dall'unione sarda del 2 giugno 2001

Capoterra.
I forestali hanno individuato quattro focolai: ancora nessuna traccia degli ordigni incendiari
Inferno di fuoco a Poggio dei Pini
Evacuate numerose abitazioni: erano minacciate dalle fiamme

Capoterra Inferno di fuoco a Poggio dei Pini. Le fiamme, appiccate in più punti e spinte dal forte vento di maestrale, si sono propagate nel giro di pochi minuti lambendo molte case che i carabinieri hanno fatto immediatamente evacuare per precauzione. Per quattro lunghe ore i vigili del fuoco, le guardie forestali, i volontari della protezione civile, grazie anche all’intervento di due elicotteri arrivati dalla base di Marganai e Villasalto, hanno lavorato senza sosta per cercare di fermare le lingue di fuoco che minacciavano, col passare dei minuti, le abitazioni del centro residenziale immerse nel verde. Ancora una volta il laghetto realizzato all’interno della lottizzazione montana è stato provvidenziale, permettendo ai mezzi aerei di caricare acqua e scaricarla, senza alcuna perdita di tempo, nei punti dove le fiamme erano più insidiose.
L’inferno è scoppiato improvvisamente verso le quattro e un quarto di ieri pomeriggio. Gran caldo e vento di maestrale: accoppiata diabolica per gli incendi che la Sardegna conosce sin troppo bene. Il primo rogo è partito dalla zona di Perd’e su Gattu, poi da Birdi era su Sinzu, a est di Poggio dei Pini. Ma ben presto i focolai sono diventati tre, quattro. Con il cisto e la macchia mediterranea che hanno permesso la propagazione delle fiamme in brevissimo tempo. Poggio dei Pini è diventato un villaggio fantasma, e non tanto per l’evacuazione che ha interessato zone limitate del centro residenziale, quanto per il fumo denso che ha investito l’intera vallata e le pendici delle colline su cui sono sorte le ville e le abitazioni.
E proprio nei cortili e nei giardini delle case i proprietari si sono riversati per innaffiare e bagnare piante e prati così da creare una sorta di barriera con il fuoco che minacciava sempre più da vicino.
Alle 17, dopo molti, moltissimi lanci d’acqua effettuati dagli elicotteri, l’incendio non accennava a diminuire di intensità. E mentre i focolai sembravano spenti e domati, all’improvviso le fiamme riprendevano vigore. Tanto che i volontari delle diverse associazioni della protezione civile e dell’antincendio (il Grusap di Poggio dei Pini, la Nova di Capoterra e tante altre arrivate dai centri vicini) hanno dovuto operare senza sosta per cercare di contrastare e vincere il fuoco. Tanto che i carabinieri e gli agenti della polizia, arrivati in forza da Cagliari con numerose pattuglie, hanno percorso in lungo e in largo i viali della lottizzazione per far spostare le auto parcheggiate sul ciglio delle strade, per convincere molti abitanti ad abbandonare precauzionalmente le case e scongiurare qualsiasi pericolo per le persone. Moltissime delle quali sono scese verso la zona dei laghetti in attesa che le squadre finissero il delicato compito di spegnimento e bonifica delle colline e della valle distrutta dal grosso incendio.
Solo all’imbrunire il rogo è stato finalmente domato, ma per molte ore i forestali, i vigili del fuoco e i volontari hanno dovuto lavorare per bonificare l’intero territorio investito dalle fiamme: un’operazione delicatissima e lunga, indispensabile per impedire che il fuoco che una volta spento il grosso incendio ancora cova sotto la cenere, possa ripartire improvvisamente rinvigorito dal vento e dal calore intenso.
I ranger del Corpo forestale e di vigilanza ambientale ancora a tarda sera non erano riusciti a ritrovare i resti di una miccia o di qualsiasi “marchingegno” normalmente utilizzato dagli incendiari. Perché di incendio doloso dovrebbe trattarsi senza alcun dubbio. Esattamente come è accaduto a più riprese in queste settimane, quando i forestali e i vigili del fuoco sono dovuti intervenire per spegnere diversi focolai appiccati da mani ignote. Incendi spenti in pochi minuti e senza conseguenze, a differenza di quello esploso nel pomeriggio di ieri a Poggio, dove si è davvero rischiato grosso.

Andrea Piras

 

Rabbia e paura nel centro residenzialeAnche gli abitanti in prima fila per sconfiggere il rogo

Capoterra Sconcerto, preoccupazione, rabbia. Poggio dei Pini ieri pomeriggio ha rivissuto ancora una volta momenti di vero panico per il pericolo del fuoco incombente che ha costretto molti cittadini, come nove anni fa, come otto anni fa, ad abbandonare in fretta e furia le case. «C’è qualcosa di inspiegabile, di grave, che sta accadendo in questi giorni a Capoterra», dicono alcuni abitanti radunatisi in fretta e furia nei pressi del laghetto artificiale da cui hanno “succhiato” acqua gli elicotteri. «Anche l’altra mattina qualche disgraziato ha appiccato il fuoco vicino a Corte Piscedda, ma oggi abbiamo corso seri pericoli e rischiato la nostra vita», commentano altri proprietari mentre osservano dalla collina del ripetitore le operazioni di spegnimento condotte dalle squadre dei volontari.
«Assassini», urla una donna mentre tenta inutilmente di scendere dalla sua macchina bloccata dai carabinieri che hanno un bel daffare per impedire ai curiosi o ai proprietari di alcune delle villette minacciate dal fuoco di raggiungere le case. «Indietro, per favore tornate indietro». Il militare cerca in tutti i modi di fermare le auto, di impedire parcheggi azzardati sul ciglio dei viali dove da lì a poco dovranno transitare i mezzi dei vigili del fuoco e della forestale.
«Mamma, apri il rubinetto», urla un ragazzo che tiene stretta in mano la pompa per scaraventare acqua sulle siepi del giardino nella speranza di innalzare una barriera contro le lingue di fuoco che velocemente scendono dalla collina. «Ma no - ribatte un uomo che ha appena finito di sbattere sul fuoco una frasca di cisto - lasciate i rubinetti chiusi se no abbassate la pressione dell’impianto dell’antincendio». Poi il crepitio delle fiamme rompe il silenzio: «Correte», si sbracciano alcuni “volontari” invocando l’attenzione dei forestali che qualche decina di metri più avanti stanno combattendo contro l’ennesimo rogo.
Il lungo pomeriggio non sembra finire. Il fuoco si calmerà solo all’imbrunire, definitivamente vinto. (a. pi.)