appena si può si va al mare

 

maggio 2001, Marina di Ravenna. Sepolti nella sabbia fino al collo!

Agosto 2000 (i superstiti)

neanche il mare se li porta via...

bensì torneranno, eccome se torneranno

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gioia spensierata

(e non è in ammollo in vino bianco!)

il boss scruta la situazione

mentre il felino sgattaiola alle spalle

quel fisico incredibile è ancora il boss. Speriamo che veda il freesby

che gli sta arrivando dritto sul naso.

Tu lo vedi?

altre foto ci hanno proibito di metterle, altrimenti ne aveste viste di belle...

Calabria

Calabria, 1998
L'ANGOLO DELLA POESIA

Quando ritorno a quest'acqua universale ho l'impressione di ritrovarmi e di riconoscermi. Non so nulla delle mietiture e delle vendemmie.

Non vi è nulla per me nelle Georgiche.

Ma gettarsi nella massa e nel movimento, agire fino alle estremità, dalla nuca alle dita dei piedi; rigirarsi in questa pura e profonda sostanza; bere e soffiare la divina amarezza, tutto questo è per il mio essere un gioco paragonabile all'amore, l'azione in cui tutto il mio corpo diventa segno e forza, come una mano che si apre e si richiude, parla e agisce. Qui, tutto il corpo si concede, riprende se stesso, si concepisce, si prodiga e vuole esaurire i propri possibili. La sommuove, vuole afferrarla, abbracciarla, diventa pazzo di vita e della sua libera mobilità, la ama, la possiede, crea con lei mille idee strane. Attraverso di lei, io sono l'uomo che voglio essere. Il mio corpo diventa il diretto strumento del pensiero, e nel frattempo l'autore di tutte le sue idee.

Tutto si chiarisce per me. Capisco all'estremo ciò che l'amore potrebbe essere. Eccesso del reale! Le carezze sono conoscenza. Gli atti dell'amante sarebbero i modelli delle opere.

E allora nuota! sbatti la testa contro quest'onda che rotola verso di te, che insieme a te si frange e ti avvolge!

Per qualche secondo ho pensato che non sarei più potuto venir fuori dal mare. Mi ributtava, mi riprendeva nelle sue pieghe irresistibili. Il ritiro dell'enorme onda che mi aveva appena vomitato sulla sabbia, faceva rotolare la sabbia insieme a me. Tentavo inutilmente di sprofondare le mie braccia dentro quella sabbia, ma essa scendeva insieme a tutto il mio corpo.

Siccome lottavo ancora un poco, un'onda molto più forte arrivò e mi gettò, come un relitto, al limite della zona critica.

Cammino infine sull'immensa spiaggia, rabbrividendo e bevendo il vento. Una raffica di maestrale colpisce ora le onde di traverso, le arriccia, le increspa, le copre di scaglie, le carica di una sequenza di ondulazioni secondarie che esse trasportano dall'orizzonte fino alla barra di rottura e di schiuma.

Uomo felice con i piedi nudi, io cammino ebbro di cammino sullo specchio continuamente levigato dal flusso infinitamente sottile.

P. Valéry, Ispirazioni mediterranee