I RISULTATI DELLE RICERCHE SULLE GROTTE DI SAN QUIRICO
In valle d'Itria, a Cisternino (Br)

a cura di Antonia Semeraro e Mimmo Tamborrino

    LA PRIMA parte di questo tema, "Le Grotte di San Quirico di Cisternino", è stata pubblicata su Archeologia (n. 8/9/10, di ago./set./ ott. 1999). Già lì si accennava alla necessità di un secondo intervento per analizzare più nel dettaglio i risultati delle ricerche svolte sui resti ossei umani recuperati negli ambienti ipogei.
Gli studi in merito sono stati condotti dal professor V. Scattarella del Dipartimento di Zoologia e Anatomia Comparata dell'Università degli Studi di Bari - il quale si è avvalso della collaborazione dell'assistente dottoressa S. Sublimi Saponetti e dell'allieva cistranese, nonché socia del Gruppo Archeologico "Valle d'Itria", Antonia Semeraro - e dal dottor G. Baggieri, responsabile del Servizio per le Ricerche Antropologiche e Paleopatologiche del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali.
Le ricerche hanno interessato il materiale distribuito, in maniera, disordinata, nel settore est della grotta, oggetto dei lavori di parziale svuotamento della stessa, avvenuti nel 1995.
Come già detto nel precedente intervento, non si è sinora riscontrato nei reperti ossei un mantenimento dei rapporti anatomici (vale a dire scheletri interi) tale da far pensare ad una sepoltura primaria, avvenuta cioè nello stesso luogo in cui, successivamente, si verifica il processo tafonomico o di decomposizione del cadavere. Inoltre, il disordine dell' accumulo aggravato dai lavori del 1948 per la rete fognaria - fa senz'altro ritenere che si tratti di sepolture secondarie, cioè di resti rimossi da altro posto (nel nostro caso, probabilmente, dai "sepolcri" sottostanti la Chiesa Madre).
Lo stato di conservazione del materiale osteologico è precario a causa dell'elevato tasso d'umidità presente nella grotta e delle periodiche perdite delle canaletto di scarico fognario che, a diversi livelli, hanno lasciato i segni del loro inquinamento.
Il professor Scattarella, usando diversi metodi di ricerca, ha potuto stabilire con buona approssimazione, il numero, il sesso e l'età di morte degli individui i cui resti giacevano nel settore scavato che occupa solo il 20-30% della superficie della grotta. Per ragioni di studio, tali analisi hanno, innanzitutto, classificato i soggetti in due grandi classi d'età e, precisamente, in sub-adulti (da O a 21 anni) e in adulti (da 21 anni in poi).
TABELLA 1
II numero dei soggetti sub-adulti è stato calcolato secondo un valore minimo e massimo, pari rispettivamente a 169 (da ritenersi più attendibile) e a 241 individui; mentre per i soggetti adulti è stato calcolato il solo valore massimo, uguale a 118 individui, per un totale di 287-359 soggetti.
Per l'accertamento del sesso, si sono riscontrate grosse difficoltà a causa della frammentazione del materiale osteologico e per altri motivi: ciò in molti casi non ha consentito l'individuazione dei caratteri sessuali secondari presenti sulle ossa. In ogni caso, si è potuto stabilire che tra i sub-adulti 24-25 erano di sesso maschile, 43-52 di sesso femminile, mentre per 102-164 soggetti non è stato possibile accertare il sesso. Questi ultimi appartengono tutti all'età "Infantile prima", cioè ad un'età compresa tra O e 6 anni, quando lo scheletro non presenta ancora segni marcati dei caratteri sessuali secondari.
TABELLA 2
Tra gli adulti, invece, si registrano 39 soggetti di sesso maschile, 26 soggetti di sesso maschile e 53 soggetti (cioè il 45%) sui quali non è stato possibile indicare il sesso. Il rapporto tra i sessi, in quest'ultimo caso, è del 150% e ciò sta a significare che per ogni soggetto di sesso femminile c'è un soggetto e mezzo di sesso maschile.
TABELLA 3
Circa l'età di morte degli individui, il dato più interessante riguarda l'altissimo tasso di mortalità infantile che fa registrare tra l'89,9 e il 92,1% di soggetti deceduti tra O e 6 anni, tra il 5,8 e il 7,1% d'individui di 6-13 anni, e tra il 2,1 e il 3% di giovani con età compresa fra i 13 e i 21 anni. Più specifico, abbiamo che 110-161 individui sono morti quando avevano tra O e 6 mesi, con una percentuale pari al 65-66,9%; mentre dai 6 ai 12 mesi, tale percentuale scende al 3,6-3,8%.
TABELLA 4
In un campione naturale, pur avendo tassi di mortalità infantile elevati, si riscontrano percentuali che non superano il 45%, valori che a Cisternino, invece, sono abbondantemente superati, il che fa indubbiamente supporre che tali decessi si siano verificati in periodi d'eccessiva mortalità infantile, in periodi d'epidemie, o in altri momenti simili.
TABELLA 5
Infine, l'ultima "curiosità" riguarda l'altezza dei soggetti adulti che, in media, non superavano il metro e 50-65 cm., pur essendo stato trovato un individuo di sesso maschile alto circa 180 centimetri.
Gli studi del dottor Baggieri, invece, sono stati indirizzati ad analizzare le cause di morte, individuate attraverso la paleontologia, lo studio demografico, biostatistico e popolazionistico, grazie anche al contributo di don S. Ostuni che, mettendo a disposizione il materiale gelosamente conservato negli archivi parrocchiali, ha contribuito a far luce sui reperti antropologici presenti nella grotta.
Da queste ricerche sono emerse anche considerazioni di carattere sociale: l'alta mortalità, ad esempio, ci riconduce immediatamente all'alta prolificità e, quindi, alla speranza dell'affermazione di una vita, tipica (ma non esclusiva) delle famiglie contadine, nelle quali è fondamentale la presenza di forza-lavoro maschile.
L'analisi paleontologica ha evidenziato sia tracce di carie, tartaro, ascessi a carico dei denti, sia evidenti modificazioni dell'osso. Queste ultime sono conseguenza delle forze esercitate dalle masse muscolari sottoposte ad una prolungata attività fisico-lavorativa; come, ad esempio, vertebre artrosi che, casi di anchilosi (ossia vertebre fuse) e vertebre con ernie di Schmori: queste ultime, derivano, in genere, dal trasporto di carichi pesanti sulla testa o sulla schiena. Inoltre, si sono riscontrati stati anemici-nutrizionali quali la talassemia, anche se in questo caso la difficoltà di diagnosi di tale patologia consiglia di non sbilanciarsi troppo. Una certezza in tal senso sarebbe importante non solo dal punto di vista anatomopatologico, ma anche da quello storico, essendo la talassemia una malattia che, in Italia, si riscontra per lo più lungo gli insediamenti della Magna Grecia.
Altra considerazione interessante riguarda la presenza, su almeno tre crani, di particolari lesioni - quasi circolari - che in un primo momento avevano fatto pensare a trapanazioni craniche ma che, ad un'analisi più attenta, si sono rivelate come craniotomie post-mortem, eseguite da "medici-stregoni" dei secoli scorsi, come pratiche di autopsia.
A questo punto sorge spontanea una domanda: a che epoca risalgono i resti ossei recuperati? Purtroppo a tale quesito non è ancora possibile dare una risposta certa, a causa soprattutto degli alti costi delle prove per giungere alla datazione, ma le prime ipotesi - in parte confermate dai documenti dell'archivio parrocchiale - fanno supporre che gran parte del materiale che si trova nella grotta sia successivo al 1500.
Fin qui le conclusioni più importanti cui sinora si è giunti, analizzando il materiale osteologico recuperato negli ambienti ipogei di via San Quirico. Sicuramente, con il proseguo dei lavori di svuotamento e le ulteriori ricerche potranno emergere altri dati interessanti sugli aspetti appena visti e su altri che faranno chiarezza sulla provenienza del materiale osteologico, sui dubbi circa l'identificazione delle nostre grotte con il "cimitero" di cui si parla nel decreto del Vescovo Cacace del 30/5 1770 e, forse, persino sulle origini di Cisternino, essendo già state recuperate monete romane e federiciane.
Concludiamo questo secondo intervento, precisando che l'analisi svolta si fonda sulle relazioni consegnate dagli studiosi per la preparazioni dei pannelli esposti alla mostra - ancora in atto e inserita per ben due volte consecutive nelle "Settimane dei Beni Culturali" - sulle grotte, e su quelle presentate durante il convegno Le Grotte di San Quirico: i risultati di due campagne di scavo, i cui atti sono stati recentemente pubblicati (a cura del Gruppo Archeologico "Valle d'Itria") grazie all'impegno dell'Amministrazione Comunale.

 

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