Bolivia

Estratto da BOLIVIA A TUTTA BIRRA

Diario di viaggio attraverso la provincia di Tarija in Bolivia, marzo 2004

Premessa

Non esistono più di tre o quattro valichi di frontiera tra l'Argentina e la Bolivia. Uno di questi é San José de Pocitos, chiamato semplicemente Pocitos, villaggio metà argentino e metà boliviano. La pur esauriente guida Lonely Planet in mio possesso spende poco più di qualche riga nel dipingere questo posto bizzarro. Adesso procurerò io di pennellarlo, anzi, lo sto già facendo poiché i fatti che seguono li sto scrivendo, se non in diretta, per lo meno in differita di poche ore e abbastanza in barba alla grammatica e all'ortografia. Sono o non sono in vacanza? Quindi, come direbbe il Berlusca, mi si consenta.

Mi conoscete: d'accordo che sono di bocca buona, ma forse sono pure un tantino masochista ad aver scelto di attraversare la frontiera proprio qui. Consiglio vivamente di non viaggiare per questi paraggi in compagnia di una persona petulante, poiché é assai probabile che un simile individuo vi faccia saltare i nervi in frangenti in cui si dovrebbero mantenere dritte tutte le antenne a vostra disposizione.

É quindi consigliabile mantenere la vostra concentrazione, sia per gustare l'esotico del sito che per difendervi da tutti gli hincha pelotas(1) ( che, riconoscendo la vostra cara pálida(2) tipicamente occidentale, cercheranno di rifilarvi qualche bidone. Niente di grave intendiamoci, diciamo che non si rischia la pelle, tutt'al più un centinaio di Bolivianos(3), ovvero una decina di euro. Qui siamo al centro del buco dell'ozono e, col mio maniacale timore dei raggi ultravioletti, credo d'essere stato in quei giorni il più chiaro di pelle tra tutti i visitatori che ho incontrato in America Latina. Protetto da un cappellaccio a larga tesa e molto simile a un pollastro d'allevamento, pertanto visibile a distanza di centinaia di metri, ho inconsapevolmente invitato a nozze tutti gli estafistas (4) dei paraggi e, nonostante la mia completa padronanza della lingua, non ho potuto evitare il ruolo di pollo ideale per la gioia di costoro.

Bene, esaurite le necessarie premesse vado a incominciare: spaparanzatevi in poltrona e leggete con attenzione, poiché oltre a divertirvi potreste imparare anche qualche cosa di molto utile per un vostro eventuale viaggio quaggiù. Un viaggio virtuale il vostro di adesso, e del tutto gratis, por supuesto(5) .

Dimenticavo: il titolo Bolivia a tutta birra l'ho scelto poiché sono passato come un lampo; non fatemi subito un ubriacone.

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Primo pomeriggio di venerdì in Pocitos.

Il bus proveniente da Tartagal, l'ultima città argentina degna di tal nome, si ferma al primo posto di frontiera, a circa cinque km dal confine effettivo in Pocitos.

Qui si controllano soltanto le encomiendas(6) , merci in transito, e non i nostri bagagli personali. Anche qui in sud America é proibito fumare sui mezzi pubblici e, visto che il controllo delle merci stivate nella pancia del bus si sta protraendo nel tempo, scendo per fumarmi una cicca in compagnia del missionario mormone (7) col quale ho chiacchierato fin'ora.

Il passaggio dall'aria condizionata ai trentasei gradi pomeridiani dell'esterno non mi sorprende più di tanto e mi é sufficiente togliermi la campera (8) color caki per sentirmi bene. Io amo il caldo che sembra opprimere il 99,99% delle altre persone, altrimenti mica verrei qua in questo periodo.

Il mormone è un gentile ragazzo boliviano sui trent'anni con meno barba di quanto mi immaginassi per un personaggio del suo ruolo. Non é neppure vestito di nero e neanche é seguito da mezza dozzina di mogli come ci si aspetterebbe chi ha visto decine di films western, dove li trovi seduti a cassetta col winchester sulle ginocchia e un paio di dozzine tra figli e mogli stipate nel coestoga, bensì viaggia accompagnato dalla sola anziana madre. Mi confida che i suoi confratelli sono presenti anche da noi in Europa e che gli italiani sono in assoluto i più restii a convertirsi alla loro fede e allora gli spiattello la mia paradossale teoria sul politeismo cattolico tipico dei paesi mediterranei. Non sembra molto convinto, ma deve ammettere la potenza di San Gennaro, dei numerosi Sant'Antonio e compagnia bella che compongono il nostro Panteon, oltre alla temibile concorrenza dei Testimoni di Geova. La disquisizione religiosa finisce lì e prendiamo a parlare di automobili e case costruttrici da un punto di vista socio-economico.

Finalmente, quando già sto per rompermi le scatole e accendere la quinta sigaretta, si riparte. A bordo, un anziano signore mi racconta che ai tempi della sua gioventù non esistevano dogane tra Argentina e Bolivia; la frontiera si passava liberamente e, por supuesto, non esisteva il contrabbando.

La stazione dei pulman é una semplice tettoia e dista dal paesino di Pocitos non più di quattrocento metri. Subito mi rallegro di aver lasciato la valigia a Salta (9) e aver optato per caricare poca roba nel borsone. (Ancora meglio sarebbe stato portare con me lo zaino. Purtroppo, il giorno prima della partenza, constatai che era sporco del fango dell'ultima escursione e mia moglie già teneva un muso lungo dieci metri per poterle chiedere di lavarlo ed asciugarlo in tempo: meglio non calcare troppo la mano.) Il percorso verso le casette di Pocitos si snoda nei campi, luogo poco adatto per le piccole ruotine di una valigia di plastica, sebbene di marca.

Attraverso quello che rimane dei binari della ferrovia che collegava i due stati. Io amo questi paesi e soffro della sparizione de los ferrocarriles (10) .

Mentre cammino verso il paesino qualcuno insinua che dev'essere in corso uno sciopero di bus e taxi. Mi prende un colpo e quasi casco al suolo, ma pochi metri dopo riprendo vigore: vengo a sapere che lo sciopero é appena finito.

Alla buon'ora arrivo all'inizio del paesino, sudatissimo sotto alla campera che devo per forza indossare per via della comodità delle sue innumerevoli tasche, fonte a volta di gran confusione, ma irrinunciabile. Quelle che forse negli anni '50 erano casette decorose ora mostrano il declino di uno stato che allora era al quinto posto nella scala mondiale delle nazioni più ricche. Cavolo, penso che tra poco anche l'Italia sarà così con questi cinesi che ci fregano i mercati e ci falsificano i marchi di fabbrica. Il degrado ambientale e umano é desolante. Una puzza di fritto cotto probabilmente in olio di colza (a ragione uso puzza e non profumo) mi allontana la fame che soltanto fino a pochi minuti prima mi attanagliava, ma non ho tempo a deprimermi poiché la mia curiosità prevale e gli stimoli non mancano. Una fila interminabile di carrettini a mano carichi di un cinque-sei sacchi di frumento, forse un paio di quintali in tutto, avanza a intervalli di un minuto circa verso la dogana. A spingerli sono persone minute, scure di capelli e di carnagione. Non mi sogno di fare foto. Non é la paura che mi rubino la fotocamera digitale a impedirmelo. É comunque il suo valore, circa 500 euro, a inibirmi. Vale certamente molte decine di quei carretti, centinaia di ore di lavoro di questa gente. Il mio senso del pudore(11), unitamente alla prudenza, non me lo permette.

Passando innanzi ad un Kiosko (12) leggo il titolo di quotidiano che mi rivela che anche Diego Armando Maradona sta entrando in Bolivia più o meno a quest'ora. Lui sta sbarcando dall'aereo a Santa Cruz accolto da politici, assediato da giornalisti e fans, mentre io cerco di non dare nell'occhio. Bah, forse io mi sto divertendo di più del Pibe de Oro, perlomeno non necessito di cocaina per provare forti emozioni in questo momento. Queste considerazioni mi spingono oltre, mi portano a considerare che quello che io sto vivendo ora (e vivrò in seguito) come un'avventura, qui é un tormento quotidiano per la gente locale che, appena può, fa le valigie per cadere dalla padella alla brace delle villas miserias (13) crescenti attorno a Buenos Aires e altre città maggiori. Ragazzi ... forse é meglio che cambi discorso e mi goda la vacanza, sudata e meritata dopo cinque anni di lavoro indefesso. ("indefesso"? che termine "fesso", ah! ah!)

Zigzagando giungo al punto dove un militare divide gli stranieri dai locali indirizzandomi ad un tavolo dove mi attendono tre giovani gendarmi argentini. Appaiono allegri e disponibili. Quello al computer mi confida di avere la doppia cittadinanza argentina-italiana e mi chiede di parlare nella mia lingua. Lui tradurrà ai colleghi. Lo assecondo se pur aiutandolo poiché la sua padronanza dell'italiano é soltanto presunta. Mi domandano dei ponti che si trovano sul retro delle banconote degli euro, anzi, mi chiedono di mostrargliene. Non so che pesci pigliare, ma decido comunque di assecondarli e mostro un cinque e un dieci, evitando di estrarre il cinquanta ... non si sa mai (ahi! credevo d'essere furbo ma la "estafa" sarà diversa. Ah! Notate che soltanto diffido dei poliziotti).

Racconto loro che i ponti rappresentati non esistono, ma sono di fantasia per non creare attriti tra i componenti dell'Unione e il nostro buon senso europeo viene approvato all'unanimità. Fin'ora mi hanno soltanto chiesto il passaporto, nessuno controlla la borsa, né mi perquisisce: sembra che a loro interessi soltanto chiacchierare con l'unico italiano passato di lì negli ultimi mesi. Dopo una ventina di minuti di amichevole conversazione mi restituiscono gli euro ed il passaporto che io metto in tasca senza aprire. Uno di loro mi accompagna fuori facendosi autoritariamente largo tra la folla, come se accompagnasse un presidente, e mi saluta.

Metto dunque piede in Bolivia. Mi attendo il solito sbarramento, con tanto di transenna e presidiato da militari, invece non incontro ostacoli e arrivo nella zona dei taxi. Mi sembra incredibile che nessuno mi controlli. Chiedo spiegazioni al tassista che mi indica una microscopica insegna del tutto oscurata a me che avevo percorso il lato della strada invaso dai camion giunti a caricare il grano dei carretti. É l'Ufficio Emigrazione. Domando pure informazioni su questo commercio. É molto semplice: il frumento costa molto, ma molto molto meno in Argentina, forte di enormi pianure, che in Bolivia, nazione prevalentemente montana. L'agricoltore boliviano può recarsi al di là del confine per comprarne un paio di quintali per "uso personale" senza pagare dogana. Poco importa se lo fa tutti i giorni o più volte al giorno, almeno sembra questo non interessi ai doganieri [o forse sì ... (14) ]. D'ogni modo questo grano viene acquistato dai grossisti boliviani ad un prezzo lievemente superiore e lascia Pocitos caricato su grossi camions alla volta della regione di Santa Cruz e di altre parti della nazione dove potranno rivenderlo e guadagnarci un mucchio di soldi (i grossisti, por supuesto).

Quello che ho appena descritto é El comercio de las hormigas o El camino de las hormigas (15) . Mai simile paragone, la via delle formiche, fu tanto azzeccato poiché una scia di grani di frumento caduti accidentalmente dai sacchi si snoda per centinaia di metri tra Argentina e Bolivia. Bene, adesso che vi ho rivelato el asunto (16) siamo tutti meno ignoranti ed io posso recarmi all'Emigrazione dove il funzionario boliviano mi fa notare bonariamente che sul mio passaporto manca il visto di uscita dall'Argentina. Nessun problema: comprensivo mi dice di tornare indietro e farmelo apporre. Tornare indietro? Col cavolo! Sono almeno duecento metri di coda.

Mi si avvicina uno dall'aria volpina e si propone di farmi passare davanti a tutti per trenta Bolivianos. Capisco che "dimenticandosi" di bollarmi il documento mi hanno buggerato. L'amico, chiamiamolo così, effettivamente mi fa saltare la coda e posso consegnare il passaporto in mano ad un doganiere argentino dal nostro lato (i tre di prima non li posso vedere da qui). Pochi minuti e sono in regola. Quelli si divideranno i miei soldini in tre: i simpatici ragazzi argentini curiosi dei ponti, il funzionario boliviano bonario e l'intrallazzatore premuroso.

Che dire? Una nuova esperienza acquisita a basso prezzo. Non mi arrabbio neppure. L'intelligenza del trucco mi rassicura: nessuno mi aggredirà visto che é assai più facile truffarmi. Manco mi passa per l'anticamera del cervello che adesso anch'io sono passato nella lista dei corruttori, pagando per saltare la coda.

Dal lato boliviano di Pocitos il traffico é caotico e l'avanzare delle auto é complicato dalle manovre di grossi camion. Il mio taxi non fa eccezione: é un continuo zigzagare tra questi bestioni e gli altri veicoli. La convenzione della mano destra pare non esistere, così come la regola di sorpassare soltanto sulla sinistra. Eppure un qualche meccanismo di autoregolazione deve pur esserci. Le traiettorie si intersecano continuamente e a evitare le collisioni, incredibilmente rare, sembra bastino brevi colpetti di clacson, una specie di sonar come per i pipistrelli nella notte.

Lascio il confine e dopo cinque km di strada col fondo in cemento e conseguenti frequenti scossoni a causa dei giunti di dilatazione, raggiungo Yacuiba, un sito che si può definire città.

Per prima cosa compro un giornale e mi siedo al tavolino di un bar per farmi una meritata birretta. Leggo sul quotidiano che il presidente argentino Kirchner sta tenendo sulla corda il fondo monetario internazionale minacciando di non pagare i debiti del suo paese. Poco mi importa dei problemi loro e del fondo, tanto a me oggi già hanno tirato una sola (17)

...

Il racconto continua, se vuoi leggerlo tutto scrivimi e te lo invierò come documento Word DOC o RTF

e-mail x Invio racconti, saluti e vattelapesca

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(1) hincha pelotas = rompiballe

(2) cara pálida = viso pallido

(3) Bolivianos =>1 euro = circa 10 bolivianos

(4) estafistas = truffatori (da estafa = truffa, inganno)

(5) por supuesto = ovviamente, naturalmente

(6) Encomiendas = Chi abbia viaggiato da queste parti coi bus avrà notato che sulle biglietterie sta scritto: Servicio de Pasajeros y Encomiendas. Le encomiendas sono pacchi che gente non viaggiante spedisce servendosi del bus come di un corriere.

(7) mormoni = parlerò diffusamente un altro momento di questioni religiose locali e di un tentativo di convertire il sottoscritto, salvandolo dal demone dell'alcool [fallito, por supuesto].

(8) campera = giacca in cotone, leggera e con molte tasche dalla parvenza militare.

(9) Salta = bellissima città d'origine coloniale, capitale del folclore del nord ovest dell'Arentina e base delle mie scorribande.

(10) Ferrocarriles = Ferrovie. Parlerò di questo problema in futuro usando le parole del giornalista scrittore argentino Tomás Eloy Martínez e dell'altrettanto scrittrice e giornalista, però spagnola, Marita Torres.

(11) pudore = Inoltre siamo ad un posto di frontiera e i militari potrebbero farmi grane, almeno nell'est europeo ante caduta del muro era così, sebbene qui non sappia come sia la faccenda.

(12) Kiosko = negozietto improvvisato, generalmente ubicato in un angolo di una quadra. Ci si trova di tutto, dalle sigarette ai preservativi, dai fazzoletti di carta al sacchetto di foglie di coca da masticare. Negli ultimi anni, coonseguenza del crollo dell'economia famigliare della classe media sono fioriti come i funghi. Si parla ora di impedire che vendano birra e liquori ai minorenni per limitare l'incremento degli alcolisti tra le nuove generazioni.

(13) villas miserias = bidonville, favelas in Argentina

(14) I doganieri sono "distratti" dalla "mordida" , ovvero la tangente. La "coima", ovvero la corruzione, qui é una istituzione.

(15) El comercio de las hormigas = il commercio delle formiche, anche detto la via delle formiche.

(16) el asunto = l'affare.

(17) sola = bidone in romanesco

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