Uno dei più vecchi ascensori di Valparaiso

aereo

VALPO

I

C'é qualche nuovo tipo stravagante?

Vale la pena essere ritornati a Valparaíso?

- Le città portuali hanno grinta ed anima. Sanno trattare con diversa moneta, sanno negoziare in diverse lingue, sanno vendere e comprare. In un modo o nell'altro, le città che sono state aperte al mare, altrettanto lo sono state al mondo e alla vita, tolleranti per rispettare le differenze e recettive per apprendere il nuovo. É per questo i porti hanno tradizioni pionieristiche. C'é un raro equilibrio in queste città. Sono molto mercantili e materialiste per un lato però hanno molto spirito e anima per un altro .. Voi mi dite d'essere nato a Genova, allora potete capire .. gran bel porto, ci sono stato .. non ricordo bene .. forse in un paio d'occasioni .. o forse la seconda volta fu Marsiglia ..

Il marinaio cileno, profondo quanto smemorato, continuò:

- Voi viaggiate per mestiere, non mi sembrate un qualunque turista, vi direi un ingegnere. Avete lavorato al nord?

L'italiano confermò:

- Sì .. ho trascorso alcune settimane nell'Atacama.

- Allora avrete anche visto molte città abbandonate nel deserto e non faticherete a capire che le nostre non sono come quelle sorte attorno alle miniere di rame o di salnitro, che appresero a fare una sola cosa nella loro breve vita e per questo caddero appena la macchinetta sforna soldi che le alimentava si fermò.

L'esperienza del tecnico confermava l'analisi del navigatore; volendo avrebbe potuto estendere il concetto a molte città e regioni di tutta l'America Latina, ma un misto di pudore e di buon senso, acquisiti frequentando quel continente abbastanza lontano dalla sua mentalità europea, spesso frenavano la sua lingua. Il capitano Ramón Chávez Lagos interpreto il suo silenzio come un incoraggiamento a continuare.

- Si potrebbe affermare che nell'era del telefono, del fax e di Internet questo non rivesta più molta importanza, però, non offendetevi voi che venite pure da una città con secoli di storia marinara, ma occorre stare in Valparaíso per comprovare che non é così. "Valpo" non é certamente la città portuale più grande del mondo. Nemmeno la più ricca e neppure la più attiva. Si direbbe che i suoi fattori costitutivi siano scompensati. Qui il cileno s'interruppe, evidentemente la sua educazione gli imponeva di verificare costantemente il livello d'interesse nei suoi interlocutori. Del resto l'assenza di fronzoli nel suo discorso rivelava che non amava sprecare parole. Da buon ascoltatore, Roberto Rossi si collegò alla sua ultima parola, usando un sinonimo per sottintendere che era abbastanza padrone della lingua e che aveva afferrato il concetto.

- Sbilanciati?

- Proprio così signor mio, da molto tempo Valpo possiede più anima e poesia che massa critica imprenditoriale, ma se si facesse un concorso per eleggere il porto per eccellenza non mi sorprenderebbe che lo vincesse. E questo per essere prevalentemente marinara, per vedersi da molto lontano quando si arriva in nave, per avere quarantacinque colline che circondano la baia, per la sua architettura demenziale o, se si vuole, provocatoria. É una città di culto. Un attributo simile non si vince al lotto e neppure si ottiene per decreto.

II

Sono un patito del mare.

Da anni colleziono conoscenze che non mi servono molto

perché navigo sulla terra.

Nonostante fosse nato a Genova, da bambino ed anche in seguito fino ai diciotto anni, Roberto aveva sempre seguito suo padre in mezzo ai deserti a estrarre petrolio e gli era mancata l'occasione di perfezionare le sue scarse capacità natatorie. Anche quell'ultima notte a bordo del "Galapagos II" tentava di addormentarsi stringendo nella destra la cordicella del giubbotto di sicurezza, ma senza convinzione. Pazienza, a terra avrebbe recuperato il sonno perduto e quindi molto meglio era salire sul ponte e cercare di localizzare la Croce del Sud. La serata era ideale, cielo terso e assenza di luna.

Ma Roberto non era l'unica presenza timorosa delle onde a bordo: nell'angolo più buio della nave, una donna di poco più giovane di lui, scrutava il cielo con un binocolo. L'americana ... la donna che era salita con lui ad Antofagasta. Laura Farrel, così si era presentata senza aggiungere altro .. ma che ci faceva una simile signora su una nave mercantile? Certo capitan Ramón non era superstizioso, ma l'equipaggio? La donna lo invitò a raggiungerlo.

- Venite avanti mister Rossi, o forse anche voi mi credete una strega?

- No miss Farrel, non sono un marinaio.

- Lo so, voi siete un ricercatore minerario, vero?

- Si, e credo di avere appena trovato una perla.

- Dopo questa galanteria é inutile chiedere conferma della vostra italianità, ma a parte che certe gioie non si trovano nelle miniere, voi state derubando il mare: Valparaíso é la vera "Perla del Pacifico".

- Certo miss, é anche la città dai cento ascensori e dalle diecimila scale, ma vedo che non vi sorprende che un uomo possa diventare ladro per voi.

- Non avrete intenzione di rubare qualche ascensore spero, sono piuttosto ingombranti.

- No, mi limiterò a sequestrare quello di Concepción per scortarvi fino al café Turri, lo conoscete?

- Soltanto di fama, ma perché intanto non andiamo nella sala da pranzo, nel mio armadietto tengo una bottiglia di ottimo vino bianco cileno, ti confesso Roberto che anch'io ho paura dell'acqua.

- Come hai capito che mi trovo a disagio a galleggiare su questa trappola, Laura?

- Semplice, é il mio mestiere occuparmi di "disagi" di questo genere ed anche di più complessi.

L'americana era laureata in psicologia, e svolgeva questo incarico per la stessa multinazionale che dava lavoro all'italiano. Sebbene non conoscendosi, entrambi avevano colto l'occasione di quel passaggio semiillegale e quasi gratuito sul cargo diretto a sud.

- Qui tutti cercano di arrotondare e il nostro capitano non é da meno. Comunque l'alloggiamento non é male.

- Già, io ho davvero una bella cabina, perché non portiamo laggiù la tua bottiglia?

- Tu corri, con le donne corri quanto Pablo ... perché no?

- Pablo? a chi é questo tipo?

- Uh! niente, ti spiegherò .. abbiamo tempo.

III

Le scale partono dal basso e dall'alto e si contorcono arrampicandosi.

A Valparaíso nessuno ha il coraggio d'andare in bicicletta, ed é un peccato perché i suoi ripidi saliscendi potrebbero allevare fior di campioni tra i sopravvissuti ai predatori motorizzati. In tutto il litigioso sud America nessuna guerra ha mai fatto tante vittime come il traffico di questa città.

Laura e Roberto erano scesi dalla nave ritrovandosi dopo pochi passi in Plaza Sotomayor, assediati da gas di scarico mal combusti e dal costante stridio dei freni delle auto discendenti dalle rampe che si dipartono a pettine per risalire le colline. Sopravvissuti all'avventuroso attraversamento di Avenida Cochrane, iniziarono a risalire le scalinate per portarsi in collina, attratti dalla variopinta tavolozza delle case caoticamente disseminate. Viste da vicino molte delle casette liberty parevano un poco malconce e già alla distanza di un paio di metri le lamiere scrostate lasciavano intravedere la ruggine che, alimentata dall'aria salmastra, inesorabilmente le corrodeva. Negli ultimi tempi alcune di quelle costruzioni, con splendida vista sulla baia, stavano per ritornare a rivivere una seconda giovinezza, grazie al ripensamento dei molti, benestanti e non, che anni addietro si erano spostati nei moderni palazzi a imitazione yanquis, antisismici forse, ma privi d'anima e di senso a queste latitudini. Laura, patita di fotografia, cercava inquadrature tali da non riprendere l'intrico di fili elettrici e telefonici colleganti le case senza nessuna preoccupazione estetica.

- Probabilmente sono collegamenti abusivi - sentenziò Roberto sempre incapace di soffocare il suo senso pratico anche nei momenti più romantici.

Dopo una buona ora la coppia giunse all'elegante Paseo Gervasoni e passò innanzi al café Turri. Entrambi i turisti erano un po' stanchi, ma non tanto da rimpiangere d'aver rinunciato all'ascensore.

- Io ho fame, mi pare che di panorama ne abbiamo apprezzato abbastanza, che ne dice la mia fotografa? - No, qui ci torneremo dopo, adesso ci limiteremo a prenotare un tavolo, poi continueremo la passeggiata che ti porterà a conoscere Pablo. L'italiano cominciava a sentirsi un giocattolo tra le mani della vulcanica gringa: ma come poteva essersi fatto convincere ad accompagnarla dal suo amante? Quel dannato quanto misterioso Pablo? E a cenare al Turri, ci sarebbe stato anche lui? Rassegnato ubbidì e la marcia riprese.

IV

Scale!

Le scale non finiscono mai. Quante scale?

Quanti gradini di scale? Quanti piedi sui gradini?

Come falsamente promesso da Laura davanti alle sue lamentele per non continuare a piedi, il tragitto seguì salendo fino ad un nuovo ascensore: il Bellavista. Roberto si sentì rincuorato e propose di salirci.

- Questa volta lo prendiamo davvero, il nome é tutto un programma. Dall'ascensore, già di per se iniziante molto in alto, si vedeva ora la rada completa, un perfetto ferro di cavallo che col suo abbraccio proteggeva le imbarcazioni all'ancora, lasciando alle onde dell'oceano appena uno stretto varco per tentare inutilmente di insidiarle. Ma non era quello ad attrarre l'attenzione di Laura.

- Guarda, é la che andiamo! vedi quel palazzo lassù? Non ti ricorda la prua di una nave?

Era vero e Roberto ricordò la frase del capitano: "la sua architettura demenziale o, se si vuole, provocatoria".

V

La casa era un museo. Di questo Roberto se ne rese conto appena entrò nella bizzarra abitazione di non più di una stanza per piano. Le camere erano poste una sopra l'altra in modo sfalsato ed erano servite da strette quanto tortuose scalette interne, una copia in miniatura delle scale della città. Roberto ricordò la casa di Antonello a Torino, una stretta ed alta costruzione di una stanza sull'altra, nata da un'esigenza di spazio e da una sfida, ma appariva chiaro che quest'altra stata creata così da un bizzarro architetto disposto ad accondiscendere ad un ancor più pazzo committente. Laura gli mostrò la foto di un bambino molto piccolo.

- Lo sapevi che i seduttori lo sono già dal momento della loro nascita? e così, ed io saprei dirti chi diventerà seduttore e chi no, anche se appena nati, i loro occhietti non vedono quasi niente e meno ancora intendono sedurre, già hanno un modo speciale di richiamare la nostra attenzione e di ottenere le nostre moine. Il presunto padrone di casa sorrideva sornione dai suoi innumerevoli ritratti, tutte foto in bianco e nero scattate lungo il percorso della sua vita e sparse un po' in tutte le stanze e rappresentanti un tipo grassottello e tracagnotto, l'antitesi del seduttore, secondo il giudizio dello scettico compaesano di Casanova. Era forse il misterioso Pablo questo anfitrione? Il dubbio rimaneva, ma a fronte delle incalzanti domande di Roberto, Laura nicchiava e, mentre con l'indice davanti alle labbra gli imponeva di tacere, con ampi gesti delle braccia lo invitava a guardarsi attorno.

Roba da vedere ce n'era a iosa, ma diversamente da altri musei qui non si trattava di oggetti d'arte, almeno questo valutava il nostro ingegnere. D'accordo che non poteva ritenersi un critico d'arte e neppure un esperto d'antiquariato, ma sebbene i suoi studi fossero sempre stati rivolti a aride forme matematiche e disegni squallidamente schematici, rimaneva pur sempre un italiano con l'invidiato innato bagaglio di buon gusto.

Tutti quegli oggetti che occupavano i ripiani dei mobili e affollavano le vetrinette, gli sembravano un'accozzaglia di suppellettili da rigattiere, spaventosamente kitsch. La cosa più sconcertante per Roberto era comunque l'onnipresente voce monocorde declamante versi che gli altoparlanti diffondevano in tutta la casa e che una folla di visitatori, numerosa e cosmopolita, assaporava in religioso silenzio. Alla terza rampa entrarono nella camera dove un tempo dormiva il padrone di casa. Laura fu colpita dalla disposizione del letto, orientato verso una grande vetrata oltre la quale si intravedevano delle navi in rada tra le punte dei cipressi del giardino.

- Pablo ama svegliarsi guardando il mare, anche nelle altre case é così.

- Ama? dunque é ancora vivo? altre case?

Laura rimase silenziosa a guardarlo. A Roberto uscirono prepotentemente questi versi:

"Mi piaci quando taci perché sei come assente

e mi guardi da lontano, e la mia voce non ti tocca.

Sembra che gli occhi ti siano volati via

e sembra che un bacio ti serri la bocca."

- Neruda! é Pablo Neruda! e questa casa é la "La Sebastiana", come ho fatto a non pensarci prima!

- Si Roberto, le altre due case-museo stanno una a Santiago e l'altra a Isla Negra, qui vicino.

Si era fatto tardi e le guide iniziarono a spegnere gradualmente le luci per fare uscire anche il più convinto degli appassionati.

- Allora caro, scendiamo al Turri?

Sì, quella sera Pablo avrebbe cenato con loro.

Se percorriamo tutte le scale di Valparaíso

avremo fatto il giro del mondo.

Fine


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