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Hanno detto..

RACCOLTA “OLTRE LA SPERANZA”


INDICE:

 

PREMESSA di Michele Lombardi

NOTA DELL' AUTORE

ANSIA

VOLONTARIO

CRONACHE DEL SUD

ILLUSIONE

IL CAMMINO DELLA SPERANZA

CONTRO LA RASSEGNAZIONE

SOTTO LE MACERIE

I NUOVI PAESAGGI

ATTESA

I FIGLI DI NATALE

LA SCOPERTA DEL SUD

RITRATTO DI FAMIGLIA

BARATTO

ANATEMA

L’ ALBA NUOVA

VERSO IL FUTURO

PULCINELLA

L’ ULTIMO SACRIFICIO

RISCATTO

LA FORZA DELLA DISPERAZIONE

AMARO SUD

ANNIVERSARIO

MANI VUOTE

I PERSEGUITATI

BASTA CON LE DUE ITALIE!

OLTRE LA SPERANZA  

 

   

P R E M E S S A

“Oltre la speranza” di Giuseppe Iuliano è, anche, il frutto di un lavoro in comune di due qualificati esponenti della Cooperativa “Solidarietà”, la quale è sorta, da qualche mese a Nusco, per svolgere e promuovere, “senza fini di speculazione privata”, ogni attività di carattere culturale, “sia a livello spiccatamente artistico che a quello semplicemente artigianale, specialmente se prodotto sulla scia di antiche tradizioni” (da “Beni culturali e ambientali” di Gennaro Passaro). Noi, per dirla con Iuliano, “cerchiamo con foga – gli spazi – del nostro protagonismo” e, perciò, “abbiamo rifiutato – i venditori di soluzioni – di speranze, - le presunte solidarietà, - gli aiuti interessati”; non potremo, però, dimenticare “quanti hanno prestato la loro opera di volontari nella terra del dolore”, ai quali l’autore ha voluto dedicare quest’opera, in segno di ringraziamento.

Come Luigi Prudente, degno appartenente alla corrente moderna Nuova Figurazione, ha saputo esternare in espressione pittorica, così Giuseppe Iuliano, in lirica, intende esprimere il profondo desiderio di “Rinascita” che non “barcolla – sotto le spinte sonnolenti – di assurde ricostruzioni”. Egli, senza voler eccedere in facile vittimismo, senza abbandonarsi alla rassegnazione di fronte al sovrastare degli eventi, vuole stimolare ogni iniziativa che riporti in vita la “invidiabile umanità, - nascosta da anni – in forzati silenzi”, velata dalla “speranza” riposta in interventi miracolistici “dall’alto”. Egli ci dimostra che la tragedia del 23 novembre ha scosso le nostre coscienze e ci ha resi consapevoli dell’intorpidimento che ci limitava e dal quale vogliamo uscire.

Qualche mese fa, si diceva “affinché la vita rinasca”: “Oltre la speranza” di G. Iuliano, a cura della Cooperativa, vorrebbe essere il primo atto della vita che è ripresa e che si protende verso più ampie e disinteressate “solidarietà”. La Cooperativa, per questo, non è e non dovrà mai essere relegata al quartiere o al paese, ma vuole coinvolgere sempre più vaste zone della nostra Irpinia. Quest’opera, a riprova, ci ha permesso di avere come collaboratori i titolari della Tipografia “GIORGIO” di Lioni, la quale, per la prima volta, s’impegna in lavori di questo tipo e che, lo sottolineiamo con orgoglio, ha riposto in noi, come altri pochi collaboratori disinteressati, fiducia e credito.

Sentiamo spontaneamente, a questo punto, lasciare l’attento lettore con un augurio che lo stesso Iuliano ci suggerisce: verso una “nuova stagione”, ricca di impegni, di fatiche, ma “Oltre la speranza” con coerenza di intenti e con concretezza.

                                                                                                           Michele Lombardi
                                                                                                           presidente Cooperativa Culturale
                                                                                                           “Solidarietà” - Nusco

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NOTA DELL' AUTORE

“Oltre la speranza” è l’ultimo atto della triste eredità raccolta dai sopravvissuti.

Dopo la miriade di notizie, promesse, aiuti, programmi, tutti con una buona dose dell’ingrediente speranza, il silenzio resta l’ignobile provocazione.

“Oltre la speranza” esprime il nuovo grido di dolore, la coscienza dell’identità singola e collettiva, a torto e gratuitamente, forzata nell’assurdo cliché di gente sonnolenta, lacrimevole e ben disposta a vivere di assistenza.

La realtà è diversa: il Sud avverte l’ansia di cambiare, di rivendicare la propria dignità ma senza dimenticare le proprie radici culturali e sociali; la civiltà contadina, con la sua profonda umanità, resta ancora la matrice ideale.

In questa tensione il Sud si dichiara stanco di misure palliative, di interventi a pioggia e di trasformismi politici; non sopporta più l’emigrazione, la disoccupazione, il lavoro nero, la camorra, la colonizzazione; non tollera le discriminazioni, le lottizzazioni di potere e le clientele; pretende solo di vivere in una società democratica a dimensione umana ed ammonisce in modo definitivo: “Basta con le due Italie”!

Il superamento dei due tronconi diventa possibile – come scrive Manganelli – se si avrà l’accortezza di credere che “costruendo al Sud si costruirà la vera unità d’ Italia”(¹).

L’espressione rompe la storica scomunica: per concretizzarsi ha bisogno delle decisioni degli uomini, oggi ancora divisi tra operatori di speranza ed altri costretti, per sopravvivere, ad andare “oltre”.

 

(¹) – E. Manganelli, Un terremoto che parla, Tip. Battista, Avellino, 1981, pag. 217

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ANSIA

 

Un malefico miraggio,

fatale contraddizione,

allenta

la sospirata attesa.

 

Tutto è ancora fermo.

Isole abbandonate

accolgono

sparuti naufraghi

di barche alla deriva.

 

L’ultima fatica

spezza le braccia

e non lascia riposare

 

Respiri affannosi

non trovano pause

nell’ansia

del nuovo focolare.

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VOLONTARIO

 

Tutto era compiuto.

 

Nella tetra visione

apocalittica

una luna beffarda

vegliò

la nostra tragedia.

 

Mani sanguinolenti

scavarono con le unghie

i sepolti

cercando disperate

la vita.

 

Il grido di aiuto

si sparse nell’aria

e arrivò a Dio.

 

Per le strade del Sud

corse a fermarsi

il Buon Samaritano.

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CRONACHE DEL SUD

 

Quante voci si sono levate

per far capire

la triste menzogna.

 

La terra malata d’inganni

ferita a morte

dall’ultimo colpo

s’attacca con forza alla vita.

 

Sussulta nervosa,

rinfaccia ribelle

le storie marginali

i ritardi sfacciati

le ipocrite accuse.

 

Nel tragico minuto

il Sud smuove l’ Italia

ma riempie la storia

di cronaca.

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ILLUSIONE

 

Quattro pali

cinti di filo

limitano

la vecchia proprietà.

 

Nel vuoto

qualcuno figura una casa

e trova sembianze

di figli e di muri.

 

Con gli occhi socchiusi

un vecchio ricostruisce

l’ieri, le desiderate forme

e afferra l’impossibile.

 

L’ingannevole tempo non dura.

 

Divora nell’oblio

le dolci illusioni

morte in quel fatale giorno.

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IL CAMMINO DELLA SPERANZA

 

L’esodo finirà,

il pensiero stravolge la mente

nell’atteso ritorno

mai cominciato.

 

Resti di famiglie

figli disoccupati

hanno atteso

le nuove violenze,

fremendo di rancore

alle ripetute menzogne.

 

Il cammino della speranza

continua.

 

Seminerà

in anni di rotaie

coraggiose partenze

di future generazioni.

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CONTRO LA RASSEGNAZIONE

 

Non vogliamo pagare

in eterno

le conseguenze

di questa sconfitta.

 

Restiamo sulla nuda terra,

bagnata di sangue

e di cocenti lacrime,

contro altri saccheggi.

 

Siamo impegnati a salvare,

con cieca volontà,

gli ultimi brandelli

di famiglie e cose.

 

Ogni pietra o mattone

racconta sacrifici

di terre lontane.

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SOTTO LE MACERIE

 

Le pietre dello scandalo,

segni di vendita

della primogenitura,

non sono state sepolte.

 

Sotto le macerie

s’odono le tradite miserie,

gli inquieti malcontenti

che ripetono

gli eterni rancori.

 

Gli scampati,

in orgogliosi silenzi,

promettono

divini giuramenti.

 

Questa volta

non c’è scampo.

Sarà difficile sbagliare.

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I NUOVI PAESAGGI

 

L’accampamento

di tende e roulottes,

umano termitaio,

è un moderno lager.

 

Gli uomini,

stipati in qualche metro,

non dormono

sognando precise forme

di prefabbricati e case.

 

Il recuperato vociare

sale per le verdi valli

e ritempra la vita.

 

Le rinate comunità

inventano

l’incerto futuro.

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ATTESA

 

La catena della disperazione

ha rotto gli anelli.

 

Esili cerchi,

figli raminghi

coperti di polvere,

un tempo zingari o briganti,

da sempre razza maledetta,

hanno trovato la sosta.

 

Nel ricordo di vecchie cose

percorrono

la nuova stagione

e sognano

assordanti betoniere

che rullano cemento

nei paesi cantieri.

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I FIGLI DI NATALE

 

Abbiamo vissuto

l’incalzare del tempo

ubriachi di miti

e rinnovate speranze.

 

Falsi patti

hanno tradito

i vincoli fraterni

delle nostre alleanze.

 

Ma il grido di rabbia

oggi allontana la resa.

 

Noi figli di Natale,

caparbi trastulli

di questi presepi,

cerchiamo con foga

gli spazi

del nostro protagonismo.

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LA SCOPERTA DEL SUD

 

Civili pionieri,

demiurghi del progresso,

hanno gridato al mondo

la felice scoperta.

 

Il miserabile Sud

lacrimevole accattone

propaggine di terzo mondo

è Terra Promessa.

 

Disperati terroni

testimoni di antiche civiltà

sanno ancora pensare.

 

Gli increduli yankees,

colonizzatori falliti,

ritrovano

l’invidiabile umanità,

nascosta da anni

in forzati silenzi.

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RITRATTO DI FAMIGLIA

 

L’infame inferiorità

di razzismo nostrano

di rancida umanità

è l’ultimo sputo

sulla nostra miseria.

 

L’assurda vocazione

trova

vecchi bestie da soma

attaccati alle pietre,

padri ovunque nel mondo

coperti di sudore,

figli legati

a venditori di idee.

 

Tutti

in un identico sacrificio.

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BARATTO

 

La nostra vita,

delusa come la terra

non sa riscattarsi.

 

Troppi guasti

piegano le ginocchia

di padri paurosi

e figli senza lavoro.

 

Gli ideali muoiono.

I nostri bisogni

trovano ancora

stanchi liberti

offrire al mercato

delle clientele

la nuova schiavitù.

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ANATEMA

 

Il Sud,

segnato da dolci parole

e contorte realtà,

freme di vergogna

ai ripetuti destini.

 

La promozione umana,

desiderio dei poveri,

ha travolto rapace

la vita e la storia.

 

La maledizione

raccoglie sventure,

sfidando la pazienza

degli uomini

pronti a vivere

la nuova stagione.

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L’ ALBA NUOVA

 

Siamo rimasti sul posto

per negare il marchio

della terra sottomessa.

 

Abbiamo rifiutato

i venditori di soluzioni

di speranze,

le presunte solidarietà,

gli aiuti interessati.

 

L’alba nuova

spunterà dopo il buio

portando la sospirata luce.

 

Bisogna aspettare

solo che passi la notte.

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VERSO IL FUTURO

 

Sguardi increduli e pensosi

seguono

monotone evoluzioni di gru.

 

Le ultime sembianze di case

scompaiono

rovinando nel solito fragore.

 

I mesti paesaggi

delle terre maledette,

senza più identità,

si confondono

in distese di campi

brulicanti di uomini

affannati a costruire

il domani.

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PULCINELLA

 

Le nostre richieste

non più suppliche di poveri,

procurano

ancora elemosine.

 

Fra briciole d’umanità

e corsi di chitarre

la smania di vivere

barcolla

sotto le spinte sonnolenti

di assurde ricostruzioni.

 

Pulcinella

ha perduto la giacca a vento

e stanco di sole e mare

cerca nel container

le ragioni

di questa vita.

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L’ ULTIMO SACRIFICIO

 

La nostra giovinezza

ha consumato sul Golgota

della contestazione

la crocifissa uguaglianza sociale.

 

La terra assassina

ha divorato l’ultimo vigore

e le residue minacce.

 

Siamo i soli estranei.

 

Nella forzata tregua

seguiamo

le dispute dei saggi.

 

Il potere assistenza,

sordo all’invocazione,

elargisce le mance,

facendoci rinascere

nei campi di pomodoro.

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RISCATTO

 

La nostra vita

sempre in guerra

è una sorda resistenza.

 

Soli

sui campi di battaglia

della sopravvivenza

armati di logica umana

rivendichiamo conquiste.

 

La nostra fede

temprata all’uso

di capi impostori,

lupi famelici di potere,

chiede giustizia.

 

Noi garzoni

ribelli a feudi e baroni,

rifiutiamo

di essere sazi

del solito piatto di lenticchie.

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LA FORZA DELLA DISPERAZIONE

 

I vuoti paesaggi

spettri dell’osso

non diverranno

nostalgici ricordi.

 

L’antico splendore,

morboso testamento

di civiltà,

rivivrà sui muri

della ricostruzione.

 

Frenetici impulsi

di presenze umane

sbalzeranno

i carrozzoni indolenti,

per evitare i restauri

dell’eterna desolazione.

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AMARO SUD

 

Illusorie tentazioni

di benessere

producono la fuga.

 

Giovani emigranti

voltano le spalle

alla nera miseria

ma non si rassegnano

alla patria perduta.

 

Nostalgici

corrono nell’amaro Sud

ad ogni sventura.

 

La fatale disgregazione

porta la mano sul cuore

e non li fa respirare.

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ANNIVERSARIO

 

Continua

la lunga agonia.

 

La gente

recita requiem

sui fazzoletti di terra.

 

Lamentevoli tocchi

di campane

feriscono il silenzio

e gli incerti discorsi.

 

I giorni distrutti

raccontano alla vita

le solitudini immense

e i cari ricordi.

 

E’ una muta preghiera.

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MANI VUOTE

 

In microcosmi isolati

poderosi colpi di zappe

affondano i campi.

 

La dura fatica

non soddisfa,

dando pochi raccolti

e miseri salari.

 

Riempie le mani vuote

di calli e piaghe

e frena la residua voglia

di restare.

 

La maligna povertà

procura rabbia

e distrugge con gli occhi

i fortunati privilegi.

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I PERSEGUITATI

 

Nelle campagne spopolate

gli sbandati cafoni,

padroni da poco,

vivono la nuova iliade

di sventure.

 

La disperazione

ha rivoltato la terra

mescolando le semine.

 

I prati fioriti

coperti da ceneri fumanti

hanno visto

il rovo e le ortiche

serpeggiare.

 

I perseguitati

non riescono a spartire

il pane e il sudore

in eguale misura.

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BASTA CON LE DUE ITALIE!

 

Diademi di monti,

sentinelle addormentate

nell’attesa,

cingono

i ghetti geografici

dell’altra Italia.

 

Le solite promesse

durano

i ripetuti spazi elettorali.

 

Nelle solitarie campagne

si perdono

vaghe ombre di fabbriche

tra casolari distrutti

che raccontano

l’ultimo esodo.

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OLTRE LA SPERANZA

 

Una fitta ragnatela

ha avvolto

la consumata fiducia.

 

Gente confusa

perde il suo tempo

e cerca affannata

i desiderati volti

che hanno sussurrato

il coraggio di vivere.

 

I falsi sentimenti,

emozioni caduche,

sfiorano la fiera dignità,

la coscienza dell’umano,

certezze di liberazione

oltre la speranza.

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