IL NEOFIGURATISMO SIMBOLICO DI MAURO GLIORI

Quello che colpisce nei dipinti di questo intenso artista versiliese (che sembra accogliere forse inconsapevolmente, pur permanendo su un piano figurativo, l'insegnamento boccioniano: "…per fare una figura, non bisogna farla, bisogna farne l'atmosfera…"), è appunto la capacità di creare atmosfere, di evocare sensazioni e ricordi tramite una sapiente costruzione sinattica sostenuta da efficaci cromatismi tutti giocati su magiche gradazioni di luminosità. Pertanto i moduli espressivi di Mauro Gliori potremmo ricondurli ad una personale forma di neofiguratismo simbolico, in quanto dai suoi quadri emerge una natura più immaginata, costruita e ricreata che reale, e, tuttavia, più profonda, perché scaturita da una balenante luce dell'anima, più carica di significati e di messaggi, capace di creare immediate consonanze, intime sintonie percettive.

Mauro Gliori sa renderci mirabilmente la freschezza e l'incantato tepore del mattino che srotola dinamicamente i suoi brividi di luce verginale sulla silente campagna ancora addormentata, il calore incombente di cieli affocati nei fermi meriggi estivi su spiagge dorate, lambite da mari intrisi di azzurre intensità, la vorticosa effervescenza di conturbate atmosfere primaverili su prati in fiore. E insieme, a scandire una presenza mai raffigurata, ma evidente, attiva, partecipe, modellatrice dell'uomo, ecco le luminose case coloniche, calde di affetti (e di intimi rimpianti), ora sparse nel verde ben curato e fiorito, con connotazioni naif, ora aggruppate fraternamente su dolci colline di sognanti paesaggi toscani, contrassegnati dalla schietta, geometrica e serena presenza del cipresso, metafora della serenità bucolica della vita e della morte. Ecco le barche vivide di freschi cromatismi in un contesto di vita felice sull'almo del mare, ma ecco anche singoli ombrelloni, alberi spogli in primo piano per simboleggiare una qualche poetica, decadente e intima solitudine lenita dalla radiosa luminosità del paesaggio.

Simbologie dunque semplici ma ben leggibili ed efficaci di una gente, quella versiliese e toscana, che ha saputo mantenere vivo nei secoli il suo amore operoso per la natura: mare o terra che sia, fonti di sostentamento, ma anche di serenità e di carducciana pace interiore (....pace dicono al cuore le tue colline con le nebbie sfumanti e il verde piano ridente…). E questa identità di sentire con il grande Giosue, non è casuale, essendo Gliori nato nello stesso paese del poeta: Valdicastello.

Ecco dunque sgorgare a piene mani da questi quadri, assieme al sogno affascinato di un Eden panico, ricco di silenzi, di quiete e di palpiti interiori, un vibrante afflato poetico che tutto penetra, avvolge, sublima.

 

Manrico Testi