Capoterra Inferno di fuoco a
Poggio dei Pini. Le fiamme, appiccate in più punti e spinte dal forte
vento di maestrale, si sono propagate nel giro di pochi minuti lambendo
molte case che i carabinieri hanno fatto immediatamente evacuare per
precauzione. Per quattro lunghe ore i vigili del fuoco, le guardie
forestali, i volontari della protezione civile, grazie anche
all’intervento di due elicotteri arrivati dalla base di Marganai e
Villasalto, hanno lavorato senza sosta per cercare di fermare le lingue di
fuoco che minacciavano, col passare dei minuti, le abitazioni del centro
residenziale immerse nel verde. Ancora una volta il laghetto realizzato
all’interno della lottizzazione montana è stato provvidenziale,
permettendo ai mezzi aerei di caricare acqua e scaricarla, senza alcuna
perdita di tempo, nei punti dove le fiamme erano più insidiose.
L’inferno è scoppiato improvvisamente verso le quattro e un quarto di
ieri pomeriggio. Gran caldo e vento di maestrale: accoppiata diabolica per
gli incendi che la Sardegna conosce sin troppo bene. Il primo rogo è
partito dalla zona di Perd’e su Gattu, poi da Birdi era su Sinzu, a est
di Poggio dei Pini. Ma ben presto i focolai sono diventati tre, quattro.
Con il cisto e la macchia mediterranea che hanno permesso la propagazione
delle fiamme in brevissimo tempo. Poggio dei Pini è diventato un
villaggio fantasma, e non tanto per l’evacuazione che ha interessato
zone limitate del centro residenziale, quanto per il fumo denso che ha
investito l’intera vallata e le pendici delle colline su cui sono sorte
le ville e le abitazioni.
E proprio nei cortili e nei giardini delle case i proprietari si sono
riversati per innaffiare e bagnare piante e prati così da creare una
sorta di barriera con il fuoco che minacciava sempre più da vicino.
Alle 17, dopo molti, moltissimi lanci d’acqua effettuati dagli
elicotteri, l’incendio non accennava a diminuire di intensità. E mentre
i focolai sembravano spenti e domati, all’improvviso le fiamme
riprendevano vigore. Tanto che i volontari delle diverse associazioni
della protezione civile e dell’antincendio (il Grusap di Poggio dei
Pini, la Nova di Capoterra e tante altre arrivate dai centri vicini) hanno
dovuto operare senza sosta per cercare di contrastare e vincere il fuoco.
Tanto che i carabinieri e gli agenti della polizia, arrivati in forza da
Cagliari con numerose pattuglie, hanno percorso in lungo e in largo i
viali della lottizzazione per far spostare le auto parcheggiate sul ciglio
delle strade, per convincere molti abitanti ad abbandonare
precauzionalmente le case e scongiurare qualsiasi pericolo per le persone.
Moltissime delle quali sono scese verso la zona dei laghetti in attesa che
le squadre finissero il delicato compito di spegnimento e bonifica delle
colline e della valle distrutta dal grosso incendio.
Solo all’imbrunire il rogo è stato finalmente domato, ma per molte ore
i forestali, i vigili del fuoco e i volontari hanno dovuto lavorare per
bonificare l’intero territorio investito dalle fiamme: un’operazione
delicatissima e lunga, indispensabile per impedire che il fuoco che una
volta spento il grosso incendio ancora cova sotto la cenere, possa
ripartire improvvisamente rinvigorito dal vento e dal calore intenso.
I ranger del Corpo forestale e di vigilanza ambientale ancora a tarda sera
non erano riusciti a ritrovare i resti di una miccia o di qualsiasi
“marchingegno” normalmente utilizzato dagli incendiari. Perché di
incendio doloso dovrebbe trattarsi senza alcun dubbio. Esattamente come è
accaduto a più riprese in queste settimane, quando i forestali e i vigili
del fuoco sono dovuti intervenire per spegnere diversi focolai appiccati
da mani ignote. Incendi spenti in pochi minuti e senza conseguenze, a
differenza di quello esploso nel pomeriggio di ieri a Poggio, dove si è
davvero rischiato grosso.
Andrea Piras
Rabbia
e paura nel centro residenzialeAnche gli abitanti in prima fila
per sconfiggere il rogo |
|
Capoterra Sconcerto,
preoccupazione, rabbia. Poggio dei Pini ieri pomeriggio ha
rivissuto ancora una volta momenti di vero panico per il pericolo
del fuoco incombente che ha costretto molti cittadini, come nove
anni fa, come otto anni fa, ad abbandonare in fretta e furia le
case. «C’è qualcosa di inspiegabile, di grave, che sta
accadendo in questi giorni a Capoterra», dicono alcuni abitanti
radunatisi in fretta e furia nei pressi del laghetto artificiale
da cui hanno “succhiato” acqua gli elicotteri. «Anche
l’altra mattina qualche disgraziato ha appiccato il fuoco vicino
a Corte Piscedda, ma oggi abbiamo corso seri pericoli e rischiato
la nostra vita», commentano altri proprietari mentre osservano
dalla collina del ripetitore le operazioni di spegnimento condotte
dalle squadre dei volontari.
«Assassini», urla una donna mentre tenta inutilmente di scendere
dalla sua macchina bloccata dai carabinieri che hanno un bel
daffare per impedire ai curiosi o ai proprietari di alcune delle
villette minacciate dal fuoco di raggiungere le case. «Indietro,
per favore tornate indietro». Il militare cerca in tutti i modi
di fermare le auto, di impedire parcheggi azzardati sul ciglio dei
viali dove da lì a poco dovranno transitare i mezzi dei vigili
del fuoco e della forestale.
«Mamma, apri il rubinetto», urla un ragazzo che tiene stretta in
mano la pompa per scaraventare acqua sulle siepi del giardino
nella speranza di innalzare una barriera contro le lingue di fuoco
che velocemente scendono dalla collina. «Ma no - ribatte un uomo
che ha appena finito di sbattere sul fuoco una frasca di cisto -
lasciate i rubinetti chiusi se no abbassate la pressione
dell’impianto dell’antincendio». Poi il crepitio delle fiamme
rompe il silenzio: «Correte», si sbracciano alcuni
“volontari” invocando l’attenzione dei forestali che qualche
decina di metri più avanti stanno combattendo contro l’ennesimo
rogo.
Il lungo pomeriggio non sembra finire. Il fuoco si calmerà solo
all’imbrunire, definitivamente vinto. (a. pi.)
|
|