DESAFINADO

Nel 1958, Newtom Mendonça e Antonio Carlos (Tom) Jobim si divertivano sfottendo, con molta ironia e sghignazzi, alcuni cantanti che stonavano bravamente e che loro tiravano a sorte per accompagnarli al pianoforte nelle notti di festa carioca. La vittima prediletta era Lélio Gonçalves, un cantante menomato di una mano, che essi consideravano "terribile". L'intenzione era fare una "maldade" (scherzo) agli stonati: comporre un samba talmente pieno di dissonanze e passaggi complicati, che quelli non sarebbero mai riusciti a cantarlo.

Newton Mendonça era appassionato di cinema e fotografia, e possedeva una macchina fotografica Rolley-flex. Per questo nacquero i due famosi versi:

Fotografei você na minha Rolley-flex
revelou-se a sua enorme ingratidão.

Così come Newton fece entrare nel samba la Rolley-flex, é certo che partì da Tom il verso:

Isto é Bossa Nova,
isto é muito natural.

Chi incise "Desafinado" per la prima volta fu João Gilberto, nel novembre del 1958, con arrangiamento di Jobim.

**

No peito dos desafinados

[ nel petto degli stonati ]

Também bate um coração

[ altrettanto batte un cuore ]

Nella mia famiglia non sono mancati gli sforzi pur d'esprimere un musicista. Come per la dinastia dei Casadei, ma con tutt'altro esito, iniziò il nonno paterno con una fisarmonica a bottoni, abbandonata nel suo albergo da un cliente fuggito senza pagare il conto. A raccogliere il testimone, dopo qualche anno di goffi tentativi, fu il figlio della sua prima moglie, cui qualcuno aveva regalato una chitarra da strimpellare. Naturalmente a nessuno dei due, tra l'altro stonati come campane (desafinados), era passato per l'anticamera del cervello di studiare musica, poiché entrambi erano convinti sostenitori del "suonare ad orecchio", ma proprio questo senso in loro difettava.

Se você disser que eu desafino,

[ Se vossé dice che io stono, ]

amor

[ amore ]

Saiba que isto em mim provoca

[ sappia che questo in me provoca ]

imensa dor

[ immenso dolore ]

Só privilegiados têm ouvido

[ solo i privilegiati possiedono un udito ]

igual ao seu

[ uguale al suo (di vossé) ]

Eu possuo apenas o que Deus

[ io possiedo appena quello che Dio ]

me deu

[ mi diede ]

L'avvento della seconda guerra mondiale, col conseguente prevalere del ritmo delle batterie (di mitragliatrici) con accompagnamento di potenti tamburi (i cannoni), impedì al figlio della seconda moglie del nonno, ossia a mio padre, di perseverare nel diabolico intento di uccidere la mandolinara melodia italiana. Ristabilita la pace, la gente risentì una gran necessità di musica ed il ristorante del nostro albergo ritornò ad affollarsi di comitive canterine, necessitose d'accompagnamento.

Alla vigilia del miracolo economico nazionale, il nonno decise che adesso toccava a me lanciarmi sulla scena e, rimangiandosi le sue teorie sulla "teoria", mi procurò un maestro diplomato. Dopo un interminabile semestre "in battere e in levare", di "chiavi di sol', "diesis" e "be molle", "crome e biscrome", giunse finalmente il giorno d'imbracciare la fisarmonica a tastiera. Era una Galvagno nuova di zecca, ma sebbene soltanto da 80 bassi, era pur sempre enorme per i miei appena dieci anni e nemmeno trenta chili. E pensare che a me l'orecchio non faceva tanto difetto, però era la passione a mancare: preferivo di gran lunga giocare nella mia giungla privata in un angolo del giardino, a fare il trombettiere del quinto cavalleggeri ("tataratà" con la bocca), invece di passare ore ed ore a sventagliare un mantice.

Nel frate tempo, il nonno non sopravvisse alla terza moglie e mancando la sua spinta, dopo appena un anno di scuola, mi fu facile indurre mio padre ed il maestro a lasciarmi perdere. Conclusi il mio concerto d'addio con una pessima esecuzione della "Cumparsita" che convinse il genitore a comprarsi un giradischi ed il maestro a scegliersi meglio gli allievi in futuro.

Qualche tempo più tardi, come già raccontai in un altra occasione, rimasi un paio d'anni senza motocicletta e mi si presentò un nuovo problema: si trattava di farmi una ragazza, almeno una, accidenti! Proprio in quel periodo, un cantante "play boy" francese disse che, per conquistare una donna, ci voleva un saxofono. Dimentico degli insuccessi dell'adolescenza, trovai un clarinetto scassato e lo comprai per poche lire. D'accordo, non era un mitico sax soprano, ma neppure avevo i numeri per diventare un vero play boy, mi sarei accontentato di rimorchiare qualche studentessa. D'ogni modo stavo scoprendo "swing" e "jazz": il mio modello era Sidney Bechet ed i brani su cui mi addestravo erano "Begin de Beguine" e la struggente "Petit Fleur".

Ahi! Succedeva sempre così: se indovinavo a soffiare nel bocchino sbagliavo ad otturare un buco o a premere una chiave e viceversa, inoltre ogni tanto il vetusto strumento si divideva in due nel bel mezzo dell'esecuzione ... desafinado. Secondo fallimento musicale, ma non del tutto negativo: forse fu proprio questa lagna che convinse mio padre a finanziarmi la mia prima 125 cc: evidentemente il suono della marmitta di un due tempi lo infastidiva di meno.

E le donne? Di giorno chissenefrega! Subito lasciate indietro al primo colpo d'acceleratore, ma come ben cantava Adriano Celentano, all'imbrunire, quelle creature diventavano:
"il problema più importante per noi".

Nel nostro giro era rimasta libera soltanto una ragazzina piuttosto intellettuale, per giunta patita di quella stupida musichetta che arrivava dal Brasile, giungendo a noi con qualche anno di ritardo: la "Bossa Nova".

Se você insiste em classificar

[ se vossé insiste nel classificare ]

meu comportamento de

[ il mio comportamento come ]

antimusical

[ antimusicale ]

Eu, mesmo mentindo, devo

[ io, ugualmente mentendo, devo ]

argumentar

[ argomentare ]

Que isto é bossa nova, que isto

[ che questa é bossa nova, che questo ]

é muito natural

[ é molto naturale ]

Lei, la liceale, non era poi tanto male, ma quella musica mi sembrava una lagna nasale suonata e cantata da finocchietti. D'ogni modo, il rude maschio Celentano non mi lasciava alternative:
"il problema più importante per noi é di avere una ragazza la sera".

Astrud, chiamiamola così, col nome della sorella di Joao Gilberto, che le farebbe anche piacere se lo sapesse, sosteneva che, causa la mia anima in odore jazzistico e nonostante la disastrosa parentesi fisarmonicistica, un giorno sarei maturato. (Eh si! e magari ti avrei anche sposata! Ueh! ragazzina, andiamoci piano! [sob! ci andai pure vicino])

La mia conversione al nuovo samba avvenne a causa di una foto ricordo, durante una sosta sulla strada di Damasco, pardon: Domodossola, quando, dal juke box di un bar, uscirono le note di Tom Jobim e Newton Mendonça, supportate dal contrabbasso di Charlie Bird e interpretate dalla chitarra di Joao Gilberto, unitamente al magico saxofono di Stan Getz! Minchia! Stavo assistendo al coro che accompagnava il matrimonio tra mister Jazz e madama Bossa spargendo confetti sincopati!

DESAFINADO!

Fotografei você na minha

fotografai vossé con la mia

Rolley-flex

Rolley-flex

revelou-se a sua enorme

rivelandosi la tua enorme

ingratidão

ingratitudine

Ingratitudine? Beh, veramente io le sono grato ancora oggi: grazie Astrud d'avermi presentato Tom, Joao, Chico, Vinicius e Toquinho. Abbi cura dei tuoi degeneri nipotini rappisti e delle tue rughe, come noi avremo cura dei nostri e delle nostre, amen!)

Só não poderá falar assim

Solo non potrà parlare così

do meu amor

del mio amore

Ele é o maior que você pode

Egli é il maggiore che vossé può

encontrar

trovare

Você, com sua música

Vossé, con la sua musica

Esqueceu o principal

scelse il principale

Que no peito dos desafinados

che nel petto degli stonati

No fundo do peito bate calado

nel profondo del petto batte zittito


FINE

Ritorna al menù precedente: