TAVOLA ROTONDA

 

sulla libertà religiosa

 

 (e relativo disegno di legge)

 

 

Si è svolto a Roma, il 13 maggio scorso, presso l'Ateneo Pontificio "Regina Apostolorum", un appassionante convegno, promosso dallo stesso Ateneo, in collaborazione con il GRIS (Gruppo Ricerca e Informazione Socio-religiosa), che ha visto come protagonisti qualificati rappresentanti delle diverse confessioni e parlamentari sia della maggioranza che dell'opposizione.

L'occasione è nata dal fatto che proprio in questo periodo si sta dibattendo alla Camera la legge intitolata Norme sulla libertà religiosa e abrogazione della legislazione dei 'culti ammessi', il cui travagliato iter parlamentare dura da quasi vent'anni.

I convenuti costituivano infatti una rappresentanza che comprendeva molti di quanti, sia nello Stato che nelle varie Confessioni, hanno contribuito a condurre verso una conclusione soddisfacente il lungo, contrastato percorso della nuova legge.

 

A dare l'avvio è la rappresentanza cattolica, nella persona del rettore dell'Ateneo, padre Paolo Scarafoni, il quale mette subito in primo piano la centralità di una legge come quella in fieri, rilevando come questo nostro mondo, in via di globalizzazione, si trovi in una fase nella quale è impossibile non venire in contatto con altre comunità religiose. Di qui l'importanza per il Paese di questa legge che tocca le fibre più profonde della nostra convivenza sociale; e che conterà molto anche a livello internazionale.

 

è infatti necessario, secondo il professor Giuseppe Ferrari (Segretario Nazionale del GRIS), possedere una legislazione sulla libertà religiosa, poichè può concorrere a stemperare tensioni e a prevenire conflitti. E rammenta, in proposito, come la data del convegno riporti alla mente l'attentato subìto nel lontano 13 maggio 1981 dal Papa, colui che più di ogni altro può dirsi il difensore della libertà religiosa.

Ferrari rileva poi la necessità di emendare certi aspetti formali del progetto, di definire meglio le entità giuridiche previste e di chiarire il significato di ogni locuzione, come quella, ambigua, di "ministro di culto".

 

A minimizzare dubbi e difficoltà, arriva un intervento di monsignor Vincenzo Paglia (comunità Sant'Egidio), che invita a cogliere la situazione corrente come una opportunità: la questione religiosa venutasi a creare infatti, non sarebbe una disgrazia ma una ricchezza. Occorre evitare chiusure di fronte al fenomeno della multireligiosità, ma anche posizioni di lassismo indifferenziato.

Secondo mons. Paglia, per i cattolici il cammino dell'incontro è obbligato, ma va fatto con intelligenza. Dialogare non vuol dire né cedere né annacquare il proprio credo; anzi, solo sentendo la propria identità in modo forte è possibile attuare un vero dialogo. E, di più, credere vera la propria fede non significa affermare che l'altra è totalmente sbagliata, e tanto meno da distruggere.

Il vescovo sottolinea poi alcune questioni aperte sulla forte presenza degli islamici in Italia, con le sue peculiarità sia culturali che religiose. Non esiste "un" solo Islam, ma tanti; non vi è dubbio perciò che centinaia di migliaia di mussulmani in Italia possono, anche attraverso questa legge, assumere caratteristiche "italiane", cioè rientrare in un quadro istituzionale democratico, tollerante. Ecco perché una legge come questa può aiutare l'Islam in Italia ad assumere dei connotati conformi alla nostra costituzione.

 

Il presidente della Federazione Chiese Evangeliche Italiane, professor Gianni Long, rammenta i fatti interessanti, sul piano ecumenico, verificatisi negli ultimi anni. Il più importante dei quali è la Carta Ecumenica firmata a Strasburgo nel 2001; ci sono diversi commi che riguardano anche la libertà religiosa; ma in particolare vi è una dichiarazione di grande valore, là dove si dice che le chiese Cristiane d'Europa s'impegnano a presentarsi unite, per quanto è possibile, di fronte alle Istituzioni Europee. Principio che si è già verificato, attraverso i lavori della Convenzione che sta preparando il nuovo trattato dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, perché, a differenza di quanto era successo in passato, tutte le organizzazioni delle diverse Chiese - il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (cattoliche), la Conferenza delle Chiese Europee (protestanti e ortodossi) e altre organizzazioni come Caritas, Eurodiaconia e altre, hanno lavorato insieme, presentando alla Convenzione documenti comuni.

Ciò che appare discutibile è la formula secondo la quale i limiti dell’esercizio della libertà di coscienza e di religione - garantita in conformità alla Costituzione e alle convenzioni internazionali sui diritti inviolabili dell’uomo - venga ripetuta in quasi tutti gli articoli: ossia che si dica che tutti i diritti vanno esercitati nell’ambito di questi limiti. In due, in particolare, questa ripetizione appare preoccupante: nell'articolo 13 si stabilisce che le affissioni e la distribuzione di stampati relativi alla vita religiosa - il bollettino parrocchiale o la rivista ecclesiastica - avvengono liberamente; oggi a leggere le norme sembra ("ma forse siamo un po’ troppo sospettosi come minoranza") sia configurabile il principio di una censura preventiva su pubblicazioni e stampati. Analogamente l’articolo 15: dove si parla di libertà delle confessioni religiose.

 

E’ poi la volta dell’avvocato Alessandro Ruben, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che mette subito l'accento sul fatto che oggi la semplice appartenenza a una comunità non sia più sufficiente a regolare la vita delle persone, poiché ad ogni confessione appartengono precetti tradizionali e regole di comportamento che inevitabilmente vanno a interferire con le norme dello Stato che accoglie la comunità. Con la nuova Costituzione del '48 la libertà religiosa e l’uguaglianza dei cittadini - indipendentemente dal loro credo - sono state finalmente riconosciute.

Con la ratifica dell’Intesa si è infatti aperto un nuovo rapporto tra le comunità israelitiche e lo Stato, sia dal punto di vista politico, sia amministrativo. Il cosiddetto “diritto ebraico”, in certi casi viene recepito entro l’ordinamento italiano, mentre in altri viene richiamato con il rinvio alle norme ebraiche.

A distanza di 55 anni, il Parlamento discute oggi di una legge che dia attuazione al dettato costituzionale, ma ha anche in cantiere leggi che vanno nella direzione opposta, come quella che vieta la macellazione rituale, fondamentale per Ebrei e Musulmani; o la legge che tende a far esporre il crocifisso in tutti i luoghi pubblici.

 

Anziché polemizzare con certe dichiarazioni di qualcuno che l'ha preceduto, l'On. Daniele Franz, di Alleanza Nazionale, preferisce suggerire alcuni emendamenti, al fine di potenziare il progetto di legge. Cita, tra altri esempi, il caso della scelta di una confessione religiosa da parte di figli minori, ritenendo che sia giusto riconfermare la norma - nel caso di un contrasto tra i genitori e il minore - di chiamare a decidere una persona "terza"; poiché non è pensabile poter lasciare, per esempio a un quattordicenne, la responsabilità di decidere su un impegno che può condizionare tutta la sua vita. Il pericolo viene dalle tante "sirene" che pullulano ai nostri giorni offrendo, specie ai giovani, miraggi di felicità, con l'abbracciare qualcuna delle "nuove religioni". C’è poi la questione della reciprocità; un problema scottante. Resta dubbio il fatto che il governo possa richiederla in caso di Intesa con l’Islam: poiché, tra l'altro, un passo ufficiale potrebbe sollevare opposizioni, per via di un conflitto con la laicità dello Stato.

Andrebbe tolta nel testo della legge la “nobile promiscuità” tra la libertà di religione e la libertà di coscienza, che non è definita. E andrebbe emendato anche l’articolo 2, che vieta di svolgere propaganda politica quando inciti all’odio e alla discriminazione tra le religioni; proponendo di aggiungere “proselitismo religioso” all’oggetto del divieto, prevenendo così il caso di un partito che fosse emanazione di una confessione religiosa.

 

Per i Democratici di Sinistra parla l’On. Elena Montecchi, la quale pur dichiarando di condividere in sostanza il testo presentato dal governo, segnala il pericolo di come, a causa della globalizzazione, la dimensione religiosa possa assumere talvolta i tratti del fondamentalismo. La legge deve perciò favorire una corretta convivenza; gli Stati democratici sono chiamati a ripensare alla propria laicità di fronte al pluralismo religioso e ad assumere connotati diversi che non siano più condizionati dal credo prevalente.

Stati e forze politiche non possono essere complici di azioni demagogiche e avventuristiche: dopo l’11 settembre si è accentuato un pregiudizio ideologico che produce odio e paura verso tutto l’Islam; mentre sul versante opposto, le azioni di guerra in Palestina hanno risvegliato ovunque istinti antisemiti. Anche in Europa vi sono casi di identità nazionali legate ad appartenenze religiose, con minoranze che vengono emarginate.

Questa legge è importante perché fatta da uno Stato che ospita il Papa: ricordiamo quanto la Chiesa abbia contribuito nel 1975 alla carta di Helsinki, e poi abbiamo Assisi, grande centro a livello mondiale per il dialogo interreligioso. La storia d’Europa è stata un fiume di sangue, questa legge mostra un cambiamento di rotta.

 

Risponde l’On. Sandro Bondi, della Casa delle Libertà (che nel corso di una intervista si è autodefinito "un socialista senza partito e un cristiano senza Chiesa"). Esordisce ricordando come la discussione della legge abbia suscitato dibattiti e confronti, ma anche malintesi ed equivoci. Questa legge entra nel vivo dei problemi più importanti della nostra epoca e indica la strada che vogliamo seguire in futuro per una civiltà fondata sulla convivenza e sulla cultura della pace.

Convivere non significa - come ha affermato monsignor Paglia - vivere isolati per conto proprio o in gruppi indifferenti fra di loro; ma neppure mettere tutte le identità religiose sullo stesso piano.

Non si vuole una scuola di relativismo culturale, ma che insegni piuttosto a convivere tutti insieme su basi di rispetto, tolleranza e reciproca comprensione. La cultura del dialogo va insieme con la difesa della nostra identità: religiosa,  culturale e storica.

Quanto alle Intese, va ricordato che l'espressione "le confessioni sono libere" non significa che siano da porre tutte sullo stesso piano. Vi è l'intangibilità del regime concordatario, e non esiste un diritto automatico per tutti a raggiungere una Intesa. L’Intesa è frutto di una valutazione discrezionale dello Stato, che decide se stipularla o no in base ad alcuni elementi: che lo statuto esaminato non sia in contrasto con l’ordinamento giuridico italiano, che la confessione rispetti i diritti fondamentali della persona, e che non offenda i valori di identità e la tradizione storica del Paese.

Vi sono dei giusti limiti affinché la libertà religiosa non divenga arbitrio, come il divieto delle mutilazioni personali (infibulazione) o il divieto del matrimonio poligamico, contrari al rispetto dei nostri valori costituzionali.

L'on. Bondi conclude infine ponendo l'accento sulla reciprocità. Dobbiamo pretendere che i diritti religiosi siano rispettati anche nei paesi musulmani. Non possiamo dimenticare tanti nostri fratelli cristiani che in alcune nazioni sono discriminati e perseguitati, anche fino anche al martirio, a causa della loro fede. 

 

Un vivace scossone al dibattito è venuto - com'era prevedibile - dal relatore della Lega Nord, l'on. Federico Bricolo, che ne ha trasmesso l'accesa contrarietà per l'attuale stesura del progetto di legge.

La Lega è contraria all’impianto illuministico, relativista che ha la legge: si dichiarano eguali tra loro tutte le religioni, per concludere alla fine che nessuna è vera. Il fine è di indebolire, per poi cancellare, l’attaccamento del popolo italiano alla religione cattolica.

Tra i nefasti effetti della legge sulla vita degli italiani, il relatore anticipa ciò che certo accadrà. Nelle mense di ospedali, scuole e carceri saremo costretti a osservare i dettami alimentari delle varie confessioni: vedi abolizione della carne di maiale, macellazione secondo il rito islamico o ebraico, orari notturni durante il mese del Ramadan, mense vegetariane per gli induisti e così via... Nelle scuole l’insegnamento dovrà essere impartito nel rispetto della fede religiosa di ogni singolo alunno: quindi, attenzione alla storia delle Crociate, alla Gerusalemme Liberata del Tasso, a Maometto posto all’Inferno da Dante! Basterà un bambino islamico per far togliere il crocifisso dall'aula; verranno banditi i canti natalizi e il presepio...

Non sono ipotesi, ma fatti che già sono successi! Questa legge renderà tutto ciò obbligatorio. Verremo svegliati dal canto del muezzin; dovremo finanziare gli islamici col denaro pubblico; gli imprenditori dovranno accordare il tempo per la preghiera cinque volte al giorno, e anche il venerdì festivo.

La Lega ritiene che l’azione della Sinistra in questa legge - vista da un cattolico - sia quella di un’"Italia dei non-valori". Sono fautori accaniti infatti della legge sull’aborto, della droga libera, del matrimonio fra gay e, addiruttura, delle adozioni di bambini da parte di coppie gay... Nasce il sospetto che la legge sia pro-islamica e anti-cattolica. E tuttavia si spera in ulteriori emendamenti che ne riducano i danni

 

L’Onorevole Francesco Monaco della Margherita riconosce che la legge, di portata storica, tocca una materia delicatissima. Per quanto riguarda la laicità dello Stato, egli afferma che vi è una sentenza della Cassazione in cui si evidenzia che per “laicità” non si intende qualcosa di negativo, ma il riconoscimento del contributo dato dalle esperienze religiose alla vita civile. Mentre sul tema della “reciprocità” sostiene che la superiorità morale degli ordinamenti liberal-democratici sta nel fatto che certi diritti vengono riconosciuti per principio costituzionale, e senza porre condizioni a chi ne beneficerà.

 

Spiega l’on. Giampiero D’Alia, dell'UDC, come la necessità degli interventi sul progetto venga dalla presenza di una legge - del 1929 - precedente alla Costituzione, e con essa in contrasto. E’ un percorso difficile che rischia di dividere le forze politiche, in confronti aggravati dalle minacce del terrorismo e dei conflitti. Ma il modo migliore per ridurre i pericoli è proprio quello di favorire la pacificazione con leggi che aiutino la convivenza tra le diverse confessioni.

 

Tra gli ultimi relatori interviene l'on. Marco Boato, dei Verdi, a favore del progetto, illustrandone i positivi aspetti sociali. Fa notare quanto la sensibilità sia cambiata in meglio, anche entro la Chiesa cattolica: sono ben lontani i tempi quando raccomandava di far allontanare i Protestanti dalla Forza Pubblica. Quanto ai diffusi timori sul fondamentalismo islamico dà un giudizio tranquillizzante, riportandosi ai tempi del nostro scontro con il terrorismo: allora come oggi ci sono le leggi dello Stato, funzionerebbero di nuovo.

 

A conclusione, la frase finale del Rettore, padre Scarafoni: "Se riusciamo a portare a buon fine una legislazione in questo senso, proprio a causa del ruolo in cui l'Italia viene vista, e cioè come un punto di riferimento religioso osservato con attenzione, potremmo essere in qualche modo un Paese trainante per tanti altri".

 

                                                                                                               Roberta Grillo