Trecentocinquanta (350)
gli iscritti ai Gruppi Archeologici d'Italia
che vi hanno lavorato (campo base ad Alesso
di Trasaghis) ed in special modo a Gemona
dall'11 maggio al 9 settembre: essi appartenevano
ai Gruppi Archeologici Romano, Pisano, Veneto,
Trevigiano, Napoletano, Latino, Bolognese,
Palermitano, Crotoniate ed Ernico, assicurando
una presenza costante di una trentina di
persone.
Archeologi, geometri, carpentieri, manovali,
ecc., tutti organizzati in nuclei autosufficienti.
Ovviamente, perché non era pensabile
di dover gravare sulle comunità colpite
ed ancora sotto choc. Il tempo a disposizione
era prezioso, racconta Antonio Borrini,
che proveniva da Roma ed era direttore organizzativo
dei G.A. d'Italia ed Antonio Stievano, direttore
del G.A. Veneto, ora divenuto Direttore
Nazionale dei G.A. d'Italia, e furono presi
subito contatti con il Ministero dei Beni
Culturali e con la Soprintendenza Regionale
del Friuli, per perfezionare gli accordi
con gli Enti locali ed incominciare subito
il nostro intervento.
Nell'immediato
dopo terremoto, quando i bisogni primari
erano tanti, l'intervento dei Gruppi Archeologici
era già proiettato al dopo. In quei
giorni le ruspe spianavano gli ammassi di
macerie, noi cercavamo di arrivare prima,
recuperando quanto di più significativo
poteva riferirsi al passato della comunità
di Gemona e dei paesi vicini.
Nel
Duomo di Gemona (Fig. 1 - vela
del frontale, con bassorilievo trecentesco
raffigurante la Vergine Assunta e la parte
superiore del rosone) venne recuperata
l'ancona di Andrea Moranzone (a. 1391),
codici miniati del tesoro, un ostensorio,
candelabri (Fig. 2 - piazzale
antistante il Duomo; recupero di arredi,
candelieri, offertori, calici, ecc.),
altari, banchi di legno, paramenti del duecento,
lapidi, un sarcofago, una fonte battesimale,
una campana con incisioni, la statua della
Pietà in arenaria policroma (arte
danubiana), un Cristo in pietra del duecento,
pale su tela, l'organo settecentesco con
le canne di stagno, un gonfalone del 1260,
l'archivio battesimale e quello delle corporazioni
(Fig. 3 - recupero
di documenti antichi - quaderni dei Camerari
del Duomo), un crocifisso ligneo dei
duecento collocato nella navata centrale,
calici intarsiati, una croce d'argento con
incastonature di madreperla, ecc., ecc.
Si intervenne anche in altre Chiese della
Città (San Giovanni - 48 cassettoni
del soffitto (Fig. 4 -ricerca
del soffitto ligneo; in primo piano, Antonio
Borrini), opera di Pomponio Amalteo,
una tela di Sebastiano Secanti il Vecchio;
Santa Maria in Fossale - un altare ligneo
trecentesco, quadri e pale; Madonna delle
Grazie (Fig. 5 - scalinata
di accesso alla chiesa; nella foto i Soci
G. Gazzetti e Gherardinger) - tele seicentesche
ed il tabernacolo ligneo dell'altare maggiore;
Santa Maria La Bella - pala seicentesca,
arredi e quadri; Sant'Agnese - statue lignee
seicentesche; San Rocco - recupero di arredi
e statue lignee (Fig. 6 -recupero
di materiali dalla chiesa quattrocentesca).
Venne recuperato anche tutto il materiale
della Biblioteca Civica, dell'Archivio Storico
del Comune (1200-1976) con i gonfaloni.
Altri,
interventi sono avvenuti ad Osoppo (dove
la chiesa parrocchiale venne liberata dai
detriti (Fig. 7 - affresco
su parete della navata sinistra), dove dalle
macerie del castello vennero salvati due
leoni di pietra ed una lapide romana),
a Maiano (dove nella chiesa di una frazione
vennero smontati e portati altrove altari
in marmo), a Somplago (dove sono stati salvati
tre altari e gli arredi sacri di una chiesa),
a Villa Santina, ad Amaro, a Pradielis (dove
l'altare di una chiesa fu imballato e quindi
protetto prima che crollassero i muri perimetrali
il 27 giugno), a Venzone.
Nel
dicembre 1976 il Sindaco di Gemona, Ivano
Benvenuti, inviò ai G.A. d'Italia,
a nome del Comune, una targa-ricordo a riconoscenza
per l'impegno dimostrato.
Nel
1986, a dieci anni dall'intervento, Mons.
Pietro Brollo, allora vescovo di Gemona
ed ora, proprio da pochi mesi, nominato
arcivescovo di Udine, venne inaugurato il
Duomo ricostruito. Durante una funzione
religiosa, consegnò ad Antonio Borrini
e ad Antonio Stievano, in rappresentanza
dei G.A. d'Italia due targhe commemorative
per il lavoro svolto dai nostri volontari.
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