Gruppi Archeologici d'Italia

 
Ultimo Aggiornamento: 5 novembre 2001

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FRIULI 1976 - C'eravamo anche noi

Trecentocinquanta (350) gli iscritti ai Gruppi Archeologici d'Italia che vi hanno lavorato (campo base ad Alesso di Trasaghis) ed in special modo a Gemona dall'11 maggio al 9 settembre: essi appartenevano ai Gruppi Archeologici Romano, Pisano, Veneto, Trevigiano, Napoletano, Latino, Bolognese, Palermitano, Crotoniate ed Ernico, assicurando una presenza costante di una trentina di persone.
Archeologi, geometri, carpentieri, manovali, ecc., tutti organizzati in nuclei autosufficienti. Ovviamente, perché non era pensabile di dover gravare sulle comunità colpite ed ancora sotto choc. Il tempo a disposizione era prezioso, racconta Antonio Borrini, che proveniva da Roma ed era direttore organizzativo dei G.A. d'Italia ed Antonio Stievano, direttore del G.A. Veneto, ora divenuto Direttore Nazionale dei G.A. d'Italia, e furono presi subito contatti con il Ministero dei Beni Culturali e con la Soprintendenza Regionale del Friuli, per perfezionare gli accordi con gli Enti locali ed incominciare subito il nostro intervento.

Nell'immediato dopo terremoto, quando i bisogni primari erano tanti, l'intervento dei Gruppi Archeologici era già proiettato al dopo. In quei giorni le ruspe spianavano gli ammassi di macerie, noi cercavamo di arrivare prima, recuperando quanto di più significativo poteva riferirsi al passato della comunità di Gemona e dei paesi vicini.

Nel Duomo di Gemona (Fig. 1 - vela del frontale, con bassorilievo trecentesco raffigurante la Vergine Assunta e la parte superiore del rosone) venne recuperata l'ancona di Andrea Moranzone (a. 1391), codici miniati del tesoro, un ostensorio, candelabri (Fig. 2 - piazzale antistante il Duomo; recupero di arredi, candelieri, offertori, calici, ecc.), altari, banchi di legno, paramenti del duecento, lapidi, un sarcofago, una fonte battesimale, una campana con incisioni, la statua della Pietà in arenaria policroma (arte danubiana), un Cristo in pietra del duecento, pale su tela, l'organo settecentesco con le canne di stagno, un gonfalone del 1260, l'archivio battesimale e quello delle corporazioni (Fig. 3 - recupero di documenti antichi - quaderni dei Camerari del Duomo), un crocifisso ligneo dei duecento collocato nella navata centrale, calici intarsiati, una croce d'argento con incastonature di madreperla, ecc., ecc.
Si intervenne anche in altre Chiese della Città (San Giovanni - 48 cassettoni del soffitto (Fig. 4 -ricerca del soffitto ligneo; in primo piano, Antonio Borrini), opera di Pomponio Amalteo, una tela di Sebastiano Secanti il Vecchio; Santa Maria in Fossale - un altare ligneo trecentesco, quadri e pale; Madonna delle Grazie (Fig. 5 - scalinata di accesso alla chiesa; nella foto i Soci G. Gazzetti e Gherardinger) - tele seicentesche ed il tabernacolo ligneo dell'altare maggiore; Santa Maria La Bella - pala seicentesca, arredi e quadri; Sant'Agnese - statue lignee seicentesche; San Rocco - recupero di arredi e statue lignee (Fig. 6 -recupero di materiali dalla chiesa quattrocentesca). Venne recuperato anche tutto il materiale della Biblioteca Civica, dell'Archivio Storico del Comune (1200-1976) con i gonfaloni.

Altri, interventi sono avvenuti ad Osoppo (dove la chiesa parrocchiale venne liberata dai detriti (Fig. 7 - affresco su parete della navata sinistra), dove dalle macerie del castello vennero salvati due leoni di pietra ed una lapide romana), a Maiano (dove nella chiesa di una frazione vennero smontati e portati altrove altari in marmo), a Somplago (dove sono stati salvati tre altari e gli arredi sacri di una chiesa), a Villa Santina, ad Amaro, a Pradielis (dove l'altare di una chiesa fu imballato e quindi protetto prima che crollassero i muri perimetrali il 27 giugno), a Venzone.

Nel dicembre 1976 il Sindaco di Gemona, Ivano Benvenuti, inviò ai G.A. d'Italia, a nome del Comune, una targa-ricordo a riconoscenza per l'impegno dimostrato.

Nel 1986, a dieci anni dall'intervento, Mons. Pietro Brollo, allora vescovo di Gemona ed ora, proprio da pochi mesi, nominato arcivescovo di Udine, venne inaugurato il Duomo ricostruito. Durante una funzione religiosa, consegnò ad Antonio Borrini e ad Antonio Stievano, in rappresentanza dei G.A. d'Italia due targhe commemorative per il lavoro svolto dai nostri volontari.



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