IL Film Sonoro

di

Giovanni Rappazzo

Una sera, sul finir di una lunga estate siciliana, alcuni anni dopo il terremoto del 1908, all’Eden Cinema Concerto di Messina, si stava proiettando un vecchio film muto, genere tragico-passionale, così denso di scene a forti tinte da commuovere fortemente i numerosi spettatori che affollavano la grande platea: ormai non si contavano più quelli che avevano i fazzoletti intrisi di calde lacrime.

L’Eden Cinema Concerto era un locale costruito nel 1912, dove prima si coltivava un orto, a fianco del viale San Martino, fra i baraccamenti del quartiere Lombardo; nella cabina di proiezione, si dava da fare, quale operatore dilettante, un giovane studente : Giovanni fratello del proprietario Luigi Rappazzo.

Mentre era intento a sorvegliare l’arco voltaico del proiettore, udiva, provenienti dalla sala, solo le struggenti note del violino di una piccola orchestra, che tentava di accompagnare a modo suo le scene del film; tutto filava liscio come l’olio…quand’ecco, improvvisamente, senza che nulla lo facesse presagire, dalla sala si levò un uragano di urla, fischi ed improperi; Giovanni, con la fronte madida di sudore, temendo l’arrivo di un nuovo cataclisma, si catapultò a guardare dallo spioncino, e vide che sullo schermo le immagini venivano proiettate capovolte e che l’azione si svolgeva all’incontrario: un tratto di pellicola era stato montato in maniera maldestra. Per porre fine a quel pandemonio infernale si dovevano mettere rapidamente le cose nel loro giusto verso; e così, dopo qualche minuto di lavoro, trascorso con comprensibile frenesia, la proiezione poteva riprendere nella silenziosa commozione degli spettatori,…sempre accompagnata dall’inesorabile violino, suonato adesso con rinnovato struggente languore.

Contrariamente a quanto avveniva nella buia sala, dove tutto era tornato nella normalità, in quel momento, qualcosa si era fatta luce nella mente del nostro operatore – studente: improvvisamente gli era balenata un’idea, ecco…quel trambusto indiavolato, quelle voci, quei suoni si potevano far provenire dalla stessa pellicola! Fu l’istante magico che segnò l’inizio degli studi, delle sperimentazioni, delle speranze e delle delusioni di Giovanni Rappazzo per il suo film sonoro.

Nato a Messina il 15 ottobre 1893, trascorse l’infanzia nella città natale, successivamente si trasferì a Genova dove il fratello Luigi gestiva un’ attività commerciale e dove, ricorda nelle sue memorie, faceva funzionare con un ventino, sotto i portici di via 20 Settembre, il Kinetoscope di Edison. Nel 1909, un anno dopo il terremoto, che aveva portato nella città dello stretto morte e distruzione, vi ritornò con il fratello, ricongiungendosi con la famiglia, che, fortunatamente sopravvissuta al disastro, era bisognevole di aiuto.

In quegli anni, oltre a fare l’operatore dilettante all’Eden Cine Concerto, s’era iscritto alla R. Scuola Tecnico Industriale "Verona-Trento" Sezione Elettromeccanica. L’acquisizione scolastica di nozioni teorico-pratiche e l’innata curiosità lo spinsero inoltre ad attrezzare un locale per riparazioni e sperimentazioni chiamato C.G.S. In questo laboratorio, armeggiando con microfoni, cuffie, macchine da presa e proiezione, ebbe la conferma circa la fattibilità dell’idea di sonorizzare una pellicola cinematografica con l’impressione fotografica di una colonna sonora e la rivelazione mediante cellula al selenio. I risultati ottenuti erano tutt’altro che perfetti, solo rumori, voci o suoni spesso indistinguibili, ma il Rappazzo sentiva che quella era la strada giusta da percorrere. Si rendeva anche conto che solo con una continua e seria sperimentazione, che avesse messo in campo gli ultimi ritrovati della tecnica, si sarebbero potuti ottenere risultati tali che la sua invenzione avrebbe avuto tanto successo da soppiantare il cinema muto.

Dopo il diploma si impiegò nella Società Elettrica della Sicilia Orientale, ma ben presto, nel 1917, constatando che a Messina, ancora ferita dal terremoto, non avrebbe potuto avere alcuno aiuto tecnico- finanziario, si trasferì a Milano dove lavorò in vari stabilimenti come la Brown Boveri e la Marelli di Sesto San Giovanni, tutte impegnate nello sforzo bellico.

In quel periodo iniziò a cercare industrie italiane che lo potessero aiutare nella realizzazione della sua invenzione, ma tutti i tentativi fatti con la Cines, con la Fumagalli ed altri non ebbero alcun esito: c’era la guerra e tutto poteva essere riproposto a tempo debito. Alla fine del 1918 si mise in contatto con i francesi della Gaumont e della Pathè Freres alle quali espose le linee di principio della sua invenzione. Le case francesi si dimostrarono interessate e cercarono di conoscere notizie più dettagliate che il Rappazzo non poté fornire in quanto la sua invenzione non era ancora coperta da brevetto: " …nous vous prions de bien vouloir nous envoyer, en communication, les brevets concernant votre invention. ", scriveva la Pathè il 13 gennaio 1919.

E’ dopo quel periodo che in Germania e negli Stati Uniti iniziarono studi sistematici per la sonorizzazione ottica della pellicola da film: da tempo si era tentato di sincronizzare il disco fonografico al film muto ma i risultati non erano stati esaltanti, anzi, il più delle volte risibili.

A metà del 1919 il Rappazzo si trasferì a Genova, dove trovò impiego nella Società G. Ansaldo di Sampierdarena Campi: il suo intento adesso era quello di perfezionare il suo sistema prendendone i relativi brevetti. Nella "Città della Lanterna" aprì delle scuole serali operaie e successivamente iniziò ad impiantare a Cornigliano Ligure una scuola di avviamento alla cinematografia sonora.

Il 1920 fu l’anno in cui sposò una conterranea di Messina e preparò i brevetti che vennero presentati alla R. Prefettura di Genova a partire dal 17 febbraio 1921, il primo dei quali n° 195883 e completivo 199022 si chiamava Fonofilm, ovvero Pellicola cinematografica portante la voce fotografata. La pellicola era da 35 mm e portava due tracce sonore, che i tecnici successivamente avrebbero definito a densità variabile, modulate dalla corrente di due circuiti microfonici separati: si era ad un passo dalla stereofonia. Inoltre il brevetto prevedeva che la pellicola dovesse essere impressionata e successivamente proiettata ad una velocità conveniente, infatti il Rappazzo aveva intuito che la velocità di 16 fotogrammi al secondo non era adatta per una perfetta riproduzione del sonoro: avrebbe dovuto lavorare ancora per modificare l’esistente, sostenuto da un forte aiuto finanziario.

E’ da rilevare che l’attestato di privativa industriale venne concesso il 6 settembre 1921 dal Ministero per l’Industria, il Commercio e il Lavoro dell’epoca come Pellicola ad impressione contemporanea di immagini e suoni. La parola Fonofilm, che indicava la pellicola sonorizzata nella domanda iniziale di brevetto, non venne accettata dall’Ufficio Brevetti in quanto Film era una parola straniera! La denominazione Fonofilm (Phonofilm) sarà poi adottata dall’inventore americano Lee De Forest, che, applicando al sistema il suo triodo amplificatore, proietterà alcuni film al Rivoli di New York nel 1923.

Il secondo brevetto portava il n° 195884 e venne presentato alla R. Prefettura di Genova il 19 febbraio 1921 con la denominazione: Rivelatore elettrico di suoni per cinematografia o valvola fotoelettrica. Si trattava di un fotodiodo in cui il selenio metallico, colpito dalla luce modulata dalla colonna sonora, variava la sua resistività. Il fotodiodo era progettato in modo da poter regolare una corrente abbastanza intensa per un altoparlante posto alle spalle dello schermo sul quale venivano proiettate le immagini.

Molto s’è detto circa questo rivelatore al selenio del Rappazzo usato come valvola fotoelettrica, cioè elemento sostitutivo della cellula fotoelettrica, già da tempo sperimentata in campo cinefonografico e in campo militare (Lauste e Case). La cellula fotoelettrica è generatrice, se colpita da una luce modulata nella colonna sonora, di un segnale, che per essere sentito in altoparlante deve essere opportunamente amplificato in un circuito con valvole termoioniche come nel Phonofilm del De Forest. Il Rappazzo invece usò un fotodiodo di sua concezione come una valvola regolatrice di una corrente erogata da una batteria; questa regolazione era funzione della luce modulata proveniente dalla colonna sonora e così, come alcuni sostengono, sostituì il complesso di valvole termoioniche con il cosiddetto solid state: una specie di circuito che, in nuce, precorre, anche se in modo imperfetto, la rivoluzione dei transistor avvenuta dagli anni 50’ in poi.

Ulteriore richiesta di brevetto avvenne 11 maggio 1921 e porta il n° 43/17 con la denominazione "Vibratore Fono-Elettrico": un sistema a microlampade ad incandescenza a bassa inerzia termica, dotato di focalizzazione puntiforme su microfessura, pilotato dalle correnti microfoniche, adatto a tracciare sulla pellicola due colonne sonore a densità variabile . Di quest’ultimo brevetto, di cui il Rappazzo conservò gelosamente le ricevute di deposito, è scomparso il Registro dei verbali di deposizione dei documenti da brevettare n°43/17 dall’Ufficio della proprietà intellettuale della R. Prefettura di Genova e la stessa documentazione è scomparsa, dall’Ufficio centrale brevetti di Roma.

Il Rappazzo continuò a proporre la sua invenzione, che nel complesso era chiamata Elettrocinefono, sia in Italia che all’estero; suscitò anche l’interesse della stampa, in particolare in due articoli, il primo dei quali, apparso sulla " Scienza per tutti " del 15 aprile 1921 Invenzioni italiane brevettate ( vedi figura ), descriveva seppur sommariamente, il sistema; il secondo, del 20 maggio 1921, compariva sul "Corriere degli Italiani" di New York con il titolo: " L’invenzione del film sonoro fatta da un italiano ", suscitando sicuramente l’interesse degli addetti ai lavori d’oltreoceano. Da far rilevare che New York era la culla delle ricerche sul film sonoro condotte dall’inventore americano Lee De Forest, con la collaborazione di Case e Sponable, inventori della cellula fotoelettrica Thalofide. Essi nel 1922 produssero una lampada ad incandescenza chiamata AEO light, che rese possibile una accettabile registrazione sonora. L’idea del Rappazzo si concretizzava in America qualche anno dopo.

Con il Tri-Ergon tedesco un sistema simile a quello del Rappazzo, con la miglioria di un volano per uniformare la velocità della pellicola, venne proiettato un film all’Alhambra di Berlino, nel settembre del 1922. I diritti della Tri-Ergon vennero acquistati da William Fox nel 1927. Sarà il Fox, che, funzionando da collettore di tutti i brevetti dell’epoca e con il notevole supporto dell’industria americana, raccoglierà, con il suo Movietone, i primi frutti del sonoro su pellicola . Questo sistema, con ulteriori perfezionamenti, soppianterà il Vitaphone, sonoro su disco grammofonico, dei fratelli Warner, il cui primo film fu, com’è noto, " Il cantante di jazz " del 1927.

Ma ritornando al 1921, il Rappazzo, dopo aver brevettato, iniziò una nutrita corrispondenza con costruttori italiani e stranieri, nella quale venivano anche allegati spezzoni di pellicola sonorizzata, estratti di progetto e disegni. La prima industria alla quale si rivolse fu la "S:Giorgio" di Sestri Ponente, seguita dalla "Marconi", ma tutti i tentativi di industrializzazione non ebbero alcun esito: il film sonoro non interessava più nessuno. L’industria del muto, e di questo se ne accorgerà anche il De Forest nel 1923 con il suo Phonofilm, non aveva alcuna intenzione di cambiare: il sonoro era giudicato dispendioso ed inesportabile ed inoltre in quegli anni gli altoparlanti non erano abbastanza potenti per un impiego in una sala cinematografica. Gli spettatori preferivano il muto con orchestra "live"; il resto era semplice e non sempre godibile curiosità.

In Italia il 1921 fu caratterizzato da fortissime turbolenze politiche con la chiusura di diversi stabilimenti che non avevano più le commesse di guerra. I corsi operai divennero così anemici che dovettero essere chiusi, come pure la scuola per il cinesonoro. Il Rappazzo, che lavorava all’Ansaldo, venne licenziato, trovandosi all’improvviso senza sostegni economici. Con la famiglia lasciò la Liguria nel gennaio del 1922, rientrando a Messina, dove sperava di ottenere degli appoggi economici per continuare la sua battaglia. Ma ben presto dovette rinunziare: non riuscì a rinnovare i brevetti e così fu costretto ad abbandonare quello che era stato il grande sogno di far nascere una industria cinematografica tutta italiana, con la creazione di tante opportunità, cosa che invece puntualmente fecero gli americani con i Warner e i Fox, seguiti da tutte le altre case cinematografiche hollywoodiane che svilupparono un’industria che fu la prima negli Stati Uniti e nel mondo.

Nel 1924 il Rappazzo ottenne l’incarico di insegnante all’Istituto Tecnico Industriale di Cagliari. Dopo la guerra, tornato con la famiglia a Messina, insegnerà all’Istituto Industriale "Verona - Trento" fino al 1964.

In tutto questo periodo, e fino alla sua scomparsa, non cessò mai di rivendicare riconoscimenti per la sua invenzione, producendo un film documentario e scrivendo anche dei libri, che sono un esempio tangibile di uno stato d’animo pieno d’amarezza.

La stampa nazionale gli ha dedicato moltissimi articoli ed anche in televisione sono apparse alcune sue interviste; memorabile la sua presentazione fatta nel Teatro Greco di Taormina da Enzo Tortora, durante un Festival del Cinema, dove il Rappazzo ricevette un interminabile applauso. Il suo nome appare sul dizionario Melzi quale pioniere della cinematografia; in effetti fu il primo in Italia a brevettare un sistema con pellicola con colonna sonora e rivelazione fotoelettrica, divulgato anche all’estero fin dal 1918. Ha ottenuto riconoscimenti internazionali, come pure è stato insignito con la nomina di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana. Si ricordano, del Rappazzo, altri brevetti e numerosi studi, quali la Focalità ottica variabile, la Cellula bidirezionale per lo sfruttamento delle correnti marine e alcuni progetti di Attraversamento stabile dello Stretto di Messina.

Giovanni Rappazzo è morto nell’aprile del 1995; le sue spoglie riposano, accanto a quelle della diletta consorte, nel cimitero monumentale di Messina.

 

Tutti gli elementi di questo articolo sono tratti dalle pubblicazioni di Giovanni Rappazzo, dalla stampa nazionale e, siti internet da

Italo Rappazzo Via Grotta Santa 35 , 96100 Siracusa (Italia)