Le origini del Gruppo Speleologico Sassarese.
Il GSS nasce nel 1966 dall'entusiasmo e lo spirito di avventura di
sei intrepidi giovani: Giovanni Lacana, Ninì Bernardinelli, Alberto e Marco
Michi, Tore Zedda e Pietro Zirolia, spinti dal fascino della natura e da quelle
che a loro apparivano misteriose espressioni della sua inesorabile forza
dominatrice: le grotte.
Fu l'incontro con Don Mario Simula, socio del Gruppo Speleologico
"Pio XI" del geofisico Padre Antonio Furreddu, che consentì il salto
di qualità, fornendo loro i primi testi e le prime, indispensabili,
attrezzature. Dotati di mastodontiche e pesantissime scale, con cavi in treccia
d'acciaio del diametro di 10 mm e grossi pioli in legno, canapi e moschettoni
poterono armare i primi pozzi e calarsi nelle profondità buie e misteriose.
Dopo la prima grotticella in località "Su Eremittu", fu
la volta della Grotta di Molafà, sotto l'omonimo nuraghe, dove per molto tempo
i nuovi speleologi sperimentarono l'applicazione del metodo di rilevamento
interno mediante poligonale speditiva e di quello esterno per la determinazione
delle coordinate geografiche e polari. Anche in questo caso le attrezzature
utilizzate erano frutto di collaborazioni "estemporanee", come quello
squadro adattato al cavalletto di una macchina fotografica, per il quale si era
fatto costruire al tornio un perno in bronzo da un dipendente delle Ferrovie
dello Stato in pensione.
La prima vera esplorazione fu quella della Grotta del Diavolo detta
anche dell'Inferno presso Scala di Giocca. Con la buona stagione il gruppo si
spinse al di fuori del Sassarese, esplorando "Sa Ucca de Mammuscone"
di Cossoine, "Sa Rocca Ulari" di Borutta e la "Grotta di Lu
Padru" e quella di "Conca Niedda" a Sedini. In quell'estate, su
segnalazione del Direttore don M. Simula, gli speleologi affrontarono la loro
prima cavità verticale: la voragine di Monte Doglia. Dopo un tentativo andato a
vuoto a causa della scarsità di materiali, si quotarono ed acquistarono i primi
50 m di scale in acciaio e duralluminio, leggere e poco ingombranti, che
permisero loro di raggiungere, nel settembre '66, il fondo del 1° pozzo a -74
m. L'eccezionalità dell'evento fu ripresa dal quotidiano locale "La
Nuova Sardegna" con le tipiche esagerazioni giornalistiche.
Queste prime esperienze fecero maturare i tempi per dare al Gruppo
uno statuto e dei regolamenti che videro la luce nel settembre 1966. Il
Gruppo Speleologico Sassarese era così nato ufficialmente, diventando socio
della Società Speleologica Italiana ed in seguito del Centro Speleologico
Sardo.
Le emozioni continuarono quando, nell’autunno del’66,
un’esplorazione condotta nella parete calcarea di Chighizzu, a pochi km da
Sassari, portò alla prima scoperta di materiale archeologico: i resti di un
focolare ed un vaso di terracotta che, all'esame del Prof. Ercole Contu, allora
Soprintendente alle antichità, venne attribuito allo stile di Monte Claro e
databile quindi tra il 1500 ed il 900 a. C.. La scoperta fu pubblicata nella
Rivista di Scienze Preistoriche e quella che era stata un'antichissima
abitazione venne battezzata "Grotta del Focolare".
L'esperienza si ripetè nella primavera dell'anno successivo all'Inghiottitoio
della Dragunara (Capo Caccia) dove, dietro un condotto ostruito da detriti di
crollo, venne alla luce, dimenticato da secoli, un vaso policromo a due anse.
Fu per gli speleologi una grande emozione trattenuta fino al giorno dopo
quando, sempre il Prof. Contu, accompagnato dall'Ispettore Onorario di Alghero,
potè raccogliere, avvolgendolo col proprio maglione, il vaso che oggi è esposto
al Museo "A. Sanna" di Sassari.
Il 1967 proseguì con l'esplorazione della Grotta di Monte Majore
(Thiesi), mentre il '68 fu dedicato al completamento dei rilievi delle grotte
fino a quel momento esplorate, compresa quella di San Michele di Ozieri, che la
locale associazione "Pro Loco" intendeva rendere accessibile per
scopi turistici.
L'attività di quello che oggi viene chiamato il "vecchio
Gruppo" proseguì fino al gennaio 1970, anno in cui per la ormai scarsa
disponibilità di tempo dei soci, dovuta a motivi di studio o di lavoro, i
Fondatori consegnarono, col beneplacito del Direttore don Mario Simula le
"chiavi" del Gruppo nelle mani di Armando Fois e poi dei giovani
Mauro Mucedda e Giuseppe Grafitti. Probabilmente non immaginavano che il Gruppo
da loro fondato potesse, nel tempo consolidarsi e raggiungere gli attuali
livelli organizzativi e tecnici e costituire una grossa realtà nel mondo
speleologico della nostra Isola.
Da un articolo di G. Lacana
(Bollettino del Gruppo Speleologico Sassarese, n. 16 - 1996)