essere in comunicazione con quella dei Cervi. Dalla spiaggia dell'insenatura ha inizio e termina t'l nostro itinerario.



Descrizione: dalla spiaggia di Porto Badisco si imbocca un sentiero sulla costa che, procedendo in direzione nord, conduce dopo circa 2 km alla torre di S. Emiliano.
Proprio alla base della rupe sulla quale è insediata la torre, conviene cercare verso destra una traccia di sentiero che conduce in un piccolo canalone, verso il mare. A1 fondo, proprio al livello dell'acqua, si trova un vistoso fenomeno di erosione marina: la marmitta dei giganti, una specie di enorme mortaio al cui interno si trova una sfera di roccia del diametro di oltre un metro.
Oltre la torre ci si dirige a nord oltrepassando la strada costiera, verso masseria Cippano, già in vista.
Alle spalle della masseria una carrareccia porta verso est, verso la serra, toccando dopo circa 3 km torre Mozza.
Ora si prosegue lungo la linea di cresta parallelamente alla costa e si giunge così alla chiesa della Madonna della Serra, non lontano dalla quale si trova la grotta degli Amanti. Nella grotta, costituita da due ambienti comunicanti per mezzo di uno stretto cunicolo, si narra fossero rinchiusi i due amanti, e il cunicolo che unisce le due cavità sarebbe stato scavato, secondo la tradizione popolare, dalle loro ininterrotte e disperate lacrime.
Dalla Madonna della Serra ci si spinge ancora verso est, aggirando un promontorio, fino a intersecare il canalone che ritorna verso la spiaggia di Porto Badisco e lungo le cui pareti si aprono le grotte del Mammino, grosso masso, anche queste di interesse archeologico.

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CANALONI DEL CIOLO

  • Insenatura del Ciolo ( 0 m )
  • Serra ( 110 m )
  • Insenatura del Ciolo ( 0 m )
Una Marmitta dei Giganti, curioso fenomeno di erosione marina
Comune: Cagliano del Capo
Difficoltà: E (esursionistica)
Dislivello: ▲ 110 m; ▼ 110 m
Tempo di percorrenza: 4 ore
Cartografia: Tavolette I.G.M. scala 1: 25000
F° 223 I SE Alessano
Come arrivare:

Da Lecce, lungo la s.s. 16 per Maglie, si procede fino a Santa Maria di Leuca. Di qui si prende a sinistra la litoranea S.S. 173. Dopo 6 km si raggiunge la località Ciolo




La località Ciolo prende il nome dalla grotta omonima, la grotta del Ciolo, ovvero del corvo in dialetto salentino.
La grotta, cui si accede da un grande La grotta del Cioloportale al livello del mare, presenta al suo interno una risorgenza di acqua dolce. Lunga oltre 100 metri e con due sifoni, uno iniziale e l'altro finale, la grotta va ricordata perché vi fu avvistato nel 1973 un esemplare di foca mo Una Marmitta dei Giganti, curioso fenomeno di erosione marina.
naca, o bue marino come la chiamavano gli antichi pescatori che la consideravano come una specie di vitello marino. In un'altra grotta visibile lungo il percorso, la grotta delle Prazziche, sono stati rinvenuti dei reperti riferibili al periodo paleolitico e neolitico, nonché resti di fauna comprendente anche rinoceronti.
In genere le grotte costiere ospitano una fauna particolare: nelle grotte marine, dove un tempo alloggiava la foca Putto Badisco, o l'Approdo di Enea. monaca, si segnalano sporadicamea delle tartarughe marine, mentre sr scogliere strapiombanti e nei ripari s to roccia si possono osservare piccit torraioli, taccole e a volte qualche semplare di falco della regina, mete sono frequenti gli avvistamenti trampolieri in migrazione.
Tra gli elementi peculiari della fle~ si ricordano l'alisso di Leuca, pres solo in alcune isole iugoslave e nelr la di San Nicola, alle Tremiti, e la taurea leucadea, detta fiordaliso Leuca e scoperta solo nel 1925.



Descrizione: dal piazzale in prossimità del ponte lungo la s.s. 173 si scende, attraverso una serie di scalinate scavate nella roccia, al fondo dell'insenatura del Ciolo.
Si inizia quindi a risalire il canalone dalle alte pareti a strapiombo, lungo un sentiero, dapprima gradinato, che procede sulla sinistra.
Tralasciato un affluente minore sulla destra, si giunge così alla sommità della lama, sotto il ponte della strada che dal mare porta a Gagliano del Capo. Prima di arrivare al ponte si piega a destra e si risale lungo un tracciato che si dirige verso la strada. Prima di raggiungerla si piega nuovamente a La grotta del Ciolo presenta al suo interno una risorgenza di acqua dolce. destra, costeggiando il muro di cinta della prima casa rurale che si incontra.
Di qui si ridiscende lungo l'affluente minore del canalone che si era tralasciato all'andata, fino a giungere al punto di confluenza. A questo punto si risale sulla sinistra lungo una scarpata che, superata una casedda, tipica costruzione a tronco di cono del Sa?. lento, conduce alla sommità della serra.
Raggiunta l'altura ci si sposta sempre a sinistra, lungo un sentiero che fa il giro della serra; arrivati di fronte al mare ci si trova in prossimità della grotta delle Prazziche, un po' sotto il ciglio della scarpata.
A questo punto si segue la cresta, parallelamente alla costa, e si torna verso il punto di partenza, affacciandosi nuovamente sul canalone e discendendone al fondo.
Anche nel piccolo fiordo del Ciolo sono state attrezzate numerose vie di arrampicata sportiva, che vedono spesso cimentarsi su di esse gli appassionati del free-climbing.

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CAPO D'OTRANTO
 
PORTO BADISCO
 
CANALONI DEL CIOLO

nfo Informazioni tratte da: "LA RIVISTA DEL TRAKKING
- Spieciale Salento : LA TERRA TRA DUE MARI
"; Piero Amighetti Editore.