ESORTAZIONE OMILETICA
Venerabili fratelli e diletti figli
Con questa solenne liturgia noi concludiamo la celebrazione del XIX
centenario del martirio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, e diamo
così all'«a anno della fede » il suo coronamento:
l'avevamo dedicato alla commemorazione dei Santi Apostoli per attestare
il nostro incrollabile proposito di fedeltà al deposito della
fede che essi ci hanno trasmesso, e per rafforzare il nostro desiderio
di farne sostanza di vita nella situazione storica, in cui si trova la
Chiesa pellegrina nel mondo.
Noi sentiamo pertanto il dovere di ringraziare pubblicamente tutti
coloro che hanno risposto al nostro invito, conferendo all'«anno
della fede» una splendida pienezza, con l'approfondimento della
loro personale adesione alla parola di Dio, con la rinnovazione della
professione di fede nelle varie comunità, e con la testimonianza
di una vita veramente cristiana.
Ai nostri fratelli nell'episcopato, in modo particolare, e a tutti i
fedeli della santa Chiesa cattolica, noi esprimiamo la nostra
riconoscenza e impartiamo la nostra benedizione.
Al tempo stesso, ci sembra che a noi incomba il dovere di adempiere il
mandato, affidato da Cristo a Pietro, di cui siamo il successore,
sebbene l'ultimo per merito, di confermare cioè nella fede i
nostri fratelli. Consapevoli, senza dubbio, della nostra umana
debolezza, ma pure con tutta la forza che un tale mandato imprime nel
nostro spirito, noi ci accingiamo pertanto a fare una professione di
fede, a pronunciare un credo, che, senza essere una definizione
dogmatica propriamente detta, e pur con qualche sviluppo, richiesto
dalle condizioni spirituali del nostro tempo, riprende sostanzialmente
il Credo di Nicea, il Credo dell'immortale tradizione della santa
Chiesa di Dio.
Nel far questo, noi siamo coscienti dell'inquietudine, che agita alcuni
ambienti moderni in relazione alla fede. Essi non si sottraggono
all'influsso di un mondo in profonda trasformazione, nel quale un
così gran numero di certezze sono messe in contestazione o in
discussione. Vediamo anche dei cattolici che si lasciano prendere da
una specie di passione per i cambiamenti e le novità.
Senza dubbio la Chiesa ha costantemente il dovere di proseguire nello
sforzo, di approfondire e presentare, in modo sempre più
confacente alle generazioni che si succedono, gli imperscrutabili
misteri di Dio, fecondi per tutti di frutti di salvezza. Ma al tempo
stesso, pur nell'adempimento dell'indispensabile dovere di indagine,
é necessario avere la massima cura di non intaccare gli
insegnamenti della dottrina cristiana. Perché ciò
vorrebbe dire - come purtroppo oggi spesso avviene - ingenerare
turbamento e perplessità in molte anime fedeli.
A tale proposito occorre ricordare che aldilà del dato
osservabile, scientificamente verificato, l'intelligenza dataci da
Dio raggiunge la realtà (ciò che é), e non
soltanto l'espressione soggettiva delle strutture e dell'evoluzione
della coscienza; e che, d'altra parte, il compito
dell'interpretazione - dell'ermeneutica - é di cercare di
comprendere e di enucleare, nel rispetto della parola pronunciata, il
significato di cui un testo é espressione, e non di ricreare in
qualche modo questo stesso significato secondo l'estro di ipotesi
arbitrarie.
Ma, soprattutto, noi mettiamo la nostra incrollabile fiducia nello
Spirito santo, anima della Chiesa, e nella fede teologale su cui si
fonda la vita del Corpo mistico. Noi sappiamo che le anime attendono la
parola del Vicario di Cristo, e noi veniamo incontro a questa attesa
con le istruzioni che normalmente amiamo dare. Ma oggi ci si offre
l'occasione di pronunciare un parola più solenne. In questo
giorno, scelto per la conclusione dell'«anno della fede»,
in questa festa dei beati Apostoli Pietro e Paolo, noi abbiamo
voluto offrire al Dio vivente l'omaggio di una professione di fede. E
come una volta a Cesarea di Filippo l'Apostolo Pietro prese la parola a
nome dei dodici per confessare veramente, aldilà delle umane
opinioni, Cristo Figlio di Dio vivente, così oggi il suo umile
successore, Pastore della Chiesa universale, eleva la sua voce per rendere,
in nome di tutto il popolo di Dio, una ferma testimonianza alla
verità divina, affidata alla Chiesa perché essa ne dia
l'annunzio a tutte le genti.
Noi abbiamo voluto che la nostra professione di fede, fosse
sufficientemente completa ed esplicita, per rispondere in misura
appropriata al bisogno di luce, sentito da così gran numero di
anime fedeli, come da tutti coloro che nel mondo, a qualunque famiglia
spirituale appartengano, sono in. cerca della verità.
A gloria di Dio beatissimo e di Nostro Signore Gesù Cristo,
fiduciosi nell'aiuto della Beata Vergine Maria e dei Santi Apostoli
Pietro e Paolo, per il bene e l'edificazione della Chiesa, a nome di
tutti i pastori e di tutti i fedeli, noi ora pronunciamo questa
professione di fede, in piena comunione spirituale con tutti voi,
fratelli e figli carissimi.
PROFESSIONE
DI FEDE
Noi crediamo in
un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito santo, Creatore delle cose
visibili, come questo mondo ove trascorre la nostra vita fuggevole,
delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati
altresì angeli e Creatore in ciascun uomo dell'anima spirituale
e immortale.
Noi crediamo che questo unico Dio è assolutamente uno
nella sua essenza infinitamente santa come in tutte le sue perfezioni,
nella sua onnipotenza, nella sua scienza infinita, nella sua
provvidenza, nella sua volontà e nel suo amore. Egli è
Colui che è, come egli stesso lo ha rivelato a
Mosè; ed egli è Amore, come ce lo insegna
l'Apostolo Giovanni: cosicché questi due nomi, Essere e Amore,
esprimono ineffabilmente la stessa realtà divina di Colui, che
ha voluto darsi a conoscere a noi, e che «abitando in una luce
inaccessibile» è in sé stesso al disopra di ogni
nome, di tutte le cose e di ogni intelligenza creata. Dio solo
può darci la conoscenza giusta e piena di sé stesso,
rivelandosi come Padre, Figlio e Spirito santo, alla cui eterna vita
noi siamo chiamati per grazia di lui a partecipare, quaggiù
nell'oscurità della fede e, oltre la morte, nella luce perpetua,
l'eterna vita.
I mutui vincoli, che costituiscono eternamente le tre Persone, le quali
sono ciascuna l'unico e identico Essere divino, sono la beata vita
intima di Dio tre volte santo, infinitamente aldilà di tutto
ciò che noi possiamo concepire secondo l'umana misura.
Intanto rendiamo grazie alla bontà divina per il fatto che
moltissimi credenti possono attestare con noi, davanti agli uomini,
l'unità di Dio, pur non conoscendo il mistero della Santissima
Trinità.
Noi dunque crediamo al Padre che genera eternamente il Figlio;
al Figlio, Verbo di Dio, che è eternamente generato; allo
Spirito santo, Persona increata che procede dal Padre e dal Figlio come
loro eterno Amore. In tal modo, nelle tre Persone divine, coaeternae
sibi et coaequales, sovrabbondano e si consumano, nella
sovreccellenza e nella gloria proprie dell'Essere increato, la vita e
la beatitudine di Dio perfettamente uno; e sempre «deve essere
venerata l'Unità nella Trinità e la Trinità
nell'Unità».
Noi crediamo in nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di
Dio. Egli è il Verbo eterno, nato dal Padre prima di tutti i
secoli, e al Padre consustanziale, homoousios to Patri; e per
mezzo di lui tutto è stato fatto. Egli si è incarnato per
opera dello Spirito santo nel seno della Vergine Maria, e si è
fatto uomo: eguale pertanto al Padre secondo la divinità, e
inferiore al Padre secondo l'umanità, ed egli stesso uno, non
per una qualche impossibile confusione delle nature, ma per
l'unità della persona.
Egli ha dimorato in mezzo a noi, pieno di grazia e di verità.
Egli ha annunciato e instaurato il Regno di Dio, e in sé ci ha
fatto conoscere il Padre. Egli ci ha dato il suo comandamento nuovo, di
amarci gli uni gli altri com'egli ci ha amato. Ci ha insegnato la via
delle Beatitudini del Vangelo: povertà in spirito, mitezza,
dolore sopportato nella pazienza, sete della giustizia, misericordia,
purezza di cuore, volontà di pace, persecuzione sofferta per la
giustizia.
Egli ha patito sotto Ponzio Pilato, Agnello di Dio che porta sopra di
sè i peccati del mondo, ed è morto per noi sulla Croce,
salvandoci col suo Sangue redentore. Egli è stato sepolto e, per
suo proprio potere, è risorto nel terzo giorno, elevandoci con
la sua risurrezione alla partecipazione della vita divina, che è
la vita della grazia.
Egli è salito al Cielo, e verrà nuovamente, nella gloria,
per giudicare i vivi e i morti, ciascuno secondo i propri meriti;
sicché andranno alla vita eterna coloro che hanno risposto
all'amore e alla misericordia di Dio, e andranno nel fuoco
inestinguibile coloro che fino all'ultimo vi hanno opposto il loro
rifiuto.
E il suo Regno non avrà fine.
Noi crediamo nello Spirito santo, che è Signore e dona
la vita; che è adorato e glorificato col Padre e col Figlio.
Egli ci ha parlato per mezzo dei profeti, ci é stato inviato da
Cristo dopo la sua risurrezione e la sua ascensione al Padre; egli
illumina, vivifica, protegge e guida la Chiesa, ne purifica i membri,
purché non si sottraggano alla sua grazia. La sua azione, che
penetra nell'intimo dell'anima, rende l'uomo capace di rispondere
all'invito di Gesù: «Siate perfetti com'è perfetto
il Padre vostro celeste» (Mat 5,48).
Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre
Vergine, del Verbo Incarnato, nostro Dio e Salvatore Gesù
Cristo, e che, a motivo di questa singolare elezione, ella, in
considerazione dei meriti di suo Figlio, è stata redenta in modo
più eminente, preservata da ogni macchia del peccato originale e
colmata del dono della grazia più che tutte le altre creature.
Associata ai misteri della Incarnazione e della Redenzione con un
vincolo stretto e indissolubile, la Vergine Santissima, l'Immacolata,
al termine della sua vita terrena è stata elevata in corpo e
anima alla gloria celeste e configurata a suo Figlio risorto,
anticipando la sorte futura di tutti i giusti; e noi crediamo che la
Madre santissima di Dio, nuova Eva, Madre della Chiesa, continua in
cielo il suo ufficio materno riguardo ai membri di Cristo, cooperando
alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle anime dei redenti.
Noi crediamo che in Adamo tutti hanno peccato: il che significa
che la colpa originale da lui commessa ha fatto cadere la natura umana,
comune a tutti gli uomini, in uno stato in cui essa porta le
conseguenze di quella colpa, e che non è più lo stato in
cui si trovava all'inizio dei nostri progenitori, costituiti nella
santità e nella giustizia, e in cui l'uomo non conosceva
né il male né la morte. È la natura umana
così decaduta, spogliata della grazia che la rivestiva, ferita
nelle sue proprie forze naturali e sottomessa al dominio della morte,
che viene trasmessa a tutti gli uomini; ed è in tal senso che
ciascun uomo nasce nel peccato. Noi dunque professiamo, col Concilio di
Trento, che il peccato originale viene trasmesso con la natura umana,
«non per imitazione, ma per propagazione», e che esso
pertanto è «proprio a ciascuno».
Noi crediamo che nostro Signor Gesù Cristo mediante il
Sacrificio della Croce ci ha riscattati dal peccato originale e da
tutti i peccati personali commessi da ciascuno di noi, in maniera tale
che - secondo la parola dell'Apostolo «là dove aveva
abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia».
Noi crediamo in un solo battesimo, istituito da nostro Signor
Gesù Cristo per la remissione dei peccati. Il battesimo deve
essere amministrato anche ai bambini che non hanno ancor potuto
rendersi colpevoli di alcun peccato personale, affinché essi,
nati privi della grazia soprannaturale, rinascano «dall'acqua ua
e dallo Spirito santo» alla vita divina in Gesù Cristo.
Noi crediamo nella Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica,
edificata da Gesù Cristo sopra questa pietra, che è
Pietro. Essa è il Corpo mistico di Cristo, insieme
società visibile, costituita di organi gerarchici, e
comunità spirituale; essa è la Chiesa terrestre, popolo
di Dio pellegrinante quaggiù, e Chiesa ricolma dei beni celesti;
essa è il germe e la primizia del Regno di Dio, per mezzo del
quale continuano, nella trama della storia umana, l'opera e i dolori
della Redenzione, e che aspira al suo compimento perfetto aldilà
del tempo, nella gloria.
Nel corso del tempo, il Signore Gesù formala sua Chiesa mediante
i sacramenti, che emanano dalla sua pienezza. È con essi che la
Chiesa rende i propri membri partecipi del mistero della Morte e della
Risurrezione di Cristo, nella grazia dello Spirito santo, che le dona
vita e azione. Essa è dunque santa, pur comprendendo nel suo
seno dei peccatori, giacché essa non possiede altra vita se non
quella della grazia: appunto vivendo della sua vita, i suoi membri si
santificano, come, sottraendosi alla sua vita, cadono nei peccati e nei
disordini, che impediscono l'irradiazione della sua santità.
Perciò la Chiesa soffre e fa penitenza per tali peccati, da cui
peraltro ha il potere di guarire i suoi figli con il Sangue di Cristo
ed il dono dello Spirito santo.
Erede delle promesse divine e figlia di Abramo secondo lo spirito, per
mezzo di quell'Israele di cui custodisce con amore le Scritture e
venera i Patriarchi e i Profeti; fondata sugli Apostoli e
trasmettitrice, di secolo in. secolo, della loro parola sempre viva e
dei loro poteri di pastori nel successore di Pietro e nei vescovi in.
comunione con lui; costantemente assistita dallo Spirito santo, la
Chiesa ha la missione di custodire, insegnare, spiegare e diffondere la
verità, che Dio ha manifestato in una maniera ancora velata per
mezzo dei Profeti e pienamente per mezzo del Signore Gesù.
Noi crediamo a tutto ciò che è contenuto nella
parola di Dio, scritta o tramandata, e che la Chiesa propone a credere
come divinamente rivelata sia con un giudizio solenne, sia con il
magistero ordinario e universale. Noi crediamo
nell'infallibilità, di cui fruisce il successore di Pietro,
quando insegna ex cathedra come Pastore e Dottore di tutti i
fedeli, e di cui è dotato altresì il Collegio dei
vescovi, quando esercita con lui il magistero supremo.
Noi crediamo che la Chiesa, che Gesù ha fondato e per la
quale ha pregato, è indefettibilmente una nella fede, nel culto
e nel vincolo della comunione gerarchica. Nel seno di questa Chiesa,
sia la ricca varietà dei riti liturgici, sia la legittima
diversità dei patrimoni teologici e spirituali e delle
discipline particolari, lungi dal nuocere alla sua unità, la
mettono in maggiore evidenza.
Riconoscendo poi, al di fuori dell'organismo della Chiesa di Cristo,
l'esistenza di numerosi elementi di verità e di santificazione
che le appartengono in proprio e tendono all'unità cattolica, e
credendo all'azione dello Spirito santo che nel cuore dei discepoli di
Cristo suscita l'amore per tale unità, noi nutriamo speranza che
i cristiani, i quali non sono ancora nella piena comunione con l'unica
Chiesa, si riuniranno un giorno in un solo gregge con un solo Pastore.
Noi crediamo che la Chiesa è necessaria alla salvezza,
perché Cristo, che è il solo Mediatore e la sola via di
salvezza, si rende presente per noi nel suo Corpo, che è la
Chiesa. Ma il disegno divino della salvezza abbraccia tutti gli uomini:
e coloro che, senza propria colpa, ignorano il Vangelo di Cristo e la
sua Chiesa, ma cercano sinceramente Dio e sotto l'influsso della sua
grazia si sforzano di compiere la sua volontà riconosciuta nei
dettami della loro coscienza, anch'essi, in un numero che Dio solo
conosce, possono conseguire la salvezza
Noi crediamo che la messa, celebrata dal sacerdote che
rappresenta la persona di Cristo in virtù del potere ricevuto
nel sacramento dell'ordine, e da lui offerta nel nome di Cristo e dei
membri del suo Corpo mistico, è il Sacrificio del Calvario reso
sacramentalmente presente sui nostri altari. Noi crediamo che, come il
pane e il vino consacrati dal Signore nell'ultima Cena sono stati
convertiti nel suo Corpo e Del suo Sangue, che di lì a poco
sarebbero stati offerti per noi sulla Croce allo stesso modo il pane e
il vino consacrati dal sacerdote sono convertiti nel Corpo e nel Sangue
di Cristo gloriosamente regnante nel Cielo; e crediamo che la
misteriosa presenza del Signore, sotto quello che continua ad apparire
come prima ai nostri sensi, è una presenza vera, reale e
sostanziale. Pertanto Cristo non può essere presente in questo
Sacramento se non mediante la conversione nel suo Corpo della
realtà stessa del pane e mediante la conversione nel suo Sangue
della realtà stessa del vino, mentre rimangono immutate soltanto
le proprietà del pane e del vino percepite dai nostri sensi.
Tale conversione misteriosa è chiamata dalla Chiesa, in maniera
assai appropriata, transustanziazione.
Ogni spiegazione teologica, che tenti di penetrare in qualche modo
questo mistero, per essere in accordo con la fede cattolica, deve
mantenere fermo che nella realtà obiettiva, indipendentemente
dal nostro spirito, il pane e il vino han cessato di esistere dopo la
consacrazione, sicché da quel momento sono il Corpo e il Sangue
adorabili del Signore Gesù ad essere realmente dinanzi a noi
sotto le specie sacramentali del pane e del vino, proprio come il
Signore ha voluto, per donarsi a noi in nutrimento e per associarci
all'unità del suo Corpo mistico.
L'unica ed indivisibile esistenza del Signore glorioso nel Cielo non
è moltiplicata, ma è resa presente dal Sacramento nei
numerosi luoghi della terra dove si celebra la Messa. Dopo il
Sacrificio, tale esistenza rimane presente nel Santo Sacramento, che
è, nel tabernacolo, il cuore vivente di ciascuna delle nostre
chiese. Ed è per noi un dovere dolcissimo onorare e adorare
nell'Ostia santa, che vedono i nostri occhi, il Verbo Incarnato, che
essi non possono vedere e che, senza lasciare il Cielo, si è
reso presente dinanzi a noi.
Noi confessiamo che il Regno di Dio, cominciato quaggiù
nella Chiesa di Cristo, non è di questo mondo, la cui figura
passa; e che la sua vera crescita non può esser confusa con il
progresso della civiltà, della scienza e della tecnica umane, ma
consiste nel conoscere sempre più profondamente le
imperscrutabili ricchezze di Cristo, nello sperare sempre più
fortemente i beni eterni, nel rispondere sempre più ardentemente
all'amore di Dio, e nel dispensare sempre più abbondantemente la
grazia e la santità tra gli uomini. Ma è questo stesso
amore che porta la Chiesa a preoccuparsi costantemente del vero bene
temporale degli uomini. Mentre non cessa di ricordare ai suoi figli che
essi non hanno quaggiù stabile dimora, essa li spinge anche a
contribuire - ciascuno secondo la propria vocazione ed i propri mezzi -
al bene della loro città terrena, a promuovere la giustizia, la
pace e la fratellanza tra gli uomini, a prodigare il loro aiuto ai
propri fratelli, soprattutto ai più poveri e ai più
bisognosi. L'intensa sollecitudine della Chiesa, Sposa di Cristo, per
le necessità degli uomini, per le loro gioie e le loro speranze,
i loro sforzi e i loro travagli, non è quindi altra cosa che il
suo grande desiderio di esser loro presente per illuminarli con la luce
di Cristo e adunarli tutti in lui, unico loro Salvatore. Tale
sollecitudine non. può mai significare che la Chiesa conformi se
stessa alle cose di questo mondo, o che diminuisca l'ardore dell'attesa
del suo Signore e del Regno eterno.
Noi crediamo nella vita eterna. Noi crediamo che le anime di
tutti coloro che muoiono nella grazia di Cristo, sia che debbano ancora
esser purificate nel Purgatorio, sia che dal momento in cui lasciano il
proprio corpo siano accolte da Gesù in Paradiso, come egli fece
per il buon ladrone, costituiscono il popolo di Dio nell'aldilà
della morte, la quale sarà definitivamente sconfitta nel giorno
della Risurrezione, quando queste anime saranno riunite ai propri corpi.
Noi crediamo che la moltitudine delle anime, che sono riunite
intorno a Gesù ed a Maria in Paradiso, formano la Chiesa del
Cielo, dove esse nella beatitudine eterna vedono Dio così
com'è e dove sono anche associate, in. diversi gradi, con i
santi Angeli al governo divino esercitato da Cristo glorioso,
intercedendo per noi ed aiutando la nostra debolezza con la loro
fraterna sollecitudine.
Noi crediamo alla comunione tra tutti i fedeli di Cristo, di
coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la
propria purificazione e dei beati del Cielo, i quali tutti insieme
formano una sola Chiesa; noi
crediamo che in questa comunione l'amore misericordioso di Dio e dei
suoi Santi ascolta costantemente le nostre preghiere, secondo la parola
di Gesù: Chiedete e riceverete. E con la fede e nella
speranza, noi attendiamo la resurrezione dei morti e la vita del mondo
che verrà.
Sia benedetto Dio Santo, Santo, Santo. Amen.
Dalla Basilica Vaticana, 30 giugno 1968.
PAULUS
PP. VI
Stampa:
Figlie di San Paolo - Alba, 1978, 6.a edizione